Tecniche

“Aprire” con la gomma

Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 05/07/18

Seguendo la logica della stagionalità , anche quest’anno è arrivato il periodo tardo  primaverile da dedicare alla pesca con gli artificiali siliconici ; a fine maggio infatti finisce il periodo di divieto della pesca ad uno dei miei predatori preferiti , il lucioperca , e non mi faccio certo sfuggire l’occasione di qualche uscita mirata alla cattura di questo splendido predone venuto dall’Est . Sul “ mio “ lago Maggiore , dagli inizi degli anni duemila , questo pesce ha espanso a macchia di leopardo la sua gradita presenza e non è cosa rara trovarne in buon numero anche con esemplari di svariati chilogrammi . Purtroppo , a causa della prelibatezza delle sue carni , risulta essere molto ricercato da parte dei sopravvissuti pescatori professionali che ne fanno il principale obiettivo della loro ricerca . Ciononostante , anche per noi pescatori con la canna , è ancora possibile catturare qualche bell’esemplare e divertirsi praticando il jigging con shads siliconici innescati su jigheads fino a quindici grammi di peso o adottando voluminosi crank baits dai vistosi palettoni di affondamento . La profonda conoscenza degli spots è una condizione necessaria per avere la certezza di pescare nei luoghi giusti ; questi pesci , infatti , prediligono sostare in spots con profondità non eccessivamente accentuata ( fino a circa dieci metri ) ed a conformazione rocciosa , specialmente se situati in zone riparate dai venti e non troppo esposte alla luce abbagliante del sole . Queste caratteristiche ambientali ci aiutano non poco ad individuare le giuste zone all’interno dei litorali lacustri . Come accennato , sono due i possibili approcci , entrambi molto divertenti : l’utilizzo di minnow paffuti muniti di lunghe palette direzionali ( crank baits ) e l’innesco su testine piombate di artificiali siliconici ( shads , grubs e creatures ) . Con il primo approccio si andranno ad ispezionare tutte le spiagge digradanti da pochi centimetri fino circa a cinque o sei metri di profondità , effettuando lunghi lanci verso il lago aperto per poi , una volta che l’artificiale avrà raggiunto il fondo , effettuare un recupero lento ed intervallato da brevi pause durante le quali il nostro crank ad assetto galleggiante risalirà leggermente evitando così di incagliarsi nelle asperità del fondale ; in questo caso l’attacco sarà deciso e si dovrà portare una pronta ferrata per avere la certezza che le ancore abbiano fatto presa nel coriaceo apparato boccale del lucioperca . Questo particolare tipo di spinning sono solito effettuarlo quando il perca risulta essere molto attivo e disposto a rincorrere l’esca , quindi in condizioni di temperatura dell’acqua stabilizzata su livelli medio  alti , in estate piena . In questo articolo viceversa voglio occuparmi della pesca al lucioperca nel periodo post – fregola , in presenza quindi di acque ancora fresche , quando evidentemente i pesci abbisognano di essere stimolati con artificiali dall’andamento lento in prossimità del fondale . Niente di meglio quindi della seconda opzione , quella cioè che prevede l’utilizzo di artificiali siliconici innescati su apposite jigheads dal peso variabile a seconda della profondità dello spot o dalla presenza fastidiosa del vento , elemento che rende ancora più difficoltosa la percezione delle tocche del percide , già di per se subdole e di difficile identificazione . Quest’anno la giornata del trentuno maggio si è presentata , atmosfericamente parlando , di difficile lettura in quanto la continua alternanza di sole brillante e periodi di copertura del cielo , ha reso i pesci incostanti nella loro attività predatoria . La zona prescelta per la mia prima uscita riguarda un’ampia insenatura naturale del lago dove sfocia un piccolo torrente , creando lo spot ideale per la presenza di questi enigmatici predatori ; questi pesci infatti amano sostare e cacciare nelle immediate vicinanze di tributari dalle acque