Racconti

Il nostro fiume

Di Davide Lugato pubblicato il 26/11/15

 

INTRO

Da sempre le sue acque sgorgano vergini dalle profonde fessure della roccia e innescano così la scintilla di un processo di vita a dir poco strabiliante. Il suo perenne scorrere, scava costantemente la sua strada tra monumenti di roccia, quasi a strisciare fra gli anfratti più impervi e inaccessibili.

Esso scende sotto la forza di gravita, in un connubio di potenza e supremazia inarrestabile, fino a valle, oltre la città, al di la di ogni impedimento nella via del mare… Corre, scorre veloce, e il suo costante mormorare fa parte del silenzio di quei luoghi, melodia del giorno e della notte dai tempi più lontani.

La sua linfa vitale alimenta rigogliose vallate, da vita a milioni di organismi, disseta intere città. Gelide sono le lame d’acqua che scorrono perenni su di un letto scomodo, fatto di massi e ciottoli scolpiti dall’imperterrito scivolare su di essi, nelle rogge, tra i freddi e irraggiungibili orridi e poi ancora negli aperti fondovalle.

Stiamo Parlando del Fiume al quale dedico milioni di lanci l’anno alla ricerca dell’indiscussa regina di queste acque: la trota marmorata.

REGOLAMENTAZIONE

La pesca nei fiumi dove la trota è presente, nella maggior parte dei casi viene regolamentata da statuti ad hoc ed è proprio per questa ragione che è doveroso informarsi al meglio e approfondire tutte le regole per poter esercitare la nostra azione pesca in pieno relax.

In linea di massima le acque di questi fiumi sono suddivise in tratti ‘liberi’, tratti ‘no kill’, ‘catch & release’ e ‘trofeo’..ed alcune zone denominate ‘Sperimetali’…, ma per ognuno di essi vige una regolamentazione a se, quindi volutamente non mi dilungherò su di questo argomento.

Mi preme di più dirvi, che al di la di ogni statuto, non dimentichiamo di portare con noi anche il bagaglio di regole non scritte. Una fra tutte è l’assoluto rispetto per l’ambiente.  Un valore e un principio che dovrebbe riflettersi nella vita di tutti i giorni e non solo quando siamo a pesca. Ricordiamo inoltre che seppur trattenere sia alle volte consentito, reca danni inestimabili in ecosistemi così sensibili e ristretti, questo a maggior modo se parliamo di una specie rarefatta come la marmorata!

PESCA !

In primis, l’attrezzatura: l’ambiente che incontreremo e di conseguenza l’attrezzatura, varierà di molto in base al tratto che andremo ad affrontare e come vorremmo affrontarlo.

I fiumi montani spesso sono da considerarsi ‘alterni’, questo perché troveremo un continuo susseguirsi di tratti a raschio, buca, correntone, e qualche rara spianata a lenta corrente. Tutto questo ovviamente rispettando la più grande variabile di tutte: la portata d’acqua in base alle stagioni, alle precipitazioni dell’anno e ai tratti in cui ci troveremo in pesca.

Come se non bastasse c’è da distinguere anche il suo percorso in tre distinte tipologie, che possono essere di carattere torrentizio, medio fondovalle e fondovalle. Ognuna di esse, ovviamente, necessiterà per un’adeguata azione di pesca di un’appropriata attrezzatura, che distingueremo in altrettante categorie di esche, quindi di attrezzi specifici.

Nei tratti a carattere torrentizio opteremo per canne corte a spiccata azione di punta, una 6.6” può essere la giusta misura, abbinate con piccoli mulinelli di taglia ridotta. Un 2500 delle marche più blasonate è la scelta, ma questo non esclude che si possano trovare compromessi ancora più light. Qui, la maggior parte delle esche che utilizzeremo sarà senz’altro contenuta e ristretta a rotanti di dimensioni esigue, perché nella maggior parte dei casi piccole saranno anche le dimensioni dei pesci che incontreremo. Nulla ci vieta però l’azzardo di qualche piccolo minnow nei tratti a scorrimento più lento e perché no, l’utilizzo delle innovative softbait, capaci di smuovere anche i pesci più svogliati.

