Tecniche

Affrontare un'isola con le canne da surfcasting

Di Michele Nardi pubblicato il 11/10/11

Quando si decide di esplorare un’isola con le canne da pesca di certo stiamo già viaggiando con la mente verso la nostra voglia irrefrenabile d’avventura, quella che spesso ci fa compiere anche lunghi e costosi spostamenti. L’isola è sempre l’isola, purché ci siano belle spiagge: un luogo dove si possono ricercare le prede con la tecnica del surf più fedele alla dottrina. Sia per chi in un’isola ci abita sia per tutti quelli che ci vogliono andare è importante carpire bene alcuni dogmi isolani, dopo i pesci arriveranno come d'incanto!

Ci sono isole che ti prendono in ostaggio con il suo ammaliante scenario, lasciandoti poi con l’amaro in bocca! È come un cielo plumbeo, foriero di tempesta, pronto a scatenare le forze primigene della natura. Il surfcaster è sempre li, pronto per una nuova grande sfida. Quando si sbarca in un isola, magari  non troppo piccola, tutto quello che ruota intorno al termine “surfcasting” si amplia a dismisura! La pesca sportiva è uno degli sport che maggiormente pongono l’individuo al centro della natura e senza dubbio la disciplina del surfcasting enfatizza tutto questo, e vorrebbe essere sempre associata a degli scenari selvaggi, proprio come quelli che spesso ritroviamo sulle isole. Nella maggioranza dei casi il surfista è un viaggiatore sempre in cerca d’avventura: va bene la spiaggia sotto casa (per chi ha la fortuna di avercela) e va bene quella a trecento chilometri di distanza, l’importante è vivere sempre un’altra bell’avventura, o perlomeno provarci. E poi, se l’avventura trascorsa non è stata delle migliori va bene lo stesso, ci riproveremo la prossima volta. Chi o che cosa ci potrà mai fermare? L’isola è sempre l’isola e chi pratica il surf da un po’ di anni  questo lo sa bene, di fatto, soprattutto quando ci troviamo su una di quelle di media grandezza, non è difficile cercare la posta migliore sui quattro lati, magari alla ricerca delle onde. Infatti, nelle isole, molto più che nel continente, la condizione migliore è sempre quella classica da surf e cioè la presenza di onda formata. Certamente anche a mare calmo possono arrivare i bei pesci ma sicuramente in quantità minore e meno disposti ad abboccare. Numeri alla mano il surfcasting è la disciplina di pesca più amata nel nostro paese e questo grazie anche al fatto che noi praticanti siamo dei veri sportivi pronti a tutto pur di vedere le nostre canne in pesca, magari piantate su un nuovo scenario precorritore di ottime catture come può essere appunto quello affascinante situato in un’isola. Vediamo come ci possiamo orientare una volta sbarcati su una di queste magnifiche terre che da sempre sono erroneamente considerate solo meta di vacanze al sole.

Ricerca delle poste migliori

Facendo un giro panoramico dell’isola, possibilmente sotto la luce del sole, con l’ausilio di un binocolo guardiamo bene dall’alto le spiagge che presentano un moto ondoso accettabile, con onda che sbianca al punto giusto (né troppo, né troppo poco). Di seguito andiamo sull’arenile prescelto dotati degl’immancabili occhiali polarizzanti e verifichiamo la situazione alghe. Se di alghe non c’è nemmeno l’ombra o comunque la situazione è accettabile il primo passo è fatto e spesso tale strategia è sufficiente per fare buone pescate. Visto le spiagge generalmente piuttosto profonde, anche in presenza di mare calmo non dobbiamo pescare fin da subito presentando le nostre insidie sulla media distanza perché uno scalino ben marcato è già un ottimo punto dove fare stazionare le nostre insidie. Nel caso che ci sia una prateria di posidonia a tiro possiamo allungare i lanci in modo da portare le esche proprio al limite tra sabbia e foglie, li si va sul sicuro e le prime abboccate spesso non tardano ad arrivare. Nelle isole enormi come Sicilia, Sardegna, Corsica o magari Creta, gli scenari che possiamo incontrare sono innumerevoli ma scegliendo di esplorare una zona non troppo ampia ci possiamo comportare allo stesso modo, quello che ci occorre è la presenza di una buona luce naturale per poter utilizzare al meglio i nostri indispensabili strumenti di visione: binocolo e occhiali!

