Racconti

Frammenti di Memoria

Di Massimo Zelli pubblicato il 20/11/09

 

La luce crepuscolare di mezzogiorno da l’impressione di un tramonto ad una giornata che  inizia con il buio. Sono uscito a comprare le sigarette, anche se a dire il vero non ne ho mai fumata una, persino il gesto seppure mi appartenga nitidamente come ricordo mi è del tutto estraneo ora. Comprare le sigarette è qualcosa che tipicamente faccio prima di andare a pescare.

 

Pescare: un altra attività di cui continuamente ho dei ricordi e vi sono spinto da un impulso irrefrenabile, ma che non credo di aver mai praticato, almeno non adesso.

 

La collisione con Nostradamus nel 2179, un asteroide delle dimensioni pari ad un quarto di quelle della luna aveva spostato la traiettoria orbitale della terra producendo un certo tipo di squilibrio stagionale: in estate la fascia tropicale raggiungeva a stento le 9 ore di luce ed i 20 gradi mentre in inverno la condizione luminosa era molto simile a quella che si verificava durante l’estate polare ad inzio millennio. Una sorta di tramonto lungo 8 ore adesso  rappresenta il giorno, mentre il buio è come al solito: Buio.

 

Il mio lavoro è quello di GUARDIANO della sicurezza, come del resto il lavoro di tutti quelli come me: siamo impiegati all’interno delle fabriche come operatori ad elevato contenuto di lavoro oppure semplicemente come corpo di polizia, il mio caso appunto.

 

Di fatto GUARDIANO della sicurezza è una definizione che “va un po’ larga” al mio mestiere,  in fine questo  si riduce a disintegrare, fare a pezzi, in poche parole rendere neutrale ogni forma di vita che violi il coprifuoco notturno, imposto nel 2200 per debellare il virus ASS(Acquired Aggressivity Sindrome).

 

Il virus si manifestava al primo stadio come una delle 220 forme influenzali che avevano ad ondate successive investito il pianeta dal 1900 in avanti (perdonatemi ma la mia memoria storica in medicina non va oltre). Ci fù qualche morto dovuto alla coincidenza dell’infezione con mali pregressi ma nulla di grave. Nei colpiti, circa il 40% della popolazione mondiale, il secondo stadio si manifestava un cambio di personalità progressivo che li portava da una condizione di apatia e resistenza ai trattamenti medici, a sviluppare una personalità sociopatica e con un aggressività riscontrabile in un essere umano solo durante un attacco all’arma bianca sotto l’effetto di farmaci psicotropi.

 

L’effetto che fa ad una persona sana l’incontro di questi malati è quello di terrore allo stato puro, le pupille larghe come quelle di un gatto, la  completa glabrezza che li rende quasi luminosi sotto la luce lunare, unita ad un pallore  mortale, da maggiormente l’idea di un mostro, uno spettro, piuttosto che non una persona. Sono “gli infetti”, ma quel che più importa sono decisi all’eliminazione fisica di ogni vivo che può contestargli la “supremazia alimentare”.

 

Si perchè è di questo che si  tratta alla fine: una sorta di regresso allo stato primordiale, quello in cui la corteccia cerebrale è deputata solo alla coordinazione di funzioni primarie ed istinti, un po’ come nei coccodrilli. Loro debbono mangiare e la loro esistenza diventa incentrata su questo tema. In realtà erano null’alro che dei poveri malati... terminali: perchè il loro destino era quello di essere “terminati”.

 

 

“Il raccolto” di ieri sera è stato di 21 a 16 per me, tuttavia il mio collega ed omologo ha stabilito il best di giornata, un maschio adulto di 118 Kg. Si è di certo difeso bene e questo rende la serata meno triste e sporca del solito.

 

La soddisfazione per una grossa cattura: un’altra emozione questa che mi pare di aver già vissuto, ma non ricordo come.

 

Non dovrei provare questo tipo di emozioni.

 

Il mio periodo di lavoro è finito e reinizierà tra sei mesi, ho sei mesi di tempo per rieducarmi a non uccidere: il programma per il mio tipo di forze di polizia prevede 6 mesi di lavoro alternati a 6 di riposo. Questo perchè c’è la paura diffusa che in noi l’abitudine ad uccidere possa creare qualche tipo di problema.

Qualcosa di per se grave e molto grosso, come uccidere una persona, quando viene reso abitudine fa perdere la percezione dell’importanza e della moralità nell’applicare certi sistemi.

 

Si vuole evitare che impariamo ad applicare “la neutralizzazione” anche ai vivi non infetti per risolvere conflitti meno gravi.  E’  successo 2 anni fà ad uno di noi: in un pomeriggio aveva ucciso per futili motivi 18 persone e ferite in modo grave più di 30.

 

Risolvere questo incidente è stato un grosso problema, neutralizzare un collega non è bello e soprattutto, essendo uno con le nostre stesse caratteristiche tecniche, non è nemmeno facile. L’opinione comune è che avesse un problema psicologico preesistente dalla nascita...frammenti di memoria acquisita.

 

Il tabaccaio aveva fatto la stessa faccia che si fà nel vedere un malato di ASS quando gli avevo chiesto con la solita voce ferma,monotona e graffiante: un pacchetto di Lucky Strike, ci ha pensato un bel po’ prima di allungarmi il pacchetto. I GUARDIANI non fumano mai.

 

Il mio periodo di riposo inizia così, seduto su una panchina sulla riva del mio fiume, una giornata di riflessione da trascorrere nella contemplazione della serenità che solo l’imponente scorrere placido di svariati metri cubi d’acqua “ben abitata” può donare: qualcosa che persino nei peggiori giorni di combattimento è stata in grado di portare i miei valori di attività nervosa a limiti accettabili. Non so nemmeno perchè è “il mio fiume”, ma mi viene naturale pensare a lui come “il mio fiume”. Anche se, provo un piccolo fastidio, una sensazione mai provata questa: qualcosa che mi dice che su “il mio fiume” il mio posto non è  quella panchina, c’è qualcosa che mi dice che devo andare sul campo.

 

La panchina, anche quella un ricordo acquisito: un immagine legata al gioco del calcio.

 

Prima ci giocavano gli umani.

 

Con l’introduzione delle squadre miste Cyborg-umani nel 2100 il gioco era stato  snaturato, fu breve il passo nel cambiare le regole ed autorizzare al gioco solo Cyborg. Se non altro per buonsenso e sicurezza dei giocatori umani. Lo spettacolo ne guadagnava di certo: uomini che corrono a 70 Km/h  e che calciano a 750 km/h con portieri in grado di parare quei tiri... spettacolare ma decisamente un campo di battaglia inadatto alle possibilità dei rammoliti e cerebrali umani dei nostri anni.

 

L’ansia malinconica di voler fare qualocosa che non riesco ad identificare cresce.

E’ un ansia  molto lenita dal fatto di essere in qualche modo vicino a questa cosa su “il mio fiume”. Non so cos’è questa cosa. Potrei farla una volta che io sia stato in grado di capire cosa è.

 

 

Il gusto della sigaretta era praticamente senza gusto per me, anche se potevo immagginarlo: non era salata, non era dolce, produceva un pizzico in gola ma il gesto di consumarla tenendola tra le labbra mi rilassava, mi apparteneva. Molto probabilmente ha anche un sapore ma il mio gusto è di sensibilità  molto limitata oramai, mentre il mio senso dell’olfatto è talmente sviluppato che mi permette di fiutare una bomba dentro un pacco di cartone.

 

Alla seconda boccata di quella lucky strike ....

 

Gli stivali verdi in gomma e neoprene calpestano saldamente la prismata....davanti s’apre l’immensità del fiume come non avevo mai guardato. Della panchina nell’asfittico  giardinetto sul fiume nemmeno più l’ombra.

 

Il galleggiante va sotto.

 

La ferrata è fulminante, di quelle date con la cattiveria di chi aspetta come un jaguaro nella siepe il momento opportuno per artigliare la preda.