Teniamo presente che molto spesso l’azione di pesca sarà circoscritta a zone davvero limitate e con ‘poca acqua’, quindi qualunque sia la nostra presentazione, gomma,ferro o balsa, dovrà per forza di cose entrare in pesca al primo giro di mulinello, onde evitare di ‘non pescare’ nelle zone ‘calde’. La pesca alla trota è infatti una pesca di precisione dove un lancio al cm fa molto spesso la differenza.

Elementi, come poca acqua, scarsa presenza di cibo ed un habitat davvero al limite, influiranno senz’altro nella crescita delle nostre amate trote portandole a tenere ‘linea’ e taglia contenute. E’ però anche vero che in determinati spot, dove la corrente ha scavato qualche bel bucone o nei difficili, quanto inaccessibili orridi,  sarà comunque possibile trovare qualche bella sorpresa… Ammesso che i nostri orari siano consoni con le imprevedibili abitudini delle big. In conclusione e in linea di massima, queste acque molto ossigenate sono l’habitat perfetto per le piccole fario.

Il medio fondovalle, forse il mio preferito, invece è il più vario e il più tecnico. Qui, l’asta principale del fiume subisce davvero tante variazioni e in poche centinaia di metri potremmo trovare diverse situazioni di pesca. Ampie spianate, correntoni seguiti da forti raschi, buche profonde e incanalate nella stretta valle.. ci porteranno ad utilizzare diversi approcci, ogni pochi passi… Difficile dire quale sia l’attrezzo più indicato e l’esca principe per questi luoghi.

La canna polifunzionale potrebbe andare dai 2m ai 2.40 ad azione fast o meglio ancora fast-progressiva e su un range di peso lanciabile che va dai 10gr ai 40gr effettivi, abbinata ad un mulinello taglia 3000/4000, per aver il giusto compromesso tra robustezza e percentuale di recupero. Importante, molto importate è pure la chiusura ‘veloce’ dell’archetto, particolare non scontato, e che ci permetterà di essere subito in contatto con l’esca salvandoci da facili parrucche nei lanci controcorrente.  Questi luoghi sono ottimi tratti nei quali ogni singola ferrata ci trasmetterà un’emozione diversa, data appunto dalla diversità di ambienti che ci troveremo ad affrontare. Questi infatti, come premesso ci permetteranno di trovarci di fronte alle più diverse varietà di pesci per quanto riguarda taglie e tipologie.

In queste acque inizia l’areale ideale per la trota marmorata, vera regina del fiume, ma ad ogni modo forte sarà ancora la presenza della fario e pure dell’iridea che insieme alla sua potente difesa resta comunque un valido divertimento. In merito agli artificiali, posso dire con tutta tranquillità che il rotante ci farà anche qui divertire molto, meglio se il classico ‘Martin’ nelle misure 12/15 e qualche ‘custom’ più pesante da far lavorare nelle buche. Ottima è anche la scelta dei minnow dal 7 al 10… sempre sinking.

I più indicati e conosciuti troviamo senz’altro Pelican, Molix, con il suo mitico Brugas, Marmo Crazy, Real Winner, Count Down della Rapala, ed ogni ‘legno’ zavorrato che sia in grado di mantenere una buona azione tra gli incessanti correntoni.

La gomma anch’essa svolge egregiamente il suo compito e molto spesso sembra essere la ‘scelta’, soprattutto ad inizio stagione, quando l’acqua di neve e la scarsa aggressività del pesce esigono un approccio più lento o magari in piena estate, quando nell’utilizzo spiombato può essere utilizzata per delle presentazioni a mezz’acqua..

Questa tipologia di esche infatti tende a restare nella hot zone il più a lungo rispetto ai tradizionali artifizi e a raggiungere spot dove altre  esche non riuscirebbero ad entrare in pesca. L’utilizzo della gomma, esige canne fast e reattive, le quali a seconda dei gusti del pescatore, possono essere abbinate ad un fine trecciato di ultima generazione. D’obbligo è l’utilizzo di un accorgimento molto più usato nel saltwater, ossia l’applicazione di uno spezzone di fluoro carbon tramite nodo all-bright.

Il fondovalle è senza ogni dubbio il tratto degli “”intrepidi””, dell’angler che ricerca un sogno, di colui che non teme il cappotto o una sessione impegnativa. ..Qui l’ho “romanzata” JJJ un pò, solo per dire che se affrontato nel giusto modo può regalare la taglia “forte”. Al di là della costanza che per forza di cose dev’esserci, sempre.. Sopra l’indole caparbia del pescatore degli ampi spazi, e di quella di ogni lanciatore che ricerca spasmodicamente la livrea marmoreggiata… Qui la fa da padrona l’attrezzatura.

Soprattutto in questi tratti infatti non può e non deve essere lasciata al caso. Il fondovalle richiede attrezzi diversi e ben lontani da quelli che siamo soliti attribuire alla pesca alla trota. La corrente aumenta in maniera esponenziale alla quantità d’acqua che troveremo. In linea di massima per affrontare questi luoghi dovremmo prima di tutto prepararci nel modo adeguato. Canne lunghe dai 2,40 ai 2,70 con un libraggio che si aggiri tra 1 oz e le 2 oz e oltre, senza nessun timore.

Mulinelli di taglia 4000, ma anche 5000, leggeri e con ottima meccanica e alta percentuale di recupero. Monofilo, fluoro coated di diametro 0.28, 0.30, o trecciato di ugual libraggio… e una buona pre-torrente per preparare le ns. gambe a camminare ore e ore sul letto di ciotoli e massi caratteristici del fiume.

L’utilizzo di trecciati di lb superiori con spezzone finale di un buon fluoro carbon potrebbero esserci utili in caso dovessimo tirar fuori la cattura della vita o anche solo per recuperare qualche artificiale in più. In termini di catture anche qui, come per il medio tratto, possiamo trovare un po’ di tutto, con l’aggiunta della variante ciprinicola di disturbo. Il cavedano e qualche non troppo raro barbo.

Gli artificiali lanciabili, salgono di dimensioni e peso per forza di cose. Uno, perché l’attrezzatura che useremo non è adatta per lanciare ‘ferri’, del misura inferiore ad un Martin 15, due, perché qui è meglio osare con qualcosa di più. Ottimi i minnow nelle taglie dal  10 al 12, 15… e rotanti e ondulanti pesanti e generosi. Non tralasciamo nemmeno qui la gomma che fa sempre la differenza in acque pressate come i no kill. L’impeto dell’acqua, come del resto in tutti gli altri tratti sopra citati, rende necessario l’utilizzo di attrezzi che resistano alla trazione dell’artificiale in corrente senza che il cimino del nostro grezzo risulti eccessivamente piegato. Ne vale della sensibilità in pesca.

L’attrezzo giusto è quello che viene scelto dal gusto personale di ogni singolo e quello che trova il perfetto bilanciamento tra la funzione che deve fare e il piacere della pesca in sé.

Il letto del fiume, non si mostra come altrove e ogni tratto, per via della portata, può essere ‘buono’ per tentare la sorte. L’occhio quindi dev’essere dotato, qui più che in altra parte, del senso dell’acqua, ossia di quell’innata e forse astratta bravura nel cogliere i tratti migliori dove lanciare il nostro pesce esca…e perché no, anche di un bagaglio di esperienza che difficilmente e giustamente, non può essere tramandata.

Molte sono le variabili che influiscono sul risultato di ogni lancio. Dobbiamo saper scorgere la possibile tana… l’area in cui a lei sia consentito stazionare ed avere una visuale laterale per sferrare l’attacco… Insomma dobbiamo in qualche modo immedesimarci nel pesce per capirne le sue abitudini, i suoi segreti e limiti.

Qui, vige il regno incontrastato della Marmorata, che oggigiorno sta divenendo sempre più rara per una serie di fattori, come in (livello minimo vitale), purtroppo mai rispettato dagli enti energetici che gestiscono le nostre acque, i famelici cormorani, alcuni obsoleti e ridicoli regolamenti che permettono appunto il peggiore dei problemi, l’incarnieramento di questo meraviglioso pesce.. Lasciando poi alla coscienza di ognuno di noi il da farsi.  Non dimentichiamo il Lago, che spesso, interrompe con sbarramenti artificiali i nostri fiumi..

Qui la pesca è davvero un’altra cosa.. Siamo ben lontani dal fascino dell’acqua corrente. Nulla a che vedere con le selvagge acque che scivolano a valle impetuose e spumeggianti. Niente massi e riferimenti, pochi immissari e hot spot lontani dalle rive. Qui senza un’imbarcazione, si ha davvero un’azione di pesca limitata…

Solo acqua, tanta acqua ferma... Al di la della volutamente ‘grigia’ premessa, il lago può saper regalare taglie importanti e se affrontato nel modo giusto, potrebbe regalare qualche bella sessione.

Parlo purtroppo senza esperienza, in quanto non ne sono un abituale frequentatore, ma sono egualmente sicuro che il miglior approccio rivolto al mero divertimento sia quello di affrontarlo a Light-Game, ossia con canne ultralight, magari con cimino riportato solid tip o tubolar, in base alle tecniche utilizzate innescando a sua volta micro soft bait, testine, piccoli minnow e ondulanti.

Le canne utilizzabili per questa tecnica, sono spesso ‘rubate’ al rock-fishing in salt-water, ma sono comunque promiscue a questo utilizzo. La loro lunghezza ottimale per il lago, varia dai 7.6” ai 7.9” nel range di peso lanciabile 0.6 – 8gr.

Per quanto concerne il mulinello resterei su taglie 1000 per quelli di vecchia concezione, mentre per quelli costruiti con materiali ultra leggeri, mi alzerei fino al 2500, 3000 con bobina a basso contenuto, così da mantenere un ottimo bilanciamento. L’avvolgimento a spire incrociate è da preferirsi considerato l’uso di pesi davvero esigui e quindi a causa della scarsa tensione al rischio di probabili ‘parrucche’.

Per quanto riguarda il monofilo, starei su uno 0.18 fluorocarbon o alternativamente su micro-trecciati, ma anch’essi collegati ad un finale in fluoro.  Questa divertente parentesi dello spinning alimenterà certamente il nostro divertiremo insidiando trote, salmerini e ai bellissimi reali che solitamente popolano questo genere di acque, aprendo una parentesi più piacevole e moderna alle nostre sessioni in bacino.  Se invece ci consideriamo ‘only trout’, e peschiamo da riva, allora dotiamoci di canne lunghe e di lipless, così da raggiungere distanze considerevoli e sondare conseguentemente maggior acqua.

MARMORATISTA: CHI E’ ?

Colui che insidia, questo fantastico pesce non è certamente un pescatore che si scoraggia facilmente. Diversamente dal Pescatore A Mosca, cerca esclusivamente la trota di taglia, quella della vita, ma il più delle volte condivide con lui il rispetto dell’ambiente. Dalla scomodità nel quale svolge la sua azione di pesca trae le sue forze. Ama poco la luce, e l’acqua troppo limpida non la vuole, preferisce quella velata..

Non esce dove non c’è ‘tana’ e gli piace il colore scuro che le ramaglie intrecciate su di un masso, creano nel turchese delle acque del suo fiume. E’ schivo, alle volte solitario e scende tra i boschi con il passo di una volpe, mentre l’acqua e l’umidità del mattino penetrano le sue ossa. Non gli piace vedere la sua ombra, mentre pesca, preferisce nuvole e pioggia al sole.

Adora le levatacce, soprattutto quando il buio regna ancora e una perturbazione se n’è appena andata. Pesca con canne che altri adopererebbero per tutto tranne che per le trote. Scende nel greto e innesca la sua migliore esca, magari della stessa taglia del pronta pesca che il vecchietto l’indomani pescherà. L’esca che gli da fiducia e l’unica che rade la barba ai massi che dormono nel tetro fondale.  

Giunto nel greto, attende.. e non lancia subito, studia la situazione, inala l’aria frizzante del mattino e assapora quella libertà che solo certi ambienti, la solitudine e la pesca sanno dargli. Magari si siede, riposa dal lungo cammino che l’ha portato in quella scomoda ‘sedia’ fatta di pietra… Scruta l’acqua in cerca di qualche evidente segno di attività, ma ancora non lancia. Si alza e fa ancora qualche passo senza spostare un sasso, pesca da lontano, e fa volare il suo inganno lì dove la schiuma finisce o la dove il ‘baffo’ d’acqua taglia la corrente..

