Tecniche

Pesca a Mosca: affrontare il torrente

Di Stefano Lucacchini pubblicato il 05/03/12

 Attrezzature e tecniche per fronteggiare al meglio questo ambiente

Se consultiamo  il vocabolario della lingua Italiana il significato che viene dato alla parola torrente è la seguente: breve corso d'acqua montano con forte pendenza e velocità e soggetto ad eccessi di magra e di piena. Da queste poche parole, si può capire quale è uno degli ostacoli che un Pam troverà nell’affrontare questo corso d’acqua, la sua velocità, ma non è il solo, ve ne sono innumerevoli, la vegetazione, l’ambiente ristretto, ed altri che cercheremo di analizzare in seguito. Una vera e propria palestra che ci servirà a crearci un bagaglio tecnico utile in tutte le nostre uscite, ci perfezionerà nel lancio, nella posa, nell’avvicinamento al pesce, un ambiente unico, che ogni volta che affronto mi mette di fronte a situazioni sempre nuove, facendomi capire e amare sempre più la pesca a mosca. Il mio intento nello scrivere questo articolo è quello di cercare di prendere in esame le attrezzature, gli accessori ed anche la tecnica utile per poter fronteggiare al meglio questo splendido e allo stesso tempo difficile ambiente, capace il più delle volte di regalarci forti emozioni, ma anche amare delusioni.

 

 

Attrezzature

 

Stivali e Vests

 

Comincerei a parlare delle attrezzature incominciando da due elementi indispensabili ed importanti, gli stivali ed il gilet. Nella maggior parte dei casi i livelli dei nostri torrenti non ci impongono

l’utilizzo dei waders, per cui opteremo per l’utilizzo dei cosciali, che naturalmente dovranno essere di buona fattura, confortevoli, robusti e con una suola che ci garantisca un ottima tenuta. La gomma deve essere abbastanza resistente da evitare che nell’azione di pesca e negli spostamenti per raggiungere il corso d’acqua, a volte impervi e irti di ostacoli, come rovi e arbusti, possano venire danneggiati, uno fra i tanti motivi per non utilizzare costosissimi e delicatissimi waders, utili ed indispensabili per altre situazioni meno gravose. La suola deve avere delle caratteristiche tali  da permetterci di pescare tranquillamente, facendo presa sulle pietre scivolose, evitandoci eventuali spiacevoli scivoloni o cadute, deleterie per la nostra incolumità ed anche per le nostre attrezzature, più di una volta mi è capitato di montare una canna due pezzi che sfortunatamente si tramutava in una tre pezzi. Per evitare tali inconvenienti, il mercato ci offre suole dotate di parti metalliche, utili a garantirci buona presa, come pagliuzze di acciaio amalgamate alla mescola della suola, oppure chiodate, ma per chi vuole essere ancor più tranquillo ed avere una tenuta ancor maggiore consiglio uno stratagemma che utilizzo da ormai diversi anni che mi assicura una sicurezza maggiore nelle mie uscite di pesca. Ogni qual volta acquisto un paio di cosciali, la prima tappa è quella di portarli dal calzolaio, che con l’ausilio della mola, toglie la parte a carrarmato, rendendo le suole lisce, in modo da poter applicare con l’ausilio di appositi collanti il feltro chiodato, che mi assicura in quasi tutte le situazioni una tenuta eccezionale. Unico terreno su cui non si ottiene questo risultato  è l’erba bagnata, infatti in questa situazione il feltro chiodato diventa un handicap, così ho apportato un’ ulteriore modifica  che consiste nell’utilizzare il feltro solamente nella parte posteriore della suola mentre in quella anteriore la vibram chiodata, in questo ultimo caso potremmo superare ogni avversità del terreno in tutta sicurezza evitando ogni possibile perdita di aderenza. Analizzate adesso le calzature, passerei ad un altro elemento importantissimo :il gilet, che sarà il contenitore di tutti gli accessori utili ed indispensabili che dovranno accompagnarci nelle nostre uscite. Le caratteristiche di questo elemento sono importantissime, il tessuto, il numero di tasche, la capienza sono elementi essenziali nella scelta del nostro inseparabile compagno di pesca, ma andiamo ora ad analizzarle ad una ad una. Il tessuto, deve essere robusto ma allo stesso tempo leggero, in modo da non essere troppo pesante, i moderni gilet, in tessuti tecnici, oltre a garantirci quanto sopra descritto, hanno anche un ulteriore caratteristica e cioè di far scivolare sulla loro superficie l’acqua e la poca che riesce a penetrare nelle loro fibre asciuga nell’arco di pochissimo tempo . Questo accorgimento ci sarà utile in caso di un improvviso acquazzone, ma anche durante una giornata piovosa, infatti mettere la giacca da pioggia sopra il gilet, oltre a farci sembrare degli “omini Michelin”, ci renderà più difficile accedere alle  mosche, o ad accessori vari custoditi od appesi al gilet, per  questo motivo  in tali situazioni conviene porlo al di sopra della giacca da pioggia, ed in questo caso le caratteristiche sopra citate ci saranno utili. Le tasche debbono essere ben capienti, dando l’opportunità di offrire agio alle numerose scatole porta mosche che ogni Pam è solito portarsi appresso, ma anche agli innumerevoli accessori utili che in seguito vedremo. Ce ne devono essere un buon numero, sia nella parte anteriore che in quella posteriore, solitamente in questa ultima vi posizioneremo la giacca da pioggia, ed eventuali mulinelli o bobine di ricambio. Visto che abbiamo parlato della giacca da pioggia, merita spendere due parole per questo accessori importantissimo, da avere sempre con noi,  il mercato offre prodotti specifici per tutte le tasche, specificando perfino quante ore rimangono perfettamente impermeabili, un piccolo consiglio, per la cura e la manutenzione leggete accuratamente le istruzioni sull’apposito cartellino, non fate come un carissimo mio amico Pam, che l’aveva messa in lavatrice precludendo del tutto le caratteristiche dell’oggetto e trovandosi poi nel momento del bisogno ad avere un oggetto non permeabile.

 

Canne mulinelli e finali

 

Premettendo che con ogni canna è possibile pescare sia a secca, sommersa o ninfa, noi andremo ad analizzare prodotti specifici per ogni tecnica. Le attrezzature ideali per affrontare il torrente con la mosca secca sono canne che vanno dai 7’6” fino agli 8’ personalmente reputo le prime più indicate, permettono infatti di essere più precisi nella fase di lancio e posa,  più maneggevoli ed inoltre essendo leggermente più corte, ci permettono di mantenere facilmente la coda al di sotto della vegetazione che a volte sovrasta il corso d’acqua. Volendo possiamo scendere anche al di sotto di tale misura, per affrontare torrenti ricchi di vegetazioni e quasi impraticabili, ma nella maggior parte dei casi, le misure sopra citate sono quelle più usate. Per la sommersa consiglio delle canne che vanno dagli 8’ fino a  9’ capaci di far lavorare alla perfezione le nostre imitazioni leggermente al di sotto della superficie. Per quanto riguarda la ninfa, a mio parere una canna di una lunghezza che va dai 9’ fino ai 10’ è l’ideale, anche se personalmente mi trovo ancor meglio con canne di misura superiore, infatti pesco con una 10’6’, che mi permette facilmente di pescare in ogni piccola buca o corrente, controllando alla perfezione le mie ninfe, ed inoltre, mi avvantaggia  anche dal punto di vista mimetico, infatti sfruttando la lunghezza dell’attrezzatura, posso sfruttare i massi o la vegetazione che  incontro durante la risalita ,per non essere scorto dalle trote. In questi ambienti i mulinelli  sono esclusivamente dei contenitori, la frizione non è importante, l’unica caratteristica , è la leggerezza e magari una bobina large arbor, utile a contenere al meglio la coda evitando che quest’ultima  prenda memoria, causa di grovigli e quindi di inutili perdite di tempo. Fra i vari mulinelli in commercio, quello che ci aiuterà maggiormente nell’affrontare questi ambienti è quello semiautomatico, dotato di un meccanismo interno che permette di riavvolgere la coda nel proprio alloggio azionando una leva posta nella parte superiore, questo ausilio, ci sarà utile per far si che quest’ultima non venga risucchiata dalla corrente nelle fasi di recupero del pesce, e non avere la coda in acqua nei piccoli spostamenti eviterà che si possa danneggiare su eventuali ostacoli, come pietre taglienti o ancor peggio non venga da noi stessi calpestata nella foga dell’azione di pesca. Le code per queste acque vanno solitamente da una 2 o tre per la secca e dalla 3 ad un massimo della 5 per sommersa e ninfa, anche se ultimamente anche per quest’ultima disciplina, si cerca di usare code e finali leggeri, in modo che si possa raggiungere più velocemente il fondo. Per i finali, vorrei premettere che personalmente non sto attento ai cm dei vari spezzoni che li compongono, infatti specialmente per la secca li costruisco partendo da dallo 0,50, poi 0,40, 0,30, 0,20 e 0,16 dove creo una microasola a cui verrà fissato il tippet solitamente dello 0,14 o 0,12, comunque inserirò le ricette per i  vari finali utili per le varie tecniche, premettendo che poi ognuno le potrà adattare alle proprie esigenze, per far questo vi faciliterò con un piccolo disegno. Partendo dal presupposto che chi leggerà questo articolo potrebbe essere un principiante, vorrei parlare di come mettere insieme mulinello