Tecniche

EPPUR SI MUOVE

Di Di Roberto Granata pubblicato il 25/07/21

Lancio, giro la manovella del mulinello e l' artificiale viene verso di me. Quando è arrivato, ripeto il tutto. Niente di più semplice, ma anche di più alienante. Eppure troppo spesso non si va oltre, come succubi di un presunto sacrilegio. Il titolo di quest'articolo, la famosa frase che Galileo pronunciò dopo essere stato inquisito due volte per aver dichiarato che è la Terra a girare attorno al Sole, vorrebbe proprio spronare ad andare oltre. Il mondo ci mise del tempo (più che altro per questioni di orgoglio ed aristocrazia)  a dar ragione a Galileo; speriamo non ce ne voglia altrettanto per cogliere(più che altro voler cogliere) che non basta girare la manovella. Troppo spesso si considera il complesso canna-mulinello come un "apparato" atto a lanciare ed a recuperare l'eventuale preda, sminuendo od addirittura trascurando il fine più importante che può attuare, ossia un buon recupero dell'artificiale , senza il quale rendiamo vano il lancio ed improbabile il recupero di una preda.    

 L'ESEMPIO MINNOW.

Prendiamo come primo esempio un minnow galleggiante: recuperandolo a canna "ferma" ed a velocità costante esso nuota col movimento, più o meno valido, che il costruttore gli ha donato, ma pur sempre con UN solo tipo di movimento. Vediamo ora cosa può fare d' altro, anche nel medesimo recupero.

- Può nuotare più lentamente o più velocemente;

- Può nuotare più a galla o più in profondità;

- Può smettere di nuotare, per poi ricominciare (anche in diversi modi);

- Durante le pause può rimanere immobile, può essere mosso ad intervalli sul posto, può essere "vibrato" in continuazione o meno, può essere usato a canna alta "simulando” un popper, oppure sempre a canna alta provocando una scia più o meno marcata sulla superficie;

- Può avere un nuoto che tende a "virare" da una parte piegando leggermente l'anello di attacco dall'altra, o che tende a nuotare verso la superficie o più o meno verso il fondo piegando il medesimo anello verso l' alto o verso il basso;

- Può essere "depositato" su di una ninfea o su di un ostacolo (anche sulla riva) e poi fatto cadere in acqua;

- Può essere fatto scendere nella corrente fino a raggiungere punti altrimenti tabù; durante il successivo recupero possiamo farlo arrivare fino a noi oppure, al punto voluto, farlo di nuovo discendere per raggiungere altri spot diversamente proibiti, secondo la necessità e soprattutto secondo il nostro istinto piscatorio;

- Possiamo anche lasciarlo o depositarlo in vene di corrente diverse, per raggiungere punti diversi, oppure su oggetti galleggianti per mandarlo alla deriva nel punto voluto per poi farlo cadere ed iniziare il recupero, oppure farlo "impazzire" con violenti colpi di canna alternati a brevi pause (le ripartenze sono spesso micidiali per le trote) e molto altro. Credetemi, quando si pesca è possibile scordarsi tutto ciò. E non ci perdiamo solo tutto questo e tutto quello che può restare da raccontare, che è già molto, ma anche la possibilità di "mischiare" tutto quanto detto per se stesso, ottenendo veramente modi quasi infiniti di usare un semplicissimo minnow galleggiante.

 COME MAI?

Come mai molto spesso si vedono tantissimi pescatori a spinning che sprecano tutto questo ben di Dio, oltretutto moltiplicato per diversi tipi di artificiali(qui abbiamo parlato di un solo tipo)? A mio avviso perché non lo conoscono o ci credono poco. Probabilmente ne hanno sentito parlare, ma molte cose più facili e più "trendy" ne prendono il sopravvento e, per restare al passo coi tempi(che i pesci non conoscono), deviano dal suddetto ben di Dio. Negli anni '80, quando cominciai a pescare solamente a spinning, potevo avere come punti di riferimento la mia esperienza (poca), quella dei pochi spinningofili che incontravo e la rivista ‘Pescare’ dove, prima il mitico Giandomenico Bocchi e quindi l'ottimo Roberto Cazzola e l'emergente Renzo Della Valle (mi scusino gli altri che mancano all'appello), "iniziarono" me e molti altri al fascino dello spinning. Successivamente ebbi l'onore di scrivere su quella rivista per quattordici anni, e percorrere la strada che loro avevano tracciato mi riempiva di emozione e di gioia, ma anche di rispetto per coloro che, nel tempo, mi onorarono e mi onorano tuttora della loro amicizia.

 

OSIAMO DIRE…

Ora togliamo me dal discorso, che posso non contare niente, ma arriviamo al nocciolo. Questi pescatori erano e restano una miniera d'oro. Oggigiorno ci sono altri pescatori così? Secondo me sì, ma la loro voce grida nel deserto. Non possiamo sperare di andare avanti in un mondo dove (in tutti i campi, beninteso) con i social, tutti possono dire tutto su qualsiasi cosa, perché è chiaro, matematico ed inconfutabile che quasi tutti dicono cose errate. Ma temo sia troppo tardi.


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