Racconti

Anno nuovo, vecchia inciviltà

Di carlo benaglia pubblicato il 08/01/12

E’ il 2 di Gennaio del 2012. Mi accingo ad effettuare la prima sessione di pesca del nuovo anno. Per evitare di partire col piede sbagliato, scelgo uno spot che solo pochi giorni prima ha regalato parecchie catture ad un nutrito gruppo di amici. Lascio l’auto all’area di sosta più o meno consentita e, per godere di tranquillità e solitudine, mi incammino a piedi lungo il sentiero.

Giunto al luogo prescelto per immergere la lenza, noto subito che quelle sponde sono state già calpestate e non solo.

Sulla parte bassa della riva è tutto un fiorire di bottiglie vuote, cartacce, buste di plastica e stracci. Indignato e schifato per l’inciviltà di cui gli esseri umani sono capaci, scendo la sponda armato di macchina fotografica intenzionato a documentare lo scempio e a “pubblicizzare” l’accaduto sulla stampa e sui siti web di settore.

Avvicinandomi mi rendo conto meglio di quanto la pesca abbia seri problemi da ricercarsi, in prima istanza, nella moltitudine di idioti che annovera tra i suoi praticanti.

Gli stracci e le cartacce sono disposte in maniera anomala, comunque non casuale. Si distingue alla perfezione che si tratta di tanti piccoli ritagli posti esattamente in modo da evitare un possibile infangarsi dei piedini di panchetti e sedute varie. In alcuni casi sono ancora ben visibili i segni tondi lasciati dei piedi stessi.

Tra gli improvvisati zerbini, “sapientemente” utilizzati ed abbandonati, spicca anche una nota rivista di settore. Un di quelle, per giunta, che non si trova nelle edicole e che solitamente è appannaggio di agonisti abbonati o di società sportive.

Mentre fotografo il triste spettacolo, ai signori che si sono distinti per cotanta inciviltà auguro, nella mia mente, cose che non è certo elegante ripete sulla carta stampata e che hanno davvero poco a che spartire con il trascorre un buon 2012 (anzi, direi il contrario).

Mentre raccolgo ed accatasto le schifezze altrui una riflessione mi scaturisce spontanea. Si sprecano fiumi di parole e tante energie per polemizzare e combattere gli alloctoni con le pinne che nuotano nelle acque italiane. Si criticano e si criminalizzano pure gli “alloctoni a due zampe”  che camminano da qualche anno sulle nostre sponde. Ma siamo così’ sicuri che siano il primo e maggior male per la nostra passione? Il crimine perpetrato su questa sponda ha lasciato inequivocabili indizi sui colpevoli. Indizi che la dicono lunga a proposito di quanto male possano fare l’ignoranza e la superficialità dei pescatori autoctoni alla nostra passione.

Ci sono problemi seri da risolvere a livello di cultura e mentalità nei pescatori nostrani. Solo in seguito sarà possibile occuparsi in maniera efficace delle problematiche (acquatiche e terrestri) che provengono da oltre confine.

 

 


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