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Sardegna: il paradiso del bass fishing

Di Andrea Fusignani pubblicato il 13/11/09

A parlare della Sardegna da un punto di vista prettamente piscatorio a uno vengono subito in mente le pescosissime acque del mare che bagna questa stupenda isola del Mediterraneo, ma non molti sanno che la Sardegna non è solo mare ma anche un entroterra ricco di ecosistemi lacustri in cui anche per chi come me è un incallito fan del persico trota, non mancherà sicuramente la possibilità di potersi cimentare con pesci di tutto rispetto, presenti in buon numero e in una cornice paesaggistica da mozzare il fiato.

Ma andiamo con ordine e presentiamo l'itinerario che ho affrontato agli inizi del mese di ottobre.

Ci troviamo nella provincia di Sassari e precisamente a Tula, un paese che si affaccia sulle rive dell'ormai famosissimo Lago del Coghinas.

Il lago è formato da uno sbarramento del fiume Coghinas e copre un estensione di 17,8 kmq.

Arrivarci è molto semplice:

sia che arriviate col traghetto da Golfo Aranci che da Olbia prendete la statale SS 199 in direzione Sassari e successivamente seguite le indicazioni per Oschiri o Tula.

Nel lago oltre ai Black Bass, sono presenti anche Persici reali (alcuni di buona taglia), carpe e latterini, oltre che anche da alcuni anni anche i famosi Gamberi della Louisiana (Procambarus clarkii).

Bene ora che abbiamo un po' di informazioni circa il lago andiamo a vedere la pesca, che penso sia la cosa che ci interessa di più.

Il lago nel periodo in cui ho pescato io, si presentava con un livello basso, dovuto al fatto che essendo una diga durante l'arco dell'anno viene alzato o abbassato di livello a seconda della bisogna.

Mi sono infatti trovato ad affrontare spot in prevalenza rocciosi con rarissimi casi in cui trovavo qualche albero caduto in acqua, alternati a spiaggioni che degradavano dolcemente in profondità.

Se da un lato, questi spiaggioni sono spot che in questo periodo non sono molto produttivi in termini di catture di pesci di taglia, le varie punte rocciose, le pareti e soprattutto i gradini (salti del fondale), sono tutti spot da battere meticolosamente, perchè possono riservare la cattura importante.

Io solitamente iniziavo l'approccio allo spot con un Crankbait scelto nei modelli Deep Diving, cioè quei crank che presentano una paletta molto lunga che ci permette di scendere diversi metri sotto la superficie, scelti nel mio caso in colorazioni naturali come Crawfish e con livree imitanti il foraggio, come ad esempio una colorazione Shad o Ayu.

Personalmente ho pescato con crankbait dell'americana Norman nei modelli DD22 e DD14, oltre che con crank giapponesi di Luckycraft con i suoi CB350 e Imakatsu con l'IK250 e IK400.

Per pescare con questa tipologia di esche consiglio una canna da casting con un range di lancio che arrivi fino ad 1 oz, scelte con un azione moderate in lunghezza sui 6'6”-7'.

Come mulinello io preferisco un Round, per una questione di robustezza degli ingranaggi, ma un low profile non è affatto da scartare e il mercato oggi ci propone bellissimi oggetti a prezzi contenuti.

Come filo io monto un nylon da 14 lbs, nello specifico un Varivas Cover Breaker.

Scelgo un diametro così elevato per un semplice motivo: le rocce presenti in questo lago sono di tipo granitico, e quindi molto dure e taglienti e spesso capita che dopo una serie di lanci ci troviamo anche diversi metri di filo pericolosamente segnati che andranno tagliati per non compromettere il lancio successivo dove magari un grosso bass attacca la nostra esca e il filo si rompe, lasciando così al pesce la nostra esca attaccata in bocca che gli provocherà solo problemi ai fini della sopravvivenza.

Questo discorso ovviamente vale per tutti i fili con cui andremo ad operare sotto la superficie quindi magari nella nostra valigia per la pesca, mettiamo anche qualche bobina di filo in più che non guasta mai.

Sconsiglio quindi agli amanti di pescare con le trecce per i motivi citati sopra e perchè la treccia sulle rocce si rompe molto facilmente.

La tecnica è molto semplice, peschiamo soprattutto sulle punte o in parallelo alle pareti di roccia lanciando il nostro crank e recuperandolo a canna bassa in modo abbastanza allegro, o facendolo urtare contro le rocce sommerse. Se un bass è nelle vicinanze attacchera la nostra esca trasmettendo

 a noi o una bella botta oppure con un'appesantimento anomalo improvviso.

A questo punto noi alzeremo lateralmente la canna e inizierà quindi il combattimento col nostro avversario.

Un'altra tecnica che mi ha permesso di effettuare le catture più di mole è stata la pesca con il jig.

Non è una pesca spettacolare come può essere il crank, però riserva delle sorprese.

E' una pesca di concentrazione dovremo lanciare e sondare tutti i sassi e soprattutto tutti i gradini d'acqua.

E dovremo stare attenti anche a distinguere l'abboccata del pesce dal jig che striscia o urta le rocce.

Per quanto riguarda la scelta degli attrezzati, io mi avvalgo sempre di canne da casting, in questo caso una canna ad azione regular di lunghezza 7' con un range di lancio fino a 2 oz.

