Tecniche

Fuga dalla città, dalla nebbia, dalle feste ... dal resto!

Di Massimo Zelli pubblicato il 06/01/16

Mi serviva allontanarmi da diverse cose il 28 dicembre mattina. Mi serviva forse allontanarmi dal 2015 ma questo stava succedendo da se, sarebbe arrivato il 2016 di lì a poco.


Cercavo soprattutto di porre dei chilometri tra me e quell'ansia soffusa che piano si insinua nella routine delle cose. Non un'ansia insuperabile e opprimente, un fastidio lieve ma percettibile , come fare una giornata con le scarpe strette, il solito tran-tran che non molla la presa e ti lascia con la sensazione di sprecare il tuo tempo in cose nelle quali non provi il minimo interesse. Il solito bar la mattina, il solito casino al lavoro, la solita cena di natale con i colleghi, le solite feste con i parenti, le solite facce che ti tocca vedere, i soliti regali che ti fanno porre dei quesiti esistenziali sulle forme di vita che ti circondano, il meccanico e i suoi 400 Euro di tagliando, commissioni a vario titolo che per rifare un documento richiedono di recarsi in 4 uffici ai 4 angoli della città e fare 4 volte la fila per una foto con un nome e un cognome ... Avrei voglia di emigrare sulla luna, non ci penso mai soltanto perché non ci sono fiumi.


Ad ogni modo il 28 dicembre mattina la nebbia è talmente spessa che uscendo dal garage sono quasi in dubbio se mettermi in viaggio o rimettermi al letto. Non si vede davvero nulla e non è strano che il karma si accanisca proprio su un uscita di pesca vista la resa dell'ultima trasferta in terre bresciane laddove sono riuscito a beccare un cambio di temperatura epocale in un anno caldo per 11 mesi 27 giorni: 3 in meno, quelli che avevo programmato per una visita in Oglio basso.


Evidentemente devo prendere il karma con maggiore “carma”, alla maniera del mai troppo compianto Sordi. Ne serve molto più di quella che la frenesia da pesca genera quando sei già con la testa sul fiume dal giorno prima: avete presente quel fare mentalmente controlli e ricontrolli sulla check-list di partenza? A volte mi sento come il capitano di un boeing prima di un volo intercontinentale. Poi mi viene in mente il collega Ripamonti, che i Boeing li pilota veramente e  le mie ansie “d’aver dimenticato” assumono una dimensione molto più sopportabile, a volte riesco persino a dormire più di 4 ore. Il boeing, o meglio, il Kia Sorento, stipato a sufficienza di canne,esche e pasture lo parcheggio non senza un briciolo di riluttanza davanti alla mia siepe.


Rientro in casa, accendo il PC, faccio un giro a vedere cosa si dice di pesca sui siti che frequento, mi faccio un caffè e pian-piano, spio con la coda dell'occhio la finestra sul giardino di tanto in tanto. Verso le 6 meno qualcosa riesco a vedere la mia auto parcheggiata di fronte.


- Bene-, penso tra me, - ho almeno 15 metri di visibilità, le condizioni sembrano almeno sufficienti per mettersi in macchina senza rischiare di morire al primo svincolo autostradale -.


- Si parte -.


Giorno 28



Decidiamo per uno spot nel cremonese, corrente abbastanza difficile da leggere, fondale sui 6 metri, pesci di taglia possibili. Ci facciamo la giornata in assoluto relax. Peschiamo con una sola canna alternandoci alla passata. 2 pesci a testa è la regola e chi non pesca pastura. A fine giornata abbiamo fatto "il giro dei sedili" 35 volte e preso circa una settantina di pesci usando una decina di kg di pastura qualche metro di rete metallica, una mezza secchiata di sassi , un litro di vin-brulè e un chilo di bigattini scarso. Ho cartucce in eccesso per i prossimi 2 Giorni. Mi piace cominciare i miei viaggi di pesca in maniera rilassata e questo è un buon modo per farlo. Carlo ed io inoltre ci prestiamo a questo tipo di pesca "di società" o “in Tandem” come preferisce chiamarla lui. E’ l'ideale per capire un posto nuovo poiché in due con la stessa lenza le differenze di resa sono date da quei tre o quattro dettagli nel mandare la lenza. Inoltre se uno pesca e l'altro guarda anche le riflessioni e le idee nascono più facilmente. Ho quasi la convinzione che per fare da 0 a 100 in poco tempo questa sia una delle strade più semplici pescando in un posto nuovo.


Giorno 29


Si fa sul serio. Siamo riposati, allenati, abbiamo capito il posto, non ci resta che provare a dare il massimo e … lo facciamo. La cosa più interessante di questa giornata è stata capire come selezionare la taglia giocando sulla lunghezza della scia di pastura e la gestione della lenza. Abbiamo pescato con canne più lunghe stando più all'esterno rispetto alla massicciata. Questo ci ha consentito di guidare meglio la lenza riuscendo ad essere più morbidi nella presentazione. Ironia della sorte era la chiave di volta per stare costantemente su pesci di ottima taglia. Servivano lenze molto pesanti che potessero radere il fondo restando ortogonali a questo lasciando che fosse il finale a spazzare muovendosi in uno scarroccio naturale e controllato. Invitare, rilasciare, rallentare, erano queste le cose da fare bene.


E' stata una giornata di grande soddisfazione per entrambi poiché per una volta i barbi di Po hanno fatto la parte di pesci che: "non sono diventati grandi per niente". Questa pesca fatta con una certa frequenza insegna che “andare a barbi” in bolognese non è necessariamente un’ammazzata di pesci di media taglia. La soddisfazione sparando nel mucchio sta nel fare pezzi sopra i 2 Kg. E questa viene appagata soltanto attraverso una misura espressione della pasturazione e del controllo della lenza. Non è un buttare a casaccio la lenza in corsa in mezzo la pastura: puoi prendere pesce anche così quando la mangianza è frenetica, ma non prendi i pesci per i quali vale la pena cimentarsi in questo aspetto della pesca a passata rude e faticoso.


Tirando al grosso è saltato fuori uscito anche il bonus.  Un pesce preso a due mani perché per uno solo era un po' ostica la faccenda. Un siluro di quella stazza a bolognese è davvero probante per il pescatore!


giorno 30


Siamo con Paolone Zaffani. L'idea è quella di vedere uno spot nuovo in zona Bocca d'Adda.
Il tentativo fallisce dopo due ore in cui la pesca ha reso a 4 pescatori 2 cappotti e 4 pesci presi.
In questo caso la sorte è stata amica mia e mi ha portato il best della vacanza, un pesce sopra i 3 Kg.
La taglia grande, ma non eccezionale non è il solo motivo che mi rende euforico per la cattura: pescavo in una corrente da 15 grammi che volavano come se stessi pescando cavedani con 1 e mezzo. Tirare fuori quel pesce è stato un test non indifferente per canna, finale e nervi. Ero inoltre in uno spot chiaramente poco affrontabile in bolognese con una forza della corrente assolutamente irragionevole: la sfida era solo con me stesso, dimostrarmi che potevo prenderli. A quel punto avrei potuto rimettermi in auto per Treviso pago a sufficienza da fare il viaggio di ritorno one-shot. Invece … ci spostiamo con tutta la squadra nello spot cremonese per provare a chiudere in bellezza. Paolo ha voglia di pescare a bolognese dopo dieci anni che non la prende più in mano. La faccenda mi risulta come l'invito ad un pesce cane ad un party con le foche: una cheesecake per me. Apro la mia pedana, secchi e canna, pasturo, aspetto che i pesci arrivino in pastura ne faccio un paio e poi mi calo nel ruolo di caddy.


Come è andata ve lo fate raccontare da Paolo, mi limito solo al fatto che dopo un paio di "coppini" per errata ferrata e due tirate di orecchie perché tirava un po' troppo il collo alla trattenuta il nostro Paolone ha fatto intendere per bene quel che è: uno che sa pescare. Alla fine a forza di: - Prendo l'ultimo e andiamo- mi è toccato levargli la canna dalle mani, altrimenti non ci mandava più a casa. Praticamente dopo aver messo in mano una bolognese ad un simbolo italiano della pesca a feeder mi resta solo convincere Papa Francesco ad infilare qualche saracca nella messa di Natale. Ed è con questa colorita immagine (il Paolone con gli occhi da bimbo non Papa Francesco che smoccola), che imbocco la strada per casa certo del fatto che le batterie questa volte le ho ricaricate a dovere.


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