fresche , a tal punto che sul Ceresio , ad esempio , non è consentita la pesca nel raggio di cinquanta metri sia lateralmente allo sfocio in lago del torrente sia verso il largo . Sul lago maggiore questa condizione esiste e riguarda solo i grandi fiumi come il Ticino in territorio svizzero o il Toce in provincia del Verbano  –  Cusio –  Ossola , pertanto nei pressi di piccoli tributari è consentita la pesca durante tutto l’arco dell’anno . L’apertura alla pesca del lucioperca scatta alle ore dodici del giorno prestabilito , in una parte della giornata quindi decisamente non ottimale per insidiare questo pesce dalle abitudini crepuscolari e notturne . Ciononostante , la giornata variabile mi ha consentito di entrare subito in pesca con discrete possibilità di successo ; per iniziare ho optato per l’utilizzo di un classico pesciolino siliconico , il Power Shad di Rapture , ed in particolare quello contenuto nelle nuove confezioni Power Shad Set che prevedono diverse grammature di jigheads e diverse lunghezze dell’artificiale . Nella fattispecie ho utilizzato una testina da dodici grammi ed uno shad da quattro pollici ( 10 centimetri ) nella colorazione White Ghost , abbondantemente scentato e glitterato . Queste confezioni prevedono ben sei possibilità di indirizzo , Flou , Natural , Perch , Zander e Pike per le acque dolci , Sea Bass per il mare . Grande è la comodità di poter disporre di diverse finiture di shad già innescato e pronto all’uso . Lo spot presenta a pochi metri dalla riva una profondità di circa cinque metri e le piccole particelle di fitoplancton in sospensione tipiche del periodo tardo  primaverile rendono l’acqua leggermente opalina ; non vi è presenza di pesce foraggio visibile e questo non rappresenta un elemento a favore. Inizio a perlustrare la porzione di acqua antistante la foce del torrentello  e l’assenza di brezze mi consente di percepire correttamente l’andamento del mio artificiale sul fondo ; in questo sono facilitato anche dall’adozione di un trecciato di colore giallo flou che descrive perfettamente le traiettorie dello shad in profondità . Come terminale uso da sempre l’ottimo XPS di Trabucco nello spessore mm 0,28 , fluorocarbon dalle eccellenti doti di tenuta al nodo bagnato , invisibilità e resistenza all’abrasione , pericolo costante in questo tipo particolare di spinning . La canna , la mia fedele Intruder da mt 2,40 di Rapture , asseconda a meraviglia l’andamento dell’artificiale ed è pronta a trasmettere al polso anche le più lievi tocche di questo pesce che , anche se di grossa mole , si palesa con attacchi delicati in punta di bocca; la zona della foce non mi ha riservato alcuna sorpresa positiva , decido quindi di spostarmi sulla mia destra dove raggiungo un pontile galleggiante con relativi pali di attracco per i battelli che fanno servizio di linea sul lago . Chi conosce le abitudini del lucioperca , sa perfettamente che tutte le strutture presenti in acqua costituiscono per questo pesce un luogo preferenziale dove sostare e cacciare ; inoltre i dislivelli del fondale rappresentano per il percide un valido punto di controllo previlegiato di tutto il territorio circostante . Ogni volta che percepiremo che il nostro shad sale sopra ad un ostacolo  dovremo porre molta attenzione alla sua relativa ricaduta verso il fondo perché è proprio in questa circostanza che il predatore porterà il suo fulmineo attacco . Ben conscio di tale precipua caratteristica , effettuo vari lanci nelle vicinanze dei pali e dei plinti sommersi che tengono ancorato il pontile galleggiante : ancora niente e così decido di cambiare colore dell’artificiale adottando sempre un Power Shad da quattro pollici ma con finitura Lime Yellow . Perlustro nuovamente la zona calda ed  al terzo lancio con il nuovo colore percepisco distintamente la tocca del pesce alla quale rispondo prontamente con una robusta ferrata a due mani ; la mia Intruder si inarca fino alla schiena e sono costretto ad allentare la frizione del mio SX-1 che stride sotto i colpi poderosi del pesce che subito cerca riparo sotto il pontile , mettendo a dura prova l’incolumità del finale pericolosamente vicino alle funi di ancoraggio . A fatica riesco a smuovere il perca da quella posizione e ora devo concedere una decina di metri di trecciato , frutto di una potente ripartenza verso il largo del pesce che non ne vuole sapere di cedere . Intuisco , anche se non ho ancora avuto modo di vederlo , che deve trattarsi di un’esemplare di mole considerevole ed  affido le mie speranze alla salda presa che l’amo affilato chimicamente mi garantisce ; la continua e pesante trazione può causare la lacerazione della cartilagine boccale del pesce e così allento maggiormente la frizione per evitare questa nefanda possibilità . Finalmente riesco a staccarlo dal fondo e , attraverso l’acqua leggermente opalina , ne vedo le fattezze ; si tratta di un grosso perca incavolato nero che tira come un treno con i relativi vagoni ! Il problema ora è quello di scendere a livello dell’acqua perché se è vero come è vero che pescare da una postazione sopraelevata agevola non poco l’azione di pesca , purtroppo è altrettanto inconfutabile che una volta agganciato il pesce si presenta il problema di come salparlo . Improvvisamente trovo la soluzione nella provvidenziale presenza di un turista al quale affido la mia canna e mi precipito a scendere il dislivello per poi farmela riconsegnare e ristabilire la tensione del trecciato ; il più è fatto anche se ora il pesce , percependo la mia vicina presenza , mette in gioco le sue ultime energie in un disperato tentativo di fuga . Riesco ad arginare anche questa sfuriata e , anche se privo di stivali , entro in acqua ed afferro il grosso pesce con una sicura presa opercolare che garantisce anche l’incolumità dell’animale . Dopo i primi attimi di gioia incontenibile , noto che l’ultima parte del finale XPS presenta segni di abrasione , frutto del combattimento a contatto dei cavi di ancoraggio del pontile ; constato altresì che la qualità dei materiali impiegati mi ha consentito di portare a termine la cattura senza incorrere in spiacevoli inconvenienti . Dopo una decina abbondante di minuti di combattimento durante il quale mi sono isolato dal resto del mondo , ora percepisco la presenza di un folto gruppo di turisti stranieri che ha assistito a tutte le concitate fasi della cattura ; ne approfitto subito per affidare alle mani di uno di essi la mia fotocamera digitale per farmi scattare alcune foto prima del meritato rilascio . Solo ora riesco a capire di aver catturato un pesce decisamente bello e possente : la bocca del “ vampiro “ munita di vistosi canini sembra incutere timore a chi la osserva , evidenziando tutta l’indole aggressiva di questo fantastico pesce . In fretta e furia , dopo le foto , afferro il perca con la mano sinistra per la coda e con la destra sotto la testa ed entro nuovamente in acqua per la fase di ossigenazione prima del rilascio . Occorrono molti minuti di movimenti avanti – indietro del pesce in acqua prima che questo spontaneamente si liberi dalla mia delicata presa ; il lungo combattimento ha accumulato una grande quantità di acido lattico nel grosso pesce che ora fa molta fatica a riprendersi . Finalmente assisto rincuorato alla ripartenza del perca verso le profondità del suo lago e anch’io posso scaricare lo stress della cattura ; non è il primo e spero non sarà nemmeno l’ultimo , ma ogni volta che vivo queste emozioni provo sensazioni uniche e meravigliose . Sono le sedici del pomeriggio e , potenzialmente , ci sarebbero ancora diverse ore di pesca a disposizione ma sono soddisfatto della mia cattura e decido di smettere di pescare . Ripongo l’attrezzatura nell’auto e mi infilo in un’accogliente pub per gustarmi , insieme ad una buona birra,  il sottile e rassicurante piacere di ciò che ho appena vissuto . Penso anche che andrebbe dato un premio Nobel a chi ha inventato la birra . Ma questa è un’altra storia .


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