Tecniche

Ancora tu... Zander, il Perca

Di Roberto Granata pubblicato il 11/04/14

Non è passato moltissimo tempo (era l’estate scorsa) da quando abbiamo parlato di lucioperca, ma questo interessante pesce e degnissimo avversario dello spinning merita un discorso un poco più approfondito, con qualche cenno anche sulle stagioni che ci aspettano, primaverile e poi estiva. Specie in quest’ultima il tramonto può essere un momento micidiale, che tuttavia va ben interpretato per raggiungere tali livelli, soprattutto per quanto riguarda la luminosità “residua”; fuori dal giusto grado di luminosità lo zander può attaccare, ma il picco si ha in ben determinati momenti del tramonto. Questo vale anche per altri predatori, ma il problema è che tali momenti non sono affatto uguali per tutte le specie. Un po’ in generale, per gli alloctoni avvengono più tardi, con meno luminosità residua rispetto a quelli dei (nostri) autoctoni.

TRAMONTO INOLTRATO
Vediamo di capirci meglio: Se con luccio, black, trota e cavedano il tramonto è un eccellente momento fino a quando abbiamo una certa luce (all’incirca 30 minuti dopo che il disco solare è scomparso dall’orizzonte) e poi un netto e pressoché totale stop negli attacchi, con lo zander, benché si verifichino ovviamente attacchi anche in precedenza, il momento topico inizia proprio quando gli altri finiscono, per protrarsi all’incirca per mezz’ora – un’ora da quando l’oscurità è pressoché totale. Successivamente, come detto, si possono certo avere attacchi, ma il calo risulta spesso piuttosto drastico. Vi sono curiosi esempi riguardo al grado di luminosità, che comunque sembrano sostenere quanto detto. Eccone uno:         Nel tratto pavese del Ticino vi era, fino a pochissimi anni fa, una buona concentrazione di lucioperca. Chi pescava di notte al di fuori dal tratto che attraversa la città catturava normalmente di meno rispetto a chi preferiva il tratto del fiume in piena città, dove l’illuminazione è maggiore. Ciò mi ha fatto pensare (anche se si tratta solo di un mio modestissimo punto di vista) che questo pesce aumenti il numero dei suoi attacchi (come al tramonto) con un certo e ben definito (a lui) grado di luminosità residua.                                       

Esempi a parte, un’eccezione al discorso tramonto inoltrato la fa comunque il pieno dell’inverno dove, a mio avviso e per le esperienze mie e di molti altri, le abboccate si fanno più copiose nelle ore pomeridiane per raggiungere il culmine si al tramonto, ma non così “tardi” (parlo ovviamente di luminosità) come esposto prima riguardo agli altri periodi. Non penso proprio sia un discorso di temperatura dell’acqua (in un grande fiume con acque in movimento poche ore di debole sole, quando c’è, non arrivano a scaldare proprio niente nel pieno dell’inverno), ma proprio di indole di questo pesce che, ricordiamo, nel periodo suddetto, contrariamente ad ogni altra specie, esibisce attacchi molto più decisi rispetto alla norma e, per gioia nostra, ci degna di una visita agli artificiali da parte di esemplari extra.

IL RECUPERO
Parliamo, come amo spesso dire, dell’azione più importante di tutta la pesca a spinning. Tutte le altre, pur se svolte nel migliore dei modi, servirebbero a poco se coronate da un recupero poco adescante. Non è molto facile parlarne perché ad ogni recupero della nostra vita può cambiare qualcosa rispetto al precedente. Esistono tuttavia parecchie “regole di massima”, dettate negli anni dalle esperienze di ognuno di noi. Con il pesce in questione possiamo dire che nei periodi caldi e temperati non è più basilare, anche per lui, uno stretto contatto col fondo; la velocità di recupero però, anche se un poco maggiore di quella prettamente “invernale”, non dovrà mai essere sostenuta. I tramonti estivi si possono suggerire una pescata negli invasi delle briglie, dove è molto redditizio “giocare” con la corrente. Posizionandoci a monte e lanciando verso valle, un buon minnow può essere trattenuto per molto tempo in corrente, a partire da dove smorza la medesima, facendolo risalire (anche con variazioni di traiettoria e soprattutto di profondità) piano piano anche fino in piena schiuma. Ciò non è affatto esagerato, perché sott’acqua la situazione può essere molto diversa da quella che vediamo noi al di sopra. Col freddo la situazione cambia, ed anche il “perca” predilige acque un po’ più calme. Starà si dove smorza la corrente e sul filo della medesima, ma senza spingersi troppo avanti nella schiuma. Nei grandi fiumi le grosse morte diventano un ottimo spot, dove il nostro fa “irruzione” soprattutto negli orari tardo – pomeridiani, come già visto. Ora il recupero dovrà essere davvero lento e sul fondo, anche se condito da qualche “variazione” e da frequenti stop and go. A proposito, attenti agli stop, perché a volte è proprio in quel secondo che arriva l’attacco. E se non si decide? Proviamo a lasciarlo qualche secondo in più… Diavolo d’uno zander!


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