Itinerari Estero

I tarpon di Grand Roques ... Emozioni magiche!

Di Francesco Gargantini pubblicato il 12/04/14

parte uno di due

In Venezuela, più precisamente nell'arcipelago di Los Roques, vi è un vero e proprio paradiso per la pesca, sia con esche naturali che artificiali, sia da riva che dalla barca, sia di giorno che di notte, insomma una sorta di parco giochi per ogni tipo di pescatore, dal novello principiante al più esperto e preparato.

Questa meta, considerata un sogno nel cassetto da pescatori e amanti del mare come coppie in viaggio di nozze, surfisti e appassionati di immersioni, presenta un pregio fondamentale e unico per noi pescatori; lo spot migliore per la pesca si trova a pochi metri dalla nostra abitazione.

Come ben saprete, di norma, se ci troviamo su un isola, il punto migliore per la pesca è sempre dal lato opposto, se peschiamo in un lago, la sponda migliore è sempre quella in fronte a noi e cosi via, qui invece, per la nostra gioia, avviene l'esatto contrario...

Ormai sono tre anni che passo un intero mese con la mia famiglia in questo paradiso terrestre. Dopo queste vacanze dedicate alla pesca e al relax, posso affermare che Los Roques è un mix di natura incontaminata, una popolazione calda ed accogliente, un clima tropicale ed infine un mare unico dai colori mozzafiato e soprattutto generoso per noi pescatori.

Per la pescosità e la bellezza di questo paradiso, dobbiamo dire grazie al fatto che tutto l'arcipelago è considerato parco naturale, regolamentato da poche ma mirate leggi, studiate a favore dell'ambiente. Basta pensare che ci sono decine di isole del tutto "Vergini" dove è vietato addirittura l'accesso, ad eccezione di pochi addetti alla guardia costiera.

Prima di cominciare a pescare, è importante munirsi di licenza di pesca, quest'ultima ha un costo irrisorio, (circa 3€ al giorno), ed è indispensabile sia per la pesca da riva che per le uscite in barca con le guide locali.

Una delle tecniche di pesca che preferisco praticare a Los Roques, è sicuramente la pesca al tarpon a vista o al tocco...

Come già accennato, il posto migliore si trova proprio davanti ai nostri occhi a pochi metri da "Casa", una volta preparata l'attrezzatura e preso appuntamento per il tardo pomeriggio con una guida di pesca locale giunge l'ora di saltare in barca alla ricerca di forti emozioni con il gigante argentato.

Entriamo in pesca...

Dopo aver gettato l'ancora in un fondale composto da un misto di sabbia e roccia ad una profondità di circa dieci metri, ci accorgiamo dell'imbarazzante limpidezza dell'acqua, che può essere sicuramente un fatto positivo in quanto possiamo vedere i pesci sotto la barca anche a queste profondità, ma sicuramente è un punto a sfavore per noi pescatori per quanto riguarda la visibilità del filo e della nostra montatura.

Avendo a disposizione la guida, è mia abitudine sfornare decine di domande relative alla tecnica di pesca, abitudini dei pesci, condizioni atmosferiche, le maree e cosi via. Cercare insomma, di rubare qualche segreto e accorgimento anche minimo ed insignificante ma che a volte può fare la differenza nel risultato della battuta di pesca.

Per esempio le prime volte, non capivo perchè la guida sceglieva di ancorarsi a pochi metri da altre imbarcazioni come piccoli pescherecci o barche di pescatori. Dopo la mia pronta domanda, la guida mi ha risposto spiegandomi che quando le barche rientrano dalle battute di pesca, è consuetudine pulire il pesce legati alla propria boa e gettare le viscere e gli scarti in acqua, attirando quotidianamente pesci di tutte le taglie, dalle aguglie in superficie, ai bonito e ai jack a mezz'acqua, fino ai grossi tarpon e le enormi razze che grufolano adagiate al fondale come aspirapolveri affamate.

Per quanto riguarda la nostra tecnica specifica per il tarpon, la pasturazione è a base di piccole acciughe chiamate dai locali "Camaiguane", catturate dalla riva grazie all'uso di un rezzaglio a maglie finissime. Le piccole acciughe unite a qualche manciata di finissima sabbia lanciate a ventaglio,risultano un richiamo irresistibile per ogni tipo di pesce.

L'attrezzatura, semplice ma ben studiata...

La montatura per catturare il tarpon a vista è semplicissima, è composta da un finale di circa un metro e mezzo di fluoro carbon dello 0.70, io personalmente uso il P-Line, filo molto resistente sia come tenuta che come abrasione, quest'ultima caratteristica è fondamentale dato che il tarpon possiede centinaia di piccoli denti che nei lunghi combattimenti possono provocare la rottura del filo per abrasione lasciandoci a bocca asciutta.

Per quanto riguarda l'amo, dopo aver perso diversi tarpon per slamature durante il combattimento, caratterizzato da una serie di salti spettacolari, ho provato ad utilizzare l'amo circolare.

Da quel momento, ho capito che per la pesca al tarpon, l’amo circle è d’obbligo visto che grazie a questo accorgimento, le slamature sono diminuite quasi totalmente. Un altro pregio dell'amo circolare è il fatto che esso si aggancia nella parte laterale della bocca, riducendo di molto la sofferenza del pesce e facilitando le operazioni di slamatura.

La canna da utilizzare per questa tecnica, deve avere una lunghezza non superiore ai 3 metri ed essere molto robusta, ma allo stesso tempo sensibile in punta specialmente quando non abbiamo l'esca sott'occhio e dobbiamo pescare praticamente al tocco.

L'Agabama dell'Italcanna, studiata e firmata dall’amico Gionata, si è rivelata l'ideale per combattere pesci con taglie veramente importanti e combattimenti lunghi e faticosi. Un altro pregio di questa canna è il fatto che è composta da tre pezzi ed è quindi l'ideale per il trasporto nei viaggi. Il mulinello, deve essere robusto e potente, direi che un 8000 come misura è perfetto. Importante è avere una buona frizione e una capiente bobina carica di nylon dello 0.50 o di trecciato non inferiore alle 50 libbre.

Continua…


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