Seguo con attenzione ogni sussulto dell’astina battezzando ogni vibrazione di questa: ora come “un pallino” che struscia ora come “un assaggio poco convinto” ora come “una mangiata lapalissiana”.

 

Ed è qui, che puntuale come come il suono che segue un colpo di martello, arriva il movimento della cima a sancire che il contatto c’è stato.

 

Manovro la lunga  bolognese nera, con decisione, chiudo del tutto la frizione per meglio sfruttare l’elasticità della canna.  La tengo bassa parellela al terreno, il pesce da testate violentissime, ma il finale del 22 a cui è legato un Gamakatsu serie 17 GP, mi fa sorridere all’idea che possa spaccare qualcosa. Non ha troppe possibilità e non voglio dargliene di più io , un combattimento lungo aumenterebbe le possibiltà di perderlo slamando.

 

Mi guardo intorno, Massimiliano e Sergio hanno poggiato la canna e mi guardano divertiti.

 

Il mio amico al capo opposto della lenza tira i remi in barca e con un ultimo colpo di coda sale in superficie.

 

E’ un barbo, non è grande ne piccolo, è una taglia media “che magari ad averne sempre” dice Massimiliano.

 

La sua pelle ruvida, come cartavetrata di quella da carrozziere, sfregando sulla mia mano mentre lo riossigeno, ancora una volta mi riporta a qualcosa che conosco bene, ma che non ho mai provato prima.

 

Massimiliano e Sergio spariscono, la prismata che ho sotto piedi si trasforma  di nuovo nell’erbetta fine del giardino di rimpetto al fiume.

 

Un flash mnemonico mi aveva investito come un esplosione catapultandomi nel mio passato reale.

 

La sigaretta è finita tra le mie dita lasciando un segno scuro sulla biomembrana antisfondamento che copre tutto il mio corpo. La memoria cibernetica impiantatami durante la mia costruzione, tenta in ogni modo di distruggere le barriere di psico-normalizzazione poste dal  progettista per fare in modo che non provi emozioni.

Le barriere cedono sotto i colpi di quella memoria che vuole vivere.

 

Percepisco chiaramente che il  programma mnemonico di cyborg viene distrutto in una una parte del mio sistema nervoso artificiale per lasciare il posto ad emozioni vive e memoria vera.

 

Un brivido squote il mio corpo sintetico in lega e biotessuti.

 

Sono io.

 

Sono io.

 

Sono veramente io.

 

Appare un altro cyborg replicante.

 

E’ il numero 06111962: si siede accanto a me.

 

Io sono all’interno di un turbine di emozioni e non cerco di certo la compagnia di nessuno. Ma ogni Cyborg vigila sulla salute dei programmi di altri cyborg potrei essere neutralizzato per questo che sta accadendo. Ed ora proprio non mi va di essere terminato, non adesso.

 

Mi accorgo in ogni istante di pensare non più come una macchina ma come un umano, “non  mi và” non è un espressione da replicante.

 

Recupero con immediatezza il comportamento neutrale da Cyborg: nascondo le sigarette e mi riposiziono in assetto di riposo con la schiena dritta e le mani sulle ginocchia.

 

06111962 percepisce che c’è qualcosa che non funziona, il suo occhio azzurro lampeggia in rosso: è un riflesso tipico che indica uno stato di attenzione superiore, siamo pronti a combattere.

 

Io restituisco lo sguardo e scatto in piedi bruciando l’erba sul suolo dalla rapidità del movimento.

 

061111962 sorride, capisco che anche lui ha subito un danno al progamma mnemonico.

I cyborg non sorridono.

 

Adesso ride forte.  Io non capisco perchè rida, il suo aspetto è identico al mio noi non abbiamo faccie o corporature diverse diverse, la nostra identificazione è più facile in questo modo, da parte degli umani.

 

Il suo modo di ridere tuttavia mi è familiare, lo riconosco è....

 

06111962 dice: << Andiamo che ti porto io.... adesso sei pronto per andare a pescare >>

 


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