Tecniche

Calamento da surf per l'Orata

Di Michele Nardi pubblicato il 24/07/13

Il clima caldo mite e la pesca dalla spiaggia alla ricerca della grossa orata vanno sempre a braccetto. Ogni anno folti gruppi di appassionati sono richiamati all’appello dallo Sparide dorato, il più sognato e ammirato del surf! Vediamo come interpretare una ricerca specifica fatta proprio con l’orata al centro del mirino.

Questa volta cari amici parleremo di un calamento al quale abbiamo tolto tutto il superfluo, tutto quello che potevamo rimuovere in modo da proporvi lo schema più adatto per fare una pesca mirata a una sola specie. Chiaramente ciò non chiude la porta a nessun altro tipo di pesce, anzi gliela apre, e non sono poche le sorprese che possono rimanere vittima del nostro apparato, ma noi per usarlo nell’ottica migliore non possiamo perdere mai di vista quello che rappresenta l’obiettivo principale: la grossa orata! Quando il mare respira forte anche l’orata si pesca come tutti gli altri pesci utilizzando un attrezzatura e dei calamenti più assoggettati allo stato delle onde che alle prede presenti in quel preciso momento ma nella situazione inversa, e cioè quando il mare davanti a noi è senza schiuma, si devono affinare le parature e allungare i nostri “long arm” in modo da non insospettire uno dei pesci più difficili che si possono incontrare pescando dai nostri litorali sabbiosi. Alcune volte, poche in verità, succede che le orate entrano in frenesia alimentare e allora qualunque esca attaccata a qualsiasi calamento può funzionare, ma nella stragrande maggioranza dei casi quelle belle non si fanno ingannare facilmente. Un’orata presa dalla spiaggia del peso di un chilo è già da considerare una bella cattura, intorno ai due chili è sicuramente una cattura di rilievo, mentre quelle di peso superiore ai tre chili pur essendo catture abbastanza rare non risultano neppure impossibili. Come sempre sognare è lecito e alcune volte i sogni si avverano! Negli ultimi anni, infatti, pescatori e biologi marini (per una volta finalmente d’accordo) confermano la tendenza all’aumento della taglia media nell’intero bacino del Mediterraneo, e chissà se sarà destinata ad aumentare ancora. Soltanto a titolo d’esempio citiamo una curiosità: all’isola di Limnos in Grecia l’anno scorso ne è stata spiaggiata una di ben undici chili (da un surfista inglese)! Le più grosse generalmente non vivono in branchi molto numerosi anche se in alcuni periodi tendono a raggrupparsi (come all’inizio dell’inverno) per compiere anche lunghi spostamenti dato che la nostra avversaria (amica) non ama affatto l’acqua fredda.

Momenti da orata

D’estate la cattura dell’orata di taglia è più probabile nelle ore di luce e magari quando il sole è proprio allo zenit (punto d’intersezione tra la sfera celeste e la retta perpendicolare al piano dell’orizzonte di un osservatore). Lo dimostra che nelle ore a cavallo di questo momento spesso arrivano le migliori sorprese. Anche i cambi di luce come alba e tramonto possono essere momenti magici dove ci possiamo lecitamente aspettare di tutto, infatti, spesso capita che dopo una notte senza infamia e senza lode alle prime luci dell’alba si vedono letteralmente partire le frizioni dei mulinelli, e se non siamo pronti addio! Anche di notte non è difficile trovarle a pascolare ma la taglia di solito diminuisce sensibilmente e questo accade perlopiù quando il pascolo avviene insieme con altre specie di pesci come mormore, saraghi, ombrine. In questo caso è meglio utilizzare un calamento generico tipo il doppio long arm, in quanto allarga non poco lo specchio delle catture. L’unica raccomandazione è quella di usare anche con il buio i medesimi finali utilizzati di giorno (realizzati con ottimo fluorocarbon 100%)  in quanto abbiamo potuto constatare che anche in questa situazione è meglio non cambiare niente rispetto al sistema diurno. Dobbiamo tenere in mente una cosa molto semplice: giorno e notte non fa nessuna differenza riguardo al sistema di pesca. Un altro buon consiglio (che può sembrare banale ma non lo è di certo) è quello di diffidare degli oggetti dal prezzo troppo basso, dato che anche questo è un buon parametro di scelta. Purtroppo il nostro sport (guai a chi lo definisce un hobby) è dispendioso ma nella pesca all’orata si può anche risparmiare, un esempio? Eccolo: smettendo di buttare via i soldi comprando l’arenicola.

Riflessioni sul calamento mirato

Dopo aver visto qui su Pescareonline svariati tipi di trave realizzati per piombi fissi e scorrevoli adatti nelle più disparate situazioni, questa volta vogliamo fare una lunga riflessione, frutto anche di alcune visite subacquee fatte alla nostra lenza utilizzando maschera e pinne, un ottimo modo per verificare il reale funzionamento della parte sommersa del nostro apparato. È ovvio che pescando sotto riva un semplice calamento con piombo scorrevole può fare al caso nostro ma nel novanta per cento dei casi che propongono le nostre spiagge lo Sparide dalla corona d’oro va insidiato sulla lunga distanza e perciò un piombo montato fisso è quanto di meglio possiamo attuare per rendere aerodinamiche le nostre parature. Utilizzando un piombo scorrevole anche sulla lunga distanza molte volte l’orata riesce a fiutare l’inganno e a sputare l’esca, mentre un piombo che trattiene a modo il finale riesce meglio nell’inganno e normalmente quando il pesce se ne accorge è ormai troppo tardi. Piombo a parte, in fondo alla nostra lenza è palese che meno peso abbiamo e meglio è, sia per allungare la parabola di lancio sia per essere maggiormente incisivi nell’azione di pesca. Come avrete già capito chi scrive non è per niente attratto dai mini travi realizzati con il filo d’acciaio, per due motivi: nelle prove di lancio fanno perdere diversi metri ed una volta in pesca non sono certo immuni dai grovigli. Molto meglio utilizzare un qualcosa di più semplice, leggero e certamente incisivo.

Piombo ideale

Un piombo che deve portare un’esca non troppo piccola a lunga distanza per essere definito ottimo deve possedere alcuni requisiti che non sono facili da individuare. Oltre alla forma aerodinamica e tassativamente con il baricentro avanzato, deve avere una dote molto particolare: creare una scia di diametro abbastanza largo in modo che l’esca segua durante l’arco di volo tale scia senza essere troppo frenata. Per questo motivo i migliori piombi tra i tanti provati sono stati sicuramente il Windy (Ultramarine), il Galileo e il Nardi X (Fonderia Roma). Di fatto, quando si lancia con l’esca attaccata i classici piombi da lancio tecnico a forma di proiettile fanno un certo sfarfallio e perciò non volano bene, in special modo quando il peso da trascinare non è indifferente. Per essere chiari aggiungiamo che il lancio in pesca è tutt’altra cosa rispetto a quello tecnico dove il piombo deve portarsi dietro soltanto il filo.

Finali dedicati

La prima cosa da tenere sempre bene in mente è quella che l’orata, se è diventata grossa, l’ha fatto perché è un pesce che specialmente nei nostri mari ha imparato a leggere e scrivere! L’orata che pinneggia su un mare privo di corrente, prima di mangiare guarda bene il pasto che le viene proposto, prima girandoci intorno, dopo se non ha sospetti l’assaggia dolcemente facendo dei piccoli spostamenti con l’esca in bocca, proprio per assicurarsi che sia libera da qualsiasi vincolo, ed è qui che entra in gioco la lunghezza del finale. In questo caso è ovvio che è molto più produttivo utilizzare un finale in fluorocarbon di spessore minimo (intorno allo 0,20 millimetri) e di lunghezza esasperata, anche tre metri, consapevoli però che tale lunghezza contribuisce a diminuire drasticamente la distanza di lancio. Un buon compromesso che serve a lasciare la porta aperta alle migliori occasioni senza ridurre molto la distanza di lancio è rappresentato dall’utilizzo di un finale lungo due metri con diametro dello 0,18 che porta un’esca poco ingombrante (mezzo americano, bibi piccolo). Gli ami vanno scelti sempre in base all’esca utilizzata ma anche pensando all’apparato boccale dello Sparide, che essendo pieno di robustissime placche ossee, non è facile da bucare e perciò un amo leggero ma allo stesso tempo robusto è, in effetti, il più indicato.

