Racconti

Amarcord 2012: l'elisir

Di Angelo pubblicato il 03/04/12

Chissà quante volte avrete mai desiderato pescare con quella poca esperienza (e perche' no anche attrezzatura) accumulata negli anni negli stessi posti appartenuti oramai ai bei tempi andati, dove di pesci ve ne erano "a iosa" e senza peraltro tutte quelle porcherie pinnate di cui, quelle si, ne abbiamo fin troppe ai giorni nostri.
Faccio l'esempio di una piccola cava, distante da casa che poche manciate di minuti, diventata terra di conquista non appena ricevuto il mio primo motorino. Allora non disponevo che di un paio di cannette in fenolico, una fissa da tre e una telescopica da due metri, con la quale mi ero da poco tolto una sonora rivincita su uno di quei cavedani diabolici del torrente sotto casa, infinocchiato da un martin da sei grammi lanciato sapientemente sotto una fronda della riva opposta. Il bigattino, complici anche le ben poche malizie di cui ero a conoscenza, costituiva tutt'altra storia già allora, a testimonianza che, catch & release o no, quei satanassi ne hanno saputa sempre una più del diavolo.
Si dice che con il passare degli anni uno comincia ad apprezzare il valore del silenzio, ma quella pace quasi irreale che si respirava tutta intorno quel turbinìo di luce tipico delle calde giornate estive, rotta soltanto dal gracidar di rane quasi fosse un'aura percepibile ad occhio nudo, era un qualcosa che già allora sentivo come parte mancante di un mosaico che andava a comporre il mio benessere interiore.

Certo non si poteva combinare granché con quell'arsenale di cui disponevo, ma facendo di necessita' virtù, un bel fiocchetto di bigattini sovrastato da un piombino da cinque grammi e uno aveva in mano le chiavi per poter accedere ad ogni angolo di quel piccolo spicchio di paradiso, alla ricerca dei punti migliori che offrissero i pesci gatto più belli. In alternativa si poteva esplorare il sotto riva con la fissa da tre per fregare qualche sampietrino, e già la cosa mi dava ben più gusto (benedetta fissa... quando si dice amore a prima vista).
Venne poi il turno della mia prima canna inglese, una browning da tredici piedi con la quale, gasato dai primi articoli letti sulle solite riviste storiche (chi si ricorda del mitico Gianni Dini sa di cosa parlo), cercavo di applicare i rudimenti appresi, e quello specchio d'acqua placido non mi sembrava posto migliore in cui recarmi.
L'assenza (o l'incapacità) di poter catturare prede più ambite, mi spinse poi a prendere il volo verso altri lidi, tutti stupendi, un po' per il gusto della scoperta (cosa che mi emoziona ancora), un po' perché manco a dirlo, si aprivano orizzonti impensabili per quel piccolo specchio d'acqua.
Smisi così di frequentarla assiduamente, ma, avendo allora finalmente la macchina, in seguito ad una pescata in laghetto non mancavo, non appena capitava, di mettere da parte qualche piccola carpa, sopravvissuta alla rumba ballata dentro un secchio per svariati chilometri, che al riparo da occhi indiscreti andavo poi a "travasare" proprio lì dandogli appuntamento a svariati chili dopo.
Ultimamente proprio ripensando a tutti quei momenti trascorsi ho rifatto qualche sporadico sopralluogo. Uno lo scorso aprile dove a causa di un recente acquazzone l'acqua si presenta parecchio macchiata e ancora piuttosto fredda, concomitanza in cui faccio busta bianca; l'ultimo in una bella giornata novembrina, durante la quale, carenza di acqua a parte, sembrava proprio che se qualcosa avesse potuto abboccare, non avrebbe potuto farlo che in quel giorno. Ma le sensazioni, si sa, specie nella pesca riempiono piú spesso il guadino di delusioni che di pesci.
L'occasione, comunque, era quella delle migliori intenzioni: pastura di quelle buone, bigattino pasciuto ed incollato a regola d'arte, panchetto nuovo fiammante da inaugurare e l'immancabile inglese da tre e novanta abbinata ad una montatura pesante quel tanto che basta per raggiungere una venticinquina di metri, dove il fondale diventa più regolare e la profondità pressoché massima.
All'astina che sporge appena dal verde elemento arrivano presto a far compagnia una pioggerella di pastura e bachini pressati il giusto per causare il minimo rumore all'impatto con l'acqua e raggiungere al contempo la linea di pesca. Una volta fatto tutto per bene, almeno all'apparenza, non mi resta che aspettare speranzoso e alimentare di tanto in tanto giusto per creare quella scia in discesa che avesse potuto incuriosire qualche bel pesce. Che di sicuro c'e... ne avevo giusto pizzicati con lo sguardo un paio bellocci proprio ad aprile che gironzolavano poco sotto la superficie di un'acqua cappuccina credendosi forse al sicuro. Ad occhio e croce li avevo stimati sul chilo e mezzo ciascuno... troppo poco per essere gli stessi di tanti anni fa. Forse la loro progenie o l'opera di qualcun'altro a cui è venuta la mia stessa idea, ma poco importa... l'importante è testare il caratterino di almeno uno di essi.
Dopo tre ore di nulla assoluto in cui le uniche catture erano quelle nei miei pensieri, il galleggiante ha come un sussulto. Subito dopo é di nuovo immobile. Penso che la mia immaginazione mi abbia giocato un brutto scherzo, ma evidentemente, il commensale convintosi di non rischiare piú effetti indesiderati, assaggia con maggior convinzione traducendo il tutto con un lento ma progressivo affondamento di quel giallo fluorescente. Ecco, mi dico... o la va o la spacca. Se l'amo é troppo piccolo o troppo coperto o chissà cos'altro possa andare storto non avró una seconda occasione nè oggi nè tantomeno per chissá quanto altro tempo ancora. Ancora qualche attimo... un turbine di emozioni esplodono nel mio cervello; tanti di quei ricordi di cui avevo quasi perso memoria riaffiorano in pochi istanti. In un attimo mi ritrovo ragazzino alle prese con un cannino in mano a sospirare l'agognata cattura, quella che mi fu sempre negata. Mi volto con il braccio indolenzito, le gambe che mi tremano dall'emozione. Rivedo in lontananza il mio amato motorino parzialmente nascosto dai cespugli. Tutto sembra tornato come venti e passa anni fa.
Che sia mai questo il vero elisir dell'eterna giovinezza?

 


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: