Racconti

Cronaca di un ferragosto a ledgering

Di Marco de Biase - Foto di Caterina Carrozzo pubblicato il 01/09/11

Nota del lettore: Ma lui, quel "debiase" lì, non era quello che al ferragosto non si va mai a pesca? Che c'è da pescare leggero l'orata e il saraghetto? Caspita, ci è andato! Ed anche a ledgering! Bischero il "debiase"!!!

Si, ci sono andato e l'ho fatta grossa! La mia passione si chiama mare e l'amore per il cefalo è qualcosa di travolgente, che mi porta a tentarlo in mille modi pur di raggiungere la sua cattura, fine ultimo della pesca. Sono sempre stato un malato di cefalo, credo di essere affetto da "cefalomania galoppante" e nei momenti di massima ricerca alieutica arrivo a farne di tutti i colori. Ammetto che da tempo avevo voglia di pescarli in un modo un po' bizzarro, sicuro di essere il primo tester del ledgering con cage feeder in una terra dove la pesca a pasturatore si è ancora fermata alla "bombetta cilindrica" di colore verde e terminale di 50 centimetri. 

Ma chi è questo cefalo? E' un pesce brutto, zozzo, fastidioso, pigro, di quelli che il pescatore purista non mostrerebbe mai fiero tra le sue mani per una foto ricordo. Ops......rewind. C'è qualcosa nella mia mente che mi fa riflettere: ciò che ho scritto non è vero. Il cefalo è un pesce bello, pulito, simpatico, attivo, di quelli che mostrerei fiero tra le mie mani. Ecco, ora va bene. Questa è la mia idea del cefalo, un avversario temibile, instancabile e divertente, sia nelle misure più piccole (come quelle di oggi), sia con l'esemplare over kilo. E' ben presente lungo la nostra penisola,  i porticcioli, le scogliere, le foci, i canali e persino risalendo i fiumi. Un eurialino tutto pepe, che può essere insidiato et a fondo et attraverso tecniche da galleggiante. Per una volta parliamo di pesca a fondo, quella più evoluta, del ledgering con la pastura.

Ferragosto. L'alba. Condivido questo momento di crescita personale con un'amica, la reporter del servizio, ormai complice delle mie avventure in riva al mare. Ci sistemiamo sulla scogliera del porticciolo qualche minuto prima del sorgere del sole, mentre è in atto la cerimonia religiosa della novena ferragostana con le signore di una certa età che pregano a suon di lamenti antichi, come avveniva nel medioevo. In alcune parti del sud Italia certi scenari sono al'ordine del giorno, il radicamento della religione nelle abitudini comuni è forte ed è ancora possibile assistere a rituali che il tempo non ha dimenticato. 

Il mare è calmo, vi è solo una brezza che costeggia la riva e si affievolisce incontrando i nostri corpi. L'azzurro è il colore dominante che si mischia al tenue arancio del mattino. Il silenzio...il dolce silenzio. Qualche ora prima c'era la cagnara della domenica sera che coinvolge ragazzi di tutte le età, con pizza ed alcool al seguito. Adesso solo il muto suono del mare, che inebria i nostri sensi col profumo di iodio.

Apro il fodero e monto il piccolo tripode da ledgering, con le sue ali laterali poggiacanna. In sacca c'è anche una Tubertini Symbian Feeder, da 3,90m ad azione media, che contempla un range variabile tra i 50 ed i 120 grammi. Il mulinello, un bimbo di taglia 2000, ha in scorta 200m circa di 0,20 (lo uso anche a carpe) sul quale segue un anti-tangle plastico, una perlina parastrappi, l'immancabile girella e lo svolazzo di 70cm di 0,12 fluorocarbon con un amo del 15 a gambo corto bronzato. Questa, in sintesi, la lenza, senza troppi fronzoli, come piace a me. Monto la tre pezzi per appoggiarla poi sul supporto, risalgo qualche scoglio e mi gusto il cornetto ancora caldo che Kate ha con se, appena acquistato dal primo bar aperto. Rifletto e dico a me stesso che la pesca può attendere qualche minuto, meglio spendere ancora un momento di meditazione con la mia amica che fa finta di essere iperattiva (in realtà nasconde a malapena un sonno terribile per la levataccia antelucana). Sono le 6,35 . Il sole è alto ormai e si avverte la prima calura del mattino. Preparo la pastura così composta: 1 kg di base da fondo per cefalo, 250 grammi di pane grattugiato e 100 grammi di glutammato.

