Tecniche

Carpe invernali

Di Mauro Pitorri pubblicato il 09/11/10

“tra sogni e realtà”

Arrivano i primi venti freddi da nord, la temperatura dell’aria scende inesorabilmente, il paesaggio verde che accerchiava il nostro lago preferito cede il posto ai colori invernali, resi ancor più spenti dal grigiore di nuvole cupe e impetuose che si rincorrono nel cielo, assediando l’ambiente mettendo in evidenza con un contrasto netto di colori il volo delle foglie ormai secche, trasportate sulle ali del vento che le ha staccate dalla loro madre pianta per portarle lontano chissà verso quale destinazione.
Il tepore del sole invernale velatamente e di rado riesce a penetrare la spessa coltre grigiastra delle imponenti masse nuvolose, ma quando lo fa dà tepore al nostro corpo e riscalda lo spirito, alimentando le speranze di noi che, in riva ad un lago nella stagione del silenzio e del freddo attendiamo in tenda  l’indistinto suono dei segnalatori.
La pesca invernale è come un “gioco forza” che si disputa tra la tenacia dell’uomo cacciatore di carpe e la fredda durezza della stagione invernale, ed è l’uomo in questo contesto che deve avere la consapevolezza di andare a sfidare la natura, una natura legata al suo andamento climatico con il quale determina e condiziona la vita delle carpe, rallentando le stesse nel metabolismo riducendo in  loro forza e frenesia alimentare.
Il cacciatore di carpe invernali, deve inevitabilmente assumere un comportamento più lento, rilassato e calmo, con la mente propensa a cercare di immedesimarsi nel pesce e la sua rallentata vita, con la pazienza di sforzarsi ad individuare e cogliere quali sono le zone più produttive dello specchio d’acqua dove le carpe scelgono di sostare.
La teoria, i pensieri e i concetti applicati per identificare le zone produttive di un lago, fiume o cava che sia, devono avere elementi fondati costruiti con solide basi di conoscenza dei specchi d’acqua che si vanno ad affrontare, questo fondamento è il solo ed unico punto di partenza per la pesca invernale (ci sarebbe molto da scrivere, su questa determinante conoscenza in quanto, chiave di svolta per meglio interpretare una sessione invernale, ma purtroppo le tipologie di acque da approfondire su questo tema sono tante).
Una generale certezza nella stagione invernale è che queste zone di sosta hanno uno stretto legame con fondali in grado fornire il cibo necessario alla carpa, e mai questi due elementi “zona di sosta - zona di alimentazione” sono distanti tra loro (inversamente a quanto invece può succedere nella bella stagione), questo è determinato dal fatto che con il metabolismo rallentato dal freddo le carpe non amano percorrere grandi distanze (con la temperatura dell’acqua molto bassa non sono neanche in grado di spostarsi dal fondo), pertanto il loro istinto le porta inevitabilmente a trovare e stazionare in luoghi sicuri, caldi e per quanto sia possibile con il cibo necessario per vivere.
Sicuramente, ostacoli sommersi come: tronchi o alberi interi, rotture nette di fondali, grossi massi singoli o zone con più massi, vecchie strutture create dall’uomo come muri o strade e quanto altro,  sono sicuri rifugi dove le carpe possono stazionare in sicurezza e nello stesso tempo trovare varie forme di alimentazione, in quanto questi stessi luoghi e le loro adiacenze sono per tante forme di vita acquatica ideale nascondiglio.
Partendo dall’elemento primario, rappresentato dalla conoscenza che è essenziale per   l’individuazione delle “zone  produttive”, il cacciatore di carpe, per avere la meglio sulle stesse,  possiede un’arma efficacissima “la pasturazione”.
Troppi carpisti sottovalutano o meglio male utilizzano questa forma di condizionamento alimentare per le carpe, nella pesca invernale la pasturazione riveste un ruolo di rilevante importanza, tramite la stessa si riesce a tenere nelle carpe una forma di attenzione alimentare di facile reperibilità, colmando nelle stesse la necessità di alimentarsi con poco dispendio di energie.
La pasturazione per la pesca invernale ha un cerimoniale che deve assolutamente essere rispettato, ed è quello di avere una costanza cadenzata nell’opera di preparazione del posto (zona produttiva), questa deve cominciare con l’immissione in acqua di poche quantità di boilies per volta almeno due volte la settimana nel primo periodo, per poi ridurre ad una volta alla settimana per tutto il periodo invernale.
Questa forma di condizionamento alimentare, per avere sicuro successo deve necessariamente iniziare con la fine della stagione autunnale quando le temperature ancora miti tengono le carpe attive, questa lungimiranza del carpista attento indurrà i pesci ad avere un atteggiamento di assoluta tranquillità sulle boilies di pasturazione depositate nella loro tana invernale.
Purtroppo, questo sistema di pasturazione a lungo termine richiede costanza e coerenza, con il rischio che il “furbetto” di turno benefici del lavoro di altri, ma questo è un rischio che bisogna correre e malauguratamente accettare se dovesse accadere, perché non si possono più rivendicare postazioni esclusive specialmente in laghi molto frequentati …..questa è una delle spiacevoli “realtà”!
I “sogni” rimangono e sono il carburante che alimenta una sessione di carpfishing, specialmente se questa avviene nella stagione del silenzio e del freddo, ma la consapevolezza della conoscenza legata al duro lavoro  è una “realtà” della quale nessuno può astenersi. 


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