Tecniche

I pesci del freddo

Di Massimo Zelli pubblicato il 17/03/11

Ritornare sul luogo del delitto un anno dopo è oramai una costante per me da diverso  tempo, specie quando parliamo di pesche stagionali come quella del barbo. La cornice spettrale che Spinadesco assume con la nebbia invernale che l'avvolge è solo il preludio alla battaglia, perchè di battaglia si tratta quando affrontiamo la passata dal suo lato oscuro, quello "dei ganci e delle corde", che caratterizza la scelta di finali ed ami in questo particolare tipo di pesca. La natura greve della tecnica non deve tuttavia trarre in inganno: si tratta pur sempre di pesci piuttosto particolari nel comportamento e non vorrei che chi legge equivocasse con "facile" il fatto che comunque si tratta di una pesca molto pesante.

Lettura corretta della corrente

 Il fondale sabbioso e piatto sul limitare di una prismata offre ben poco spazio all'interpretazione. Dovremo per prima cosa cercare la distanza dalla sponda alla quale il fondale finisce di degradare e diviene piatto. Tenendo ben presente quel punto, avremo la certezza che la pastura lanciata nelle sue immediate vicinanze non rotolerà troppo lontano diventando imprecisa, perchè è importante che il tappeto di pastura che si crea durante la nostra pesca previa pasturazione pesante inziale sia il più possibile localizzato ed omogeneo. In posti come questo, in cui non vi sono ostacoli particolari sul fondo in grado di creare risacche  dando punti di riferimento certi al  branco, è molto importante essere precisi. Una pasturazione approssimativa produce più danni che benefici, arrivando a disperdere gli esemplari su una zona larga e poco concentrata.

Una volta effettuata un'inziale prova del fondale, con qualche decina di passate che ci permetta di individuare la grammatura corretta, la linea di passata ottimale e la misura del fondo, possiamo procedere ad una pasturazione massiccia, lasciando giù almeno un Kg di sfarinato.

E' preferibile scegliere una pastura rossa, con pane rosso vagliato a grana grossa e con una quantità di formaggio elevata. Visti i quantitativi usati, non è un'eresia pensare di rivolgersi ad un mulino per risparmaire qualcosa, questo in ragione del fatto che gettare 10-15 Kg di pastura  in una giornata di pesca non è proprio qualcosa di remoto.

La pesca al barbo europeo è fatta anche di interpretazione dell'umore dei pesci: non prenderne nemmeno uno non significa necessariamente che non li abbiamo sotto e che non abbiano gradito la nostra pastura.

La presentazione dell'esca può essere gradita in modi molto diversi: a volte la trattenuta più spinta con grammature sovradimensionate è la strada da seguire, altre volte bisogna pescare dando solo il giusto fondo, senza poggiare troppo, poichè le mangiate sono molto rapide e timide e non riusciremmo a vederle con lenze sovratarate o troppo poggiate.

La giornata di oggi come al solito ha voluto sconvolgere le previsioni: dalle 9 alle 12 abbiamo combatutto con un un numero indecifrabile di mangiate sbagliate e pesci slamati. Praticamente 3 ore di cappotto: il pesce era svogliato sull'esca e mangiava velocissimo, di certo tra i barbi doveva esserci qualche  brancodi aspi di piccola e media taglia a disturbare.

Verso le 12:00, complice una pausa riflessiva (direi più che altro eno-gastronomica), abbiamo cambiato modo di pescare: su di un fondale di circa 3 metri abbiamo cominciato a pescare dando circa un metro e mezzo d'acqua in più, dragando per terra con tutta la piombatura e passando con il galleggiante vistosamente inclinato.

Le mangiate sono state un susseguirsi di una ad ogni passata, ed i pesci si allamavano da soli quando erano barbi. Il tremolio della breme era riconoscibilissimo, né io né Piero ferravamo su quel saltellamento tipicamente indicativo. La mangiata del barbo era invece inequivocabile e lapalissiana, con la classica partenza che toglie la canna dalle mani. Per farla breve, oggi abbiamo pescato a ledgering con la bolognese (dragare in terra con una piombatura da 20 grammi non lo definirei altro) ed è stato l'unico modo per riuscire a selezionare il barbo in mezzo una miriade di altri pesci. A riprova del fatto che una pesca molto greve può anche non essere facile.

