Tecniche

I Perca italiani

Di Davide Ricotti pubblicato il 08/10/13

 Questo predatore, come dico nel titolo è originario dell’Europa dell’est, ha dato i primi segni della sua presenza parlo della mia esperienza sul nostro Grande fiume il Po, agli inizi degli anni novanta, le prime catture sono state fatte dai pescatori di persici reali, ancora ben presenti in quegli anni, con la tecnica del vivo innescando esche con montature piombate da  25/30 gr. terminali da 30/40 cm. recuperando in modo lento, facendo brevi pause e da qualche lanciatore a spinning usando piccoli rotanti, sempre cercando i persici e pescando sempre a  contatto con il fondo. La taglia media era di 20/25 cm. e con esemplari al massimo sui 35 cm. Non conoscendoli ancora bene ci siamo dati da fare per capire con che pesce avevamo a che fare. Detto fatto. Non avendo ancora a disposizione internet, la ricerca si è basata sui libri, e ho subito capito di avere a che fare con un superpredatore, con tutte le carte in regola per crescere di taglia. Si notavano da subito i denti molto fitti, lunghi ed affilati, posizionati in modo da  favorire la cattura di prede in modo molto efficace, il tempo mi ha dato ragione visto che adesso abbiamo a che fare con esemplari fino a 1 mt. di 10/12 kg. con media di 70 cm. Parlo sempre di luoghi che frequento di solito: il Po tra la provincia di Pavia e la provincia di Piacenza. Bene dopo questa breve presentazione vediamo come catturarlo con la tecnica della pesca al lancio con esche artificiali, o spinning che dir si voglia.

Quando pescarlo

Il periodo del dopo frega è sicuramente favorevole in quanto il nostro amico  è alla ricerca di cibo per recuperare le energie dopo la riproduzione. Anche il periodo pre frega è indicato sempre per il fatto della frenesia alimentare, altro vantaggio di questa stagione, stiamo parlando in questo caso di un periodo freddo da fine gennaio a fine marzo, quando sicuramente il pesce foraggio con le basse temperature scarseggia. Ripeto Io penso di dare meno fastidio alla natura, anche parlando di un alloctono, mirare le mie uscite di pesca a questo bellissimo pesce nel periodo dopo che ha deposto le uova. Torniamo alla tecnica giusta da mettere in atto per avere l’emozione di sentire il tocco di questo predatore, tocco che si rivela in modo deciso, ma leggero nello stesso tempo, nel senso che l’attacco che avvertiamo sulla nostra canna è molto delicato, quasi che ci dia le testate, senza attaccare la nostra esca. In queste due stagioni, pescando di giorno, capita spesso di vedere il perca seguire l’esca fino nel sotto riva, questo in presenza, come vediamo dalle foto, di ambienti con rive alte in modo da creare zone d’ombra, franose e meglio se con un gradino del fondale davanti che forma un canale verso il centro del fiume davanti alla nostra zona di pesca. In queste condizioni si capisce bene il comportamento di questo predatore nel riguardo delle nostre esche, che dobbiamo differenziare in due categorie: minnow, ed esche siliconiche. La differenza è sicuramente nelle vibrazioni.

Alla ricerca del predatore venuto dall’est

Il nostro amico

LUCIOPERCA

Come già detto, per le esche siliconiche il discorso cambia per il fatto che questo tipo di artificiale anche in caduta riesce ad avere un movimento adescante dandoci modo, con brevi pause nel recupero, di sondare al meglio buche improvvise nelle zone di pesca dove ne abbiamo l’esigenza. Vi ricordo che parliamo di pesca da riva, meglio usare canne da 2,40/2,70 cm. sempre con azione veloce e progressiva in modo da mantenere sensibilità sull’attacco del pesce, un buon 3000 come mulinello con in bobina un trecciato dello 0,18, e per completare la nostra montatura fluorocarbon 0,40 0,50 al massimo se peschiamo in posti con ostacoli, dovendo di conseguenza tenere il pesce durante il combattimento lontano da questi, oltre a darci sicurezza dall’abrasione data dai denti del nostro amico lucioperca, particolarità questa che manca nei trecciati, e, cosa che non guasta, la pochissima elasticità in modo da essere in sintonia con i fili in bobina totalmente rigidi, infine ma non meno importante l’invisibilità in acqua di questo materiale. Anche se parliamo di esemplari con pesi di tutto rispetto, teniamo presente che questo predatore una volta ferrato non è un grande combattente e con questa attrezzatura che potrebbe sembrare insufficiente, ci dà modo di mantenere la giusta sportività nel pieno rispetto del nostro amico Lucioperca nel senso che siamo in grado di contrastare per bene la nostra preda senza mancare di sportività e senza incorrere in rotture del filo con la conseguenza di fare allontanare il pesce con in bocca l’artificiale.

