Tecniche

Abitudinario? No grazie! (parte seconda)

Di Agostino Zurma pubblicato il 20/03/12

 vi ricordate la prima parte di questo articolo? No? Allora clicca qui e prosegui a leggere

La sfida alle carpe dalla” C “ maiuscola, non per le dimensioni sia inteso, ma per la loro diffidenza e capacità di eludere le nostre insidie deve essere uno tra gli stimoli capaci di far continuamente evolvere la figura del carpista.

Vincere questa competizione a volte vi riesco, a volte i miei sforzi risultano vani, ma tra un successo ed un fallimento quello che conta è che la creatività e le continue  prove, l’eterno crederci, tutto per un unico obbiettivo; il tentativo di rendere fruttuosa la propria presenza lungo le rive di un lago o di un fiume.

Di seguito vi sono alcune indicazioni che il sottoscritto ha naturalmente messo in pratica e con le quali ha ottenuto risultanti confortanti. Certamente non vanno bene per tutte le acque, di sicuro non sono infallibili, ma tentarne l’utilizzo e magari modificarne o migliorarne taluni aspetti può essere anche per voi un  breve distacco dalla quotidianità.

 Spaghetti e boilies

Quello che segue è un interessante accorgimento da adottare quando si decida  di pescare con una doppia boilie, chiaramente adeguato per ottenere una pasturazione analoga alla presentazione usata. Lo scopo sarà quello di abituare le carpe a mangiare la pastura che troveranno nei dintorni e che risulterà identica all’innesco esibito. Dobbiamo utilizzare questo modo di fare per due motivi;  prima di tutto per non insospettirle, stiamo parlando di pesci estremamente diffidenti, e poi per abituarli ad effettuare un’aspirazione più potente in grado di far entrare in modo sufficiente il nostro uncino nella loro bocca. Come fare?

Semplice, basterà munirci di spaghetti, proprio quelli che adoriamo mangiare con il classico pomodoro o con il gustoso pesto. Spezziamo un piccolo pezzo di spaghetto e utilizziamolo per unire due delle nostre boilies.Quando la vostra giusta quantità di pastura sarà pronta lanciatela in acqua con una fionda. Consigliato anche l’uso di sacchetti in PVA o, se lo possedete di un barchino radiocomandato. Eloquente e significativa l’immagine proposta che consente di apprezzare la fondatezza del suggerimento ed il risultato della presentazione.

 

Blow Back Rig Bilanciato

Mi  trovo in corrispondenza di  un fondale completamente cosparso di vegetazione acquatica e non voglio adottare la solita presentazione in pop up ma una nuova elaborazione, a parer mio strategicamente imbattibile. La mia esca dovrà praticamente adagiarsi sopra le alghe permettendone una rintracciabilità che si rivelerà estremamente  efficace. Inoltre, indirizzando una attenzione particolare al mio uncino, quest’ultimo sarà obbligatoriamente costretto a presentarsi in posizione

ottimale per effettuare l’aggancio. Per ultima, devo preoccuparmi di avere le maggiori probabilità che l’amo si conficchi in profondità e nella parte inferiore della bocca della carpa garantendo una tenuta sufficiente ad una possibile forte trazione. Vi è infatti la concreta possibilità che il pesce, nella sua fuga, possa trovare qualche rifugio nel profondo della vegetazione obbligandomi a delle forzature apprezzabili. A questo punto la scelta di chi scrive si orienta verso un caratteristico innesco che ho denominato Blow Back Rig Bilanciato. Per la sua costruzione non ho fatto altro che apportare un paio di  originali ed efficaci integrazioni ad un terminale di funzionalità collaudata il Blow Back Rig. Questa presentazione, il cui significato “scorre indietro con un soffio” ,rappresenta esattamente il suo funzionamento, che basa la sua  fondamentale azione sullo scorrere che ha l’anellino lungo tutta la lunghezza del gambo dell’amo. Per preparare questo innesco utilizzo ami a gambo medio- lungo procedendo in questo modo. Prima di tutto dobbiamo realizzare un classico Blow Back

Si prepari uno spezzone di dacron abbastanza lungo, in modo che il finale risulti alla fine di circa 30-40 cm, annodando due anellini, il primo servirà a collegare successivamente l’esca( è obbligatoria la sua presenza, la classica realizzazione con una semplice asola atta a bloccare poi la boilie con uno stop non va bene) e il secondo, che una volta infilato lungo il gambo dell’amo, assolverà alla funzione dello scorrimento. Successivamente procederò ad effettuare la legatura all’amo usufruendo di un semplice nodo non nodo. Per dare maggiore efficacia alla rotazione dell’amo stesso completo il tutto conferendo l’effetto “line aligner” mediante l’utilizzo di uno spezzone di tubicino termo restringente.

Nell’ innescare o nel legare la boilie, che dovrà essere assolutamente galleggiante, si dovrà fare molta  attenzione a non far entrare l’anellino nel suo interno in quanto la sua visibilità ci consentirà di poter effettuare l’azione successiva, la vera rivoluzione all’innesco.

Con molta cura andrò ad applicare sull’anellino una quantità di pasta in tungsteno modellabile(heavy metal), che controbilanciando l’effetto galleggiante dell’esca consenta all’amo di adagiarsi lentamente sul fondo assumendo la posizione evidenziata nell’immagine. Questa operazione potrà richiedere diversi tentativi, pazientate , fondamentale è che alla fine il responso della nostra presentazione sia precisamente quello voluto. Un inganno capace, grazie alle sue doti di bilanciatura estrema, di entrare nella bocca del pesce anche alla benché minima aspirazione e di presentare all'istante  l’amo in posizione ottimale per l’aggancio.

La pasturazione è consigliabile sia ridotta, o usando sacchetti in PVA, oppure utilizzando la fionda per gettare attorno all’esca pezzetti di boilies che essendo più leggeri riescono a rimanere nella parte superiore della vegetazione. Se si dovesse opzionare la scelta del  sacchetto in  PVA non inseriamoci il finale, questo per impedire che la boilie venga trascinata sotto le alghe dal peso del piombo. La sua libertà dall’involucro consente alla stessa di posarvisi sopra come prevede la realizzazione di questa specifica presentazione.

 


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