Tecniche

Drop Shot Rig , una scoperta piacevole

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 02/12/12

Una tecnica nata tanti anni fa tra gli appassionati di black bass ma che si dimostra affidabile ed efficace anche in mare oppure nelle foci dei fiumi

Il vertical jigging ha aperto una nuova autostrada nella pesca sportiva in mare creando migliaia di appassionati e scuole di pensiero. Personalmente non sono molto attratto da quella tecnica mentre, sono molto interessato ad individuare qualche nuovo modo di avvicinarsi al mare e le foci dei fiumi alla ricerca di un sistema differente e che, cosa da non trascurare, mi garantisca qualche bella emozione. Una idea che mi sembra giusto presentare e di cui non mi assegno alcun merito poiché è farina del sacco altrui è certamente il drop shot rig ovvero un modo differente di pescare una dozzina di possibili prede usando attrezzi super leggeri e cercando di ingannarle usando piccoli siliconi e montature studiate per le acque interne.

Nulla a che vedere con il super reclamizzato e straparlato vertical jigging ma, una tecnica proveniente dalle acque interne che trova una eccellente applicazione anche nelle acque salate e nei fiumi a ridosso del mare.

Tutto è nato facendo delle foto per scrivere un articolo su una rivista di acque interne, in cui volevo indirizzare l’attenzione degli appassionati verso esche siliconiche e modi di presentazione delle stesse usando concetti tipici della pesca del black bass. Osservando attentamente il comportamento delle esche n acqua e le reazioni scatenate su lucioperca e cavedani è stato un colpo di fulmine il cominciare ad immaginare le reazioni delle spigole nelle foci e successivamente, di sugheri, sgombri e lecce stella in mare aperto. La curiosità e la voglia di sfruttare l’ampio tratto di Tevere che passa vicino a casa, ha fatto il resto.

Il drop shot è un sistema di presentazione dell’esca che mi è stato fatto vedere per la prima volta da Luc Coppens, un bravissimo angle olandese, molto conosciuto in patria per aver vinto diversi campionati nazionali ed essere testimonial di una grande azienda britannica per la quale sviluppa specifiche linee di prodotto. E’ bastato qualche giorno di pesca sulla sua Canadian a pochi chilometri da Amsterdam per scoprire un mondo che mi ha acceso un vero e proprio faro e per certi versi, fatto mettere il sistema del mort maniè (morto manovrato), in secondo piano. Di quest’ultimo sistema  ho parlato diffusamente in passato quando ho avuto la fortuna di catturare spigole molto grosse in situazioni in cui altre tecniche stavano fallendo. Ma il limite del morto manovrato sta certamente nella necessità di disporre di esca naturale possibilmente freschissima,cosa diventata a volte problematica. Con il Drop Shot questo limite è totalmente superato e ce ne possiamo rendere conto semplicemente immergendo nel lavandino di casa un silicone innescato correttamente. Credo che la differenza tra un pesciolino vero e una imitazione in silicone sia talmente infinitesimale da poter ingannare sempre e comunque , la più diffidente delle prede che stiamo cercando. Provare per credere! Altro vantaggio sta nelle dimensioni dell’attrezzatura, fatta di pochi pallini di piombo, qualche amo e un paio di buste di esche siliconiche con cui affrontare tutte le possibili situazioni, dalla spigola al predatore in mare aperto includendo tombarelli, alletterati, lampughe. Praticamente una lista senza fine e che copre tutti i predatori presenti lungo le nostre coste.

Attrezzatura.

Il drop shot inizialmente dedicato alle spigole è una pesca al tocco con artificiale con cui è possibile sondare minuziosamente il fondale in modo quasi perfetto. E’ necessario disporre di attrezzi dalle caratteristiche particolari per non essere “sordi” ai movimento del piombo e poterlo governare perfettamente in ogni situazione. La canna deve essere quindi un attrezzo da spinning leggero con azione prevalente di punta e con un range di lancio che arrivi a 1/8-1 ½ oncia. La canna deve essere leggera, corta non meno di 180 cm (6’-6’6’’ ft) e mai più lunga di 7 ft per non essere insensibile. Un attrezzo leggero dedicato al bass in acque interne è assolutamente perfetto per i nostri scopi.

Il mulinello deve essere adeguato per cui possiamo usare un 2500 oppure un piccolo mulinello da casting caricato con intrecciato da 10 libbre massimo. Perfetta per queste fasi l’Oracle di Tubertini che si dimostra indispensabile in presenza di corrente e laddove dobbiamo avare veramente la massima sensibilità.

