Tecniche

Drop Shot e Vertical Jigging

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 11/05/09

Un nuovo sistema di pesca ai predatori, che sta attraversando l’Europa con un successo senza precedenti

 

Da diversi anni, avendo la possibilità di dedicarmi a differenti tecniche di pesca e ricercando qualche nuovo sistema da presentare agli appassionati italiani, ho intensificato le sessioni dedicate ai predatori cercando di proporre alcuni sistemi che, ho ritenuto essere interessanti.

Tra questi,il morto manovrato sebbene la paternità di questo sistema sia da attribuire da sempre alla coppia “Ropino” Cantaluppi ed il mai troppo compianto, Maurizio Lamperti che per primi la portarono nel nostro Paese. Sull’argomento ho scritto abbastanza, tanto da attirarmi le antipatie proprio del Ropino che non ha mai esitato a considerarmi una sorta di intruso in quella tecnica di cui lui, probabilmente a ragione, si professa un guru. Ma a questo, ci sono abituato al punto da non esserne assolutamente interessato.

Di ben altro orgoglio e piacere sentire invece i giudizi di Giorgio Montagna  allorquando decisi di provare a presentare la pesca con i jerk premettendo, esattamente come avevo fatto con il maniè, di essere un modesto praticante con il solo scopo di divulgare una tecnica e di non ambire affatto al ruolo di esperto. I complimenti che ricevetti proprio da Giorgio, che ho sempre considerato uno dei grandi dello spinning italiano, sono stati motivo di vera soddisfazione.

Il fatto è che un autore svolge il proprio compito quando presenta sistemi di pesca cercando di essere completo e fornendo spunti di riflessione a chi ha voglia di leggere e seguire. Se dovessimo attendere il permesso dei tanti presunti “vate” che invadono la pesca italiana, saremmo probabilmente ancora alle carpe con la polenta oppure, allo spinning con il rotanti da 6 grammi della Martin.

Chiusa questa parentesi introduttiva nella quale volevo togliermi un sassolino nella scarpa, passo a parlare di pesca cercando di tornare su un argomento che riprenderò varie volte nei prossimi numeri della rivista fermo restando che lo farò soltanto se avrò elementi e spunti tecnici interessanti da proporre.

 

Un salto indietro.

Nel numero di Dicembre 2006 di Pescare raccontai le prime esperienze fatte prevalentemente al lago del Salto e nel Tevere, cercando di comprendere una tecnica di pesca di cui avevo sentito parlare moltissimo ma di cui avevo pochi riferimenti tecnici.

 

Il mio obbiettivo era quello di sperimentare alcuni tipi di artificiale, una ben precisa tipologia di canne e una tecnica totalmente sconosciuta in Italia (fatta eccezione per alcuni angler tra cui Dr. Faust e Luca Foroni) e che invece è amata e seguita da tanti soprattutto nei Paesi Bassi dove è stata ideata proprio per i reali, i perca e per i lucci; il jigging verticale. In quelle acque esiste addirittura un campionato con decine di imbarcazioni che si sfidano a colpi di zander, perch e pike.

Detto questo e precisate le origini del mio interessamento a questa pesca vorrei raccontare qualche evento sperando di accumulare quanto prima una maggiore esperienza in altre acque per poi approfondire questo sistema  portandolo con me laddove altri e più grossi predatori sono preda comune

Morto manovrato contro Drop Shot?

. Dopo aver passato tanto tempo a praticare e scrivere di mort maniè ho sperimentato in prima persona che esiste una tecnica capace di affiancare se non sostituire il sistema Drachkovitch senza perderci affatto anzi, riuscendo a catturare qualche preda in più. L’opinione di molti amici che hanno pescato con jig siliconici e la corretta attrezzatura è che si tratta di un sistema assolutamente efficace e spesso, capace di surclassare il buon vecchio Dracho sia quanto a catture che, per la maggiore modernità della azione di pesca.

D’altra parte il morto manovrato, fatta eccezione per la Francia dove è nato , per l’Italia e per la Spagna dove è stato importato a forza per le magnifiche prede di Mequinenza, non ha ottenuto nei paesi anglosassoni e scandinavi, analogo successo ed interesse. Le ragioni sono molteplici partendo dal reperimento dell’esca che dobbiamo innescare in modo peraltro, abbastanza cruento. Le esche a lunga conservazione, si sono dimostrate un palliativo di scarso interesse e mediocre efficacia per cui, ci si è spesso affidati a pesci surgelati che, per quanto freschi non sempre sono ugualmente efficaci.

 A limitare la diffusione del morto manovrato vi è inoltre il costo delle montature  degli accessori in genere, la relativa difficoltà di reperimento e  i prezzi non sempre accessibili. A questo, aggiungerei la diversa considerazione di cui può godere una cattura fatta con esche completamente artificiali rispetto all’uso di esca naturale, come è nella natura del maniè.

Tutto questo confermando il mio amore per una tecnica che mi ha regalato alcune delle più belle soddisfazioni della mia esperienza quarantennale di angler e la possibilità di raggiungere perca, spigole, lucci e siluri in tutte le acque possibili.

Ma un autore che vuole sperimentare nuove vie, deve mettere da parte i gusti personali e tentare nuove vie per cui, tranne qualche uscita tradizionale sul Tevere con i miei amici di sempre, la strada della conoscenza del drop shot e del vertical jigging è segnata.

L’unico vero ostacolo alla diffusione di questo sistema è certamente data dalla necessità di usare una imbarcazione poiché questo sistema non trova alcuna applicazione da terra. Ma l’uso di piccole barche per pescare in acque interne sta prendendo piede anche in tante acque nostrane nonostante i mille divieti che ci mortificano quotidianamente quasi fossimo in Iran o a Cuba.

 

Le attrezzature.

Le attrezzature per il vertical jigging sono semplici e si basano su altrettanto semplici presupposti; leggerezza e sensibilità. Da qui nascono una serie di accessori specialistici che nascono principalmente per coloro che hanno già conosciuto questa tecnica fermo restando che i primi tentativi si possono tranquillamente fare con canne da spinning leggere oppure, con canne da jig tradizionali che possano lanciare esche leggere.

Esistono tutta una serie di canne disegnate appositamente per questa tecnica e nel settore, il leader incontrastato è la Fox International che, affidandosi all’esperienza di Luc Coppens, propone quanto di meglio ci sia nel settore specifico. In linea di massima, si tratta di canne molto corte, comprese tra 160 e 180 cm che possano operare con esche tra i 5 ed i 30  grammi. Essendo attrezzi che fanno della delicatezza e sensibilità, il loro punto di forza,  avremo accessori con un cimino simile a quello delle canne da feeder fishing. Le canne da vertical possono tranquillamente essere affiancate a mulinelli da casting o da spinning di piccole dimensioni. Nel mio caso, un mulinello classe 2000 caricato con una treccia 018mm che fosse in perfetto equilibrio con la canna e lasciasse immutata la leggerezza e la possibilità di manovrarla per molte ore senza risentirne. La treccia utilizzata deve avere alcune piccole caratteristiche tra le quali l’assoluta morbidezza, essere rotonda, non deve essere inguainata o ricoperta e di diametro davvero ridotto. Nel mio caso una ottima Oracle di Tubertini che mi pare uno dei prodotti migliori per questi sistemi in cui la sensibilità è tutto.Una piccola canna quindi, un mulinello leggero, una scorta di filo di nailon,  una bobina di cavetto d’acciaio morbido se peschiamo in acque con lucci, un paio di pinze ed una scatola di artificiali a completare il nostro armamentario.

Alla fine dei conti riusciamo ad andare via leggerissimi per poter trascorrere diverse ore alla ricerca di qualche predatore e senza l’assillo di doverci portare dietro contenitori di esche, vive o morte che siano.

Interessante è la parte dedicata agli artificiali sui quali ci si può veramente sbizzarrire ottenendo quasi sempre un buon risultato a patto che si seguano alcune piccole regole che si imparano in fretta.

Gli artificiali devono essere dimensionati alle prede che andiamo ad incontrare preferendo imitazioni di pesciolini in silicone del tipo Chubby Shad o simili a cui, con una piccola modifica, andiamo ad aggiungere una piccola ancoretta in coda. Uno spazio particolare lo occupano i twister o i piccoli grub di colori vivaci che innescheremo su amo piombato singolo che sono oltremodo efficaci con i reali e leggermente meno con le sandre più che altro perché le dimensioni richieste per i primi sono assai più contenute di quelle richieste per i lucioperca. Questo discorso si estende anche ai lucci che difficilmente cadranno su un twister da 3 cm a meno che non si tratti di piccoli esemplari.

 

Azione di pesca.

Per una azione di pesca corretta è importante avere un controllo perfetto del fondale e non “pescare” l’acqua a casaccio e senza meta. In barca serve un ecoscandaglio e su questo oramai non dobbiamo più avere dubbi visto che si tratta di un accessorio fondamentale nella maggioranza delle tecniche moderne. Un ecoscandaglio ci fa visualizzare i settori potenzialmente “caldi”e ci indica dove dobbiamo calare l’esca. Da qui si passa all’azione vera e propria in cui, si cala e ti prende contatto con il fondale cominciando un flipping verticale fatto di pause e di ripartenze che fanno esplodere l’attacco. La cima della canne è morbida e molto sensibile per cui la mangiata del perca  viene percepita immediatamente grazie all’intrecciato sottilissimo. Consideriamo che una attrezzatura completa pesa poche decine di grammi, per cui ogni singolo sussulto dell’esca viene facilmente individuato. L’azione è un susseguirsi di flipping, saltelli veloci ed attese fino a quando la canna non si blocca e comincia la festa.

 

 

Modificare un Jig.

I predatori attaccano la propria vittima in funzione dell’apparato dentale  di cui dispongono. Un lucioperca tende ad attaccare in testa mentre un luccio, non ha problemi a predare dalla coda. La vittima , nell’istante finale spesso apre la pina dorsale che in molte specie è ricca di spine acuminate che possono ottenere il risultato di infliggere danni al predatore e , raramente, salvarsi. Un luccio non ha invece problemi perché attacca e trancia con la dentatura mentre un perca oppure una trota o un cavedano, possono solo attaccare di testa proprio per non ritrovarsi in gola una preda con la pinna aperta. Da qui la necessità di modificare molti dei jig dotati di amo singolo per rendere l’esca capace di essere più catturante. La procedura è semplice e suggerisco di applicarla a tutti i tipi di jig nei quali non venga compromessa la mobilità in modo eccessivo. Una ancoretta misura 4 è generalmente adatta alla modifica di Jig da 7-10 cm mentre per esche maggiori sarà opportuno salire verso a misura 2. Si preferisce usare un intrecciato da 20 libbre di colore neutro per il collegamento.


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