Costruzione del mini trave

Il calamento che vi proponiamo è frutto di una semplicità ragionata ed ha pregi di sicuro rilievo: vola nel migliore dei modi e rende al massimo sia come tenuta ai grovigli sia in termini d’abboccate. Per realizzare questo calamento monoamo servono una pinzetta a becchi tondi e un tiranodi. Il procedimento è semplice ma va eseguito in modo assolutamente perfetto. Al filo che esce dalla bobina del mulinello (Ø 0,18/0,20 dove c’è solo sabbia) collegheremo tramite nodo Albright uno shock leader conico trasparente, consigliati quelli lunghi quindici metri della Trabucco come tutto il materiale di seguito. Dopo procederemo come segue nella costruzione del mini trave:

1 – Tagliare uno spezzone di filo in fluorocarbon dello 0,60 millimetri e legarci una girella doppia tipo “High Speed Double Rolling” n° 6 (nodo clinch) che fungerà poi anche da attacco per lo shock leader. Volendo si può ricoprire il relativo nodo con un micro conetto ma non è indispensabile perché se il conetto non è davvero minuscolo andremo soltanto a peggiorare tutto l’apparato.

2 – Inserire nell’ordine un tubetto tipo “Sleeve Tubes” Ø 0,75 mm. Una perlina ovale tipo “Fluo Oval Beads” Ø 2 mm. Una girella tipo “Traces Rolling Swivel” misura SH e chiudere lo snodo utilizzando i medesimi oggetti (perlina e tubetto) lasciando che tutto resti scorrevole.

3 – Inserire un conetto di silicone tipo “Soft Rubber Tail” di grandezza adeguata.

3 – Collegare il porta piombo (nodo clinch) tipo “Shrinking Rubber Snap” misura Large, avendo cura di rimuovere il gommino di serie che essendo piuttosto fine non durerebbe a lungo. Il mini trave una volta ultimato deve misurare al massimo quindici centimetri.

4 – Posizionare lo snodo al centro del mini trave e bloccarlo stringendo leggermente i due tubetti con le pinzette a becchi tondi, avendo cura di lasciare un paio di millimetri di gioco.

5 – Una volta in spiaggia basterà applicare il piombo, agganciare il mini trave allo shock leader e collegare il finale tramite un semplice nodo clinch.

Attrezzatura ed esche

La canna perfetta per catturare le grosse orate può essere tranquillamente una buona beach ledgering dato che per merito della sua flessibilità non da tregua al pesce tenendo sempre in perfetta tensione la lenza, ma tutto dipende dalla distanza che vogliamo realizzare nel lancio. Per lanciare al meglio esche grosse e pesanti si può arrivare tranquillamente e giustamente a casting di 250 grammi e anche superiori, l’importante è avere una canna di quelle che pur fruendo di un fusto duro contemplano una cima da pesca, come esempio citiamo la stupenda serie Poetica MN2 di casa Trabucco. Come esche vanno utilizzate un po’ tutte quelle che già conosciamo facendo una rotazione. I vermi come americano e bibi, coadiuvati dal verme di Rimini, sono sempre le più usate ma anche i paguri, i granchi presi sul posto ed i cannolicchi vivi in molte località non sono certo da meno, e poi non tralasciamo mai la sardina specialmente se ci troviamo su un isola.

Andiamo a prenderle

La scelta della spiaggia è certamente uno dei mille aspetti accattivanti del surf, ma è anche il più importante. Prima delle attrezzature, prima del lancio furibondo e prima di tutto il resto dobbiamo dare priorità a quest’aspetto. Le possibilità di pesca si moltiplicano per il surfista dotato del senso dell’acqua e le statistiche lo dimostrano ampiamente ma è difficile parlarne e spesso l’unico modo per acquisirlo c’è dato dall’esperienza. Il nostro consiglio è di cercare e di riuscire a tallonare qualche surfista di vecchia data che faccia al caso nostro, ma sappiamo (per esperienze dirette) che la persona giusta è molto difficile da trovare, più difficile della spiaggia giusta! Per i fortunati che si trovano in luoghi mitici tipo la Corsica o la Sardegna, la scelta della spiaggia va fatta seguendo le perturbazioni e i bollettini meteo. Si devono cercare i luoghi dove l’onda sbianca al punto giusto e di solito il gioco è solo questo, le orate vanno lì per mangiare e non stanno troppo a soppesare finali ed esche. Tutto questo è molto affascinante ma purtroppo non vale sulla penisola. Lungo lo stivale la ricerca va fatta in modo completamente diverso. Si parla di accostate, e queste, pur non seguendo certo un regolamento preciso, verosimilmente ripercorrono i siti degli anni precedenti e perciò dobbiamo tornare sulle spiagge che hanno già reso in termini di grosse orate ed è importante stare con occhi e orecchi aperti per essere fra i primi ad arrivare nei punti caldi dell’accostata. Inoltre, dato che le orate sono in costante aumento, non conviene mai scoraggiarsi dopo un paio di uscite a vuoto.

Michele Nardi 


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