Azione di pesca.

La riprova dell’efficacia del drop shot l’ho avuta qualche giorno fa quando mi sono permesso di consigliare questo sistema al simpatico “Granchio” che è il mio vicino di barca sul Tevere e che mi chiedeva qualche lume sulla pesca alla spigola. Preparata una piccola montatura e mostratogli il principio di funzionamento, l’amico mi ha sbattuto in faccia una spigola di quasi 6 kg qualche giorno dopo. Unica alternativa alle esche siliconiche era stato l’aver innescato un saltarello coreano.

Personalmente, le prove effettuate nella laguna di Orbetello durante le riprese delle mie Fishing Adventures “Caccia e Pesca Canale 235) mi avevano permesso la cattura di numerose spigole anche di buona taglia. Ma la facilità con cui erano arrivate le spigole nella laguna non rappresentava la giusta prova del nove per questo sistema per cui avevo atteso il mare calmo per poter provare sui branchi di pesce che stazionano nei paraggi delle foci e che spesso esplodono in mangianze furibonde che rendono la pesca davvero eccitante. La prima uscita era stata una parziale delusione perché era mancata la situazione di pesca idonea anche se una bella lecca stella era arrivata sul silicone innescato come prevede il drop shot ma, usata come un normale artificiale e quindi, con un lancio lungo sulla mangianza ed un recupero a scatti. L’attacco era stato istantaneo a riprova che il tipo di silicone ad imitazione di una piccola alice era stato perfetto nell’ingannare la preda. MI mancava però una bella controprova pescando a far scendere l’esca sul fondo facendola saltellare nei suoi paraggi per poi provare a sondare gli strati d’acqua con un lento recupero verticale a strappetti. La sessione seguente era stata invece un autentico trionfo con grossi lanzardi da quasi un chilogrammo, diversi sgombri, occhiate e altre belle stelle che avevano attaccato senza pietà le mie imitazioni. Una decina di chilogrammi di feroci combattenti, tutti slamati e rimessi in acqua in attesa che nei mesi successivi alcuni di essi diventassero esche per la mia stagione a lecce amia e serra di cui riparleremo prossimamente. La terza sessione aveva invece portato ad una  nuova sorpresa positiva poiché alle prede citate si erano aggiunte anche le palamite di taglia medio piccola che, considerando l’attrezzatura, avevano dato parecchio filo da torcere. Un divertimento colossale ed uno spettacolo anche per chi, dalle barche vicine, osservava e non capiva che no stavamo pescando con sistemi tradizionali ma, stavamo bellamente inventando e sperimentando.

Azione in fiume sulle spigole.

L’azione di pesca sulle spigole in fiume è leggermente differente da quella che si adotta in mare

E richiama alla mente la classica pesca al black bass in cui il contatto con il fondale è indispensabile. Stabilito il giusto peso del piombo di coda per avere il contatto con il fondale senza perdere di sensibilità e montato l’amo in linea drop shot (a bandiera) a circa 30-40 centimetri da esso ha inizio la fase di pesca innescando un piccolo silicone oppure, come Granchio insegna, un lungo verme come il coreano  che magari non è corretto tecnicamente ma, si dimostra efficace.

Le immagini allegate indicano alcuni possibili tipi di innesco su imitazioni di pesciolino, octopus, anellidi in generale.

Effettuato il lancio di traverso sulla corrente oppure direttamente a valle e preso contatto con il fondale (qui treccia sottile e canna sensibile diventano i veri alleati), inizia la fase di esplorazione fatta di stop and go della durata di qualche secondo senza mani perdere il contatto. L’attacco avviene in ogni istante della azione di recupero anche se più spesso, proprio nella fase di “stop”. La spigola spesso non va per il sottile e la sua presenza è segnalata con colpi forti e decisi a cui rispondiamo con una ferrata che sia memore del diametro del nailon che abbiano come finale.

Il gioco è quindi presto fatto perché con la stessa attrezzatura possiamo insidiare spigole di tutte le taglie, avere la visita di cefali enormi, di cavedani se siamo più lontani dalle foci fermo restando che se la barca lo consente, possiamo anche fare una scappata in mare aperto per provare a prendere qualche cos di altrettanto bello e spesso, molto più commestibile fermo restando che noi angler moderni sappiamo sempre quando fermarci e non ingrossare inutilmente il carniere.


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