Fa scendere la sua trappola lungo la corrente e ancora fa passare il suo filo attorno a quel masso. Non smette di ascoltare il nuoto del suo inganno fino sotto ai piedi, quando dalle ramaglie, esce lei che spezza il silenzio, prima di un’altra epica cattura. Una bella foto e via di nuovo nella tua tana. Questo è il pescatore di marmorate, diversamente, sarebbe ‘solo’ un pescatore…

IN SICUREZZA !

Non si parla mai di questa parola, o se ne parla relativamente poco quando discutiamo di pesca. In questi luoghi, spesso isolati, la sicurezza invece dev’essere messa al primo posto. Waders: possibilmente traspiranti con cintura ben legata in vita, così da rallentare drasticamente l’accesso dell’acqua in caso di accidentale caduta. Non spendeteci troppi soldi, in quanto l’usura di questi è notevole, considerando le lunghe scarpinate che caratterizzano questa pesca.

Boot: devono essere chiodati su gomma o feltro in base alla preferenze di ognuno. Io ad esempio utilizzo un modello ibrido con feltro, chiodi e tacco in gomma, forse la miglior soluzione. .. l’attrezzatura di contorno, sarà ridotta al minimo, così da renderci più leggeri negli attraversamenti del fiume e nei passaggi dentro al bosco,  come per muoverci all’interno del greto.  Quanto essenziale poi lo riassumerei in:

GUADINO, capiente a rete profonda e munito di calamita, così da appenderlo e staccarlo agevolmente dalla nostra schiena;

OCCHIALI POLARIZZATI, per ridurre il riflesso in acqua. Utili soprattutto per vedere il fondale e dove si mettono i piedi, ma non solo, molto spesso la cacciata avviene a vista, e lì il sangue freddo può regalarci qualche buona ferrata in più.

BASTONE DA WADING.. può sembrare superfluo… ma se si pesca in solitaria, può essere il nostro miglior amico.

ATTENZIONE quindi ad ogni passo, perché la montagna può essere molto insidiosa.

OPPORTUNITA’ E FUTURO

Molte sono le opportunità di turismo che la pesca potrebbe offrire a questi luoghi. Basti pensare che una buona gestione dei tratti presenti, magari rivolta verso la tutela e rilascio del pescato, potrebbe portare ad un significativo incremento della qualità della pesca, questo perché con l’aumento delle zone di tutela, catch & release e no kill, se ben gestite, regalerebbero ogni anno sessioni più belle.

Con il loro clamore, il turismo rivolto alla pesca aumenterebbe di molto e con esso anche gli introiti derivanti. Aumenterebbero i soggiorni e con essi le famiglie che andrebbero a rivivere località di montagna oramai nel dimenticatoio a favore di posti più ‘In’….

E non solo la pesca o le attività che ci girano attorno ne troverebbero beneficio, arriverebbe senz’altro aria nuova per tutto il settore turismo della zona. Si potrebbe dire senza troppi incertezze, che la Nuova Zelanda potremmo averla in casa!  Ovvio però che come in altri settori, i ‘grandi numeri’ avrebbero di certo un rovescio della medaglia… E’ indiscusso il fatto che la massa contenga anche i suoi svantaggi e lati piuttosto negativi.

Proprio per questo, ipotizzando quanto sopra, si dovrebbero deliberare dei regolamenti ad hoc, molto più restrittivi e rivolti verso qualità e tutela dell’ambiente, adibire più personale ai controlli, insomma evolvere di gran lunga quello che fino ad oggi e stato… compresi quegli interventi che negli anni modificano sempre più l’alveo dei nostri fiumi. Il ‘pensiero’ comune a molti, deve assolutamente progredire, se vogliamo poter godere di tutto questo anche nel futuro.

Chissà.. Io voglio essere positivo, e immaginare mio figlio felice di rivivere le mie stesse emozioni… Sensazioni che solo questi magnifici luoghi sono in grado di regalare, magari pescando proprio una delle stesse trote che abbiamo rilasciato oggi.....

 


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