Itinerari Italia

Surfcasting all’Isola d’Elba

Di Michele Nardi pubblicato il 08/05/14

Eccoci qui, ancora una volta mettiamo piede su una delle isole più famose d’Italia dove il turismo e la pesca, in tutte le sue molteplici sfaccettature, la fanno da padrone in un angolo incantato che abbiamo scelto per le nostre serate sotto le stelle. Seguiteci, qui c’è ancora tutto il sapore del surf d’un tempo e di una cucina tipica che non teme confronti.

Come abbiamo sempre sostenuto, isola e pesca dalla spiaggia è spesso un binomio che funziona. Ovviamente, non basta recarsi in questa bella isola per fare ottimi carnieri ma qui le possibilità sono almeno doppie rispetto al resto della costa Toscana, che resta separata da noi soltanto da quel breve tratto di mare denominato Canale di Piombino. La zona dell’isola prescelta è quella ad est che si estende partendo da Cavo fino ad arrivare alla famosa località balneare di Lacona. Questa che vi proponiamo è la zona dell’isola un po’ meno conosciuta e un po’ più selvaggia, quella che di solito non è presa d’assalto dal turismo di massa (escludendo i mesi estivi). Abbiamo preferito concentrarci su alcune spiagge ben precise anziché parlare di tutte quelle che ci sono in questo tratto di costa e il motivo è presto detto: tutte quelle di cui non parliamo sono spiagge che nei nostri ripetuti viaggi non si sono mai rese particolarmente interessanti. Al contrario, c’è una spiaggia che si è resa sempre piuttosto interessante ma che non citiamo nell’itinerario: Nisportino. Il motivo di questa esclusione è il fatto che Nisportino ha un fondale esageratamente frastagliato, cosparso di scogli acuminati, che rende estremamente difficile la pesca; soprattutto la difficoltà è quella di come riuscire a tirare a riva le prede, spesso di taglia sostenuta, che durante il recupero riescono spesso a trovare riparo lasciandoci con le lenze spezzate. Partiamo ora per la nostra “gita surfistica” facendo un giro panoramico dell’isola possibilmente sotto la luce del sole in modo di avere una visibilità ottimale. Il bello di quest’isola è il fatto di poter cercare la posta migliore sui quattro lati senza doversi sobbarcare centinaia di chilometri (vedi isole maggiori). Quindi fermiamoci pure ad assaporare le prelibatezze locali ma partiamo presto per un bel giro esplorativo e con l’ausilio di un binocolo guardiamo bene dall’alto le spiagge che presentano un moto ondoso accettabile, con onda che sbianca al punto giusto (né troppo, né troppo poco) per poi andare sull’arenile prescelto dotati degl’immancabili occhiali polarizzanti verificando prima di tutto la situazione alghe. Se la situazione è accettabile il primo passo è fatto e spesso tale strategia è sufficiente per impostare buone pescate. Visto che le spiagge sono piuttosto profonde, anche in presenza di mare calmo non dobbiamo pescare fin da subito presentando le nostre insidie sulla media o sulla lunga distanza perché uno scalino ben marcato è già un ottimo punto dove fare stazionare le esche. Nel caso che ci sia una prateria di posidonia a tiro di lancio è buona norma posizionare un paio di esche proprio al limite tra sabbia e foglie, li si va sul sicuro e le prime abboccate spesso non tardano ad arrivare, ma ci vuole una precisione da cecchino! Ecco le spiagge consigliate.

Cavo

Un bel paesino recentemente ristrutturato che può essere anche il porto d’arrivo partendo in traghetto o aliscafo da Piombino. Di fatto, qui non manca proprio niente e neppure i pesci. La spiaggia del paese è ricca di tante specie ma precisiamo che stiamo parlando della parte situata alla sinistra del porto visto che l’altra parte, quella sulla destra, si presenta davvero poco interessante (basso digrado e piena di posidonia). Dunque, questa nostra prima meta è un arenile artificiale fatto di piccoli sassi e piuttosto profondo. L’accesso è facile visto che è proprio lungo la passeggiata, la lunghezza è cinquecento metri considerate anche le due scogliere artificiali perpendicolari che da diversi anni fanno bella mostra sull’arenile. Esposizione est. Scalino di risacca molto ripido, un fatto che fa subito intendere che la profondità non manca specialmente nella parte centrale che si presenta con fondale a tutta sabbia. Comunque anche i lati non presentano particolari difficoltà, infatti, se non si va proprio vicino agli scogli la sabbia la fa da padrone ovunque. Sono ben presenti mormore, orate (anche enormi da tentare con il granchietto vivo), sugarelli, occhiate, pagelli, spigole, razze, triglie e sogliole oltre ad altre specie che accostando a riva con cadenza stagionale si danno il cambio durante tutto l’arco dell’anno. Nel periodo autunnale accostano anche le gallinelle. In ogni modo le nostre insidie possono funzionare tutto l’anno ed anche con qualsiasi condizione di mare ma, come ovunque spesso accade, nella condizione di mare mosso la taglia delle possibili prede aumenta sensibilmente.

Fornacelle

Situata appena fuori Cavo in direzione Rio Marina, lunghezza utile 170 metri. Esposizione nord est. Gli arenili poco estesi molte volte sono i meno avari in fatto di catture e perciò sono da tenere sempre in considerazione. Bisogna tenere ben presente che alla distanza di circa settanta metri inizia una folta prateria di posidonia e quindi il fatto di riuscire a posizionare l’esca nei pressi di questo limite offre maggiori possibilità di cattura. Anche qui sono presenti più o meno le stesse prede di Cavo ma con l’aggiunta delle tanute, che però sono spesso di piccola taglia. In questa tipologia d’arenile capitano anche specie di pesci non comuni per chi è abituato a pescare soltanto sulle lunghe distese sabbiose della penisola e quando questo accade lascia sempre un bel ricordo, magari da fotografare e rimettere al più presto in acqua! Fornacelle non è assolutamente una bella spiaggia e bisogna fare attenzione ai tanti gatti presenti perché si cibano molto volentieri delle sardine e delle altre esche di pescheria. Evidentemente i padroni sono persone tutt’altro che amanti degli animali, basta vedere lo stato di degrado in cui li tengono: chiameremo Edoardo Stoppa di Striscia!

Cala Seregola

Senza dubbio l’arenile più difficile e interessante di questo itinerario. Lunghezza 180 metri. Esposizione sud est. Ci troviamo nei pressi di Rio Marina con un grande parcheggio alle spalle adatto anche per i camper. E’ la classica spiaggetta elbana dove sono ben visibili frammenti di pirite sulla sabbia scura. Infatti, sulla destra si vedono i resti di una vecchia miniera, sulla sinistra un curioso promontorio a forma di gobba di cammello, al centro un mare cristallino, profondo, spesso privo di alcuna forma di vita, ma che rare volte inspiegabilmente dona i pesci più grossi dell’isola! Una spiaggia difficile da catalogare e comprendere, sicuramente unica grazie al fatto che ha una gran varietà di prede soltanto con mare giusto e nelle stagioni intermedie. Oltre alle prede classiche del surf qui si trovano rombi e scorfani. Quando entrano le orate attenzione alle frizioni chiuse: qui il pesce vi porta la canna in acqua e non la rivedete più! A primavera sono presenti anche dei grossi barracuda da tentare con la tecnica della teleferica, come esca va bene un qualsiasi pesciolino vivo e vispo, meglio se pescato direttamente sul posto. Sull’estremità destra c’è un piccolo pontile diroccato e piuttosto pericoloso che può essere usato per praticare altri tipi di pesca.

Topinetti

Altri due passi verso Rio Marina e ci troviamo in quest’arenile di sassi lungo 170 metri. Esposizione sud est. Uno degli spot meno discontinui, adatto specialmente alla tecnica del beach ledgering con cui si riesce più facilmente a ingannare le tante prede presenti. Quando i pesci hanno imparato da un bel pezzo a leggere e scrivere, come spesso succede in quest’isola, è meglio affrontarli con il fioretto anziché con la spada! Dunque, consigliamo finali dello 0,16 o al massimo dello 0,18 in presenza di mare calmo, e magari con il finale superiore dotato di flotter. Le canne devono essere tanto sensibili come solo una beach può esserlo. Solitamente usando una tecnica così esasperata il divertimento è assicurato ma quando arriverà il bestione, e arriverà di certo, non sarà facile da gestire e il combattimento sarà incerto fino all’ultimo. Tra mormore, occhiate, sugarelli, orate e pagri sono presenti dei pagelli stupendi! Non posizionatevi sulla parte all’estrema destra perché inizia il misto spinto.

Ortano

In una gola tra due promontori dove spesso il vento s’incanala con forza troviamo questa incantevole spiaggetta della lunghezza di soli 130 metri. Esposizione est-sud est. La conformazione del fondale ci fa subito capire che qui si trovano molti pesci misti di scoglio. Di fatto, già a quaranta metri si possono iniziare a incrociare le prime formazioni rocciose che rendono difficile una corretta azione di pesca, quindi è bene iniziare la sessione di pesca con alcune ore d’anticipo sul tramonto in modo di capire bene dove sono i punti giusti per posizionare le nostre insidie. Dalle nostre esperienze dirette sembra proprio che nelle spiagge isolane le varie esche acquistabili in pescheria abbiano una resa maggiore rispetto a quelle del continente. La prima esca da non farsi mai mancare è sicuramente la sarda (in mancanza anche l’acciuga può andare) che può essere utilizzata in mille forme di bocconi sia a mare calmo sia a mare mosso con risultati inimmaginabili su tutte le specie di pesci, mormore e orate comprese. Seguiranno poi tutte le altre come calamaro, seppia, cappellotto, cannolicchio, murice, granchio e fasolare. Tutte queste esche avranno un’ottima resa solo se saranno innescate fresche. Questa è la spiaggia dove la grossa orata fa spesso capolino di giorno, a mare calmo, mentre ci sono grossi saraghi soltanto a mare decisamente mosso e nelle ore notturne.

