Tecniche

Convegno "ecosistemi acquatici..."

Di Mario Narducci pubblicato il 14/06/09

Cremona 23 maggio 2009

Ecosistemi acquatici verso una gestione sostenibile

Nel prestigioso ambito dell’antico Palazzo Trecchi di Cremona il 23 maggio u.s. si è tenuto il Convegno “Ecosistemi acquatici verso una gestione sostenibile”, organizzato dalle Province di Cremona e Lodi in collaborazione con Fipsas, Spinning Club Italia, AIPO e Regione Lombardia. Il Convegno, realizzato in occasione del decennale di attività del Progetto di salvaguardia della Trota Marmorata del fiume Adda, ha inteso portare soggetti diversi, talora contrapposti, a dibattere circa la fattibilità di una gestione condivisa ed ecocompatibile degli ambienti acquatici.

L’incontro è stato aperto dal saluto del Presidente della Provincia di Cremona, Giuseppe Torchio, che dopo aver sottolineato l’importanza della funzione di Sentinella Ambientale del pescatore in naturale sinergia con le istituzioni, ha auspicato la creazione presso l’Autorità di Bacino del Po di un tavolo di consultazione cui partecipino tutti i portatori di interessi per individuare percorsi e condividere decisioni. Torchio si è inoltre soffermato sulla opportunità di una regimazione fluviale a corrente libera che eviti cementificazioni spinte, sulla costruzione di altri quattro sbarramenti sul Po a valle di Isola Serafini per fini idroelettrici con la prevista produzione fino al 3% dell’approvvigionamento elettrico nazionale, sulla valutazione dello sfruttamento idroelettrico anche del reticolo idrografico minore. Ha infine rassicurato circa gli interventi strutturali necessari ad attrezzare a campo gara nazionale il Canale Navigabile in località Spinadesco. E’ stata poi la volta dell’Assessore all’Ambiente della Provincia di Lodi, Antonio Bagnaschi, che ha sottolineato la difficoltà di comporre i diversi interessi che ambiscono all’acqua, auspicando anch’egli la creazione di un tavolo dove si possano confrontare posizioni diverse, esprimendo favore per la nascita di sinergie all’interno del mondo della pesca come il recente Comitato Adda Sud. Bagnaschi ha anche sottolineato la necessità di considerare i corsi d’acqua come ambienti naturali complessi e come occorra perciò per la loro tutela spingersi oltre i semplici obblighi di legge.

Alvise Lucarda della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Torino ha divulgato gli studi genetici effettuati di recente sulla popolazione di Marmorata dell’Adda in grado di dimostrare che, con la fine delle immissioni di pesci di allevamento e il semplice sostegno dello stock ittico presente, si assista alla netta ripresa delle caratteristiche genetiche originarie del ceppo locale. Lucarda sottolineava inoltre l’assoluta necessità di procedere nella realizzazione di progetti di recupero ittico partendo da principi semplici e chiari per individuare le specie da proteggere (pesci autoctoni in primo luogo) per poi passare alla conseguente pianificazione degli interventi e come sia possibile conservare una singola specie solo se ci si occupa di conservarne anche l’ambiente che la ospita. Enrico Pini Prato dello studio Acquaterra è intervenuto sull’importanza della deframmentazione fluviale, ossia sulla necessità di costruire corridoi ecologici continui dove le specie animali del fiume possano compiere le naturali migrazioni necessarie al loro ciclo biologico. Tuttavia la situazione italiana attuale è caratterizzata da un numero di interruzioni della continuità fluviale tanto elevato da rendere impossibile la loro completa eliminazione. Occorre dunque determinare attraverso l’impiego di strumenti tecnici già elaborati e validati quali siano gli sbarramenti su cui effettuare in via prioritaria interventi di mitigazione dell’impatto ecologico. Resta tuttavia il grosso problema del finanziamento delle opere di ristrutturazione che in mancanza di fondi pubblici potrebbero essere affidate a privati in caso di cambio di destinazione d’uso della barriera artificiale (ad esempio con l’occasione della costruzione di una microcentrale elettrica). Resta comunque anche in tale situazione il grosso problema dei controlli e del monitoraggio del funzionamento reale dei passaggi per pesci. Gianrodolfo Ferrari di Fipsas ha illustrato due interventi concreti posti in essere in Lombardia dalla Federazione. Il primo consiste nell’incubatoio di Abbiategrasso gestito insieme alla Provincia di Milano e il secondo in un intervento di rinaturalizzazione e deframmentazione di un tratto del fiume Lambro in Provincia di Como, entrambi esempi di collaborazione fra associazioni, dotate di capitale umano ed ente pubblico, in possesso degli strumenti legislativi e operativi.

