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Daiwa Air Bolo Italy: come nasce una regina

Di Massimo Zelli pubblicato il 03/12/15

Intitolarlo “recensione” della nuova bolognese Daiwa Air Bolo Italy mi sembrava decisamente una scarpa corta per correre una lunga distanza. In termini pratici non è una recensione o meglio, non solo. Vorrei spiegare cosa c’è dietro un progetto che mi ha visto coinvolto come tester, sin dal giorno del prototipo zero di questa canna, fino a siglare i test dell’ultima versione che sta per arrivare sul mercato. L’obiettivo ambizioso e nemmeno troppo taciuto dal project manager Alessandro Galletti è quello di scrivere un nuovo capitolo nell’ambito della canna bolognese, ristabilire le distanze con tutto il resto: alzare l’asticella.

I presupposti erano quelli di creare una allround reale, una canna da utilizzare veramente con finali che vanno dallo 0,08 allo 0,16 coprendo quindi tutte le situazioni della pesca a bolognese con finali medi utilizzando il miglior attrezzo possibile. Non volevamo una canna specifica per qualcosa, semplicemente una canna che un ambito abbastanza ampio di situazioni rispondesse sempre allo stesso modo, ossia in modo eccezionale. La scelta del sito produttivo, quello di Wishaw in Scozia, non è stata casuale. Per una canna che ha la pretesa di essere la regina delle bolognesi era necessario avvalersi della capacità di lavorare sui materiali migliori e più tecnologicamente avanzati, quelli con cui si costruiscono le più pregiate roubasienne made in uk. Lo stabilimento di Wishaw possiede inoltre un controllo qualità davvero accurato ed è basilare partire dalla qualità stessa quando parliamo della canna di punta dell’azienda che ha fatto la storia della bolognese in Italia. Il team di ingegneri inglesi e giapponesi ha risposto alla richiesta d’eccellenza con un disegno che si sviluppa su 3 geometrie differenti: una per ogni canna. In questo modo è possibile replicare la stessa azione, senza nessun cambiamento, a 5, 6 e 7 metri. Le canne disegnate metricamente, ossia con lunghezze crescenti e pezzi intercambiabili, sono caratterizzate da un’azione che diviene via via più morbida man mano che la lunghezza del grezzo cresce. Questa canna non ha beneficiato di questa standardizzazione: la 5 flette nello stesso modo della 7 e l’equilibrio della risposta elastica è ottimale ed ottimizzato su ogni canna. Siamo partiti con i test e ci siamo accorti immediatamente che lavoravamo con materiali sopra le righe. Per questa ragione lo sviluppo del progetto non è stato del tutto semplice. Il potenziale della canna si intravedeva dal primo prototipo ma la strada per arrivare ad un risultato che ci ha lasciato senza alcun dubbio è stata tortuosa. Abbiamo lavorato sugli innesti, sulla conicità dei pezzi di testa, sul disegno degli elementi più larghi per ottenere l’affidabilità più elevata possibile in un prodotto che deve soddisfare i pescatori più esigenti.

Quello che alla fine del percorso è venuto fuori è uno strumento che mette insieme una serie di caratteristiche che fino a questo momento erano state solo teoriche. Per riassumerle, ho davanti agli occhi una canna da 23 millimetri a 7 metri, con una elevatissima velocità del grezzo ed una progressione che può interessare persino il basamento se necessario. La curvatura è in grado di scaricare realmente e senza alcuna imperfezione di disegno, le tensioni più elevate sviluppate nell’uso dei finali più robusti. La canna è sempre e comunque elastica anche sotto le massime sollecitazioni. E’ accondiscendente anche quando si cercano grossi pesci con finali sottili trasferendo a tutta la struttura, non solo alla punta, una percettibile flessione che fa lavorare la canna in continuo contatto con il finale senza allentare la tensione un secondo e senza bloccarsi. L’azione continua e progressiva delle canne di maggior diametro è stata trasferita attraverso un ardito disegno a taglio medio degli elementi in un vestito che sviluppa una conicità abbastanza accentuata a partire dal quarto pezzo verso la cima. Questo genera prima di tutto fermezza d’azione in ragione di elementi di base molto “cilindrici” ma ben stratificati, coadiuvati da una cima a geometria tradizionale che sfrutta i materiali più resistenti e rigidi per abbattere grammi dove serve. In pratica l’esercizio è stato quello di prendere l’esperienza degli ultimi di vent’anni di pesca a bolognese e assemblarla al corpo della massima espressione tecnologica possibile nel 2016.

Circa 10 anni fa ho recensito la vecchia Amorphous whisker V. una canna innovativa per quei tempi che segnava la strada per tutti i costruttori verso il concetto di bolognese allround. Questa nuova canna pone una pietra miliare importante nella stessa direzione unendo l’eccellenza in peso e bilanciamento ad una risposta elastica senza fine legata al concetto di bolognese allround.

Il prezzo è elevato ed è la somma primariamente di uno sviluppo del progetto piuttosto lungo e di materiali e tecnologie all’avanguardia, è una canna per intenditori, per coloro i quali vogliono una canna dai requisiti superiori alla media. E’ uno strumento di valore che aggiunge il fascino dell’esclusività all’esclusività che già la pesca stessa concede come attività. Credo che sia la più bella Daiwa che ho tenuto in mano in quasi 20 anni.

Nelle fotografie a corredo dell’articolo trovate un po’ di cronostoria dei test. Nelle prime tre fotografie i neonati prototipi sono stati testati su barbi di buona taglia in compagnia di un team di ingegneri inglesi e giapponesi e dei product manager A.Galletti (Daiwa Italy)  e D.McAuley (Daiwasport uk). E’ stata una due giorni indimenticabile di pesca a bolognese laddove professionalità elevate si sono cimentate in un brain-storming sulla tecnica supportato dalla pratica sul campo.

Nelle successive 3 foto, la canna è oramai finita e viene testata nella versione definitiva in acque profonde a caccia di cavedani. In questa situazione di pesca l’azione molto ammortizzante è stata la carta da giocare su finali molto sottili mentre la velocità bruciante del grezzo ci permette di ferrare a segno anche sulle mangiate più sospette.

Nelle foto 7 trovate un dettaglio della serigrafia con una finitura diamond-satin, una vernice satinata di tipo a polveri a caldo, tipica delle roubaisienne d’alta gamma Daiwa, che evita che lo sporco si attacchi alla canna e che fornisce un ulteriore protezione ai graffi. Nell’ottava foto un esempio del grado di dettaglio della canna: l’innesto è stato rinforzato sul maschio lasciandolo fuoriuscire di qualche millimetro dalla femmina. Questo stratagemma permette un incremento della rigidità e … qui mi fermo perché, il come hanno fatto non sono autorizzato a raccontarlo.

 

L’unico dettaglio di cui posso fare menzione è che nulla è stato lasciato al caso dato che l’innesto è dotato della stessa finitura trasparente del pezzo e che, se non lo stessi apertamente scrivendo, forse nessuno lo noterebbe.

 

 

 

 

 

Nell’ultima foto ho deciso di riportare solo una testimonianza della severità dei test sul campo ai quali ho sottoposto la canna: una lancio forzato che vale circa 40 metri con una decina di grammi di galleggiante.  

Buona canna e fate i bravi a natale, chissà che una generosa befana non ve la regali.


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