Piccoli e medi arenili

Gli arenili poco estesi, per intenderci quelli che non superano il chilometro di lunghezza, molte volte sono i meno avari in fatto di grosse prede e perciò sono da tenere sempre in massima considerazione. Dove montare la postazione non è difficile da assimilare: i branchi di pesci provenienti dal largo che entrano per cercare cibo puntano sempre verso il centro spiaggia, per poi dirigersi con calma verso uno dei due lati. Più frequentemente di quanto si possa pensare un lato dell’arenile resta quasi completamente sterile per l’intera giornata e perciò la cosa migliore da fare è quella di posizionarsi al centro spiaggia o nelle sue immediate vicinanze. Qualche volta succede anche che un lato ripaghi alla grande e allora se vogliamo, e magari abbiamo diversi giorni a disposizione, possiamo anche rischiare di sbagliare lato. In questa tipologia d’arenile capitano anche specie di pesci non comuni per chi è abituato a pescare soltanto sulle lunghe distese sabbiose della penisola e quando questo accade lascia in ogni caso un bel ricordo, magari da fotografare e rimettere al più presto in acqua.

Grandi arenili

Anche in questo caso le regole cambiano poco ma le difficoltà di posizionamento aumentano un pò. Se non si conoscono i punti caldi dell’accostata il modo migliore per scoprirli è quello di andare a pesca in molti pescatori e sparpagliarsi lungo l’arenile in piccoli gruppi cercando altresì di pescare molto distanti l’uno dall’altro in modo da trovare la zona più proficua, che specialmente nel periodo estivo resterà tale anche nei giorni successivi, salvo sconvolgimenti del tempo e mareggiate in arrivo. Comunque, anche se ci troviamo all’estero dobbiamo frequentare i negozi di pesca e stare sempre attenti a percepire ogni segnale che può aiutarci a conoscere meglio il luogo. Se poi, per caso, ci troviamo in una di quelle isolette greche, dov’è più difficile trovare un surfista che una bella ragazza, riuscire a scoprire da soli qualche ottimo hot spot è la cosa più affascinante che ci possa capitare! Questa è l’avventura del grande surf (dopo magari torneremo anche sui passi della bella ragazza, ma questo non va detto).

Esche

Forse non è cosi, ma ultimamente in Italia sembra che l’uso delle esche di pescheria sia preso un po’ meno in considerazione. Sbagliato, assolutamente sbagliato! Dalle nostre esperienze dirette sembra proprio che nelle spiagge isolane le varie esche acquistabili in pescheria abbiano una resa maggiore rispetto a quelle del continente. La prima esca da non farsi mai mancare è sicuramente la sarda (in mancanza anche l’acciuga può andare), che può essere utilizzata in mille forme di bocconi sia a mare calmo sia a mare mosso, con risultati inimmaginabili su tutte le specie di pesci, mormore ed orate comprese. Seguiranno poi tutte le altre come calamaro, seppia, cappellotto, cannolicchio, fasolare e altre. Tutte queste esche avranno un’ottima resa solo se saranno innescate fresche. Ovviamente poi ci servono i vermi: come potremmo mai farne a meno? Sono sempre i vermi a farla da padrone, specialmente a mare calmo o poco mosso. Senza suggerire il solito elenco aggiungiamo che spesso hanno un’ottima resa il verme di Rimini e il tremuliggione (spesso usato anche al posto dell’arenicola con ottimi risultati), due esche che fino a qualche anno fa non erano facili da trovare mentre oggi abbiamo constatato con piacere che in molte isole (perlopiù estere) la sua reperibilità non rappresenta più un problema. Non dimentichiamo mai che scavando sulla battigia vicino all’acqua nei momenti di bassa marea si possono trovare alcuni tipi di vermi che risultano davvero micidiali, specie se innescati in abbondanza facendoli risalire sul finale anche per alcuni centimetri. In fondo, crediamo che chi si reca in un’isola per pescare lo faccia con l’idea di cercare un bel pesce e non certo la minutaglia, per questo motivo è sconsigliabile l’uso dell’arenicola, meglio utilizzare vermi di stazza maggiore.