Il segreto per una buona pastura da feeder è proprio questa chicca, di derivazione agonistica. Si tratta di un componente che esalta la sapidità della pastura ma allo stesso tempo è capace di fornire un'effetto disgregante a noi molto utile in quanto ci permetterà di sciogliere la pastura in breve tempo, col vantaggio di attrarre vorticosamente i cefalotti nella zona operativa. Diversamente dalla pastura classica da pesca al colpo, quella da ledgering deve vivere di vita propria, con una performance leggermente diversa: nè troppo secca, nè troppo umida. Se troppo secca rischia di restare incastrata a grumi nel pasturatore, anche dopo ripetuti lanci. Se eccessivamente umida al momento dell'impatto avrebbe l'effetto di una bomba di superficie, disperdendo i suoi preziosi elementi solo nella fascia superficiale.

La descrizione tecnica segue con uno spunto circa i due pasturatori impiegati: una gabbietta da 15 grammi (quella di colore nero) ed una da 30 grammi (la restante metallica). Entrambe rendono bene su acque lente, senza corrente e disperdono abbastanza velocemente la pastura nel giro di 3 minuti dopo il collasso su un fondale di 5/6 metri. Altre tipologie di pasturatori, tipo gli open end sono comunque da provare, col tempo li testerò anche io, vista la loro riluttanza nel rilascio immediato della pastura, che si scioglie in un maggior lasso di tempo.

L'azione di pesca. Mentre la reporter prepara la sua compatta per l'occasione, effettuo i primi lanci. Quando il pasturatore arriva sul fondo lo si avverte per il calo di tensione sul cimino dovuto al filo in bando. Per i primi casts è buona norma imprimere qualche bello strattone, così da costituire un buon tappeto di pastura sul fondale. Ripeto l'azione per altre tre volte. Al quinto lancio lascio stare e mi concentro. Prima tocca, esaltazione e ferrata: un granchio (un modo elegante per dire... niente!).  Kate se la ride..... le lancio qualche bigattino addosso per scherzarci su. Rimpinguo l'amo con un ciuffetto di cagnotti e lancio nello stesso punto. Prima tocca, aspetto. Seconda tocca, più decisa. Aspetto... Terzo strattone laterale, è lui quello buono!

Recupero con tutta la verve, manco se avessi pescato un tonno e scopro che si tratta di... una tracina! Dannazione, non è giornata. Imploro il buon Nettuno di donarmi un po' di fattore C, chissà che arrivi un bel "bà filippo" (come siamo soliti chiamare i cefali corpulenti). Ripeto l'azione, lancio e attesa. Mi precipito un attimo da Kate per visionare le foto che è solita scattare mentre sono al lavoro. Improvvisamente vedo partire la canna e volo rocambolescamente sulla tre pezzi, imprimendo una buona ferrata che rivela subito la taglia del pesce. Piccolo combattimento e prima foto ricordo, con un cefalotto da porzione, immediatamente rimesso in acqua senza troppi induci. Si riparte, nuova pastura nel cage feeder ed altrettanto ciuffo sull'amo. Siamo a cavallo... ne giunge un altro sempre piccireddo, forse un po' meno in carne ma altrettanto divertente. Poi altre ferrate a vuoto miste a insignificanti saraghi sparaglioni, un contributo della fastidiosa minutaglia che non lascia scampo in estate.

Sono le 9. Fa caldo e il sole brucia la pelle. Giungono a riva altri pesciotti, ne conterò una decina a fine pescata, durata purtroppo solo tre ore per un imprevisto invito in campagna. Nel giorno di ferragosto s'ha da festeggiare e la carne non può di certo aspettare sul fuoco rovente! Non posso mica obiettare un invito con del buon vino rosso, involtini di agnello e tanta salsiccia di vitello! Chiudiamo le attrezzature con un po' di anticipo; resta l'amaro in bocca per non aver immortalato un esemplare big ma sono ben lieto di aver dedicato le mie ore al caro amico di sempre. Il mare è sempre più complesso, difficile, avaro di soddisfazioni, ma il gusto di ogni cattura ti rimane nell'animo. 


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: