Racconti

Giovanni Galli intervistato da Roberto Ripamonti

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 08/05/14

Pochissimi in Italia non conoscono Giovanni Galli, portiere del Milan, della Fiorentina e della Nazionale dei tempi gloriosi, Mundial nel 1982 e atleta benvoluto da compagni ed avversari per la sua correttezza e lealtà. Toccato negli affetti più profondi dalla tragica scomparsa del figlio Niccolò, giovane promessa del calcio italiano, Giovanni Galli si é gettato nel sociale creando insieme alla moglie Anna una onlus che porta il nome del figlio: la Fondazione Niccolò Galli.

Dopo una prima ed entusiasmante esperienza politica che lo ha visto rivaleggiare con Renzi per la poltrona di Sindaco di Firenze é arrivato il momento della Candidatura alle Europee come forte segno di discontinuità con la recente vicenda politica di Forza Italia, scossa da fremiti e tensioni di un vecchio gruppo dirigente che fatica ad accettare il necessario cambio generazionale.

Giovanni Galli é il nuovo volto dell'ex partito di governo a significare una importante svolta per mantenere e rinvigorire la tradizione liberale e democratica del partito fondato da Silvio Berlusconi.

Giovanni Galli da sportivo a tutto tondo  é anche un uomo di pesca sportiva e questo, non deve sorprendere, visto che é stato protagonista di tutte le sette edizioni della Pesca del Cuore, l'evento voluto da Carlo Conti in cui la pesca ricreativa e sportiva, si sposano  con la grande solidarietà.

La pesca é anche un pretesto ed uno strumento per conoscere e capire un mondo dimenticato proprio dalla politica che sembra disinteressarsi totalmente alle istanze di un movimento di oltre 1.5 milioni di persone. Da qui, la scelta di intervistare Giovanni Galli con il quale condividere alcuni aspetti che possono interessare chi, e sono molti, cerca un diverso, semplice e diretto modo di concepire la politica.

Non suonino quindi sorprendenti le parole che andremo a sentire dalla voce di Giovanni che aprono interessanti prospettive che Galli perseguirà una volta e se eletto al Parlamento Europeo. 

R. Giovanni Galli pescatore e uomo interessato all'ambiente?

Pescatore per diletto, anche se ancora tutto da scoprire, sebbene nelle varie edizioni della Pesca del Cuore mi sia divertito moltissimo perché ho scoperto un ambiente non inquinato da molte ipocrisie che spesso avvelenano certi settori delle attività del tempo libero e dello sport. Ho visto tanta gente che ha grande cultura ambientalista vera e vuole proteggere fiumi e laghi. Il nostro patrimonio idrico é minacciato e gli appassionati di pesca sono dei paladini spesso lasciati da soli contro nemici difficili da battere.

R. Conosci la situazione terribile dei nostri fiumi sottoposti ad un bracconaggio senza precedenti?

Sono a conoscenza de l problema delle filiere legali ed illegali che stanno mettendo a rischio gli stock ittici in tante acque interne. Ho letto i documenti relativi a questo fenomeno e sono imbarazzanti. Vi é la legge sulle concessioni facili di licenze professionali che va cambiata con la massima urgenza e sopratutto, va rivisto completamente il criterio di concessione, la definizione delle acque in cui praticare la pesca professionale e i periodi in cui svolgerla. La leggerezza con cui si é operato ha provocato danni terribili ed alimentato un mercato che mette alla mercé di pochi individui enormi risorse ittiche togliendole ad attività ricreative e sportive che creano indotto economico molto, molto maggiore. Questo concetto va assolutamente fatto prevalere su ogni logica e bisogna restituire a chi paga fior di licenze , permessi e tiene in piedi un mondo fatto di migliaia di posti di lavoro ed aziende, quei diritti che oggi incredibilmente sono negati dall'evidenza dei fatti. Poi vi é l'illegalità diffusa ma questo é problema da trattare a parte insieme alla sicurezza che viene meno quando lo Stato abbandona a se stesso, un territorio. Questo accade per molti corsi d'acqua e laghi, terra di nessuno e senza leggi perché, manca la presenza dello Stato.

R. Hai una proposta da portare avanti?

Mi sono consultato con alcuni di Voi esperti del settore e credo si debba istituire il numero chiuso nella concessione regionale e provinciale delle licenze professionali, revocare quelle in eccesso più recenti, limitare la pesca professionale alle sole aree in grado di sostenerla, chiudere ambienti quali i bacini idrici, canali e fiumi di media portata, aprire su tutto il territorio nazionale alla pesca ricreativa con obbligo del "catch and release" ed incrementare le pene per bracconaggio ed ogni atto contro l'ambiente naturale. Scarichi abusivi, pesca illegale, commercio e trasporto illegale vanno combattuti con asprezza e determinazione! Attenzione,non vi é alcun desiderio di togliere posti di lavoro ma più semplicemente, di regolamentarlo per uscire da una situazione di estrema incertezza.

