Tecniche

Fisheries d’inverno : il laghetto di Molinella

Di Massimo Zelli pubblicato il 21/10/15

Quei due piuttosto che averli alle spalle è meglio averli di fronte, in posizione orizzontale, possibilmente freddi. (El Indio).

Il colonnello Douglas Mortimer traguardò Guy Callaway per pochi attimi attraverso il collimatore del winchester. Il suono del colpo tuonò in aria pressoché all’unisono con il tonfo in terra del cavallo condotto da Callaway. L’animale era stecchito. Guy si rialzò sputando polvere, non era stato ferito ed imputò il fatto ad un errore di mira. Il suo sguardò rabbioso, pur da distante, incrociò quello affilato del colonnello che baluginava sinistro sotto la tesa larga del cappello … se vi interessa il seguito andate a vedere il film perché merita. Quanto al dettaglio sull’errore di mira, non fu un errore, soltanto un colpo assestato con micidiale precisione atto a produrre l’effetto voluto, ossia, fermare sul posto l’avversario. L’affinità che può esserci tra una delle sequenze più belle del cinema western ed il film che giriamo ogni volta che prendiamo in mano una canna inglese  è ben più di una metafora . Quando il waggler cade a 45 metri dalla sponda nel mezzo metro quadro antistante al canneto laddove si forma un insenatura l’abilità di tiro non è un optional. Serve abilità ma anche freddezza.  “Qualche dollaro in più” o qualche mangiata in più , come nel nostro caso, devi guadagnartela sul serio, specie  quando il termometro segna negativo per qualche giorno di fila. Di certo il 29 dicembre io e Luca eravamo ben freddi e per più motivi … quanto al fatto di essere orizzontali suppongo debbano passare un bel po’ di pescate e di inverni prima di parlarne. 

Ambienti curati e pesci attivi

Scegliere un qualunque carpodromo stile vasca da bagno zeppa di carpe per un inglesata invernale oppure un ambiente che presenta le caratteristiche di una fisheries inglese produce punti di vista altamente differenti e non soltanto per la pescosità. La densità di pesce è differente nei due ambienti e la competizione alimentare è la discriminante seppure le temperature basse mitighino molto questo aspetto: in carpodromo si pesca anche di inverno e si rischiano ottimi cestini, in un laghetto simil naturale molto meno.  Ci sono però delle eccezioni: quando un laghetto è curato non soltanto dal punto di vista ambientale esterno e quindi delle strutture (parcheggi bar e compagnia...) ma anche ittico la faccenda può assumere risvolti che in termini di catture divengono sovrapponibili. Nel dettaglio se il pesce è continuamente foraggiato dal gestore del lago attraverso un’alimentazione mirata a tenere in attività ed in salute i pesci (mangimi di qualità e somministrazione di antiparassitari ed antibiotici) anche il calo di temperature ci presenterà una situazione con buona parte dello stock ittico attivo sebbene non forzatamente sovrabbondante come in un carpodromo. Se aggiungiamo a tutto questo regole restrittive che riguardano essenzialmente la capienza delle nasse, il loro uso limitato alle sole gare, l’utilizzo di ami rigorosamente barbless e di taglia adeguata, quello che ne salta fuori è un bel lago attrezzato e comodo, con pesci belli anche da vedere e che da l’illusione di stare nelle campagne dell’appennino. Può apparire scontato voler semplicemente vedere il tappo che va sotto in questa stagione che è prodiga soprattutto di voluminosi indumenti per rimpinzare l’armadio ma il plus valore di certi ambienti risiede anche nelle condizioni a contorno. Quello che tuttavia genera la maggiore attrattiva nel pescatore consapevole risiede soprattutto in quello che tecnicamente valgono certe piccole acque. La densità ittica non eccessiva costringe ad adottare tecniche di pesca più tipiche del canale che non di una cava e questo impreziosisce una giornata che avrebbe già le carte in regola per essere perfetta: cosa c’è di meglio che stare a pesca con un amico?

Alcune considerazioni sull’ambiente

Il fatto che il pesce sia nutrito e curato e presente in quantità adeguata ma non eccessiva tende a generare le dinamiche tipiche di un ecosistema bilanciato e quanto più naturale possibile. Questo porta ad avere un comportamento dei ciprinidi, ma anche di altre specie, molto più vicino a quello che si potrebbe avere in un canale ad acqua lenta che non in un laghetto. A questo va aggiunto che il lago in questione è piuttosto lungo rispetto alla larghezza complessiva ed in più è dotato di isole che ne dividono la superficie a guisa di un grosso “8” schiacciato, per questa ragione è soggetto ad una lieve corrente generata sia dal vento che dai fenomeni convettivi di riscaldamento e raffreddamento.  Il movimento dell’acqua durante il giorno, quando il sole è alto, genera un certo riscaldamento delle acque meno profonde  ossia l’immediato sottosponda ed il perimetro delle isole. Durante la notte il fenomeno si inverte rendendo le acque più profonde meglio abitabili da un punto di vista termico. I sottoriva per di più, sempre a causa delle correnti generate che sebbene deboli sono comunque presenti, fanno da “filtro” a tutto quello che viene trasportato dall’acqua. Residui di mangime, legni marcescenti, fogliame  sono tutti componenti di un ecosistema che genera calore e fermentazione: in altre parole vita. Questi “sottoboschi” che si creano laddove la corrente ristagna ospitano organismi macrobentonici, micro crostacei, piccoli vermi etc.. Vi è più di un motivo per cercare pesci nel sottosponda e ve n’è più di uno anche per cercarli in anfratti e insenature poichè per la loro natura questi massimizzano quanto descritto sopra a proposito di ecosistemi secondari.  Per farla corta: vi sono punti dove i pesci per n motivi vanno a stabilirsi anche senza averne apparenti motivi. Bisogna sapere quali sono questi punti e pescarci.

Strategie da canale

Anche se non mi manda Lubrano, la domanda sorge spontanea ugualmente: perchè scegliere la canna inglese andandosi a complicare la vita pescando a ridosso delle isole quando vi è un comodo sottosponda alla portata di 5 comodi pezzi di canna ?  Semplicemente per dimostrare a noi stessi che quando nessuno ci scommetterebbe, nemmeno noi infondo, siamo in grado di alzare il livello tecnico anche se la giornata parte con l’intenzione che è soltanto quella di bagnare la lenza e sparare quattro cazzate con un amico ... è il nostro senso di pescatore ce lo impone, o più semplicemente “vogliamo prenderli come ci piace”. Va inoltre dato un motivo in più a questa scelta che non è legata solamente al gusto personale: l’opzione della pesca alla francese è possibile ma presenta delle caratteristiche per le quali il numero di catture può non essere superiore alla tecnica inglese come invece accadrebbe nel periodo estivo. Innanzitutto va detto che la discriminante “distanza” si fa sentire in maniera importante laddove andiamo a mettere a confronto i set-up di lenza. Sull’inglese un finale del 16 ed un amo del 12 sono dei parametri da rispettare con lo scarto di un paio di misure in alto. Sulla roubasienne con dei ganci e  dei cavi del genere probabilmente il cappotto resterebbe adagiato sulle nostre spalle a tenerle bene in caldo. In via definitiva, la faccenda anche con la canna francese non è facile e non possiede sicuramente le caratteristiche di velocità e resa della bella stagione: è un gioco basato sulla precisione di pasturazione, su lenze leggere e terminali fini.

Tornando all’inglese: dobbiamo sfruttare le ore di luce al meglio delle nostre possibilità quindi dovrà essere abbastanza noto il fatto che il pesce impiegherà del tempo per entrare in pastura. Le 8 del mattino, tanto per intenderci, quando la brina copre ancora il perimetro del lago non è l’orario giusto per prendere pesce. E’ però quello giusto per prendere il posto quando il lago è ben frequentato...  Occorreranno un paio d’ore prima di vedere un minimo di attività. Quello che va fatto in questo tempo è decidere bene che punto pasturare e fare con fiducia e precisione un po’ di fondo.  Ho scelto un insenatura di fronte a me a circa una cinquantina di metri dalla sponda, avevo una mezza intenzione di usare una una 13’ montata con 16 grammi ma per onor di cronaca vista la precisione di tiro richiesta preferisco avere 15 metri in più nella canna e frenare un poco la caduta del waggler  piuttosto che arrivare al punto di impatto col fiato corto e dover sforzare ogni lancio. Ho optato per una 14’ che monta un waggler da 22 grammi: questa scelta mi consente inoltre di angolare il lancio in modo da ottenere un tiro molto radente. L’eccesso di potenza permette di gestire questa situazione al meglio: un tiro teso permette di arrivare a destinazione senza dover per forza intersecare vari rami e rametti che sporgono come degli artigli dalla sponda. Una parabola a spiovente al contrario consente un buon controllo del lancio  solo quando il waggler atterra presso una sponda abbastanza pulita. Vi è inoltre un’altro fattore da considerare: quando peschiamo nei pressi di un canneto o una sponda, in una condizione nella quale la vicinanza della lenza a questi determina un numero superiore di abboccate, è opportuno che il galleggiante resti il più possibile nel punto caldo ergo, l’affondamento del filo non deve seguire la gestualità classica di spinta della cima sott’acqua e successiva trazione. Deve essere un gesto molto più leggero: qualcuno preferisce non affondare il filo addirittura poichè ogni centimetro indietro del segnalatore che lo porta fuori dall’insenatura diminuisce la probabilità di un’abboccata. Detto questo appare abbastanza chiaro quanto è importante la posizione di pesca. Un lancio troppo corto, oppure troppo al lato va ripetuto. Bisogna abbandonare la pigrizia mentale di quel “tanto lo lascio li 5  minuti e poi recupero”.  Ricordiamoci che si parla di giornate da 15 pesci in 7 ore quindi l’importante non è fare le cose in fretta ma farle bene.

