Racconti

A scarroccio col vivo: benvenuto Mr Dentex!

Di Vincenzo Dinisi pubblicato il 21/09/11

Era da circa un anno che bramavo delle uscite in barca per un po’ di sano “spinning ai pelagici” ma per vari e troppi ostacoli non sono riuscito a concretizzare altro che “bidoni”, puntualmente riempiti con poco fruttuose pescate dalla costa; poi è arrivato l’amico che ha riacceso in me le speranze dicendomi che la Domenica successiva saremmo usciti per una battuta di traina col vivo; io non stavo più nella pelle, come al solito il mio cervello, invece di concentrarsi su equazioni ed equilibri di travi, iniziava a mandare stimoli percettivi virtuali: miraggi! Sentivo il canto delle frizioni, l’odore del mare, la mia penna iniziava a disegnare terminali invece di grafici, lunghe pause a studiare la tecnica migliore con dvd e riviste. Poi finalmente arriva il sabato sera, macchina pronta, stracolma di roba inutile per non essere mai sprovvisti di nulla (es. 3 mulinelli: uno di ricambio e l’altro di ricambio al ricambio!), notte insonne colma di adrenalina e….Ore 6,30 caffé al bar e via al porto per varare. Abbiamo acquistato il vivo direttamente in porto: le seppie vive ci hanno subito intimato di noncondividere le nostre intenzioni marchiando i tubolari bianchi del gommone. Esche ed attrezzatura a bordo, si parte! Mare forza "olio" venticello fresco e sole splendente. Raggiungiamo un po’ di barche ed iniziamo a scarrocciare molto lentamente. Le prime 2 ore sono state dedicate esclusivamente al montaggio ripetuto continuo e fastidioso del piombo guardiano (a perdere) perché "l’amico Pietrone" (aka fondale roccioso), si sa è avido di terminali! Poi a sole alto arriva la prima mangiata: strike! Uno dei miei compagni salpa il primo dentice della giornata! La taglia non era considerevole e purtroppo questi splendidi animali non possono riguadagnare la libertà per via dell’ingrossamento della vescica natatoria, dovuto alla differenza di pressione tra fondo e superficie, quindi...in fresco per stasera! Il morale era comunque alle stelle, era il nostro esordio con questa tecnica e, fra una risata ed una spruzzata di nero di seppia, abbiamo ricominciato a pescare. Dopo circa 15 minuti, ed altrettanti piombi persi, arriva il mio momento alla discesa di un ciglio roccioso: avevo appena poggiato la canna per rilassarmi e vedo il cimino flettersi lievemente per due volte, prendo in mano la canna ed alla terza toccata ferro con decisione, avevo letto che le mangiate del dentice erano delicate ma sinceramente pensavo ad un altro “cucciolo” ed invece le prime due testate hanno subito fatto crollare la mia ipotesi: “Ragazzi come tira!” Inizio a pompare ma mi rendo conto che l’amico non è consenziente ed inizia anche lui a pompare nel verso contrario, tolgo quindi l’antiritorno (non mi fido troppo della frizione) e lo stanco un po’. Finalmente si vede arrivare il piombo e dopo poco una luce splendente emerge da quel blu mai stato bello come in quel momento, era lui: Mr Dentex dentex, grande e possente come mai avrei immaginato; vi lascio immaginare le urla di gioia e le esclamazioni di circostanza poco ortodosse dopo la guadinata! “La seppia viva” ha fatto il suo dovere!

Adesso è febbre da Dentice..

 

 

Notazioni tecniche:

Pochi ma indispensabili attrezzi:

  • raffio o guadino capiente (io uso quello da carpfishing con il manico accorciato),
  • zavorre a perdere in grammature da 250g a 500g in funzione dell’intensità di corrente, io preferisco usare dei sassi così contribuisco meno all’inquinamento
  • canne da 25lb in su o, se volete divertirvi come me, canne da vertical jigging da 250 
    a 350g di potenza
  • mulinelli, proporzionati alle canne, inbobinati con treccia o nylon da 25lb
  • trave in nylon dello 0,60mm
  • terminale in fluorocarbon da 0,50mm doppiato negli ultimi 30cm
  • ami nelle misure dal 2/0 in poi, in funzione delle dimensioni dell’esca
  • girelle con moschettone di dimensioni generose
  • contenitore il vivo, in alternativa si può usare una reticella da mettere in acqua se si scarroccia
  • pinze, slamatore etc (questi non serve che ve li suggerisca!)

 

 La tecnica:

se la corrente è sufficientemente intensa (da 0,5 nodi in su) si può pescare a scarroccio evitando rumore di motori, puzza di benzina etc, calando la lenza fino a toccare il fondo e recuperando uno o due giri di manovella. L’importante è stare quanto più è possibile in prossimità del fondo perché il dentice difficilmente si stacca molto dal fondo in ambienti che non superano i 30m di profondità! Io preferisco muovere spesso l’esca alzando e abbassando la canna in questo modo evito anche il mal di mare! Nella ricerca del posto bisogna individuare sull’ecoscandaglio gli scalini rocciosi e mettersi con la barca a monte di questi rispetto alla direzione della corrente. Per quanto riguarda la rilevazione di pesce è preferibile individuare marcature sull'ecoscandaglio che rappresentino branchi di minutaglia piuttosto raggruppati e ben compatti vicino al fondo, sintomo della presenza di predatori nelle vicinanze, tuttavia non è sempre possibile visualizzare il pesce sullo schermo, soprattutto quando i branchi si mantengono troppo nelle vicinanze del fondo, in ogni caso cercate lo scalino roccioso e prediligete giornate ed orari con corrente piuttosto sostenuta! A proposito di orari: meglio dall’alba al primo pomeriggio! All’alba la poca luce permette al predatore di celarsi meglio alla già molto debole vista delle sue prede, mentre nel pomeriggio spesso cambiano le correnti marine generando turbolenze che mettono in attività le piccole prede e quindi i grandi predatori intenti a cacciarle.

La mangiata del dentice è lieve, bisogna aspettare un paio di flessioni del cimino prima di ferrare con forza in quanto la bocca di questo pesce è molto dura. L’innesco classico della seppia prevede che si infili (senza intaccare eccessivamente l’osso) l’amo scorrevole (il trainante, possibilmente più piccolo di una misura rispetto al pescante) sotto pelle, sulla punta posteriore (quella dalla parte opposta dei tentacoli), bisogna frenare lo scorrimento del trainante con alcuni avvolgimenti di nylon o filo elastico di grande sezione legati con un semplice nodo uni (quello usato per legare gli ami a paletta) serrando bene, io consiglio di coprire, prima di effettuare i giri di nylon, con un po’ di nastro isolante o guaina termorestringibile il gambo e l’occhiello in modo da aumentare l’attrito e ridurre le abrasioni del fluorocarbon sull’occhiello. L’amo pescante (il fisso che chiude il terminale) è inserito in modo da uscire nei pressi della bocca ed essere celato dai tentacoli, per legarlo basta il mitico palomar! Scusate ma come potete notare non sono un ritrattista! 

Penso proprio di aver scritto il minimo indispensabile per iniziare a praticare questa entusiasmante tecnica e poi non vorrei subito sembrare troppo tecnico e pesante! Non vi dico “nulla” anche se a me ha portato fortuna! Ci vediamo in mare gente!

 


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