Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 16/05/19
Sono le ore quattordici di un sabato di maggio insolitamente freddo e umido e da appena tre giorni è terminato il periodo di interdizione alla pesca del luccio ; il lago si presenta alto di livello per le abbondanti precipitazioni di aprile e ci sono tutte le condizioni per realizzare qualche buona cattura a spinning . Dopo il grande affollamento delle feste di Pasqua e dei ponti del venticinque aprile e del primo maggio , finalmente le rive del lago sono tornate tranquille e libere dal baccano causato dai vacanzieri delle gite fuori porta . E’ questo un periodo molto favorevole per praticare lo spinning rivolto a predatori come trote lacustri e lucci ; per il persico reale , il lucioperca ed il persico trota occorre attendere ancora un mese in quanto questi predatori si trovano nel mezzo della loro stagione riproduttiva . La grande conoscenza che ho del litorale piemontese del lago Maggiore mi suggerisce di tentare la sorte in qualche ansa riparata dai venti periodici e così in dieci minuti di auto raggiungo lo spot prescelto per la mia uscita . Praticherò uno spinning di tipo “allround “ , che mi consenta cioè di insidiare diverse tipologie di predatori con la medesima attrezzatura che consiste in una classica canna in due sezioni di lunghezza mt 2,40 con potenza di lancio effettiva 5/15 grammi ed azione ML ( medium-light ) alla quale abbino un mulinello di taglia 4000 dagli ingranaggi molto fluidi e dotato di frizione su dischi a regolazione anteriore di tipo micrometrico caricato con un trecciato spessore mm 0,15 al quale connetto con un nodo doppio Albright uno spezzone di un metro e mezzo circa di ottimo fluorocarbon di spessore mm 0,28 e un terminale in acciaio di una trentina di centimetri . Con questa attrezzatura apparentemente sottodimensionata ho effettuato nel tempo diverse catture di mole di trote lacustri , lucci e lucioperca , pertanto mi sento sicuro ad affrontare qualsivoglia situazione . Dopo aver modificato nei giorni scorsi alcuni minnows Rapala da cm 9 appesantendoli con una listerella di piombo sulla pancia , ne estraggo uno dalla tackle box e lo connetto al terminale in acciaio tramite l’uso di un piccolo ma robusto moschettone sempre in acciaio . Con tale artificiale dovrei essere in grado di insidiare una vasta gamma di pesci predatori . Inizio la mia azione di pesca nei pressi di un attracco per i battelli di linea che tutti i giorni fanno la spola tra le varie cittadine rivierasche e le famose isole Borromee ; qui il fondale è caratterizzato da un avvallamento nel sotto riva fino ad una profondità di sei metri per poi abbassarsi fino ai due metri andando allontanandosi dalla riva . Questa sorta di secca di solito è frequentata da lucci di buona taglia che sferrano i loro letali attacchi alla minutaglia della zona . Lancio più lontano che posso ed inizio un recupero sincopato fatto di leggere jerkate atte ad evidenziare i fianchi argentei del minnow , movimento al quale i predatori non sanno proprio resistere . Dopo alcuni passaggi senza registrare alcunché , mi sposto continuando a pescare verso la mia destra dove incontro un pontile galleggiante che mi consente di effettuare sia lanci paralleli la riva sia lanci in lago aperto ; anche qui dopo aver fatto affondare l’artificiale fino a fargli raggiungere il fondo , ricomincio a recuperare con colpetti di vettino dando vita al minnow che viaggia parallelo al fondale con movimento assai adescante . Niente . Proseguo lungo il litorale fino a giungere nei pressi di un ‘altra piattaforma galleggiante con davanti alcune boe alle quali sono attraccate diversi tipi di imbarcazioni ; qui la profondità è costante e si attesta intorno ai sei metri . Inizio con alcuni lanci paralleli la riva ed effettuo recuperi a differenti profondità per ispezionare tutta la colonna d’acqua ; in uno di questi recuperi avverto un timido attacco di un pesce che riconosco essere un persico reale . Recupero il piccolo esemplare agganciato all’ancora di coda del mio Rapala , scatto qualche foto e , dopo averne ammirato la livrea zebrata lo riconsegno alle acque del suo lago . Continuo ad effettuare lanci nella stessa zona perché il persico