Racconti

I gattoni che non ti aspetti

Di Marco de Biase pubblicato il 04/10/10

Torniamo con la mente a qualche mese fa. Un classico sabato di luglio, con i suoi prati ormai giallastri, il grano maturo, le vigne rigogliose, il verde che carica gli scenari della vicina Basilicata. Le colline hanno il classico colore dorato, il profumo dell'estate e del suo caldo torrido è nell'aria.  La natura sembra essere ormai a regime, il freddo dell'inverno è racchiuso in un cassetto della nostra mente targato "trota lago", che contiene lenze, attrezzature, tecniche e tanti ricordi passati nei laghetti adibiti a paradiso piscatorio per fanatici come noi della pesca invernale sotto zero. Un'attività che non è competizione, ma arte rigenerante per il nostro spirito, che cerca riparo in qualche ora di rilassatezza in compagnia di amici, quelli veri, coloro che condividono anche le pazzie più estreme pur di raggiungere il fine del divertimento.


Ormai stanchi della classica battuta domenicale a pesci come occhiate e cefali portuali (prede comunque di lodevole rispetto), decidiamo di fare la pazzia: pesci gatto con quaranta gradi e umidità da infarto. Magari anche un bel panzerotto fumante a metà pescata accompagnato da una birra mattutina scacciapensieri... L'idea piace, trova condivisione e passiamo il pomeriggio alla ricerca di qualche montatura ad-hoc per la pesca in un laghetto artificiale, una vera e propria piscina in una terra arida come la nostra, dove il gestore avrà la cortezza di liberare per noi diversi esemplari di pesci gatto che, di sera, gusteremo in compagnia di amici allietati dal barbecue fumante. Un'idea, questa dei barbecue, molto in voga negli ultimi anni, che ha spinto copiose comitive di pescatori verso queste cave ormai adibite a laghetti, dove si beccano anche storioni e boccaloni. Frontiere moderne di un modo di intendere la pesca sportiva che sta cambiando, etichettato da alcuni come "pesca da pensionati", ma che reputo di notevole interesse per chi ha voglia di sperimentare qualcosa di diverso, oltre la pigrizia mentale che ci impone di pescare sempre alla stessa maniera.


Domenica, ore 6.30, tempo sereno. Ritrovo al bar, per una fugace colazione. E poi in auto, pronti per macinare i 160 km che ci dividono dalla meta prescelta, in compagnia di simpatici discorsi tipicamente maschili, ossia canne da pesca, mulinelli, catture altrui e...le immancabili donne. La mia fidata Skoda Fabia percorre la strada attraversando sonnecchianti pianure che costeggiano il pigro Ofanto che serpeggia lungo la sua valle che divide le province di Bari e Foggia. Sorpassato l'ormai fatiscente edificio del CAR, sento di essere in terra Lucana e il cuore inizia a pulsare, pronto per un'indimenticabile avventura tra amici dal sapore goliardico, specie con la temperatura esterna di ben 23 gradi registrata alle sei del mattino. Pensiamo infatti di essere dei ragazzi col cervello al contrario: tutti che fuggono dalla calura per andare al mare, mentre noi scegliamo gattoni.


Giunti a destinazione notiamo  il laghetto deserto, tutto per noi e per gli esperimenti da pescatori simpatizzanti per questi pesci baffuti che, ad una visione distaccata, non ispirano certo fiducia! Da allegra e chiassosa comitiva, ci sistemiamo lungo il lato più lungo del laghetto, a distanza di due postazioni. La tecnica che utilizzeremo è prettamente d'attesa, ossia la pesca a fondo con un semplice piombo plastificato da 40gr, collegato alla lenza madre attraverso un sistema anti-tangle, perlina, girella e terminale dello 0,14 per una lunghezza pari a 50cm. Infine, armiamo la nostra attrezzatura da guerra con un amo del 8, innescando pezzi di lombrico a penzoloni.


La pesca è particolarmente semplice, almeno nella prima fase. Occorre lanciare a qualche metro da riva, posizionando la canna sugli appositi sostegni ed aspettare. Capire l'abboccata richiede qualche competenza in più, specie perché il pesce gatto è lento, a volte abulico, quindi tende a mangiare con diffidenza. Si avvertono alcune vibrazioni sul cimino, assieme a dei brevi sussulti che puntano verso il basso. Qui nasce la difficoltà, data dall' impulsività della situazione. Alcuni potrebbero tentare uno strappo al primo movimento, fallendo clamorosamente. Occorre, aspettare qualche secondo in più ed augurarsi che la canna parti letteralmente in acqua. A quel punto, con uno scatto fulmineo verso l'alto, ferriamo.


Alle 8 in punto il sig. Rosucci decide di effettuare la semina, rilasciando una buona quantità di pesci gatto e qualche simpatico storione. L'acqua è molto limpida, è facile prevedere i punti in cui stazioneranno i pesci. Dopo alcuni minuti, grazie ai miei occhiali polarizzanti, scorgo qualche sagoma proprio dinanzi al mio picchetto. Lancio con precisione chirurgica nei pressi della tana del gattone, evitando di fare rumore in acqua. Poggio delicatamente la canna sul parapetto, scherzo con il famigerato Leofishing che già immagina le immediate battaglie con questi pescioni che sguazzano in acqua. Nell'attesa si parla di pesca, di canne, mulinelli, di VIP, F1 e... donne. Soliti discorsi, gli stessi intrapresi all'andata. Tra una battuta e l'altra, la prima canna parte in acqua. Con scatto tipicamente felino, l'amico Sergio ferra con ampio movimento laterale ed esclama " ma cosa è? Un trenino!!! " . Splendido! Il primo gattarello sferra un vigoroso attacco contro il pescatore, saltando in rocambolesche acrobazie che divertono la ciurma di spettatori che partecipano al banchetto di emozioni.


Un gradevole esemplare oltre i chilo entra nel guadino dopo un combattimento durato quasi dieci minuti, intervallato da alcuni pompaggi e brevi pause, tipiche di pesci di una certa mole, dato che a volte occorre forzarli, specie quando si piantano sul fondo e non vogliono sapere di muoversi. Qualche istante per gioire della cattura, scherzare con la macchina fotografica immortalando il momento. E' questione di attimi e la mia canna spicca il volo. Riesco ad afferrare il manico prima che cada in acqua. Un altro gattone capita nella trappola del pescatore, cerca di combattere volando con le sue pinne, con improvvisi e divertenti strattoni che mettono sotto sforzo l'esile corpo della mia tre-pezzi ultralight. La compagnia partecipa con fotografie e riprese video, emozionando il momento con schiamazzi tipici di pescatori alle prese con prede extra-large. Finalmente anche questo bel pesce gatto entra nel guadino, non prima di aver combinato un po' di caos in acqua.


Altre scene sono vive nella mia mente, come le urla di gioia dell'amico Leo che sfida un gatto utilizzando pazzamente una canna ultra-light da trota! Pazzia pura! Nel bel mezzo del combattimento, avvertiamo alcune strane sollecitazioni, quasi che spacchino l'esile struttura della canna. Solo la bravura e l'esperienza di questo giovane talento permettono di giostrare alla perfezione la mole della preda, con giri di manovella intervallati a strette sfrizionate. E' un combattimento testa a testa che porta alle origini, al contatto pesce-pescatore in un'ottica ormai poco razionale, che trova un'incipit da bambini e ci percorre per tutta la vita.


La mattinata prosegue allo stesso modo, con altre catture tutte degne di nota, intervallando euforia a momenti di spensieratezza, dimenticando le fatiche lavorative di una settimana intera ed il caldo torrido che incombe sulla nostra penisola. Alla fine della nostra avventura contiamo ben 12 gatti, per un totale di quasi 10 chili scarsi. Sul nostro viso sono stampati i sorrisi di quattro ragazzi soddisfatti che hanno rigenerato il proprio spirito e porteranno a casa prede piuttosto insolite, per la delizia culinaria di amici e parenti o fortunati felini. Non possiamo di certo lamentarci, ricordando che il perché è sempre più importante del come. Conta divertirsi, non importa come. 

 


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