Itinerari Italia

Il Lago del TURANO, dove spazio e tempo riescono a fermarsi

Di Pino MAFFEI pubblicato il 04/10/11

Mi  accingo a parlare di uno dei laghi più affascinanti e misteriosi del centro Italia, un bacino artificiale che ha fatto la storia della pesca di questa porzione di Bel Paese lasciando dietro se leggende di fantasti che pescate e di memorabili cappotti: il Turano.

Quando si arriva sulle sue sponde, soprattutto in autunno, si ha l’impressione che il tempo e lo spazio si siano fermati, sembra di essere nelle Highlands scozzesi ai tempi di Robert Wallace. Le acque velate o limpide a seconda delle condizioni meteo si riflettono ai nostri occhi come un mantello verde che si stende su una vallata intensa di colori e sfumature. Il silenzio la fa da padrone ed il vento spesso contribui sce a diffondere odori di terra bagnata, funghi e castagne tanto da non poter far altro che rimanere immobili a guardarlo come se stessimo ad affrontare un avversario al quale non poteremmo mai far del male, tanta è la sua imponenza.

Le sue acque nascondono pesci da record protetti da chilometri di sponde impraticabili, da profondità a volte abissali e dalla limpidezza di un’acqua che non permette di presentare i nostri inganni in modo “occasionale”: tutto deve essere perfetto per entrare in combattimento con una creatura del Turano, non c’è posto per chi non cura la presentazione o per chi si affida alla fortuna che in acque facili, spesso, può premiare più di una spasmodica preparazione tecnica. Presentarlo come una palestra per neofiti è senza ombra di dubbio una cattiveria, perché al Turano non si può andare per imparare, ma spesso un’uscita in questo bacino serve a capire che non si è mai arrivati, ma c’è sempre molto da fare. Nonostante tutto, proprio quando meno ce lo aspettiamo, il Turano può essere generoso fino all’inverosimile regalandoci catture spettacolari che fanno che rimarginare le ferite delle numerose sconfitte inflitte e degli enormi sacrifici fatti.

Lago difficile e generoso allo stesso tempo, per me è il lago dei laghi, le sue acque ormai sono dentro le mie vene, come in quelle di chiunque ne abbia subito il fascino, la rabbia e l’amore che esso sprigiona ogni qualvolta mi trovo a respirarne il suo odore. Negli anni posso dire di aver affrontato quasi tutte le specie che lo popolano ed in questo articolo cercherò di riassumere le varie tipologie di pesca e tutte le informazioni che potranno esservi utili per riuscire al meglio in ogni approccio voi vogliate fare lungo le sue sponde.

CARPE

 La specie più diffusa in queste acque è la carpa comune compresa l’ormai rara carpa selvatica (wild carp per gli esterofili), molto lunga e poco panciuta, capace di sprigionare potenza ad ogni movimento. Una volta c’erano solo wild carp, ad oggi  per la maggior parte sono state rimpiazzate dalle più panciute (e più pesanti) carpe di ceppo nord europeo. Proverbiali per la loro diffidenza, le wild si insidiano più facilmente nella parte bassa, ossia nella parte che va dall’omonimo immissario  fino al secondo ponte, ma le catture più importanti sono state effettuate maggiormente dall’isolotto fino a lago aperto, o nei pressi della diga, dove si richiede una maggiore preparazione tecnica per affrontare acque spesso profondissime anche nel sottoriva. Per chi ricerca le carpe di mole, ovviamente di ceppo nordeuropeo, si consiglia di affrontare il lago nelle zone più pianeggianti come le località denominate “la Centralina o S. Natolia” La tecnica più diffusa per insidiarle è il carpfishing, praticato con successo anche grazie ad alcune “agevolazioni provinciali” che consentono di poter pescare con tre canne e, nel periodo estivo, permettono la pesca notturna nella maggior parte delle gole. Pescando carpfishing  si consiglia l’innesco pop-up o omino di neve e  aromi che vanno dal fruttato al pesce. La pasturazione non deve essere abbondante poiché a causa dell’incessante frequentazione del posto, soprattutto in primavera ed in estate, le carpe tendono ad evitare i cosiddetti “tappeti” di pastura che ormai interpretano come segnale di pericolo. L’utilizzo delle trecce è sconsigliato per via delle numerose rocce taglienti che ricoprono il fondale e, a mio parere, un generoso monofilo dà maggior sicurezza in fase di recupero..

Le carpe specchi sono molto più rare e comunque, grazie a recenti immissioni, ogni tanto qualcuna ne viene catturata anche se non di dimensioni stratosferiche.

Gli amur invece non sono poi così rari e la loro mole è di norma più che generosa, naturalmente non ce ne sono tanti quanti nel cugino Salto, ma la speranza di potersi confrontare con questo formidabile combattente contribuisce a dar maggior fascino ad ogni sessione di carpfishing. Le modalità di cattura degli amur del turano sono identiche a quelle delle carpe anche se la pasturazione deve essere più incentrata sulle granaglie che non sulle boilies.

 

LUCCI

 

Ormai il luccio è entrato prepotentemente all’apice della piramide alimentare del lago anche se negli ultimi tempi un altro predatore sta facendo pesare la sua presenta, ma ne parleremo più avanti.

Torniamo al luccio. Immesso per scopi ittici non si pensava all’inizio che potesse avere uno sviluppo così rapido e consistente  tanto da conquistare in pochi anni l’intero specchio d’acqua e divenire una delle prede più ambite per i pescatori locali. In effetti le acque del Turano non si presentano a prima vista come acque tipiche per i lucci, essendo esse caratterizzate da vaste profondità, da una scarsa vegetazione riparia ed assenza totale di canneti e di ninfee. Nonostante tutto l’amico esox è riuscito ad adattarsi alle particolari condizioni del lago e a crescere in maniera eccezionale. Il boom del pike si è avuto negli anni 99-2001 ma, visto che nulla e nessuno ha fatto qualcosa per tutelarlo, esso è stato decimato in poco tempo e la sua presenza ha subito inevitabilmente una drastica riduzione. Le continue mattanze da parte di “pescatori”(se così vogliamo definirli) coadiuvate da molte agevolazioni provinciali (come il permesso di pescare da sopra i ponti, ormai da tempo revocato) e dall’antico preconcetto  radicato in questi luoghi che vede chi uccide uno di questi fantastici predatori come un eroe salvatore delle acque, hanno fatto si che le fantastiche pescate degli anni d’oro divenissero ormai ricordi da raccontare ai nipoti davanti al camino. Tuttavia qualche luccio di grossa mole si aggira ancora lungo le coste del Turano e, come dicevamo in prefazione, non è impossibile incappare nel “pesce della vita” se si capita al posto giusto nel momento giusto.

I metodi per insidiare i lucci con gli artificiali sono molti e quasi tutti validi, purché si tenga conto delle profondità. Vanno molto bene gli shad rap, i jerk con alta capacità di affondamento i pesci in gomma tipo chubby della fox e tutti gli ondulanti di generosa misura. Ottimo anche insidiarli con il morto manovrato facendo lavorare l’esca a mezz’acqua a ridosso dei picchi di roccia e di tutti i minimi ostacoli presenti in acqua.

 

ASPI

 

Gli aspi fanno parte della famiglia dei ciprinidi, dall’aspetto molto simile al cavedano ma con una particolare morfologia delle pinne e dell’apparato boccale che li distinguono dai loro cugini. Originari dell’Est europeo, ormai dobbiamo considerarli come “figli adottivi” della grande famiglia dei ciprinidi che pinneggiano nelle acque italiane.