"La palla di cannone"

L'uso della retina è da molti giudicato un espediente di serie B, ciò è dovuto in parte al fatto che questo sistema di pasturazione, al pari dell'antiquato sistema con i "maccheroni di terra cotta", è stato bandito dalle gare.  Molti sono convinti anche che la retina rovini il fondale e non è del tutto falso se i materiali usati sono di un certo tipo piuttosto che un altro. L'uso della retina metallica è però considerabile un sistema pulito: questa è in ferro dolce e viene aggredita dall'ossidazione e distrutta  in genere in una quindicina di giorni. Da un punto di vista ambientale non ha quel grosso impatto che si può pensare.

Ma passiamo ai pregi della retina: costruirle come vediamo nella sequenza  fotografica ossia zavorrando bene con un certo quantitativo di sassi e comprimendo bene la pastura all'interno ci permette di essere molto precisi con lo sfarinato. Anche in correnti molto pronunciate la spostamento di una palla bene eseguita diventa minimo.  Un altro trucco da tenere a memoria e è quello di  schiacciare la palla in modo che sia abbastanza "ovale" e rotoli il meno possibile. L'unico difetto vero che la retina ha se vogliamo: è che se la agganciamo durante una passata (e pescando bene succede almeno un paio di volte al giorno)  è piuttosto scomoda da tirare fuori e se non si hanno attrezzi di provata robustezza si corre anche il rischiodi lasciarci la canna.

In sequenza c'è un particolare di non poco conto che i lettori con qualche primavera in più alle spalle hanno di certo notato, il  primo nodo della retina è stato girato verso l'interno, questo è facile da fare, basta fare il nodo e poi girare a mo di calzino la retina. Il secondo nodo, quello fatto dopo che la retina è stata riempita deve essere schiacciato all'interno della palla perchè questo sia nascosto. Una retina con entrambe i nodi nascosti ha molte meno possibilità di essere agganciata, o almeno questo non succede quando è piena. Lasciando invece i nodi all'esterno che sporgono a mo' di " prensili manine" è molto più rischioso.

set-up pesanti"

 La lenza che tengo in mano è soltanto un esempio di quelle utilizzabili: si tratta di una lenza a pallettone con una corta scalata rovescia fatta con pallini del 2. Di certo non è una raffinatezza da "nouvelle cuisine" ma quando il gioco diventa pesante da parte dei nostri ospiti, l'unico modo per continuare a giocare è adeguarsi e non tirarsi in dietro anche se ci sembra di eccedere e non siamo abituati a tali eccessi. La scalata rovesciata ci permette rispetto alla scalata normale di essere più pesanti nel basso di lenza ed in questo modo dover poggiare il meno possibile per restare attaccati al fondo con l'esca.

 Questo tipo di lenza da il meglio di se pescando con un appoggio minimo e trattenendo poco: in questo modo la mangiata è evidente anche da parte di pesci non proprio violenti come un barbo (aspi e breme). Appoggiandosi molto la ricerca del barbo con una passata lentissima e magari rovesciata diventa molto facile, tuttavia il 90% delle mangiate di breme e aspi sarà impossibile da ferrare, questo perchè procedendo l'amo molto dietro rispetto al galleggiante, la ferrata è molto ritardata. Il barbo se è in stato di grazia si ferrerà da solo grazie al peso del pallettone, questo dando sin'oltre 1,5 metri di acqua in più alla lenza. Quest'ultima tecnica descritta per un purista della passata è qualcosa di abominevole ma quanto all'efficacia in determinati giorni io un pensierino ce lo farei: è di molto superiore alla pesca in trattenuta quando il pesce vuole che l'esca scorra,  lentamente, ma scorra. Per contro il numero delle mangiate perse sarà molto alto, anche sui barbi se il loro modo di mangiare non è motlo deciso.

Ami e finali vanno scelti di conseguenza, ho adoperato per anni il tubertini 229 per la sua robustezza comparata con il filo sottile che permetteva un innesco corretto, se tuttavia vogliamo dormire sonni tranquilli non c'è nulla di meglio di un Gamakatsu LS 3614 F, un amo da mare che possiede un filo piuttosto robusto ma che accetta acnora bene  l'innesco del bigattino senza creargli eccessivi danni, questo in ragione anche di una putna particolarmente affilata.


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