Tecniche

Black Estivi

Di Roberto Granata pubblicato il 24/05/13

Dopo un periodo generoso di catture e nemmeno troppo difficile da affrontare, che è quello primaverile, con l'arrivo del caldo vero e proprio le cose si complicano, ed i black mettono a dura prova i nostri nervi e la nostra tecnica. Ecco come comportarci.

PESCI SCHIZZINOSI

Al loro “risveglio” dopo un semi-letargo invernale (anzi, in certi posti si può quasi parlare di letargo completo), i black avevano bisogno di immagazzinare energie, sia per il loro stato precedente che per la futura riproduzione, ed inoltre venivano da un periodo dove non erano di certo sottoposti ad una massiccia pressione piscatoria. Tutte queste condizioni ne facevano dei pesci “facili”, se di facile si può parlare in campo black, ma comunque senz'altro meno difficili che nel periodo che andiamo ora ad affrontare. Sappiamo che l'arrivo dell'estate ( senza guardare il nostro calendario, bensì quello della natura) non si verifica certo alla stessa data tutti gli anni, ne tanto meno arriva nello stesso momento in ogni luogo, perchè diverse sono le zone geografiche e diverse le annate. Possiamo perciò far coincidere questa fase a partire dal periodo riproduttivo fino agli ultimi sprazzi di estate vera e propria, che lasceranno poi il posto a climi più temperati di fine estate-inizio autunno. In tutto questo periodo di tempo il black attraversa alcune altre piccole “fasi” dove il suo comportamento cambierà di volta in volta, e che possiamo così suddividere: 1) I giorni della deposizione vera e propria. 2) il periodo delle “cure parentali”, dove il boccalone difende il nido. 3) Dalla fine di tutto ciò agli ultimi sprazzi dell'estate vera e propria visti prima. Entriamo quindi nel dettaglio di ognuna di queste voci.

I GIORNI DELLA DEPOSIZIONE

Sono sicuramente i meno proficui di tutto il periodo preso in esame ma, fermo restando che sarebbe meglio lasciare in pace i pesci in questi giorni, interessante è conoscere il loro comportamento ed inoltre sapere che, ovviamente, i giorni intorno alla deposizione possono anche non  coincidere con i divieti che, logicamente, devono avere un giorno di inizio ed uno finale. Ciò significa che nei posti dove non vige alcun divieto (ad esempio i laghi privati, alcuni zeppi di black anche di dimensioni ragguardevoli), potremmo trovare pesci non ancora in frega od, al contrario, al termine di quest'ultima, ed isidiarli con profitto sapendo di non arrecare loro alcun danno. Chiaramente, trovandoci invece in acque libere nei giorni dove non sussistono divieti, e sapendo di trovare pesci in frega, eviteremo comunque di insidiarli. Comunque, nei giorni “clou” i boccaloni sembrano disinteressarsi completamente di ogni artificiale, a prescindere dallo stimolo che esso provoca. Questo comportamento, ad onor del vero, è ravvisabile in quasi tutte le specie di predatori, e dimostra che il pesce
è attratto unicamente dal compito di perpetrare la specie.

BLACK SUL NIDO

Dopo che le uova sono state depositate e fecondate, il centrarchide rimane per un certo periodo di tempo a loro “guardia”. In teoria, quindi, dovrebbe manifestare un atteggiamento ostile verso qualunque cosa si avvicini o tenti di minacciare la futura prole. In pratica, invece, le cose vanno ben diversamente, od almeno quando si presenta loro un artificiale che, nella maggioranza dei casi non viene per niente attaccato, nemmeno insistendo per diverso tempo, finchè un bel giorno... Tutto ciò ho potuto notarlo numerose volte, ma ora uno dei casi più ecclatanti ve lo voglio raccontare: Metà giugno 2001 e clima sereno in una fase di alta pressione, quindi già tipicamente estivo. In un laghetto privato che già frequentavo da diversi anni, mentre ne
percorrevo lentamente il perimetro, munito di occhiali polarizzanti per cercare di individuare qualche pesce nel sottoriva, scorsi ad un tratto due grossi black, uno accanto all'altro. Fortunatamente pareva non mi avessero ancora notato ed allora, con un avvicinamento estremamente più cauto, riuscii ad arrivare sopra di loro, su
di una riva in frana alta un paio di metri. Da li potevo notare ogni loro movimento, mentre erano intenti a sorvegliare il nido, che potevo scorgere chiaramente. I due pesci non si discostavano dal nido se non per pochi centimetri quando nei dintorni arrivava qualche piccolo persico sole o quando qualche ranocchia si tuffava
timidamente, ma non tentavano neppure di scacciarli, ponendosi solo in un atteggiamento di “allerta”. Trattandosi di un laghetto privato, che tra l'altro dopo qualche anno avrebbe fatto una brutta fine, provai a tentarli con svariate tipologie di artificiali, ma inutilmente. Minnows, rotanti, ondulante,worms e persino spinnerbaits non destarono il benchè minimo interesse, tant'è che potevo arrivare a toccare letteralmente i pesci con il mio artificiale senza destare in loro la benchè minima reazione. Trattandosi di un luogo a poca distanza da casa mia, ogni giorno ci tornavo, anche in orari diversi e con diverse condizioni meteo, ma per una quindicina di giorni il loro comportamento rimase sempre uguale, finchè...