Gli Aspi sono predatori al 100% che vivono tendenzialmente in branco (solo i grossi esemplari sembrerebbe abbiano la tendenza a cacciare in solitario) inseguendo incessantemente i branchi di pesce bianco. Il metodo più indicato per dedicarci con successo alla pesca all’aspio in condizioni di acque ferme consiste nel lanciare il nostro artificiale per poi recuperarlo ad una velocità molto elevata, un po’ come quando si manovra il popper per la pesca al pesce serra in mare, con la sola differenza che l’artificiale non produrrà nessun effetto superficiale, come spruzzi e salti, essendo il crankbait nato per esplorare le profondità. Vanno bene artificiali dai 9 ai 15 cm con affondabilità variabile a secondo delle condizioni meteo e della stagione. Tendenzialmente nei periodi estivi tendono a stazionare negli strati superficiali del lago mentre quando le temperature si fanno più rigide li possiamo trovare alla ricerca del pesce bianco negli strati più profondi

A quanto pare le carni dell’Aspio sono poco appetibili e molto spinose, questo aspetto li preserva da un indiscriminato prelievo da parte di pescatori poco sportivi e di professionisti.

Tendenzialmente prediligono le acque correnti, ma la loro presenza in acque ferme, e soprattutto il loro accrescimento in quest’ultimo ambiente, fanno sì che si può tranquillamente dichiarare che essi popolano anche le acque dei laghi. Se finora si parlava di record che si aggiravano sui 4 o 5 Kg, nelle acque del Turano, adesso questi pesi non sono assolutamente un’eccezione ed ormai si va alla ricerca del vero esemplare “shock”.

 

 

 

PERSICO REALE

Il persico reale è il predatore più numeroso in questo lago. Esso è oggetto di particolare attenzione da parte dei pescatori di professione che ne fanno la loro principale fonte di sostentamento. L’abbondanza di questo percide è talvolta sconcertante perché, nonostante la continua pressione da parte dei professionisti, non è raro a tutt’oggi riuscire a fare dei cestini incredibili in giornate particolari ed in particolari condizioni. Esso si muove continuamente in folti branchi, ed il suo movimento si sviluppa sia in modo orizzontale (e quindi in diverse zone del lago) che in modo verticale (ossia a diverse profondità) e riuscire a rintracciarli in determinati periodi dell’anno è sinonimo di uno spiccato senso dell’acqua, cosa che può addirittura esaltare esageratamente la propria gratificazione personale.

Una volta individuati, il divertimento è assicurato: catture continue spesso di taglia, non danno tregua all’azione di pesca.

Il sistema tipico per insidiarli è l’utilizzo dei twister colorati montati a bandiera con un piombo finale che aumenta di dimensioni a seconda delle profondità che si affrontano. Falcetti colorati, brillantinati, piccoli jig e moschette affondanti si alternano continuamente durante l’azione di ricerca, fin quando non si individua l’esca preferita in quel momento ed in quel luogo.

Per gli amanti di questo predatore il turano può regalare momenti indimenticabili sia in termini di quantità che di qualità delle catture.

 

 

Potrei scrivere chilometri di carta su questo meraviglioso specchio d’acqua, ma non riuscirei mai a descrivere le sensazioni che potrete provare una volta che i vostri piedi saranno poggiati sulle sue sponde, i rumori e gli odori che il vento  diffonde nei giorni ventosi, o la calma irreale delle serate autunnali in assenza di vento. Soltanto chi ha avuto la fortuna respirare l’atmosfera che lo avvolge può capire cosa significa il Turano, lago al quale debbo la maggior parte della mia esperienza, fatta di dure prove e di immense soddisfazioni, di rinunce scontate e di vittorie inaspettate. La mia unica speranza è che la coscienza umana riesca a mantenere questi ambienti inalterati per molto altro tempo affinché i nostri piccoli figli possano un giorno ereditare tutte quelle sensazioni che valgono molto più di un immenso tesoro.

 


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