Tecniche

DAVVERO IL METEO E' MATTO?

Di roberto granata pubblicato il 19/04/18

 Sappiamo quanto le condizioni ed i mutamenti meteo influenzino la vita dei pesci ( e non solo) ma, stranamente, spesso viene data loro un'esagerata importanza quando non è il caso e, viceversa, si finisce per subirne le conseguenze quando invece vengono minimizzati. Questo perché, a mio modesto parere, si è persa quella saggezza popolare, accumulata nei secoli, che alimentava la conoscenza e l'attitudine a prevederle. Tale attitudine faceva parte del nostro DNA, ma ora è atrofizzata o giace in standby, a “favore” di strumenti che, anche se di per sé precisi, vanno usati bene, letti bene ed infine, ammesso tutto ciò, non ne vengano falsati i risultati. Tutto ciò genera una confusione pazzesca, che invece di migliorare la situazione, la peggiora. Questo in  molti ambiti, anche molto più importanti e vitali della pesca; ma è di quest'ultima che, tuttavia, ci dobbiamo ora occupare. Lo facciamo prendendo in esame come primo argomento il seguente luogo comune.

 NON CI SONO PIU' LE STAGIONI... ?

 Ricordando che le stagioni piscatorie non si misurano col calendario (che doveva pur dare loro un inizio e una fine), e che la natura non conta i giorni, cerchiamo di descrivere alcune tendenze meteo degli ultimissimi decenni. Le nebbie ( con la N maiuscola) al Nord Italia sono un lontano ricordo; quelle nebbie permettevano di vedere veramente ad un palmo dal naso e, chi non le ha mai viste, non può rendersi conto della loro entità. L'autunno in questi ultimi anni sembra non arrivare mai ed, anche al Nord, arrivare a fine Ottobre od ai primi di Novembre con giornate (e periodi) dai contorni quasi estivi è molto frequente. Così come è frequente, d'altro canto, che poi la primavera tardi assai e che la neve un tempo più frequente a Dicembre-Gennaio, faccia la sua comparsa più frequentemente a Febbraio-Marzo. Al Sud, anche in luoghi dove la suddetta neve era rarissima ora è diventata più “normale”. Insomma, un “ribaltone” che fa esclamare a molti un grido di allarme e che fa vedere il tutto a tinte fosche, portando addirittura alcuni a preconizzare, come già avvenuto parecchie volte in passato, la fine del mondo. Ed invece, proprio per questa macabra previsione si è smentita infinite volte in passato (meno male), dovremmo imparare a non essere così pessimisti e, soprattutto, a non ascoltare solamente le campane che suonano sventura.

 LA STORIA E' MAESTRA DI VITA

 Historia docet... La storia insegna che questi periodi di alcune decine, ed a volte alcune centinaia di anni, hanno sempre avuto luogo. Ad esempio, intorno all'anno Mille, il clima europeo conobbe un periodo più freddo che in precedenza, che si fece poi più temperato nel basso Medioevo. Più recentemente, in alcune annate del secolo XIX, ebbe luogo un clima inusitatamente freddo. Abbiamo molti di questi esempi lungo tutto l'arco della storia; a prescindere dalle grandi ere preistoriche, durate milioni di anni, ma dove i brevi periodi non sono ovviamente documentati, vi sono sempre stati quelle “mini-ere” di decine o centinaia d'anni che abbiamo visto. Di loro si hanno le prime e scarse testimonianze dai graffiti rupestri; tali testimonianze diventano chiaramente meglio documentate col passaggio dalla preistoria alla storia, e cioè con l'invenzione della scrittura. Non è quindi il caso di preoccuparsi e di perdere tempo a disquisire su questioni che andrebbero invece viste come transitorie. Insomma, l'unico modo per conoscere il futuro è quello di guardare nel passato.

 ED I PESCI COSA FANNO?

 I pesci fanno l'unica cosa possibile, cioè adeguarsi. Ma non è questo il problema; il problema è invece il nostro adeguarci alle situazioni che, prima o poi nel proseguire della stagione si devono e si fanno delineando. Vediamole parlando di due specie tra le più note e ricercate dal pescatore a spinning.

BLACK BASS: quando la “coda” dell'inverno si prolunga più avanti nel tempo, è chiaro che poi la primavera scoppia all'improvviso con contorni anche quasi estivi. In questo caso, purtroppo, è probabile perdere la fase più interessante, coi i “primi” boccaloni meno smaliziati e bisogni di cibo, ma anche liberi dopo mesi di sfogare buona parte dei loro istinti. L'inizio delle nostre pescate potrà vedere quindi pesci in pre-frega anche avanzato, prossimi alla frega stessa. Ovviamente i primissimi giorni (che non saranno molti) vanno sfruttati a dovere; non saranno già più pesci “facili”, ma più avanti sarà peggio e, poco dopo, sarà invece meglio lasciarli in pace. Il vantaggio più tangibile lo avremo a fine stagione la quale, se si prolunga fino a tutto Ottobre od a volte ai primi di Novembre con contorni quasi estivi come è successo negli ultimi anni, ci regalerà, scusate il gioco di parole, un finale di stagione infinito. Il che, conoscendo la bontà del periodo in oggetto, non è affatto poco.

 LUCCIO: la “coda” dell'inverno che si prolunga può ritardare un poco la sua riproduzione. Chi è avvezzo alla pesca dell'esocide sa bene che, dopo un proficuo periodo autunnale, la sua caccia si fa dura quando la temperatura dell'acqua subisce un deciso calo. Ebbene, più il clima invernale si prolunga, più la suddetta temperatura rimane al “minimo storico annuale”, inibendo gli istinti del luccio. Quando quest'ultimo avvertirà un sia pur leggero aumento della temperatura ( dell'acqua), assieme ad altri segnali della natura che il suo atavico istinto capta benissimo, si porterà nei luoghi della deposizione ( nelle vicinanze ci può essere facilmente già da tempo), in acque più basse ma con determinate caratteristiche, che diventano, purtroppo, sempre più rare quindi il suddetto periodo è un po' variabile, e dobbiamo fare tesoro di questo per due motivi :

 1)      Conoscere quando lasciare i pesci in pace ( tralatro nei giorni clou della riproduzione sono disinteressati agli artificiali).

2)      Conoscere quando sarà il momento di mettersi all'opera, in quanto il periodo che seguirà (il post-frega) sarà alquanto interessante. Ovviamente queste situazioni non procedono di pari passo col nostro calendario.

 In conclusione, non è proprio il caso di allarmarci perdendo così ottimi momenti piscatori, bensì di adattarci al mutare delle situazioni facendo tesoro di ciò che il passato ci ha fatto conoscere. Il futuro, mi sia permesso, lo captano meglio i pesci.

 

 

 


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