Potrebbe sembrare esagerata lo ammetto ma in certe situazioni è perfetta dove c'è da combattere pesci di una certa mole.

Ovvio chiaramente che queste sono scelte personali, e una canna fino all'oncia di peso lanciabile è comunque una canna adatta.

Come mulinello un bel low profile è quanto di meglio possa esserci, scelto come dicevamo prima in base alle possibilità economiche (discorso che vale anche per le canne ovviamente).

Come filo io uso un fluorocarbon, il Varivas Ganoa Stout da 20 lbs.

E' una misura estrema però relazionata al tipo di prede che andremo ad insidiare e soprattutto mi ricollego al discorso di prima sulle rocce.

Il jig è la parte più importante, poiché dovrà andare a sondare tutti i buchi presenti, che sono poi le tane in cui si rifugiano i gamberi.

Quindi pescheremo con jig che presentino una testina di tipo “Football Head” che hanno la particolarità di avere l'attacco per il filo disposto più in verticale, che ci permetterà di scongiurare gli incagli di testa, spesso molto fastidiosi.

Io però ho pescato molto bene e senza problemi coi jig dell'italiana Black Flagg, nello specifico coi nuovi Skyy Jig Compact nelle misure da ½ oz a 9/16 di oz.

Questi jig hanno la particolarità di avere la testina disegnata in modo che l'amo stia rivolto sempre verso l'alto (up to the sky appunto) e scegliendo un trailer come un My Craww sempre della ditta Black Flagg oppure un Deathadder Hog di Deps o meglio un verme dritto, avremo sempre l'esca disposta verso l'alto che ai fini della presentazione è tutto a nostro vantaggio, completato poi da un gonnellino tagliato corto, che ne aumenta l'apertura in acqua e quindi la visibilità.

La tecnica è allo stesso tempo semplice ma difficile, poiché una volta lasciato affondare il nostro jig, dovremo manovrarlo con colpi di cimino in modo da fargli compiere dei saltelli sul fondo e allo stesso tempo stare attenti a distinguere le abboccate da tutto ciò che il jig si trova a urtare durante il suo nuoto.

È importante effettuare delle pause più o meno lunghe e cercare sempre il gradino perchè soprattutto con i livelli bassi il bass più grosso si trova proprio lì.

Ovviamente non poteva mancare la pesca con le softbaits, le esche siliconiche che hanno sempre un'attrattiva tutta particolare nella pesca al Black bass.

Come tecnica diciamo che non ci discostiamo molto dalla precedente, possiamo infatti utilizzare la stessa canna e lo stesso mulinello, cambiano ovviamente le esche.

Io ho pescato sempre piombato, con un piombo a proiettile in tungsteno con pesi che oscillavano da 3/8 oz a ½ oz.

Ho scelto il tungsteno per un motivo particolare, avendo un peso specifico maggiore del piombo possiamo pescare con piombi di dimensioni contenute, ma soprattutto il materiale in sé stesso nell'ambiente roccioso che stiamo affrontando crea un suono molto particolare grazie appunto alla sua durezza ed emana vibrazioni particolari che attirano il Black bass.

Ovviamente non voglio dirvi che è indispensabile, i normali piombi a proiettile in piombo vanno più che bene, solamente il tungsteno vi da quel qualcosa in più ai termini della cattura.

Fatta questa premessa veniamo alle esche.

Qui possiamo sbizzarrirci nelle forme e nei colori che più ci aggradano, tenendo comunque presente che il lago è ben popolato da gamberi e quindi le imitazioni di gambero non sono da lasciare a casa.

Nel mio caso il My Craww di Black Flagg mi ha permesso di catturare diversi Black bass anche di una certa taglia, con la colorazione Black Craw.

Altra esca con cui mi son tolto parecchie soddisfazioni è stato il nuovo Assalt Paddle Ringer nei colori Tomato Pepper, Oxblood Red e Chartreuse Pepper.

Potremmo stare qua a parlare ancora per ore di tecniche, inneschi, colori, ecc..... che possono far la differenza in questo lago, ma preferisco darvi un'infarinatura generale sulle tre tecniche classiche ma sempre molto catturanti.

Vi ricordo che se intendiamo pescare da natante o dal Bellyboat, di rispettare il divieto assoluto di pesca sotto i ponti e di stare alla distanza di sicurezza di 40 metri;

rispettare la misure minime e i pesi consentiti perchè la forestale per fortuna è sempre molto presente e controlla, quindi occhio perchè rovinarsi la vacanza non è affatto piacevole.

Se da un lato in questo ambiente c'è ancora una ricchezza di pesce così è dovuto anche al fatto che i veri pescatori sportivi rispettano le loro prede operando un Catch & Release sistematico, perchè spesso una bella foto è più che sufficente a far rimanere vivo un ricordo di una bellissima pescata in uno scenario stupendo in una terra altrettanto magica.

Per dormire in loco consiglio l'agriturismo Sa Pigalva, a conduzione familiare, provvista di camere letto e di ottima ricezione. Si trova proprio su lago a metà strada fra Tula e la Statale SS 199.

Per maggiori informazioni www.agriturismosapigalva.it


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