baking coda e finale, anche se per i più esperti potrà sembrare superfluo, non dimentichiamoci che quando siamo ritornati a casa con tutta la nostra attrezzatura appena comprata dal negoziante ci siamo trovati anche noi in difficoltà, e abbiamo consultato libri e riviste per risolvere questo piccolo scoglio, quindi ad evitare lunghe ricerche , dedichiamo alcune righe alle  connessioni che ci permetteranno di assemblare i vari elementi. Quando acquistiamo un mulinello troveremo sopra la confezione le indicazioni per  la giusta quantità di baking che bisogna inserire prima della coda, con specificate le misure per le WF e per le DT e naturalmente  anche il diametro del backing da usare, ma ogni volta che seguiamo queste istruzioni, ci accorgiamo che abbiamo inserito troppo o  troppo poco baking, tutto questo è dovuto al fatto che non tutte le code sono uguali, se per esempio prendete due code del tre, di due marche diverse, e le stendete, vi accorgerete che oltre ad essere diverse come struttura, hanno nella maggior parte dei casi lunghezze diverse, allora la cosa più semplice per sapere quale sia la giusta quantità di baking è quella di avvolgere sul mulinello per prima la coda, unire il baking a quest’ultima con l’ausilio di un nodo Nail Knot e poi avvolgere quest’ultimo fino ad aver riempito quasi del tutto la bobina. Non eccedete, lasciare un poco di spazio, vi servirà poi per contenere il finale, e poi in pesca quando riavvolgeremo la coda non useremo una tensione costante come abbiamo fatto in tutta tranquillità a casa, per cui consiglio di non riempire troppo la bobina, lasciando  alcuni millimetri di spazio. A questo punto basterà compiere l’operazione inversa, cioè ritirare fuori il tutto dal mulinello facendo attenzione che le spire non i sovrappongano, e fissando il baking al mulinello, con l’ausilio di un Arbor Knot, come da disegno, riavvolgere il tutto. Ora dobbiamo creare il finale e fissarlo alla coda. Il nodo che uso per costruire il finale è il Blood Knot facendo attenzione a fare con il filo di diametro più grande tre giri, mentre con quello più sottile quattro, in pratica per eseguire il nodo alla perfezione il totale delle spire dovranno essere sette, fate attenzione nel momento che serrate il nodo che queste ultime non si sovrappongano, e prima di compiere questa operazione bagnate bene quest’ultimo in modo che il surriscaldamento della trazione in fase di serraggio non comprometta le caratteristiche del nylon. Vi sono molteplici modi per fissare il finale alla coda, il chicco di riso, la calzetta, forare la coda e fissarlo con dell’attak, fissare il finale con un nodo, ed altri ancora che ora non stiamo ad elencare. Personalmente uso forare con un ago la coda per alcuni millimetri facendo fuoriuscire poi quest’ultimo lateralmente, togliere l’ago, inserire il finale nel foro, facendolo fuoriuscire e fissare il tutto con un nodo Tube Nail Knot. Per facilitare l’operazione di inserimento del finale nella coda conviene che con delle forbici creiamo una sorta di  punta tagliandolo diagonalmente. Quando abbiamo ultimato il tutto, passiamo sul nodo un leggero strato di collante tipo attak gel, cercando di dargli una doppia conicità, questo a permettere una maggiore scorrevolezza all’interno degli anelli, utile sia nel recupero, ma che nella fuoriuscita del finale.