Io e i miei amici di pesca affrontiamo questo pesce predatore nei modi che vi ho descritto e ci stiamo divertendo da qualche anno e sono sinceramente molto curioso di sapere se la mia esperienza vi possa essere utile.

Se volete continuare il discorso su questo intrigante e bellissimo predatore scrivetemi alla e-mail ricottidavide@gmail.com

Non solo al buio cerchiamolo di giorno

3 MODELLI  DI MINNOW AFFONDANTI:

Il primo in tre sezioni

Il secondo a corpo intero

Infine un modello affondante senza paletta

 

Modello di esca siliconica con amo a testa piombata

Le vibrazioni

Le nostre imitazioni di pesci costruite in resina oppure in legno di balsa, che possono essere con paletta crank, o senza lippless, si chiamano minnow che danno nell’acqua forti vibrazioni che in certi modelli sono accentuate dall’aggiunta di sfere di metallo all’interno, questo è uno dei motivi, oltre alla fame che inducono i predatori ad attaccare. Sui primi, i minnow, l’attacco è deciso e la risposta che abbiamo nella canna è di un colpo o di diversi colpi decisi, secchi. Devo dire che anche nell’azione di pesca durante il recupero, il contatto con l’esca stessa è molto diretto cosa che non si può dire delle esche siliconiche. Teniamo presente che in situazioni di fondali con buche improvvise, da sondare per bene, queste ultime si rivelano molto efficaci poiché oltre al movimento classico con recupero regolare, sono in pesca anche in caduta. Le vibrazioni date da questo tipo di artificiale sono meno forti, per me questo è il motivo che l’attacco del pesce è meno aggressivo. Vediamo di capire il modo  di usare al meglio questi due tipi di esca artificiale e le misure preferite dal Lucioperca.

 

Teniamo presente il fatto che stiamo parlando di un predatore che preferisce nutrirsi di prede non molto grosse, attaccando branchi di piccoli pesci, infatti uno dei modi di accorgersi della sua presenza è proprio vedere sul pelo dell’acqua saltare fuori vere e proprie sventagliate di pesciolini, e allora via imitazioni di pesci, minnow, se capita di essere in pesca e vedere questo tipo di comportamento, solo in questo caso possiamo tentare il perca con modelli galleggianti. Io per la mia esperienza consiglio esche che lavorano sfiorando il fondo dove questo amico con la cresta vive nella maggior parte del tempo, la misura che consiglio è dai 9 ai 12 cm. Con pesi non superiori ai 30 gr. considerando che per sentire gli attacchi sull’esca molte volte, come dicevamo secchi ma delicati nello stesso tempo, abbiamo l’esigenza di usare attrezzature medio leggere 40/50 gr. come potenza di lancio. La mia esperienza mi ha insegnato che per gestire bene l’esca è meglio usare un grezzo con una certa riserva di potenza rispetto al peso dell’esca stessa. Nel caso dei minnow dobbiamo affidarci a modelli che lavorino bene a basse velocità di recupero, bene nel senso di dare molto movimento nel breve i modelli con due o più snodi oppure i modelli con paletta molto pronunciata, il recupero di questi non implica nessun movimento particolare da parte nostra, dunque limitiamoci a farlo in modo regolare cercando di avere sempre il contatto con la nostra esca artificiale.

Anche se alloctono

Dopo la cattura facciamo la nostra foto che ci ricorderà della nostra emozionante giornata di pesca nel più breve tempo possibile e dopo aver valutato le condizioni della preda, se possibile rilasciamolo. Per migliorare la cattura con rilascio della preda  è possibile montare mono ami in alternativa alle ancorette. 


FacebookTwitterGoogle+Invia per email

Collabora


Ti potrebbero interessare anche: