Racconti

Il Mariujano

Di sabino civita pubblicato il 08/04/16

Essere un pescatore in epoca di social network significa principalmente avere la quasi totalità degli “amici” ugualmente pescatori. La quantità di “amicizie” raggiungibili ogni giorno (leggasi: farci i fatti loro e loro i nostri) è ovviamente di gran lunga superiore a quanti avremmo potuto avere ai bei vecchi tempi, quando se ci si incontrava in cinque o sei al negozio di pesca una volta alla settimana e si era già una folla.
Così tante persone che ci bombardano, e che bombardiamo, di qualunque cosa ci accada nella vita, dalla nascita di un figlio alla condivisione di gattipucciosichefannocose.com, si manifestano nella vita virtuale dei pescatori perlopiù con foto di pesci, status di sessioni sul fiume o in carpodromo e roba simile. E di domande e consigli riguardanti le canne. Da pesca.
Ora, è da quando mi sono avvicinato a Internet scrivendo di ledgering su un sito che ormai non ricorda più nessuno che ho dovuto verificare che i pescatori amano le proprie canne svisceratamente ed appassionatamente, ma si tratta di un amore effimero poiché allo stesso tempo non vedono l’ora di cambiarle, o quantomeno di ampliare al più presto il proprio conico harem. Ed oggi i social network, consentendomi di accedere ad una casistica molto più ampia e articolata, mi hanno imposto la convinzione che questo comportamento non solo è assodato ma è divenuto (o forse lo è sempre stato) epidemico ed ossessivo, anzi di più: un comportamento da ascrivere alla sfera della tossicodipendenza...

per leggere tutto il racconto e vedere le foto andate sul profilo di Sabino al link: https://www.facebook.com/sabino.civita/posts/10206784845432819


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