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La battaglia del Metauro

Di Roberto Barbaresi pubblicato il 09/10/12

A differenza dell’antica battaglia combattuta a colpi di spada nel 207 a.C. tra Romani e Cartaginesi durante la Seconda Guerra Punica, quella in corso di svolgimento si combatte a colpi di denunce, perdipiù avvalorate da dati scientifici divulgati mediante i moderni mezzi di comunicazione. Teatro della battaglia è l’alta valle del Metauro, in Provincia di Pesaro Urbino, nelle Marche, ma l’area del “conflitto” è estesa anche agli affluenti, ai sub-affluenti e addirittura alle falde profonde che, come vedremo, sono rimaste l’ultima fonte di approvigionamento idrico. Da un lato un Comitato di cittadini appositamente costituito e autofinanziato che sta denunciando le irregolarità nella gestione dei servizi al cittadino e delle risorse disponibili. Dall’altra l’azienda Marche Multiservizi che gestisce il servizio idrico integrato, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale addetta alle analisi e ai monitoraggi e, non ultimi, gli Amministratori locali. Uno dei soliti scontri tra Davide e Golia? Potrebbe sembrare tale, se non fosse che questa volta, con i dati scientifici in suo possesso e con il grande consenso tra la popolazione, il più debole sta riuscendo a scoperchiare il pentolone della cattiva gestione idrica e ambientale tenuto accuratamente chiuso dal più forte in tutti questi anni.

LE EMERGENZE

L’ennesima emergenza idrica dovuta alla siccità della caldissima estate appena trascorsa ha risollevato l’ormai decennale problema della gestione delle risorse idriche in Provincia di Pesaro e Urbino, peraltro analogo in molte altre zone d’Italia, dove i corsi d’acqua montani stanno scomparendo a causa dei massicci prelievi ad uso acquedottistico per soddisfare i fabbisogni (e gli enormi sprechi) dei grandi centri urbani della costa. Le modeste risorse idriche superficiali fornite dai fiumi risultano da tempo insufficienti e invece di creare delle riserve mediante lavori di pulitura degli invasi esistenti o la realizzazione di nuovi, più volte annunciati ma mai eseguiti, si è proceduto con le perforazioni per estrarre acqua dal sottosuolo causando un ulteriore abbassamento delle falde e un impressionante impoverimento delle sorgenti. Lunghi tratti in secca e diffuse morìe di fauna ittica, comprese specie pregiate inserite nella Direttiva Habitat, stanno diventando una consuetudine anche nelle annate più ricche di precipitazioni. Da una decina di anni a questa parte, si ricorre anche ad un pozzo realizzato negli anni ’90 che intercetta una falda profonda di acqua fossile situata sotto il massiccio del Monte Catria, scoperta nel dopoguerra durante le perforazioni per la ricerca di petrolio. Questo grande lago sotterraneo, considerato riserva strategica di emergenza e ancora poco studiato, viene ormai utilizzato abitualmente. Il pozzo viene aperto praticamente ogni estate per aumentare la portata del fiume Burano, sub-affluente del Metauro tramite il Candigliano, dove sono situati i potabilizzatori che alimentano i grandi acquedotti. Ma torniamo all’alto Metauro.

LE DENUNCE

Con la scarsa portata del periodo estivo le acque reflue in uscita dai depuratori provocano eutrofizzazione e morìe diffuse di pesci, sollevando non poche perplessità sul loro funzionamento. L’alta concentrazione di inquinanti crea una grave situazione ambientale ma anche un problema di igiene e salute pubblica. Negli ultimi mesi il gruppo Progetto Acqua, grazie agli strumenti acquistati e al coinvolgimento di tecnici specializzati, ha analizzato le acque reflue provenienti dai depuratori posizionati lungo la vallata, Borgo Pace, Mercatello sul Metauro, Sant’Angelo in Vado, Peglio, Urbania, Fermignano, e monitorato le condizioni di vita della fauna ittica che, dove ancora presente, mostra segnali inequivocabili di sofferenza. Dalle misurazioni effettuate presso i depuratori, molti parametri sono risultati enormemente al di sopra dei limiti previsti dalle leggi vigenti senza che l’ARPAM li abbia mai evidenziati o pubblicati, fatto ritenuto molto grave, tanto che sono emersi forti dubbi persino sull’effettuazione delle loro analisi. Partendo da questo monitoraggio e in sinergia con gli altri comitati locali, Progetto Acqua sta evidenziando la preoccupante situazione odierna, divulgandola attraverso la stampa locale e la rete internet, mettendo spalle al muro tutti i soggetti in qualche modo coinvolti nell’attuale gestione delle risorse idriche. Nelle ultime settimane si sono svolti numerosi incontri pubblici e manifestazioni di protesta, tra cui l’occupazione pacifica del Pozzo Burano. Nel sito www.progetto-acqua.it si possono consultare i sorprendenti dati in loro possesso, i dettagli sulla strumentazione e le procedure utilizzate, le critiche mosse contro aziende, enti e amministrazioni, le proposte per una migliore gestione. Il Comitato è presente anche su Facebook con la pagina “Salviamo il fiume Metauro”.


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