Tecniche

Argento vivo

Di Articolo e fotografie di Marco Altamura pubblicato il 02/03/19

Con la fine del mese di gennaio finalmente in tutti i grandi bacini prealpini è consentito  insidiare la trota Lacustre ed è proprio in questo periodo dell’anno che , solitamente , si conseguono le migliori catture . Il clima che contraddistingue il periodo è molto freddo nelle giornate limpide e caratterizzato da scarsa luce in quelle perturbate ; l’acqua tocca i valori più bassi di temperatura e i venti periodici ne aumentano il tasso di ossigeno disciolto , favorendo una più costante attività predatoria dei salmonidi . Le trote presenti in questi complessi ecosistemi , hanno concluso il  periodo della riproduzione e dopo tale fase della loro delicata biologia  si mettono sul piede di guerra per fare incetta di preziose proteine animali costituite da piccoli pesci come alborelle , gardons , persici reali e triotti che , sparuti,  popolano il gelido sotto riva . Il carattere ittiofago e pelagico delle Lacustri le porta a vagabondare nelle insenature e davanti alle foci dei torrenti tributari in costante ricerca di cibo e ciò le rende vulnerabili ai nostri artificiali ben manovrati negli strati superficiali della colonna d’acqua . Contrariamente a quanto si potrebbe pensare , anche nel pieno della stagione fredda è possibile trovare pesce foraggio nelle acque basse delle rive digradanti e a fondo sassoso ; in molti casi , avvenuta la cattura , mi sono visto rigurgitare da parte della trota di turno pesci  quasi digeriti o integri perché appena predati anche in numero consistente , a testimonianza di come questi fantastici e selvaggi pesci vadano considerati dei super predatori al pari e forse più del luccio . La differenza sostanziale rispetto alla bella stagione risiede nel fatto che in inverno i piccoli pesci foraggio non costituiscono folti banchi ma il più delle volte conducono vita solitaria . In ogni caso rappresentano agli occhi della Lacustre un’occasione ghiotta da non lasciarsi sfuggire assolutamente . Dopo qualche cenno sulle abitudini di questo predatore tipicamente invernale , vorrei descrivere una sessione di spinning condotta proprio a fine gennaio 2019 durante la quale sono riuscito a catturare la prima Lacustre dell’anno nelle acque di un bacino prealpino caratterizzato da zone ad  elevata profondità alternate a splendide spiagge a media granulometria dove i pesci amano trattenersi nell’intento di sorprendere qualche incauta preda . La giornata in questione non la posso certo definire come ideale visto il cielo terso e le acque calme per l’assenza di venti periodici : il giorno dopo la data di apertura alla pesca mi presento sullo spot nelle prime ore del pomeriggio confidando nel periodo del crepuscolo per realizzare la tanto sospirata cattura . Fino a che il sole non sarà eclissato dietro le montagne , sarò costretto ad andare alla ricerca di zone in ombra dove sarà più probabile sorprendere qualche pesce ; le zone esposte all’irradiazione solare , infatti , difficilmente saranno frequentate dalle trote di lago che da buoni pesci lucifughi , le eviteranno accuratamente oppure scenderanno a grandi profondità inaccessibili per i nostri artificiali . Le prime due ore trascorrono senza catture ma a metà pomeriggio si verifica un fenomeno atmosferico capace di ribaltare letteralmente le sorti della mia uscita : si alza un vento abbastanza teso che spira dal largo verso riva , sollevando con il moto ondoso particelle di fitoplancton e zooplancton capaci di attivare i primi anelli della catena alimentare e , di conseguenza , i predatori . Inoltre le acque mosse hanno il non trascurabile vantaggio di , per così dire , confondere un po’ i pesci e mascherare maggiormente il nostro inganno . Ovviamente in presenza di vento la pesca diventa più impegnativa ma la concentrazione deve sempre rimanere alta perché in simili condizioni ogni lancio può rivelarsi quello vincente . Raggiungo una spiaggia a me molto cara perché teatro di innumerevoli catture di Lacustri stupende ; effettuo inizialmente una serie di lanci paralleli la riva perché spesso i salmonidi si trovano a pochi passi dalla battigia e , subito dopo , inizio una sequenza di lanci a raggiera verso il lago aperto giostrando il mio lipless artigianale tra i flutti . In uno di questi lanci raggiungo i pressi di una boa di ancoraggio ed inizio un recupero piuttosto cadenzato da frequenti accelerazioni che mettono in risalto i fianchi argentei del mio minnow ; quando l’artificiale ha quasi terminato il suo tragitto , come un fantasma a circa tre metri da me , appare dalle onde una sagoma scura che attacca ferocemente e quasi con cattiveria l’inerme pescetto . Porto immediatamente una pronta e robusta ferrata e vedo tra i flutti la grossa trota contorcersi con movimenti testa-coda pericolosi sia per l’esiguo filo in bando , sia per l’integrità stessa del monofilo sottoposto ad un super lavoro . In una frazione di secondo decido di forzare il pesce fuori dall’acqua e lo trascino frettolosamente sulla spiaggia ghiacciata : lo afferro delicatamente per scattare le foto di rito e resto per qualche istante ad ammirarne la superba bellezza . Si tratta di un maschio di trota Lacustre di circa 50 centimetri di lunghezza per un chilogrammo abbondante di peso che è rimasta vittima della sua insaziabile ingordigia al punto da attaccare il mio minnow in una spanna d’acqua pur di non perdere l’occasione di un pasto facile ; durante le fasi di ossigenazione prima del rilascio , il pesce rigurgita un gardon di circa quindici centimetri appena predato e ciò avvalora la mia scelta di perlustrare quella spiaggia in simili condizioni atmosferiche . Dopo qualche minuto il pesce di sua volontà abbandona la mia delicata presa e riguadagna le acque del suo lago . Ormai solo un’ora mi divide dal buio completo e , complice l’ulteriore incrudirsi della temperatura , provvedo a cospargere i passanti della mia canna tramite un pennellino di uno strato di  grasso d’oca per evitare che il monofilo possa ghiacciarsi al suo passaggio creando incrostazioni che non permetterebbero di pescare nell’orario più promettente dell’intera giornata . Mi attivo per rifare il nodo dell’artificiale e ricomincio a lanciare tra le onde . La luce fioca del crepuscolo mi invoglia a rimanere concentrato e la recente cattura mi regala una gioia vissuta altre innumerevoli volte ma non per questo meno intensa . Il buio mi sorprende ancora intento a sondare la porzione d’acqua antistante la spiaggia , ma la sessione si conclude senza altre catture . Come indicazione di massima , desidero dare qualche suggerimento circa l’attrezzatura usata per questo spinning rivolto alla Regina degli abissi : ho pescato con un attrezzo in due sezioni di lunghezza otto piedi ( 2,40 mt ) con potenza di lancio effettiva individuata nell’intervallo 20/50 grammi , con spiccata azione H di punta ; ho abbinato a questa canna un mulinello taglia 4000 con dieci cuscinetti a sfera e con frizione fluida e progressiva a regolazione micrometrica,  con bobina a profilo largo per una facilitata fuoriuscita del monofilo  ; ho caricato il mulinello con dell’ottimo monofilo di spessore mm 0,25 che provvedo a sostituire ogni 6/7 sessioni . Come artificiali solitamente utilizzo due categorie a me particolarmente care : i minnows lipless o senza paletta direzionale  ( sia di fattura artigianale che prodotti in serie ) e gli spoons massicci di forma allungata ( quelli che solitamente i pescatori del nord Europa utilizzano per pescare il salmone atlantico ) . I primi devono avere un peso compreso tra i 20 e i 28 grammi ( menziono volentieri i Bombix di Pelican , i Dexter di Rapture e i Blue Code di Yamashita Maria ) , mentre i secondi hanno un peso compreso tra i 20 ed i 22 grammi ( cito i leggendari Toby di Abu , i Moresilda di Blue Fox ed i fantastici britannici Landa , difficilissimi da trovare).  Per gli ondulanti utilizzo le colorazioni più scure ( rame e bronzo ) per le giornate molto luminose e i colori argento e oro per quelle con cielo coperto . Una girella con moschettone in acciaio inox favorisce la sostituzione degli artificiali e consente al monofilo di non creare pericolose torsioni . Esorto chi ancora non lo avesse fatto a cimentarsi in questo spinning di grande sacrificio che è in grado di regalare forti emozioni nel cimentarsi con un predatore davvero unico ,  paragonabile a nessun altro pesce delle nostre acque dolci : un pesce dall’indole estremamente aggressiva che risponde molto bene ai nostri artificiali e che mette in campo una strenua difesa fatta di fughe rabbiose e spettacolari salti fuori dall’acqua che ci faranno dimenticare i tanti cappotti collezionati a fronte di un’unica cattura .


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