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Il torrente Carione, articolo di denuncia

Di Damiano Merlini pubblicato il 04/01/10

 

Il torrente Carrione è un piccolo torrente che nasce nelle Alpi Apuane, lungo circa 20 km e con un bacino idrografico di 52 KM quadrati, attraversa tutto il centro abitato di Carrara e della frazione di Avenza, per poi sfociare in mare nella zona di Marina di Carrara.

Per decenni è stato vittima di una forma selvaggia di inquinamento legato alla lavorazione del marmo estratto dalle cave apuane.

La lavorazione e il taglio della preziosa pietra bianca all'interno delle segherie sparse su tutto il territorio comunale, porta alla produzione di una polvere di scarto comunemente chiamata MARMETTOLA che fino ai primi anni '90 veniva impunemente riversata direttamente nel torrente, mescolata all'acqua utilizzata per raffreddare i telai adibiti al taglio dei blocchi.

Qui a Carrara tutti ricordano l'acqua color latte, lo strato di marmettola che ricopriva la terra sulle sponde e l'enorme chiazza bianca che si spandeva in mare.

Il danno più grave che questa polvere portò al torrente fu a causa del suo deposito sul fondo che chiuse e ricoprì ogni interstizio tra i ciottoli impedendo la vita a tutti quei microrganismi che rappresentano il primo stadio della vita stessa.

Durante il periodo degli scarichi incontrollati la classe di Qualità Biologica delle acque era la quinta, cioè l'ultima, praticamente lungo tutto il suo corso. Ad attraversare Carrara era un fiume morto, niente altro che una fredda tomba di marmo.

Poi, come detto in precedenza, agli inizi degli anni 90 qualcosa si mosse e vennero vietati gli scarichi privi di depurazione. L'acqua nell'arco di poco tempo tornò alla normale limpidezza, e col passare degli anni anche lo strato di marmettola depositata si dissolse.

Secondo il monitoraggio effettuato dall'ARPAT, fra il 2003 e il 2006, lo stato delle acque nel tratto cittadino e in quello immediatamente superiore al centro abitato è tra il buono e il sufficiente, mentre la situazione precipita mano a mano che ci si avvicina alla foce, dove la qualità assai scadente è da imputarsi in primo luogo all'inquinamento batteriologico dovuto agli scarichi fognari.

Tutti i dati riassunti nella tabella sono consultabili in forma estesa attraverso il SIRA (Sistema Informativo Regionale Ambientale).

E' sufficiente collegarsi a questo indirizzo http://sira.arpat.toscana.it/anaconda/sceltafiltri.jsp?collId=1  e inserire i filtri di ricerca necessari.

Finalmente però si intravede un po' di luce alla fine del tunnel.

La provincia ha demandato al CO.GE.SER Pesca, organo che riunisce e rappresenta tutte le associazioni di pescatori, un importante intervento di ripopolamento ittico che, presumibilmente, verrà messo in atto al termine dei lavori di rifacimento degli argini e assestamento dell'alveo che si sono resi necessari a seguito della tremenda alluvione del 2003, costata alla città una vittima e milioni di euro di danni, e di alcuni altri episodi di dissesto idrogeologico ripetutisi da allora.

Purtroppo al momento non è dato ancora sapere quando tutte queste opere saranno portate a termine, ma alcuni importanti interventi sono già stati ultimati.

Il piano, stando quanto riferito dall'Ufficio Pesca della provincia di Massa-Carrara, prevede la semina di 8.000 avannotti di Trota Fario e di 2.000 esemplari compresi tra i 4 e i 6 cm, che verranno immessi nel tratto già classificato "acque salmonicole" che si estende dalle sorgenti fino alla località "Ponte Cimato", a sud del centro abitato di Carrara.

 

Dunque un impegno importante che, sperando sia portato a termine in un ragionevole lasso di tempo, porterà nuova vita dove noi stessi l'abbiamo strappata.

 


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