Esche

Il Gambero è Valido ed economico

Di Marco de Biase pubblicato il 07/04/09

L’inizio dell’autunno coincide con la diminuzione della temperatura dell’acqua del mare.
I motivi sono principalmente due: le giornate si accorciano e quindi c’è meno quantità di luce che possa riscaldare gli strati superficiali dell’acqua e cambiano le correnti, diventando prevalentemente fredde. Il pesce ne risente, infatti la minutaglia prende il largo, mentre i grossi esemplari di serranidi preferiscono rifugiarsi presso le placide acque portuali, alla ricerca di cibo e miti temperature, anche durante i più rigidi momenti dell’inverno. Il nostro caro ed amato bigattino incomincia a mostrare i propri limiti, infatti quando si presentano giornate gelide, ma con mare piatto o in scaduta, l’azione di pesca risulta davvero difficile, perché in seguito a congelamento.
La soluzione a questo problema risiede nel gambero vivo, un’esca pratica, economica, valida per la pesca in mare ed in foce, reperibile tutto l’anno e facile da conservare.

 


E’ da sfatare l’idea che il gambero vivo rappresenti, per forza di cose, l’esca per il pesce grosso. Occorre entrare nell’ottica che con un’esca di questo tipo, può abboccare sia il pesce di 300 grammi che quello da 5 chili.
Ha il vantaggio di non essere attaccata dalla minutaglia, un problema davvero fastidioso nel periodo estivo, e può regalare sicure emozioni sia di giorno, che di notte. In molti, infatti, impiegano erroneamente il gamberetto come esca nelle ore notturne, pensando che i pesci prediligano quest’esca solo col buio. In realtà, in condizioni di mare in scaduta, o piatto, sia all’alba che in tarda mattinata, il gambero può permettere la cattura di bellissime spigole, orate, saraghi e pesci di scoglio, in quanto diverse specie marine sono ghiotte di questi crostacei.

Veniamo a come reperire quest’esca.
E’ economica perché possiamo “comprarla” (sono solito dire così, scherzando…) direttamente dal mare, senza andare in negozio. Ci sono due metodi, quello della ricerca dei gamberi con guadino e lampada frontale per individuarli, e poi quello del retino da lasciare in una buca per diverse ore, con all’interno una sarda. Veniamo al primo metodo, da praticare in porto, di notte. Preciso, anzitutto, che è vietato raschiare i muri dei porti, perché si potrebbero arrecare danni ai manufatti.
Quindi, nel momento in cui ci accingiamo a passare il guadino in acqua ed a posizionarlo radente il manufatto, evitiamo di fare movimenti azzardati.
Con calma e pazienza, effettueremo dei movimenti da sinistra a destra con la testa del guadino, e con un pizzico di fortuna, al termine di ogni passata, avremo recuperato qualche gambero che riporremo in un secchio, con dell’acqua di mare presa, possibilmente, in un luogo non inquinato. Il secondo metodo, come detto prima, richiede l’ausilio di un “coppo”, cioè una nassa in rete, che sistemeremo segretamente tra gli scogli, munendola di un’esca che faccia da richiamo per i crostacei, come una sarda.
Lasciamo agire per una decina di minuti, il tempo necessario per permettere ai gamberetti di entrare nella nassa, dopodichè, salpiamo l’attrezzo. Scegliamo gli esemplari più grossi, almeno di 4/5 cm, ideali per i predoni di mare.


Essendo un’esca alquanto fragile, necessita di alcune cure per la sua conservazione.
La soluzione più utilizzata è quella del secchio dotato di cestello interno, così da poter cambiare l’acqua almeno una volta al giorno, senza arrecare danni ai gamberi. Inoltre, per assicurare una lunga vita ai crostacei, è buona norma acquistare un ossigenatore da acquario, che possa, appunto, ossigenare maggiormente l’acqua.
Un occhio di riguardo dev’esser speso per le “femminelle”, gamberi che nel periodo riproduttivo portano le uova in grembo.
Sono facilmente riconoscibili ad occhio nudo perché hanno una macchia scura sotto l’addome. I pesci ne sono particolarmente ghiotti perché sembrano più sostanziosi degli altri.


Passiamo a come innescare il gambero, operazione semplice ma di grande importanza.
Ne ho viste di tutti i colori, cioè gamberi penetrati da ardiglioni nella testa, sul dorso, nella pancia.
Niente di più errato…
L’innesco corretto deve essere eseguito con calma e massimo zelo, per non ledere gli organi vitali che possano compromettere la sua vitalità in acqua. Il modo migliore prevede la penetrazione della punta dell’amo poco prima della coda del crostaceo. Ad ogni recupero di lenza, converrà controllare l’integrità dell’esca ed il suo stato. Nel caso si presentasse abulico o semplicemente morto, cambiamolo.

 

Prima di concludere, uno sguardo alle montature.
Nel disegno allegato a questo articolo, ve ne propongo due: la prima per acque correnti, che prevede l’uso di una torpille, e l’altra per le acque ferme, tipiche dei porti.
Nella prima tipologia, consiglio di munirvi di un galleggiante di tre grammi, possibilmente con forma tozza, così opporre più resistenza alla corrente, montato su un filo madre dello 0,16.
Poi, a completare la taratura del galleggiante, una torpille di 2,75 grammi, una girella tripla ed infine uno svolazzo di un metro, dello 0,13, che terminerà con un’amo del 6 a gambo corto.
Molti si chiederanno: se il galleggiante è da 3 grammi, perché piombarlo a 2,75? Semplice! Il gambero ha un suo peso, sia che sia piccolo, che grosso.
Nel caso si voglia maggiore sensibilità, utilizziamo prima della girella un piccolo pallino per tarare perfettamente il galleggiante.
La seconda montatura, invece, è ideale per le acque poco mosse, in assenza di corrente. Occorre posizionare tre pallini per una taratura di circa il 75% della portata del galleggiante, a distanza regolare di 30 cm dalla girella, che collegherà il filo madre ad un terminale dello 0,12/0,14 di 60 centimetri circa, armati di un amo del 8 a gambo corto.

 

In bocca allo spigolone!


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