Tecniche

Il posto nuovo a bolognese

Di Massimo Zelli pubblicato il 20/03/15


Spesso ci preuccupiamo di come affinare la tecnica alla ricerca di pesci che conosciamo bene perché, pur pescandoli da una vita, non li conosciamo mai abbastanza. Dietro un’affermazione del genere si nasconde il fascino stesso del pescare e non vi sono ragioni logiche e razionali per dire il contrario. Altre volte ci prepariamo all’approccio di un campo gara o semplicemente un nuovo fiume mai affrontato: seguiamo le indicazioni di altri pescatori, di amici, dei negozianti di zona. Fa molto “anni che furono” quest’approccio ed è quello che in assoluto preferisco. Le telefonate improvvisate la sera all’amico che abita a 3 passi dal fiume sono un dejavu.  L’odore di automobile lanciata in autostrada con 3 pescatori a bordo e carica di attrezzatura oltre i limiti del buon senso, per un secondo mi torna in mente e mi strappa un sorriso. Alcuni di noi tuttavia  sono lupi solitari che, pur con maggior grado di incertezza, sanno utilizzare tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione per mettersi in pesca: forum, siti, google map con tanto di street view... Ormai è sin troppo facile.  La domanda che mi è stata rivolta qualche giorno fa è tuttavia stata per una volta abbastanza differente da quelle che ingenere ricevo e che riguardano dettagli sull’approccio tecnico. Era una domanda generica: << Come ti prepareresti per affrontare un posto che non conosci, di cui non hai notizia, semplicemente perchè lo hai visto passandoci in macchina  >>.

La domanda va un minimo contestualizzata: parliamo di fiumi di fondo valle quindi correnti ampie e profonde, per lo più regolari.

Per una domanda del genere credo d’avere una risposta che forse fa è uno sgambetto nei riguardi degli anni da agonista nei quali canne pronte e possibilmente doppie erano la regola. Credo che "aprire un posto nuovo" sia più un gioco di testa e comprensione che non di preparazione di lenze preconfezionate. La stessa domanda rivolta ad un amico garista di pesca al colpo ha sortito come risposta qualcosa tipo: almeno 2 canne per misura 6-7-8 metri montate con lenze di un paio di grammi di scarto ciascuna partendo dai 2 ai dieci grammi.


Ci sono posti , checchè se ne dica di cui non conosciamo i pesci e non potremmo conoscerli mai se non siamo disposti a metterci in discussione e a leggere la corrente. Questo per me vale il 90% della faccenda, la lenza fatta a casa è un risparmio di tempo che non ha alcun valore se non leggi quello che hai di fronte. Potrebbe essere addirittura fuorviante se il nostro stile di pesca si basa sulla convinzione che una certa lenza vada bene a prescindere soltanto perchè le condizioni che troviamo somigliano a quelle di un’altro posto che conosciamo molto bene .

Credo che rovesta un importanza fondamentale la dinamicità dell’approccio. E’ molto importante capire dove mettersi. Non bisogna fossilizzarsi: cambiare posto dopo mezz'ora perchè abbiamo sbagliato a posizionarci e magari abbiamo un brutto fondo deve essere veloce tanto quanto pensarlo. Bisogna cambiare lenza se abbiamo l’impressione di essere troppo pesanti o eccessivamente leggeri. Bisogna fare lenze sulle quali possiamo spostare i pallini perchè la passata non viene bene. Tutto questo possiamo tradurlo in 3 agettivi: flessibilità , adattabilità elasticità.

Quando vogliamo provare un posto davvero nuovo può accadere di incontrare di tutto in termini di condizioni di pesca. Per affrontare al meglio una faccenda simile occorre mente libera , perseveranza e soprattutto poco peso dietro in modo da favorire gli spostamenti.


Un giro solo

E’ questa la regola fondamentale, essere in grado di fare un giro soltanto dalla macchina fino al posto di pesca. Non sempre l’auto è dietro la schiena specie se l’ambiente è un po’ selvaggio.

