Itinerari Estero

Austria, trote a spinning

Di Roberto Granata pubblicato il 29/09/09

L’abbinamento non fa una grinza: nelle splendide acque della Carinzia lo spinning alla trota si esprime ai massimi livelli. Il discorso non si esaurisce di certo qui, perché nelle acque gestite dagli amici della famiglia Gargantini c’è verso di sbizzarrirsi con altri predatori e molte altre tecniche di pesca, come vedremo in seguito, ma per uno spinningofilo, ci troviamo davvero di fronte  a situazioni da sogno, con copiose catture di splendide fario da mezzo metro e passa ed altrettante splendide iridee anche molto più grandi.
Sono pesci che vivono in acque di qualità davvero eccellente, dove la parola inquinamento è pressoché sconosciuta e la cura dell’ambiente non ricorda di certo alcune nostre tristi realtà.
Il tutto in una stupenda vallata, luogo di vacanza ideale non solo per il pescatore, ma per tutta la sua famiglia. In Carinzia non mancano di certo luoghi adatti al turismo ed allo svago, belle cittadine da visitare, itinerari da godere magari in mountain bike e molto altro. L’amico Adriano, poi, vi può portare alla ricerca di gustosi porcini e cantarelli, i famosi “finferli”, davvero gustosi in molte ricette. Ma riprenderemo il discorso alla fine, perché ora dobbiamo occuparci di come insidiare con profitto e divertimento i nostri amici salmonidi.

TORRENTI E RISORGIVE
Entrambi gli ecosistemi sono presenti nel “pacchetto” offerto, per chi volesse provare una meravigliosa vacanza ma, sia qui che altrove, l’approccio ad un torrente è molto diverso da quello di una risorgiva. A determinare questa diversità sono essenzialmente: 1) La velocità della corrente 2) La presenza o meno di vegetazione acquatica 3) La presenza o meno di vegetazione riparia?. Approfondiamo i vari punti.

CORRENTE VELOCE, CORRENTE LENTA
Nei torrenti, di norma, la corrente è senz’altro più veloce che nelle risorgive. Queste ultime addirittura, in alcuni tratti, presentano una velocità dell’acqua davvero modesta. Ora, sapendo che ogni pesce manifesta reazioni diverse ai nostri artificiali a seconda del fatto che si trovi in acque correnti o meno (anche per una situazione momentanea: immaginiamo l’ittiofauna di un fiume che si trova a convivere con livelli alti ed acque correnti e, finita la piena, con acque basse e quasi stagnanti), possiamo ritenere che le trote che vivono tutta la loro vita in correnti piuttosto sostenute od, al contrario, in linfe dalla scarsa velocità e dalla turbolenza pressoché nulla, abbiamo sviluppato modi di vivere e, di conseguenza, modi di attacco ai nostri artificiali, molto diversi. In torrente o la và o la spacca. La trota che lì vive sa benissimo che della buca, dal masso o all’anfratto dove staziona, avrà una sola occasione per ghermire al volo l’intruso che transita nelle sue vicinanze e che, molto velocemente, sparirà nella corrente. Questo è quanto succede in natura ma, comportandosi la trota di conseguenza, molto spesso anche un nostro artificiale viene attaccato al suo primo passaggio, ed altrettanto spesso rifiutato, od addirittura ignorato, in quelli successivi. In ambienti che invece non impongono ciò, come è sovente il caso delle risorgive, l’artificiale può venire captato, ma essere attaccato anche nei passaggi successivi, a patto naturalmente di fare le cose per bene. Tutto ciò consiglia: 1) In torrente è importantissimo non sbagliare il primo lancio ogni volta che ci accingiamo a compierlo in un diverso spot, fosse ben distante un metro dalla precedente tana che abbiamo esplorato. 2) E’ basilare il lavoro immediato dell’artificiale non appena tocca l’acqua. Per fare ciò dobbiamo chiudere l’archetto e mettere la lenza in tensione un attimo prima. 3) A partire da questo momento occorre la massima concentrazione per rispondere all’attacco della trota, che difficilmente si ripeterà in caso di qualche sbaglio, con una pronta ferrata. In risorgiva possiamo invece: 1) Cercare di convincere le trote con recuperi più “mirati”, proprio perché c’è più tempo a disposizione per far lavorare l’artificiale. 2) Abbiamo la possibilità di sbizzarrirci un po’ di più con la scelta del medesimo dato che la corrente più “lenta” ed i conseguenti diversi giri d’acqua che si vengono a formare ci permettono di usare al meglio alcuni tipi di esche che invece, in torrente, faticheremmo non poco a far “vivere” con il giusto movimento. 3) Nonostante qualche errorino venga perdonato, più che in certi torrenti, il pescare “al top” anche in questi ambienti ci aiuterà senz’altro ad avere risultati migliori.

LA VEGETAZIONE ACQUATICA
Praticamente assente in torrente, ma presente e spesso abbondante in risorgiva, determina anch’essa una logica differenza di comportamento dell’ittiofauna nei due ambienti.
Spesso, in risorgiva, si è tentati dall’esplorare angolini sia pur interessanti, tralasciando però quelle “macchie” di vegetazione subacquea, che spesso arrivano a lambire la superficie, e che offrono riparo e luogo di agguato a bellissime trote che, tra l’altro, sono a volte un pochino meno sospettose ed allo stesso tempo più irruente, perché scelgono proprio questi “nascondigli”, situati su una vena di corrente, perché sarà la corrente stessa a portare loro qualche preda, sia sotto forma di insetti che la discendono, che di ignari pesciolini o di altri “intrusi alieni” (leggi rotanti e simili) che, visto l’ambiente, la corrente potranno anche risalirla.

LA VEGETAZIONE RIPARIA
Ecco un altro elemento, assieme a quello appena detto, che non rende di certo imperativo il risalire il corso d’acqua. Nei torrenti, soprattutto in quelli con assenza di vegetazione riparia, dove si cammina sulle rocce in un paesaggio spoglio e “lunare”, il risalire è quasi d’obbligo o comunque ha un chiaro senso.
Ma dove la nostra presenza è ben celata e dove i motivi fin qui detti ci permettono il contrario, ben venga. I vantaggi li conosciamo: 1) Recupero che dura “fin quando vogliamo”. 2) Controllo dell’artificiale eccellente. 3) Possibilità di variarne la traiettoria, la velocità e soprattutto il modo di lavoro, stuzzicando così le trote più a lungo e con svariati stratagemmi.

ED ORA . . . AUSTRIA!
Come accennato all’inizio, parliamo ora di quelle favolose acque nelle quali, da quattro anni a questa parte, ho la fortuna di divertirmi nel periodo estivo. L’AKTIV HOTEL della famiglia Gargantini si trova in Carinzia, una regione dell’Austria confinante a Sud con l’Italia. Oltre all’eccellente e familiare trattamento, i suoi clienti hanno a disposizione un’infinità di acque dove ognuno può veramente praticare, con divertimento e risultati che spesso da noi si sognano, la tecnica di pesca che preferisce. Passata, roubaisienne, ledgering, carpfishing, spinning e mosca in ambienti da sogno. Quando arriva l’estate, ormai per me un giretto dalla famiglia Gargantini è come una “droga”, alla quale non so più rinunciare e che, trattandosi di una droga non certo nociva, vi consiglio di provare. Possiamo averne un’anteprima consultando il sito: www.trophyclub.it , per maggiori informazioni, scrivendo a: albertogargantini@libero.it.


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