Pasturazione decisa e ... precisa

Lo stereotipo per il quale “l’inverno vuole poca pastura” va cancellato quando si parla di posti laddove il pesce è attivo pressochè tutto l’anno. Il torpore dei pinnuti e il loro maggiore grado di circospezione  non va confuso con mancanza d’appetito. Due Kg di pastura e un Kg di cagnotti incollati servono e non avanza nulla a fine giornata se fate le cose per bene. Il fondo iniziale va fatto una volta stabilito in quale mezzo metro quadro pescheremo. È sempre meglio stare abbastanza corti rispetto al punto di impatto del waggler onde evitare che il pesce vada ad intanarsi laddove non arriviamo. Per renderci meglio conto: se il waggler è ad una distanza che oscilla tra 20 e 50 cm dalla sponda opposta, converrà che la pastura cada ad una distanza variabile tra il metro e i due da questa, in linea con il segnalatore o poco ai lati.

Il pesce impiegherà del tempo ad attivarsi. Questo non accade perchè la pastura è lenta  ma semplicemente perchè è la coincidenza di quel grado in più di temperatura dato dalla luminosità crescente e dell’effetto dello sfarinato. Le due cose insieme rendono la zona di pesca maggiormente interessata al movimento dei pinnuti. Soltanto nel momento in cui riceveremo i primi timidi segni di presenza cominceremo ad alimentare.

Consiglio spassionatamente di cercare di capire bene quale è il punto caldo prima di cominciare a dare  costantemente pastura. Se ad esempio all’interno della nostra insenatura il pesce mangia meno può voler dire che per n motivi  dobbiamo stare qualche decina di centimetri all’esterno. Qualche volta il fondo è talmente frastagliato che il pesce concentra la sua presenza sulla prima gengiva laddove comunque la profondità rasenta il metro e mezzo scarso. Questo passo è importante per non andare a pasturare zone in cui è difficile pescare: il detto che una palla corta è meglio di una data troppo lunga è quanto mai vero in questo caso. Solo dopo aver deciso qual’è il punto corretto avremo infatti le idee chiare su dove andare ad impattare precisamente con la pastura di mantenimento. Va fatta una precisazione importante: se stessimo pescando carassi, una volta fatto il fondo alimenteremmo lo stesso punto di pastura con dello sfarinato molto diradato nel tempo e rarissime palline di bigattino. La parte importante di questa considerazione la ripeto: la pastura andrebbe data nello stesso punto del fondo iniziale ossia più corta del galleggiante. Il lago che abbiamo deciso di affrontare con Luca è popolato essenzialmente di carpe e pesci gatto: alimentare con la pastura ed il bigattino oltre che necessitare di altri ritmi dovrà interessare il punto di impatto del waggler in modo molto preciso.  La  Il bigattino incollato va inoltre dato a dosi piccole: palline del calibro di una noce e deve seguire la pasturazione a sfarinato in una combinazione 1-2 come un jab di disturbo a cui segue un montante ben assestato. Ogni 15 minuti bisogna alimentare con un un paio di palline di pastura ed una di incollato.  Riassumendo: bisogna fare il fondo con la sola pastura più corto, aspettare e in seguito cominciare ad alimentare la zona calda come descritto ossia con precisione a ridosso del waggler.

Lenze fisse non piombate

Le lenze fisse hanno delle caratteristiche di lanciabilità e volo che non sono proprie delle lenze scorrevoli e questo è il punto fondamentale da tenere in considerazione. Laddove il fondo si presenta sotto i due metri una lenza scorrevole può avere ancora un significato, pensiamo soprattutto all’invito: c’è la possibilità di farlo senza variare la posizione della lenza. Se consideriamo il nostro caso specifico, i vantaggi di una lenza scorrevole si esauriscono qui: un metro e mezzo di fondo è poco e non occorrono espedienti particolari per garantire una certa stabilità e staticità di pesca che sono ancor più importanti in questa stagione rispetto a quella calda. L’utilizzo di un waggler “sovrappeso” rispetto alla distanza reale da raggiungere non è solo legato alla precisione di tiro ma anche all’inerzia maggiore che il complesso pescante possiede. In altre parole, se la corrente è davvero lenta basta una girella tripla posizionata ad un paio di cm dal fondo oppure in lieve appoggio per garantire una presentazione non solo corretta ma anche precisa e abbastanza ferma. Non va dimenticato che le anse della sponda dove faremo cadere il waggler hanno come caratteristica lo stallo della corrente al loro interno. Questo unito al peso complessivo della lenza consente una grande precisione di pesca.  L’unica condizione da rispettare affinchè tutto giri come un orologio è l’affondamento del filo: sopra ho scritto che qualcuno non lo affonda ma quest’affermazione va approfondita. Non affondare il filo sottostà al fatto che devono essere utilizzati nylon piuttosto grossi e ben sgrassati che già da soli garantiscano un 70% dell’affondamento. Per guadagnare ancora un’altro 10-15% del filo affondato basterà un giro di manovella ed una lieve trazione che altro non faranno che mettere in tensione la linea evitando pance. Tendere la lenza, riprendendo il concetto spiegato poc’anzi, è il completamento di un’azione di pesca che a fronte di un lancio teso prosegue in modo continuo e fluido  prima che il waggler riemerga: in questo modo possiamo massimizzarne gli effetti benefici sulla precisione di pesca. Non vi è nulla di peggio che lanciare nel posto giusto e ritrovarsi il waggler 5 metri fuori pastura dopo nemmeno 3 minuti. Questo è esattamente ciò che accade se c’è vento ed il vostro filo presenta pance oppure è affondato malamente: è successo a tutti e continua a succedere non c’è da vergognarsi, solo prendere atto che la pesca all’inglese è fatta di geometrie semplici ma anche tanta esperienza, manualità ed allenamento.

Lenze fisse piombate

Quando Eolo diviene fastidioso verrebbe voglia di impiombarlo: data l’impossibilità della faccenda possiamo cominciare intanto a piombare la lenza giusto per esorcizzare il truce pensiero all’indirizzo del dio dei venti. Quel che di fatto è l’unico espediente se la corrente diviene troppo importante  è un appoggio consistente coadiuvato da una catenella di pallini. Il sistema di pesca in questo caso va rivisto e tarato in maniera differente poichè per ottenere gli stessi effetti bisogna ora massimizzare la staticità. Nel caso precedente a fronte di un fondale reale di 1,5  metri il finale di circa 40 cm poggia in terra per intero quindi  la lenza avrà 1,9-2 metri d’acqua. La lenza piombata porta 1 grammo di pallini del numero 7 che sono sufficienti per ancorarci nei pressi del sottoriva opposto.  I piombi sono distribuiti su circa 50 cm con una scalata fatta di mini-bulk come descritto nello schema. In questo caso diamo alla lenza 2,4-2,5 metri di fondo per garantire l’appoggio consistente dei piombi in terra che però escluda l’ultimo bulk. Per evitare che si evidenzi una staratura grossolana del nostro galleggiante occorre mettere in tensione il nylon  questa volta affondandolo bene. Il peso del filo e l’allineamento della lenza attiva che lavorerà  in diagonale faranno il resto regalando una taratura perfetta. Questo naturalmente è un sistema di pesca che va provato e tarato attentamente dal pescatore: descriverlo una volta che lo si conosce è abbastanza facile, è meno facile mettere in atto tutto questo poichè bisogna fare bene attenzione agli equilibri tra tensione, taratura e appoggio. Va fatto notare che, mentre usando uno schema la cui unica piombatura è una girella tripla si deve pescare lasciando la lenza “a piombo” sotto il galleggiante senza muovere nulla o pochissimo, quando usiamo una lenza piombata e con un metro di appoggio non è un problema il fatto che il waggler si sposti 30 cm mettendo il filo sotto acqua. Questo movimento metterà semplicemente il trazione la lenza attiva e renderà più evidente la mangiata senza di fatto muovere l’esca dal sottosponda ma semplicemente spostando il segnalatore.

Epilogo

La giornata da un punto di vista statistico può essere riassunta come segue, terzultimo giorno dell’anno con la mite temperatura massima di 3 gradi, 15 pesci presi, 2 persi causa rottura, un pranzo con antipasto, bis di primi, secondo piatto fatto di affettati caserecci, dolci, un litro di vino, caffè, svariati ammazza caffè e la compagnia di un amico.  Quello che ho trovato, al di là di Luca che ringrazio tantissimo, è un ambiente a misura d’uomo nel quale esprimere la propria passione: una vera fisheries inglese a due passi da Bologna.


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