LA FASE SUCCESSIVA

Finchè un bel giorno, accingendomi a riprovarci per l'ennesima volta, anche e soprattutto per studiare il loro comportamento, ebbi un violento attacco da parte di uno dei due soggetti al mio primissimo tentativo, non appena appoggiai sull'acqua un worm. Una volta liberato il boccalone (che andò a mimetizzarsi a poca
distanza dal nido) tentai il secondo esemplare. Stesso lancio, stessa storia. Anche sta volta il fragoroso attacco (anch'esso portato a fondo come il precedente) non appena la stessa esca si posò sulla superficie dell'acqua. Dopo questo episodio diversi altri analoghi mi sono capitati in tempi più recenti, anche perchè, in acque dove è possibile ho ripetuto l'esperimento, memore del risultato ottenuto. E per non poche volte
i risultati sono stati praticamente identici, perchè quando arriva il giorno fatidico, probabilmente quando i black non hanno più ragione di sorvegliare il nido o,  più facilmente, quando in loro sopravvengono alcuni istinti prima “soffocati” dal discorso frega e/o cura del nido, i suddetti si lanciano, perdipiù con foga inaudita, anche su diversi tipi di artificiali, provocanti altrettanto diversi stimoli. E' logico che ciò non avviene nel medesimo giorno ovunque ma, se siamo abituati a pescare in determinate zone geografiche, il fatto si presenta in un periodo piuttosto ridotto. Ciò ci può apportare enormi vantaggi, perchè ci permette di localizzare tempo prima i pesci (che non disturberemo più di tanto nemmeno nei giorni precedenti, dove non attaccheranno comunque) e sapere quindi dove tentarli, con in più il vantaggio di avere spesso a che fare con pesci di taglia, potendo anche studiare i loro comportamenti. Unica precisazione è quella di non aspettare troppo, perchè dopo pochissimi giorni (da quando “decidono” di attaccare) se ne andranno dal nido. Tuttavia, a parte problemi di localizzazione (ma neanche tanto) ci avvieremo nella fase successiva, sicuramente prodiga di catture, basta cambiare tattica e modi di ricerca.

IL DOPO FREGA

Esaurito il discorso  riproduzione, di norma ci troviamo di fronte ad un periodo di piena estate, che lascerà poi il posto ad un altro meno torrido, dove il caldo comincerà a mollare ed i primi sprazzi d'autunno inizieranno a regalarci giornate indimenticabili. Tuttavia, anche il periodo caldo a frega appena terminata, è spesso prodigo di risultati. I boccaloni hanno fame, nel vero senso della parola, ma sfogheranno più facilmente questo istinto all'alba ed ancora di più al tramonto. Un buon minnow galleggiante, fatto lavorare all'imbrunire nei sottoriva, ai margini dei canneti e nei banchi di ninfee, può regalarci quel grosso esemplare che in altri momenti della giornata, causa temperature dell'acqua più elevate nei suddetti luoghi, sostava immobile (e senz'altro più apatico) a galla più al largo oppure, potendo disporre di linfe ossigenate in profondità, ne traeva refrigerio. Dato il frangente (e la stagione) anche artificiali un pochino più “rumorosi”, recuperati a galla, danno buone possibilità di successo. In loro mancanza, ricordo comunque che anche il classico minnow può, all'occorrenza, essere usato in modo più “casinista” proprio sul pelo dell'acqua e, pur non raggiungendo appieno il movimento, ad esempio di un “walking the dog”, dimostrarsi più che valido nel frangente in questione.

ED IN PIENO GIORNO?

Le possibilità si riducono un po', ma non si azzerano di certo. Il black immobile a galla pensa meno al discorso fame, ma non è insensibile ad altri stimoli. Solo che per scatenarli, secondo me è impensabile far passare un artificiale davanti al suo naso, artificiale che, seppure lentamente, viene captato solo per pochissimo tempo, proprio perchè lo stiamo recuperando. Occorre un'esca che permanga nei  paraggi e lo faccia incavolare, scatenando prima o poi un qualche stimolo. L'ideale sarà quindi far lavorare un artificiale galleggiante sul posto, con la tecnica che più volte ho già descritto in passato o, nel caso pescassimo in verticale (dalla barca o nell'immediato sottoriva anche da terra), far “ballonzolare” nei paraggi anche qualche
siliconico dall'affondamento lento (quindi meglio se spiombati). L'importante è che l'intruso di turno rimanga per “qualche tempo” nei paraggi del black, perchè così sarà più facile far leva su qualche suo istinto e fargli perdere le staffe. Dopo quanto detto finora, il sopraggiungere dell'autunno (senza guardare il calendario) sarà di certo più prodigo ed anche più facile. Ma, per certi versi, un signor boccalone catturato sudando le classiche sette camicie (è proprio il caso di dirlo, vista la stagione di cui abbiamo parlato) ci gratificherà enormemente, sicuri di aver affinato il nostro bagaglio tecnico ed aumentato il nostro divertimento.


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