Andrea Goltara del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (CIRF) ha esordito auspicando che siano evitati scontri ideologici fra chi sostiene la “politica del fare” e quanti vorrebbero una tutela ecologica delle acque, privilegiando invece il confronto su problemi concreti. Si è poi soffermato sul concetto per cui la qualità di un ambiente fluviale è composta non solo dagli aspetti quali-quantitativi delle acque e delle specie biologiche che vi abitano ma anche dall’idromorfologia del corso. Fenomeni come il mancato rispetto del Deflusso Minimo Vitale (DMV), l’eccesso di regimazioni in grado di esaltare l’intensità delle piene per la scomparsa di ambienti laterali, la riduzione dello spazio di mobilità del fiume, talora il fenomeno dell’Hydropeaking con accentuate e ripetute variazioni quotidiane della portata dovuta a opere idrauliche artificiali, producono una delle principali alterazioni ambientali colpendo il regime idrico stesso del fiume. Ogni intervento a questo livello andrebbe valutato con accuratezza nei suoi impatti anche a distanza di decine di chilometri e nel tempo su scala pluriennale. In particolare l’applicazione della recente Direttiva Quadro europea sulle acque che prescrive espressamente il ripristino della dinamica idromorfologica dei fiumi, principale motore del rinnovamento degli habitat altrimenti destinati a spegnersi, offre per il Po l’occasione di eseguire almeno alcuni studi pilota  di ripristino ambientale, volti ad aumentare lo spazio concesso al fiume con vantaggi ambientali e riduzione del rischio idrologico. Come dire il contrario della costruzione dei previsti nuovi sbarramenti a valle di Isola Serafini: la priorità va data in primo luogo al non ulteriore deterioramento della situazione. Stefano Loffi del Consorzio di Miglioramento Fondiario 2° Adda-Serio ha esplicitato le motivazioni idrauliche da cui dipende la velocità di scorrimento nei canali per uso irriguo, fattore chiave per la fornitura adeguata di acqua a favore dell’agricoltura, motivando così le opere di manutenzione del Canale Vacchelli, di cui è tornato ad auspicare la cementificazione. Ha inoltre accennato alla catastrofica situazione legata alla mancata gestione del patrimonio delle acque sotterranee.

Carlo Lombardi e Simone Rossi, ittiologi delle Province di Cremona e Lodi, hanno illustrato le principali caratteristiche del Progetto di salvaguardia della Trota Marmorata dell’Adda che in dieci anni, rispettandone le caratteristiche biologiche attraverso il monitoraggio delle freghe, il recupero delle uova in asciutta, la costruzione di nidi artificiali, perseguendo il miglioramento dell’ambiente fluviale ha portato –caso unico in Lombardia- all’incremento della popolazione esistente. Restano tuttavia gravi i problemi legati al contesto fluviale, in particolare il mancato rispetto del Deflusso Minimo Vitale e l’inquinamento da parte di alcuni depuratori non completamente efficaci. Si conferma inoltre l’idoneità della specie a fungere da bioindicatore della qualità ambientale. Cristian Morganti dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO) ha illustrato in primo luogo gli importanti compiti istituzionali del proprio ente che in base alla pianificazione dell’Autorità di Bacino e alla programmazione delle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, comprendono il monitoraggio del bacino del Po e la realizzazione delle opere idrauliche conseguenti nel rispetto della salvaguardia delle risorse naturali. In particolare Morganti ha proceduto a illustrare le normali tipologie di intervento sulle sponde del fiume che vanno dalla completa decespugliazione delle sponde, al contenimento dell’alveo fluviale attraverso la costruzione di muri e argini, la velocizzazione dei flussi attraverso la rettificazione dei percorsi e la costruzione di prismate a blocchi giustapposti e cementati. A titolo esemplificativo veniva infine illustrata la realizzazione sul fiume Mella, dietro specifica richiesta della Provincia di Brescia, di un campo da 150 posti per svolgere gare di pesca attraverso la costruzione di sei nuove traverse, lo scavo dell’alveo fluviale per raggiungere alcune polle risorgive, l’ingrandimento dell’argine per renderlo percorribile dalle auto.

Andrea Agapito Ludovici del WWF nazionale dopo aver evidenziato la vulnerabilità idrogeologica ed ecologica attuale del fiume Po (crisi idriche estive, alluvioni eccezionali, scomparsa di specie autoctone e diffusione di specie “aliene”, degradi di interi habitat caratteristici sul corso principale e i suoi affluenti) ha proposto la costituzione di un tavolo di confronto dove con dati seri e tempi definiti si possa giungere a proposte concrete per invertire tale tendenza (riduzione del rischio idrogeologico, recupero della qualità delle acque e della funzionalità ecologica, arresto della perdita di biodiversità). Servirebbe a tale proposito un approccio integrato e multidisciplinare di cui è un esempio la proposta elaborata dal WWF e dal CIRF per la “rinascita del Po” che potrebbe essere integrata nel progetto “Valle del Po” in attuale definizione da parte dell’Autorità di Bacino del fiume Po.

Claudio Ghelfi, Presidente della sezione Fipsas di Piacenza ed esponente dell’associazione No Tube, ha illustrato alcuni esempi concreti di restrizione, laminazione e rettificazione dell’alveo fluviale di alcuni corsi del piacentino che hanno creato gravi danni ambientali e biologici e la pericolosità di realizzare microcentrali elettriche sui torrenti in assenza di serie valutazioni di impatto ambientale. Mario Narducci, Presidente Nazionale dello Spinning Club Italia, partendo dal Progetto Marmorata dell’Adda, ha definito tre ruoli che il pescatore singolo o in associazione può svolgere per collaborare con l’ente pubblico nella gestione ecosostenibile degli ambienti acquatici: sentinella ambientale per il puntuale riconoscimento dei problemi, volontariato motivato per la realizzazione di progetti di salvaguardia e verifica dell’efficacia sul campo degli stessi. Veniva inoltre auspicata la realizzazione di un tavolo funzionale dove regolatori (Regione, Province, Parchi Adda Nord e Sud), produttori (derivatori agricoli, industrie e titolari di concessione all’uso delle acque) e utenti (associazioni di pesca, ambientali ecc.) possano discutere le problematiche relative al tratto di Adda fra Cassano e Gombito, dove sopravvivono importanti popolazioni ittiche autoctone a rischio di estinzione, per individuarne con l’aiuto di tecnici (biologi, ittiologi, geologi ecc.) concrete soluzioni condivise. La manifestazione, perfettamente organizzata dall’Ufficio Pesca della Provincia di Cremona coordinato dal dr. Andrea Azioni e dall’Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca Giorgio Toscani, ha visto una numerosa e qualificata presenza di pubblico per un totale di 230 partecipanti.

 

 


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