Itinerari Italia

I cefali di Manfredonia

Di Marco de Biase pubblicato il 27/03/13

In un Marzo pazzerello, dove vedi il sole ma esci con l'ombrello, andare a pesca è ancora prematuro. Le giornate cominciano ad allungarsi e presentano i primi tepori. Si tratta di piccoli attimi di primavera che rappresentano un preludio della bella stagione pronta a sbocciare ad Aprile. In questi frangenti così incerti, tra caldo anomalo e colpi di coda di un'inverno latente, non ci resta altro che aspettare o sperimentare. Oggi vorrei proporvi un itinerario alle pendici del Gargano davvero interessante, che potrete frequentare nelle prossime settimane con un bagaglio tecnico non indifferente. Anche se le fotografie appartengono a una festività già consumata, i cefali ci sono sempre (o quasi) e le catture di esemplari "big" fanno felici tutti, grandi e piccini. Chiudete gli occhi e partite con l'immaginazione: la Puglia, il Tavoliere verdeggiante e le onde dell'Adriatico vi aspettano.

Manfredonia. Prende il nome da Re Manfredi di Svevia, che nel tredicesimo secolo fondò l'attuale città i provincia di Foggia. Nasce sulle rovine della romana Siponto, tra la foce del Torrente Candelaro e le montagne del Gargano conosciutissime per i peregrinaggi verso Monte Sant'Angelo. Nel tempo ha visto crescere il settore commerciale ed industriale, fino a divenire negli anni del benessere un polo assolutamente sviluppato, grazie alla produzione del vetro e attività petrolchimiche.  Con la crisi economica in corso si è tutto ridimensionato, purtroppo. Nonostante il trend negativo dell'economia, Manfredonia resta sempre una ridente località frequentata da turisti provenienti dalla stessa Puglia, Campania e Basilicata. L'offerta alieutica è variegata, per questo motivo ci sono diversi punti di interesse battuti dalle società di pesca sportiva locali. Gli appassionati di surf-casting scelgono la zona di Siponto, poi ci sono i cannisti da riva che si riversano sui moli di levante e ponente. C'è qualche pescatore solitario che diletta il palato con le prede dell'Acqua di Cristo (litorale cittadino) mentre altri, muniti di barche o gommoni, "crescono" spigole al Porto Industriale dove la pesca resta comunque vietata per interdizione di accesso. Tutto questo è Manfredonia. Frequentarla è d'obbligo. Credetemi sulla parola...

Cefali quasi tutto l'anno. Il Gargano è un promontorio al cui interno vi è uno strano microclima. La parte settentrionale è spesso battuta da venti di maestrale e tramontana. Le correnti sono fredde e le temperature si abbassano fino a raggiungere lo zero in pieno inverno. Dall'altra parte di Peschici e Vieste (zona nord) c'è Manfredonia, protetta dal Gargano, che risente solo dei venti di libeccio e scirocco, tipicamente umidi, temperati, ma non soffre il gelo polare. I cefali trovano le condizioni ideali per proliferare d'estate arrivando a colonizzare massicciamente i moli di levante e ponente. Da novembre a gennaio si registrano le catture più rilevanti che sfiorano anche i due chili di peso. Poi c'è una pausa fisiologica che colpisce Febbraio e Marzo, per via delle acque fredde che inibiscono l'attività dei pinnuti.

Pesca lungo le banchine e non solo... Manfredonia possiede due banchine portuali: levante e ponente. La profondità è variabile e parte da un minimo di 2,5 metri fino a raggiungere anche gli 8 metri. Le tecniche più idonee riguardano la pesca a galleggiante con bolognese, canna fissa, inglese, ledgering e light rock fishing. Nonostante le attività portuali molto sviluppate, con una flottiglia di quasi 100 navigli da pesca, le acque sono cristalline e di buona qualità. La pesca lungo la banchina è sinonimo di comodità, infatti si presta anche per i pescatori alle prime armi che desiderano passare qualche ora in riva al mare senza impegno. In settimana il porto è libero da natanti, mentre nel weekend è occupato dalla flotta, ma le postazioni non scarseggiano mai, specie a Levante. L’esterno del porto offre comunque una varietà di spot per la pesca a fondo (ledgering e PAF standard), galleggiante a buona distanza, bombarda e spinning alle imboccature volto alla cattura di spigole, leccie e aguglie.

Pasture, attrezzature e lenze consigliate. La passione per il cefalo ci spingerà  ad affrontare il molo di Ponente con lunghe canne fisse e bolognesi (7-8 metri). Come in tutti i porti, la profondità cresce man mano che ci si dirige verso i punti di entrata, pertanto questa non sarà mai statica e regolare, ma cambierà da zona a zona. Pescare i cefali è una sfida non di poco conto. Cercarli su quasi sette metri di fondo è un’avventura mista tra tiro alla fune e purezza alieutica. I pinnuti sono davvero furbi, al punto da garantire tanti "lisci“ anche ai pescatori più esperti! Insidieremo il cefalo preparando un composto da fondo da almeno 2 kg, formato da base bianca da 1 kg (aglio, pane, formaggio piccante) allungata con pane grattugiato a grana fine e una spruzzata di glutammato. Dobbiamo mantecare la pastura con acqua e latte, per ottenere una "bomba“ dalla meccanica sbalorditiva, capace di raggiungere il fondo e disgregarsi in poco tempo. Faremo molta attenzione alle attrezzature: una bolognese di 7 metri o una fissa di otto metri assolve perfettamente allo scopo perchè cercheremo le prede nel sottoriva, evitando di lanciare troppo lontano. Realizzeremo la lenza con un galleggiante da 2 grammi con forma affusolata, tale da avvertire al meglio le tocche più timide. Infileremo sul trave una torpille da 2 grammi e connetteremo la lenza madre con due braccioli dello 0,10/0,12 da 40 e 50 cm (0,14 fuorocarbon obbligatorio per la canna fissa). La torpille è preferibile alla spallinata perchè consente una immediata caduta della lenza, senza che sia intercettata dalla fastidiosa minutaglia che spesso staziona a mezzacqua. Possiamo pescare con pane, filetto di sarda, sugarello o tonno crudo. Innescheremo il boccone su ami a gambo lungo del n°16 della Gamakatsu 120N o Tubertini Serie 2.

In attesa del BiG! La ricerca del pesce di taglia richiede pazienza, costanza, dedizione, impegno. I cefali XL non sono così rari a Manfredonia. Vanno scovati su alti fondali dove sono più probabili le catture dei pezzi più grossi. Dopo aver sondato accuratamente il fondale, fermiamo la lenza ad un palmo da terra. Lanciamo preventivamente qualche palla di pastura, successivamente rinforzata da piccole "noci“ di supporto, che raggruppano il pesce nell’area di battaglia. La cattura di un pezzo fuori dal comune è motivo di isteria collettiva! Va però tenuto conto dell’avversario: sono capaci di tutto quindi fate attenzione ai movimenti della canna. Consiglio di gestirlo a canna alta con la fissa, facendo attenzione a non concedere tanto spazio nei primi 20 secondi del recupero. Il pesce partirà avvantaggiato, con ben 7 metri di fondale e dovrà risalirlo pian piano, senza troppi indugi. Con la canna bolognese possiamo sbizzarrirci lavorando di frizione e anti-ritorno, sfruttando al meglio l’azione morbida delle bolognesi leggere. Anche se apparentemente potrà sembrarci svantaggiato, l’attrezzo regalerà quell’instancabile morbidezza che fermerà le fughe dei cefali. Dopo aver realizzato un bel bottino come quello in foto, è buona norma fare catch & release, sia per una questione legata alla coscienza personale del pescatore, sia per preservare l’ambiente acquatico che, ancora una volta, potrà regalarci emozioni senza prezzo.

Come arrivare. Dopo essere entrati in Manfredonia, puntiamo per la zona del porto. In caso di vento da nord possiamo dirigerci verso il molo di Levante, quello più lungo, alla destra dell'immagine. La prima zona di pesca è rappresentata dalla banchina dove ormeggiano i pescherecci. La seconda, più avanti, è sempre libera e può essere affrontata anche con tecniche alternativa. Altrimenti, se le condizioni meteo consigliano la ricerca di posti alternativi, dirigetevi a Ponente, o nei presssi della stazione di benzina, alla radice del molo, o più avanti, come segnato in figura. In tutti i casi conviene lasciare l'auto sul muro, così da non intralciare le attività di chi effettua la pesca professionale. Ricordatevi di mantenere pulite e ordinate le sponde, perchè dobbiamo dare il buon esempio a tutti ma, soprattutto, ritrovare la nostra zona di pesca intatta ed immacolata, come la vorremmo sempre!


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