 

Accessori    

 

Analizziamo adesso una serie di accessori  utili, che andranno a alloggiare nel nostro gilet, parleremo solamente di quelli indispensabili, quindi nel tempo potremmo inserirne degli altri o a seconda delle nostre necessità decidere di eliminarne alcuni.  Una taglierina, uno spillo di servizio, due botton service a cui applicare i suddetti accessori, una pinza slamapesce, uno stendi finale, un portafinali a scomparti, un  accessorio per asciugare le mosche, come l’Amadou,panni spoecifici, o l’apposita polvere disidratante , un tubicino di silicone, del grasso per code, della pasta sgrassante, alcune bobine di filo destinate ai tippets  di varie misure, che vadano dal 4x fino al 7x da disporre in una delle tasche del gilet, oppure nel comodo e pratico Tippet Retainer, un pratico dispenser per bobine, dei dispenser per piombi, da utilizzare per appesantire il finale nella pesca della ninfa, una torcia, magari con stelo flessibile vi sarà di ausilio nel legare le mosche negli ultimi momenti del coup du soir, ma anche durante il percorso per raggiungere la vostra autovettura, ultimo accesorio è un bottone di servizio ad alto potenziale utile per appendere il vostro guadino a racchetta al gilet, in modo che non sia di impaccio durante l’azione di pesca. Naturalmente avremo bisogno di alcune scatole portamosche, il mercato ne offre di diverse misure materiali e fattezze, in materiali plastici, in legno, metallo od in schiuma, queste ultime hanno la caratteristica di galleggiare, quindi se sbadatamente vi cadono in acqua, avrete la possibilità di recuperarle con facilità.

 

Montiamo la canna ed iniziamo a pescare                                              

 

Giunti sul posto di pesca, ed indossati gli stivali ed il gilet, togliamo dal fodero la nostra canna, che monteremo una volta giunti sul torrente, infatti la lunghezza dell’attrezzo potrebbe essere di ostacolo nell’attraversamento della varia vegetazione che nella maggior parte delle situazioni incontreremo nel nostro tragitto. Arrivati nel punto prestabilito, fisseremo il mulinello alla canna, e tireremo fuori il finale ed un poco di coda, per poi passarla all’interno degli anelli. Per compiere questa operazione consiglio di creare un piccolo loop in modo da facilitarci in questa operazione, infatti inserendo l’apice del finale l’operazione risulterà più difficile, mentre in questa maniera sarà più facile ed inoltre se dovesse capitare di perdere la presa il tutto si bloccherà all’interno dell’ultimo anello in cui saremo passati, evitando di dover ricominciare il tutto da capo.

A questo punto, dovremo stendere il finale, cioè togliere la memoria dai vari spezzoni di nylon o dall’unico spezzone di conico, per far questo ci sarà di aiuto lo stendi finali, basterà inserirvi dentro il monofilo, e facendo pressione con pollice ed indice stendere con forza e per tutta la lunghezza il finale, fino alla microasola. A quest’ultima andremo adesso ad appilicare con l’ausilio di un’altra asola e quindi “loop to loop” il tippet,  della lunghezza desiderata, solitamente  per la pesca con la mosca secca non scendo mai al di sotto degli 80cm, rimanendo sui 100 – 120 cm. Legata la nostra mosca non ci resterà che ingrassare parte della linea ed il finale facendo attenzione a fermarci all’altezza del loop di giunzione con il tippet che diversamente andremo a sgrassare in modo e maniera che si disponga leggermente al di sotto della superficie, stratagemma che lo renderà meno visibile al pesce. Per compiere questa operazione basterà appoggiare la canna  in verticale, magari utilizzando come sostegno un piccolo arbusto od un ramo , prendere la nostra mosca e appenderla alla vegetazione in modo che il finale ed alcuni metri di coda siano distaccati dal suolo, passato il grasso con l’ausilio di un panno morbido e sgrassato il tippet  basterà siliconare bene la nostra imitazione per iniziare la nostra azione di pesca. Prima di iniziare a pescare dobbiamo osservare bene il torrente, analizzando l’acqua che abbiamo di fronte, in modo da capire quali possano essere i posti dove avremo la possibilità di trovare una trota, comunque è buona norma cercare di sondare ogni porzione del torrente iniziando con lanci corti, per esplorare le zone più vicine a noi, per poi via via allungare i nostri lanci in modo da aver analizzato alla perfezione tutta la lama, corrente o buca che ci starà di fronte. Nell’azione di pesca sfruttiamo l’ ambiente per mimetizzarci, in modo che gli eventuali pesci non possano scorgerci, e durante ogni spostamento cerchiamo di fare il meno rumore possibile nell’acqua, e se le rive ce lo consentono utilizziamole per  non allarmare con le vibrazione causate le trote. Un ultima cosa prima di salutarvi, abbiate rispetto di questi ambienti,  non abbandoniamo rifiuti, come spezzoni di filo, carte varie o ancor peggio, orribili sacchetti di plastica, comportiamoci come esseri evoluti, come uomini e non come omuncoli, la natura non ci appartiene, facciamo parte di essa, e quindi comportiamoci di conseguenza.

 


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