Nella dotazione tattica fondamentale metterei i seguenti materiali:

- 2 secchi uno dentro l’altro nella mano destra. Dentro devono trovare posto: 3 kg pastura e un kg di bigattini per fare almeno una mezza giornata, 1 kg di pan grattato e 1 Kg di pane raffermo per avere un’alternativa e saggiare la risposta del pesce ad un esca diversa, un pane fresco da innesco, una decina di sassi (se non ne troviamo sul posto) che siano della misura giusta per pescare a pane (30-40 mm). Tutto ciò sta dentro al secchio standard da pesca della misura più piccola, quello da 17 litri, provare per credere.



- il borsone a tracolla. Questo deve contenere l'occorrente per fare la lenza: galleggianti da 1 a 15 grammi, pallini, ami, terminali etc... Deve trovare posto anche: ghiaino (4 Kg) ,  colla in polvere, paglietta di ferro in caso di correnti troppo sostenute, fionda in caso di grandi distanze, bilancia e macchina fotografica in caso di incontri da ricordare. E’ necessario avere con se anche una serie di scatole verdi tipo stonfo con relativo porta scatole a raggera da avvitare su un palo.
Non sostituisce la comodità della pedana di certo ma se non altro hai le esche a portata di mano e non devi chinarti di continuo a raccoglierle da terra.


- la sacca portacanne a traccolla. In essa trovano posto una 6 metri ad azione media e una 7 metri ad azione media, un palo da guadino, una testa agganciata fuori con un laccio, un paio di pali d'alluminio con relativi poggia canna. Una 8 metri senza mulinello per ridurre ingombri e peso inutile che verrà aperta solo in caso di evidente bisogno. Una dotazione del genere permette di affrontare il 95% dei fiiumi che conosco prendendo tutto il pesce possibile con una bolognese. Ulteriore materiale sarebbe un di più per un approccio di avanscoperta.


- un macete o un falcetto: serve princiapalmente ad aprire il posto di pesca. Può fungere da deterrente contro eventuali malintenzionati o da “interprete” nel caso non si riesca a spiegarsi bene in discussioni troppo accese. Pare soltanto una battuta simpatica, ma non lo è, non del tutto almeno. In questo momento storico particolare, per diverse ragioni, avventurarsi da soli in riva ad un fiume comporta anche taluni rischi.

Qualche piccolo appunto sulla lista di materiali: ritengo la pedana laterale un accessorio fondamentale nella pesca a bolognese nei grandi fiumi, la nostra lista tuttavia non la contempla. Costringerebbe il pescatore a fare due giri poichè è un oggetto ingombrante ed in genere pesante (o anche un giro col rischio di un’infarto...).

Le lenze per pescare in un posto nuovo secondo me vanno fatte sul posto e ritoccate man mano che si pesca aggiustandone lunghezza e scalatura per renderle più adatta allo scopo. Questo è il motivo per il quale, all’interno del bagaglio del pescatore in avanscoperta non trovano posto soluzioni pre-a porter. Se pensate a quanto tempo occorre a fare una lenza e alla soddisfazione di farla sentendo l’odore del fiume vedrete che non saranno 10 minuti in più a farvi prendere meno pesce.

Manca un altro accessorio dalla lista: una nassa. La ritengo pesante e di troppo se l’ambiente è un fiume dall’ampia portata. Lo spavento causato da un pesce immediatamente rilasciato è davvero minimo e non vale la fatica di portarsi dietro mezza casa di materiali.

Un ulteriore commento: scoprire un posto nuovo, salvo aver pescato il jolly, non ha come risultato una mezza quintalata di pesce in genere e non ne ha nemmeno lo scopo. Quello semmai è un proposito futuro da mettere in atto , in quel caso si , con maggiore preparazione. Scoprire un posto nuovo serve a capire come pescare in quel determinato posto e quale è la fauna ittica che lo popola, è quella la cosa importante e se volete anche affascinante, anche perchè servono numerose prove per avere un’idea chiara delle potenzialità di un posto. Il numero di catture è semplicemente secondario: provate più lenze, provate più linee di passata, provate con almeno due esche diverse. Questo vi darà un quadro più completo... Ultimo consiglio: fatelo in estate, o in primavera, con il pesce attivo e le giornate lunghe: lasciate l’inverno per i porti sicuri.

 


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