R. Se le acque interne piangono, in mare é anche peggio con regole che permettono alla piccola pesca di calare le reti praticamente sul bagnasciuga impedendo il diritto alla pratica della pesca ricreativa. Conosci il problema?

Si, perché ho avuto modo di verificarlo anche semplicemente passeggiando lungo una spiaggia. Vedevo reti ovunque e mi rendevo conto che esiste uno squilibrio eccessivo tra chi pesca a professionalmente e chi invece lo fa per svago. Ma certi squilibri in realtà danneggiano un indotto in grande crisi, quello della pesca sportiva e ricreativa che, vedendosi restringere le acque, peraltro impoverite da uno sfruttamento esagerato e spesso senza limiti, vede allontanarsi tanti appassionati. Un intervento anche in sede comunitaria deve esserci assolutamente e l' Italia si deve adeguare in fretta alle normative europee su questo tema. Mai più deroghe e dilazioni, questo, deve essere il passato da dimenticare il fretta e ricreare le condizioni di un approccio consapevole che le risorse sono limitate e non sono esclusive di una singola categoria a danno di tutte le altre. Tra queste, anche quella enorme, dei pescatori ricreativi che é le vittime principali di questa situazione. Pensiamo solo al paradosso che il pescatore sportivo deve. Rispettare giustamente delle misure minime sulla taglia mentre un professionista può tranquillamente trattenere prede di 5 cm...magari per poi buttarle mentre pulisce le reti.

R. Reti a strascico che hanno distrutto il sottocosta, turbosoffianti che hanno reso sterili migliaia di chilometri di costa, reti di circuizione che fanno razzie di specie magari protette o a rischio, continue violazioni delle Aree Marine Protette con danni enormi all'indotto che creano e principalmente, all'ambiente che devono proteggere. Perché in Italia non si interviene con la giusta durezza in questo scempio?

Argomento difficile da trattare e che necessiterebbe di grandi approfondimenti. Manca una sensibilità comune, certe categorie appaiono privilegiate da tradizioni discutibili, esistono aree grigie in cui una forma di criminalità ambientale prospera e trae profitto. Venire a sapere che vi é un bracconaggio selvaggio e distruttivo in aree che dovrebbero essere una sorta di santuario ed un polmone che alimenta migliaia di chilometri quadrati per meri fini di lucro di pochi é doloroso. É però necessario un inasprimento delle pene, arrivando alla interdizione permanente di equipaggi, imbarcazioni e dello stesso armatore oltre ad un aumento delle pene amministrative tale da scoraggiare ulteriori attività criminose. Idem per la filiera alimentare, ristoranti e rivendite in primis se complici di questi reati. D'altra parte ci deve essere totale inflessibilità anche conto i comportamenti illegali di chi pratica la pesca ricreativa e non può usare le proprie catture per fini di lucro.

R. Una proposta per la pesca ricreativa

Seguo le problematiche della pesca e per questo ho un team di consulenti che sono molto noti nel settore con i quali discuto spesso di queste problematiche; sento il loro forte disagio e la mancanza di strumenti anche solo per far arrivare la voce ai Palazzi. Vorrei poter fare la mia parte e diventare portavoce di un modo differente di proporre la pesca sportiva come primo difensore dell'ambiente esageratamente sfruttato. Lo si deve per ricreare quel rispetto verso 1.5  milioni di praticanti che oggi sono mal gestiti oppure abbandonati completamente a loro stessi. É una strada lunga ma é mio impegno percorrerla. Se eletto, ho una lunga lista di cose da proporre e questo sarà l'anticamera di un progetto a più ampio respiro che abbraccerà anche le prossime politiche, quando si terranno. Vorrei che si tornasse a respirare quell'ottimismo che era palpabile quando si aprì il censimento voluto dall'allora Ministro Galan per comprendere le reali dimensioni di un movimento che supera il milione di utenti. É un atto dovuto, civile e che porterebbe il Paese verso i modelli più evoluti in cui la pesca sportiva é attività legata a doppio filo alla tutela dell'ambiente, all'educazione ambientalista ed al rispetto della cosa pubblica.

Questo é Giovanni Galli per il nostro mondo. Uomo leale sul campo come nella vita; ora anche un grande punto d'appoggio per tutta la pesca sportiva e ricreativa italiana. Serve gente pulita che sappia ascoltare e fare proprie le istanze di tutti, appunto, Giovanni Galli.

foto di Gionata Paolicchi, pesca alle formiche di Grosseto con Giovanni Galli ed il suo Sarago da Record!


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