Tecniche

Apertura: conto alla rovescia

Di Michele Moscati pubblicato il 10/02/10

 

Febbraio sta per arrivare, la febbre da "APERTURA" sale quasi in tutta Italia e orde di sopiti trotaioli si risvegliano dal letargo del periodo di chiusura per scendere nelle cantine a rispolverare l'attrezzatura; tra qualche giorno si torna sul torrente. Emozioni antiche. Da anni ormai l'ultima domenica di Febbraio, per la quasi totalità dei pescatori Italiani, è un giorno di festa, quasi un rito a cui nessun trotaiolo sa rinunciare: L'APERTURA. Capita a volte che un po' arrugginiti dalla sosta forzata ci si scordi qualcosa a casa, magari qualcosa di molto importante in pesca; oppure peggio ancora si arriva sul torrente e ci si rende conto che la nostra attrezzatura non è del tutto a posto, canna, mulinello, filo, stivali; vediamo come non incorrere in questi spiacevoli imprevisti con un vademecun che ci tornerà sicuramente utile: Dopo mesi di inattività e polvere è sempre buona norma testare gli attrezzi prima di tornare sul torrente. Per quanto riguarda la canna da pesca e il mulinello, nostri inseparabili compagni e preziosi tramite tra noi e il pesce, useremo molta cura e attenzione. LA CANNA: per prima cosa sarà necessario stappare il fondo e far passare un po' d'acqua corrente all'interno della stessa, partendo dal lato dell'anellatura e facendola scolare via dal basso.  In questo modo andremo ad eliminare qualsiasi residuo di terra, polvere o quant'altro possa andare a rigare o addirittura intaccare il carbonio in fase di utilizzo. Una volta pulita con acqua andremo ad aprirla completamente e ad asciugarla delicatamente ed esternamente con un panno; per farlo anche nella parte interna sarà sufficiente tenerla stappata per qualche ora. Compiute queste operazioni possiamo tranquillamente richiuderla, facendolo daremo anche una rapida occhiata ai passanti e all'attacco del mulinello. Anche durante questa operazione sarà necessario prestare attenzione perché andare a pesca con il portamulinello rotto o con qualche passante scheggiato sarebbe davvero spiacevole. IL MULINELLO : anche per lui, come per la canna, una veloce passata sotto al rubinetto dell'acqua corrente, una buona asciugata e qualche prova di blocco/sblocco, rotazione e test della frizione basteranno per aver ben chiaro se potrà o meno accompagnarci nella nostra apertura. Diamo anche un'occhiata al filo, magari sbobinando e rimbobinando; lo stesso se buono, o cambiandolo se sentiamo di non poterci fidare. Un ultimo consiglio: se avrete la necessità di lubrificare qualche organo girante, non usate mai prodotti come lo "svitol" o similari; al momento risolvono in un attimo, ma poi si inchiodano e creano non pochi problemi. Meglio utilizzare del grasso spray o addirittura il non plus ultra, "olio per macchine da cucire". GLI STIVALONI: questo aimè è il punto dolente di molti di noi, se li abbiamo riposti bene, li ritroveremo intatti, altrimenti, sarà sicuramente necessario aggiustarli o addirittura ricomprarli. Al di la del neoprene, che da qualche opportunità in più come altri moderni materiali, i classici stivali di gomma, con bretelle, alla vita o tutta coscia hanno infatti un limite nella conservazione. Alla fine della sessione di pesca, o almeno a fine stagione, sarebbe utile riporli asciutti, con un po' di borotalco all'interno, a testa in giù ma soprattutto, importantissimo, mai piegati. Detto ciò è utile, a volte quasi basilare, provarli preventivamente, anche semplicemente nella vasca da bagno, e controllare tenuta, eventuali piegature al limite e soprattutto lo stato di suola e tomaia. Quello del vestiario è forse uno degli argomenti più delicati e personali, ma un paio di consigli voglio comunque darli. Innanzi tutto, visto che affronteremo spot di pesca non sempre comodi, al limite della caduta e molte volte anche ghiacciati, sarà nostra cura portare al seguito uno zaino con un intero ricambio, benissimo se resterà inutilizzato in macchina, ma comunque sempre pronto per non dover abbandonare la giornata di pesca se qualche sasso poco stabile dovesse farci una sgradita sorpresa. Per quanto riguarda invece quello che avremo addosso, dovrà sicuramente essere consono alla temperatura e alla situazione meteo del momento, io opto sempre e comunque per indumenti abbastanza caldi e non imbottiti o ingombranti. A volte preferisco mettere 2/3 felpe o 2/3  maglie belle aderenti una sopra l'altra, ma la necessità di muovermi in spazi angusti e con tutta l'attrezzatura addosso, mi fa comunque preferire questo