Iniziamo a pescare

Abbiamo scelto la spiaggia, predisposto un’attrezzatura idonea, fatto scorta di esche varie, e con il sole ancora alto abbiamo montato la postazione in un punto che ad occhio dovrebbe essere quello giusto. Finalmente ora possiamo iniziare a pescare. A mare mosso pescheremo come meglio possibile in quel determinato momento, al massimo con due canne, l’importante è stare correttamente in pesca e tenere presente che in questo caso la mobilità dell’esca semmai è da ridurre e non certo da accentuare, perciò è sbagliato ostinarsi ad utilizzare un finale lungo due metri in mezzo ad una schiuma mirabolante. A mare calmo adotteremo la seguente strategia utilizzando al massimo tre canne. Due canne generiche saranno sistemate vicino alla postazione (che deve essere il più raccolta possibile e con la serbidora a fare da fulcro) e armate ciascuna con due long arm (provando anche a dotare di flotter quelli superiori) tassativamente superiori al metro di lunghezza ed innescati possibilmente con quattro esche diverse. Con una canna inizieremo la ricerca sottoriva iniziando dallo scalino di risacca, mentre l’altra verrà lanciata il più lontano possibile oppure, se presente, al limite della prateria di posidonia facendo attenzione a non tirarci dentro altrimenti le nostre insidie diverranno difficilmente individuabili dai pesci. Fino a quando non avremo dei segnali certi sulla presenza di pesce e sulle specie presenti continueremo l’azione di pesca avvicinando lancio dopo lancio la canna che abbiamo lanciato fuori, mentre allo stesso modo allontaneremo quella che esplora il sottoriva. Con questa strategia si cerca la fascia di pascolo delle prede ed una volta trovata s’insiste con entrambe le canne posizionate sulla medesima distanza, adattando i calamenti alla pesca delle specie di pesci che circolano davanti a noi. Naturalmente, quando le abboccate si affievoliscono (prima o poi succede sempre) dovremo ripetere tale strategia.

Terza canna aggiuntiva

Vi possiamo assicurare che per un vero esploratore di tempo per stare seduto ne rimane davvero poco, anche grazie al fatto che intorno alle isole di pesce ancora ne gira abbastanza, ma volendo possiamo armare una terza canna con un long arm che porta una mezza sardina o qualcosa del genere, l’importante è sistemarla abbastanza distante dalla postazione in modo da non creare nessun intralcio all’azione di pesca che comunque deve essere sempre incentrata sulle due canne principali, anche se probabilmente sarà quest’ultima a procurare la preda più ambita. Per ovvi motivi di cui abbiamo già parlato in articoli precedenti le due canne generiche è bene che siano gemelle ed anche i relativi mulinelli è meglio che seguano tale principio (se usiamo due mulinelli diversi avremo delle bobine di scorta diverse e dovremo portarne dietro un intera camionata, aumentando il peso totale dell’attrezzatura e di conseguenza il disagio che questo comporta), mentre la combinazione fra terza canna e relativo mulinello è meglio che sia nel suo complesso più potente delle altre (intorno ai 200 grammi di casting). Dopo aver preparato tutto l’occorrente e verificato il perfetto funzionamento dell’attrezzatura aggiungiamo anche un navigatore satellitare bene aggiornato, che potrà rendersi utile durante la nostra ricerca dei punti caldi. È statisticamente provato che in tutte le isole del Mediterraneo si pesca meglio in presenza di poca luna o in totale assenza e di questo è bene tenerne conto quando progettiamo il viaggio. È inoltre provato che è meglio portare con noi pochi attrezzi ma altamente affidabili!


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