Itinerari Estero

A pesca in Carinzia - parte prima

Di Lucacchini Stefano pubblicato il 09/05/11

In questa nostra uscita di pesca esamineremo alcuni dei corsi d'acqua gestiti da Adriano Gargantini dell'Aktiv Hotel in Carinzia, differenti tra loro come conformazione, portatata d'acqua e approccio alla pesca. In particolare ci soffermeremo sulla Drava, la Gail, la Sorgiva, il Vellach e quello che  da Adriano viene denominato il " fiume senza nome", un ramo morto della Moll  comunicante nel tratto finale con la Drava, elemento molto interessante, infatti è proprio in quel punto che questo corso d'acqua permette la cattura dei temoli più belli . Analizzando le caratteristiche dei vari fiumi, parlerò anche delle attrezzature da me usate, e vorrei a questo punto fare una piccola premessa: citando la lunghezza della canna , il numero della coda, il finale o la mosca, mi baserò solamente sulla mia esperienza e su ciò che mi soddisfa di più in azione di pesca, non vorrà quindi dire che se parlerò di 7'6" o 8' in Gail sia la canna ideale per la conformazione di quelle acque, ma lo è per me, il che vuol dire che affrontarla con una 8'6" o altre lunghezze non deve necessariamente inficiare l'azione di pesca. Detto questo andiamo ad analizzare la nostra esperienza nelle acque della Carinzia.

La Gail

La Gail  in questo tratto lascia perplessi molti pescatori: un fiume abbastanza ampio, con una buona portata  d'acqua apparentemente non adatto alla pesca a mosca, ma questo solamente se lo si analizza superficialmente. Vi posso garantire che pescandovi vi renderete subito conto delle sue potenzialità, quelle che sembravano veloci correnti in realtà sono facilmente affrontabili sia a ninfa che a secca, così come i fondo lama, che vediamo animarsi di molteplici bollate da parte dei bei temoli nel momento della schiusa. Ho affrontato questo fiume avvalendomi di due tipologie di canne, una destinata alla ninfa una 10'6" per coda 4  e una 8'coda 4 per la pesca in dry fly. Arrivato sul fiume attorno alle nove della mattina, e sopratutto vista l'assenza di schiusa, decido di improntare la prima parte della giornata pescando a ninfa, nell'attesa del magico momento della schiusa. Come precedentemente detto la canna da me usata è una 10'6" per coda quattro a cui ho abbinato una coda due, questo per permettermi di poter raggiungere più velocemente il fondo e, visto il minor diametro, opporre minor resistenza all'acqua, la lunghezza dell'attrezzo sopperirà tranquillamente alla leggerezza della coda permettendoci di proiettare agevolmente le nostre ninfe. Vediamo adesso come ho costruito il mio finale con strike indicator elastico: prendiamo un finale conico, seguendo con le dita la conformazione di quest'ultimo, percepiremo un primo tratto di diametro uniforme, denominato potenza, poi  inizierà il tratto conico, taglieremo poco al di sotto dell'inizio di quest'ultimo  formando sulle due estremità recise due asole a cui connetteremo lo spezzone di Uni Flex ,di color arancio o giallo fluo, di circa trenta centimetri che avremmo precedentemente raddoppiato ed unito con  un semplice nodo, unendolo ai due spezzoni tramite la connessione loop to loop.

La funzione di questo elastico è duplice,  infatti funzionerà come segnalatore di abboccata, in quanto l'eventuale  allungamento ci segnalerà con esatta precisione l'abboccata da parte di un pesce, ed inoltre, proprio per le caratteristiche sopra citate di elasticità , funzionerà come ammortizzatore, un pò come succede per l'elastico della roubasienne, permettendoci quindi, visto l'ausilio di tippet sottili, di garantirci una buona tenuta sia nella fase di ferrata, che in quella di recupero. Come tippet ho usato uno 0,12 con due ninfe con testina in tungsteno, la colorazione delle ninfe che mi ha dato maggiori successi è stata quella tendente all'arancio. La lunghezza dell'attrezzatura mi ha permesso di pescare in high stick,  fattore che permette un maggior controllo degli artificiali e una più pronta ferrata. La Gail a ninfa ci ha regalato bellissime e combattive iridee di buona taglia, estremamente impegnative e non facili da domare, visto sopratutto il sottile diametro di monofilo usato da me come tippet. Anche qualche temolo si è fatto ingannare dalle nostre imitazioni,  purtroppo tutti di taglia non ragguardevole, ma ci siamo rifatti appena sono apparsi i primi insetti in superficie, che ci hanno spinto naturalmente ad abbandonare le lunghe canne per spostarci sulle nostre 8' per coda 4 con finale a nodi da 18' con tippet dello 0'12.  Il momento della schiusa ci ha regalato gli istanti più magici e redditizi della giornata, facendoci anche capire la quantità di pesce presente, infatti dalle 12 fino quasi alle 16:30 non  ho fatto un passo e sono rimasto in un fondo lama catturando diversi temoli di cui alcuni che superavano abbondantemente i 45 cm, tutti tratti in inganno da una piccola imitazione di effimera montata su amo del 18 con corpo in filo di montaggio beige e ala in cul de canard  di colore naturale. Purtroppo la nostra uscita si è svolta nella più fredda settimana di ottobre con temperature che si aggiravano attorno ai 2 gradi, e nonostante l'abbigliamento termico, alle 17 abbiamo abbandonato il campo per il freddo, anche se quelle ore in Gail ci hanno regalato innumerevoli catture e fatto passare una bellissima giornata.