è un pesce gregario ed è alquanto probabile che ve ne siano altri , ma non realizzo ulteriori catture . Decido di spostarmi e , dopo una camminata a ritroso di una decina di minuti , raggiungo l’auto con la quale mi dirigo in un ampio parcheggio presso la cittadina rivierasca a me tanto cara ; qui vi sono parecchi spots molto buoni nei quali nel tempo ho realizzato ottime catture . Sono le diciassette quando inizio a perlustrare un’ampia insenatura che potrebbe nascondere qualche bell’esocide ; continuo a pescare spostandomi sulla mia destra fino a che giungo nei pressi di un altro pontile galleggiante , lo stesso che lo scorso novembre mi ha regalato la cattura di un luccio di quasi undici chilogrammi . Qui il fondale è marcato e lanciando a ore quattordici si opera su una profondità di circa quindici metri ; tra me e me ripeto che farò ancora un lancio per poi fare ritorno a casa dove alcune incombenze tanto fastidiose quanto inopportune mi stanno aspettando . Lascio affondare il mio minnow fino a fargli raggiungere il fondo , chiudo l’archetto del mulinello ed inizio il recupero sempre cadenzato da ritmiche jerkate : dopo pochi giri di manovella avverto un brusco arresto al quale rispondo con una robusta e profonda ferrata . La canna si flette fino alla schiena e vibra sotto i colpi di un diavolo che non vuole proprio saperne di farsi trascinare a riva . Capisco immediatamente trattarsi di un grosso esemplare di luccio che , favorito anche dalla profondità marcata , si fa apprezzare per puntate rabbiose e poderose testate che mettono a dura prova l’intera combo . Mi sposto all’estremità del pontile per poter giostrare il pesce a centottanta gradi e agendo sulla regolazione della frizione cerco di assecondarne le sfuriate ; non riesco a staccarlo dal fondo e , come se non bastasse , penso alle catene metalliche sommerse che tengono ancorato il pontile ed avverto un brivido lungo la schiena . Se il grosso pesce finisse nei pressi di questi ostacoli sarebbe veramente arduo portare a termine felicemente il combattimento . La canna asseconda a meraviglia le evoluzioni dell’esocide e la corretta regolazione della frizione lo tiene costantemente sotto pressione non dandogli tregua ; finalmente ad una quindicina di metri da me affiora a galla il luccio che stimo essere un pesce di circa un metro di lunghezza . Percepisco che ha quasi terminato le sue forze e così cerco di forzarlo vicino al pontile per salparlo ; uno volta giunto a portata però fa ricorso alle sue ultime energie e compie un’ennesima rabbiosa ripartenza che fa scorrere fiumi di adrenalina nel mio corpo . Lo assecondo di nuovo e ripeto l’operazione : è rivolto su un fianco con il minnow quasi completamente nascosto in bocca e sembra aver decretato la sua resa ; appoggio la canna sul pontile e delicatamente afferro il terminale con una mano e con l’altra effettuo una perfetta quanto provvidenziale presa opercolare . E’ fatta ! Lo salpo e ne ammiro la superba bellezza . Si tratta di un maschio di Northern Pike dalla silouette snella che il metro flessibile fissa a cento centimetri esatti di lunghezza e la bilancina elettronica fa fermare il valore sui sei chili e trecento grammi . Molto velocemente mi appresto a farmi scattare alcune foto da una signora che ha assistito a tutte le fasi del combattimento e , di seguito , con le pinze a becco lungo cerco di liberare il grosso pesce dalla tenace presa delle ancorine ; sono costretto a tranciare l’acciaio delle armature per poi sfilare l’insidia dall’ampia apertura branchiale del pesce . Sono giunte quasi le diciannove e la mia uscita si conclude con quel senso di appagamento che questi momenti sanno profondere ; penso a quante situazioni gioiose è stato in grado di regalarmi il “mio” lago e mi corre alla mente tutta la lunga serie di situazioni analoghe vissute negli anni ; tanti pesci da ricordare che hanno scandito il mio lungo percorso di spinningofilo e mi hanno fatto crescere come pescatore , incrementando il bagaglio di esperienza così prezioso per conseguire buoni risultati . E pensare che se non avessi effettuato quel fatidico “ ultimo lancio “ tutto ciò non sarebbe accaduto …
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