Lido di Capoliveri

Facciamo ora un bel salto tralasciano la penisola di Capoliveri, interessante più che altro dal punto di vista turistico. Al Lido troviamo un accattivante arenile della lunghezza di oltre 400 metri. Esposizione sud-sud ovest. Anche qui troviamo una grande varietà di prede ma la stazza è spesso medio piccola. Uno dei pochi luoghi dove può servire il lancio lungo. Le mormore e le occhiate ci sono quasi sempre e tra le eccezioni sono presenti anche dei bellissimi pesce prete: brutti all’aspetto e ottimi in cucina. Quello che colpisce è il tipo di combattimento che offrono: è come tirare una borsina piena d’acqua! L’entusiasmo arriva poco dopo quando si vede quello che è. Dato che in questa spiaggia le abboccate non sono sempre frequenti possiamo armare una terza canna inserendo un long arm che porta una mezza sardina o qualcosa del genere, l’importante è sistemarla abbastanza distante dalla postazione in modo da non creare nessun intralcio all’azione di pesca, che comunque deve essere sempre incentrata sulle due canne principali, come sempre. Per ovvi motivi di cui abbiamo già parlato in articoli precedenti le due canne generiche è bene che siano gemelle ed anche i relativi mulinelli è meglio che seguano tale principio mentre la combinazione fra terza canna e relativo mulinello è meglio che sia nel suo complesso più potente rispetto alla coppia. È statisticamente provato che in tutte le isole del Mediterraneo si pesca meglio in presenza di poca luna o in totale assenza e di questo è bene tenerne particolarmente conto quando progettiamo di calpestare queste spiagge.

Lacona

Una bella spiaggia conformata ad arco, sabbia  a granulometria fine che supera appena il chilometro di lunghezza. Esposizione sud. Alcuni pescatori elbani ci hanno detto che il mare antistante l’arenile è chiamato “il mar morto” e questo per farci capire che qui di pesce ne gira pochissimo. Eppure, la realtà che abbiamo riscontrato è ben diversa. Anche noi abbiamo purtroppo fatto i nostri bei cappotti ma abbiamo anche preso dei pesci da sogno, come lo stupendo fragolino della foto. Bisogna pescare bene, nel senso che non bisogna lasciare niente al caso e operare ad una rotazione delle esche in modo di trovare quella adatta in un preciso momento. Sono sempre i vermi a farla da padrone, specialmente a mare calmo o poco mosso e senza suggerire il solito elenco diciamo che hanno un’ottima resa il bibi, l’americano e il verme di Rimini. Non dimentichiamo che scavando sulla battigia vicino all’acqua nei momenti di bassa marea si possono trovare alcuni tipi di vermi che risultano davvero micidiali, specie se innescati in abbondanza facendoli risalire sul finale. A mare mosso pescheremo come meglio possibile in quel determinato momento, al massimo con due canne, l’importante è stare correttamente in pesca e tenere presente che in questo caso la mobilità dell’esca semmai è da ridurre e non certo da accentuare. A mare calmo adotteremo la seguente strategia utilizzando al massimo tre canne. Due canne generiche saranno sistemate vicino alla postazione (più raccolta possibile e con la serbidora a fare da fulcro) e armate ciascuna con due long arm (provando anche a dotare di flotter quelli superiori) tassativamente superiori al metro di lunghezza ed innescati possibilmente con quattro esche diverse. Con una canna inizieremo la ricerca sulla media distanza mentre l’altra verrà lanciata il più lontano possibile. Fino a quando non avremo dei segnali certi sulla presenza di pesce e sulle specie presenti continueremo l’azione di pesca avvicinando lancio dopo lancio la canna che abbiamo lanciato fuori mentre allo stesso modo allontaneremo quella sulla media distanza. Con questa strategia si cerca la fascia di pascolo delle prede e una volta trovata s’insiste con entrambe le canne posizionate sulla medesima distanza, adattando i calamenti alle specie di pesci presenti. Come dicevamo, spesso il giochino riesce, almeno qui!

Michele Nardi

 

 


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