La Drava

Questo fiume, come dice Adriano, profuma di temoli, infatti sarà proprio in queste acque che riusciremo a prendere i temoli più grandi. Un bel fiume con una buona portata d'acqua che ci obbligherà per la ninfa ad usare oltre alle testine in tungsteno anche buone zavorre per poter vincere la forza della corrente e rimanere tranquillamente in pesca. L'attrezzature usate sono similari a quelle della Gail con la differenza che sostituisco lo 0,12 usato sulla 10'6" con uno 0,14, scelta dovuta sia alla stazza dei pesci presenti, ma anche  e sopratutto per il fatto che  sarò costretto ad utilizzare zavorre di buon peso che  applicherò su un bracciolo terminale di diametro leggermente inferiore, di modo che se si dovesse rimanere impigliati sul fondo non perderemo tutto il nostro finale con le ninfe ma solamente quest'ultimo tratto dove avremmo apposto i piombini spaccati. L'azione di pesca non è delle più facili, siamo costretti  ad usare zavorre che superano abbondantemente i tre grammi, e le passate a vuoto sono veramente innumerevoli, ma la caparbietà e la costanza solitamente vengono ripagate, e a parte qualche iridea di taglia non ragguardevole, riesco ad ingannare e catturare un bellissimo temolo di 52 centimetri, che , prima di lasciarsi condurre a portata di guadino, mette alla prova  tutte le mie capacità di pescatore. La mattinata purtroppo ci regala solamente quella cattura degna di nota e visto che ci stiamo avvicinando alle 12, ora in cui presumibilmente potrebbero schiudere degli insetti, decidiamo di prendere la macchina e spostarci leggermente più a valle nella zona che ci era stata indicata ottima per la pesca in superficie. 

Il tempo di arrivare sul posto e montare la 8' per coda 4 che vediamo i primi insetti fare comparsa sulla superficie dell'acqua e con essi anche le prime bollate. Analizzata bene la zona  decido di iniziare la mia azione di pesca  subito a monte della lunga lama, dove il fiume compie una dolce curva, protetta da massi in pietra,  postazione che per la conformazione mi faceva presupporre la presenza di bei pesci, ed infatti mentre mi sto avvicinando la mia attenzione viene attirata da una serie di bollate, presumibilmente un temolo,  intento a cibarsi degli insetti in superficie. Più a valle l'acqua si abbassa notevolmente in un raschio di fondo lama, dove si  distinguono chiaramente tante bollate, ma apparentemente di pesci non molto grandi, così la speranza di una bella cattura, mi induce a  non spostarmi e rimanere nella zona precedentemente scelta anche se l'attività superficiale non è così frenetica.

I pesci si stanno nutrendo di insetti veramente piccoli, tanto da spingermi ad usare una piccola emergente in cul de canard montata su amo del 20, similare sia per colorazione che per misura a quelli presenti sulla superficie. Di fronte a me e leggermente a valle alcuni temoli si stanno cibando in superficie, lancio su quello più vicino cercando di fargli arrivare la mosca sul naso, per una decina di passate il temolo ignora la mia imitazione, dopo un poco sale, la guarda e rifiuta, è già un passo  avanti, rilancio con insistenza fino a che non riesco a ferrarlo, fotografarlo e rilasciarlo  al suo elemento naturale. Mentre sto lanciando su alcuni pesci che si trovano di fronte a me,  con la coda dell'occhio vedo una bella bollata a cinque- sei  metri a monte di dove mi trovo, proprio vicino alla massicciata di pietre, memorizzo il punto e decido di risalire passando sull'argine alle mie spalle in modo da portarmi  qualche metro al di sopra di lui  e poter lanciare agevolmente la mia imitazione a scendere. Il temolo continua a cibarsi degli insetti sulla superficie disdegnando la piccola imitazione che più volte gli ho fatto passare proprio sopra al  naso, effettuo ancora alcuni   lanci e poi decido di cambiare mosca, sostituendo l'effimera con un piccolo plecottero montato su amo del 18 con corpo nero in filo di montaggio ali aperte ( a simulare l'insetto che si alza dall'acqua) in stripped goose e un ciuffetto di cul de canard di color naturale utile sopratutto per poter  individuare meglio  la mosca. La scelta  si è rivelata vincente, infatti  subito al primo lancio  il pesce  è  salito ad assaggiare quel piccolo boccone fatto di piume, lo ferro e dopo non poca fatica lo guadino, bello, veramente bello, velocemente lo misuro, lo fotografo e una volta riossigenato, lo lascio libero. La giornata si conclude sulle note di questo splendido pesce che lascerà indelebili ricordi nella mia memoria . Non ho sentito il profumo dei temoli,  di cui parla Adriano, però li ho visti.

 

(fine parte prima)

la seconda parte online dal 3 giugno per info, prezzi e prenotazioni visita il sito www.trophyclub.it


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