tipo di abbigliamento piuttosto che i classici giacconi imbottiti. Ottimi sono anche gli indumenti in microfibra e i più moderni "tessuti tecnici" da trekking. Un'altra cosa assolutamente da non dimenticare sono gli occhiali polarizzati, una volta per garisti, ma che da qualche tempo ormai vengono utilizzato anche dagli amatori proprio per la comodità nel vedere sia il pesce che il fondo in cui ci stiamo muovendo. Dimenticavo, non scordate mai un K-Way da portare sempre nel carniere, in collina o montagna che sia il tempo può mutare improvvisamente e non ci deve mai cogliere impreparati. Vestiti e quasi pronti per partire passiamo ora alla fase divertente: prepariamo l'attrezzatura vera e propria. Il gilet da pesca, inseparabile amico di mille avventure ospiterà nelle capienti tasche almeno due scatolette trasparenti a scomparti di medie dimensioni. In base allo o agli spot scelti per iniziare prepareremo le nostre zavorre, sia che siano "coroncine", che "spiraline", che "pallettoni" che pendolini o similari. Quello che consiglio vivamente se si pesca a "coroncina" è di stare un po' larghi con le stime, meglio averne una in più nella tasca, piuttosto che trovarsi costretti a realizzarla sul posto, magari sotto ad una sonora nevicata. Diverso è il discorso per i pendolini, le spirali e i pallettoni, qui in caso di estrema necessità il problema lo risolviamo semplicemente accoppiandone più di uno. Due o tre bustine di girelle, triple o a barilotto e qualche salvando o perli na insieme alle nostre zavorre andranno a riempire la prima delle nostre due scatolette. Anche se negli ultimi anni la pesca a piombo, corona e similari ha quasi rimpiazzato la più vecchia pesca a galleggiante, almeno nel caso del torrente, è sempre bene portarsi qualche "peretta", magari quelle spaccate e intercambiabili, possono fare comodo in molte situazioni, specie quando le trote corrono dietro all'esca ma non ne vogliono sapere di abboccare. Nell'altro caso invece i segnalatori ormai vengono prodotti in qualsiasi materiale e forma, starà a noi scegliere quella con cui ci troviamo meglio. Nel caso ce li dimenticassimo a casa, un fiocco di lana colorato o addirittura un pezzo di stringa di una scarpa va bene lo stesso, e sicuramente fa più "old style". Confezionare stecche di finali gia pronti può sembrare banale ma ricordiamoci sempre che il freddo condiziona molte volte i nostri movimenti e le dita delle mani, insieme alle punte dei piedi, è una delle parti del corpo che si "ghiaccia" prima. Oltretutto potremo aver bisogno di cambiare al volo finale o amo magari per insidiare una trota che ha rifiutato il nostro primo passaggio, così facendo saremo sempre pronti ad ogni evenienza. Una scorta di finali che vanno dallo 0.12 allo 0.20 con legati ami bronzati dal n. 4 al n. 10 andranno più che bene per affrontare un ottimo numero di situazioni che inevitabilmente si verranno a creare durante la giornata. Ricordiamoci anche uno slamatore, un coltellino e un paio di forbici o semplicemente un kitt tuttofare, e con questo la dotazione è completa, a questo punto mancano solo le esche. Vista la scelta della "fario" come preda principe, vista la stagione ovunque o quasi decisamente fredda, l'esca da preferirsi su tutte le altre è senza dubbio "il verme di terra", innescato dalla testa fino al centro a formare una poco accentuata "L" e lasciando la punta dell'amo scoperta. Anche una scatola di camole tenuta in tasca può essere sicuramente molto utile, soprattutto in caso di trota fallita per fare appunto il "cambio esca", ma un'apertura che si rispetti, dai profumi antichi immersi nel freddo come una volta, è sicuramente un'apertura "a verme". Nei tratti dove le fario vengono immesse nei giorni precedenti e senza lunghi periodi di ambientamento, anche il caimano bianco da i suoi buoni frutti, anzi, sul pronto pesca diciamo che proprio è "micidiale". A questo punto siamo proprio pronti, non ci resta che attendere la fatidica "ultima domenica", la sveglia, il caffè con l'amico di pesca, e via sul torrente. Un in bocca al lupo a tutti e ricordate, anche dove il No Kill non è obbligatorio, è sempre gradito; nei limiti della legge è giusto e comprensivo anche padellare qualche pesce, ma laddove non necessario, facciamo il nostro regalo d'apertura al torrente, come da anni lui ce ne fa a noi. Rilasciando il pescato tutti avremo la possibilità di divertirci di nuovo, magari con esemplari che nel frattempo sono cresciuti e si sono un po' infurbiti.

 


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