Tecniche

La canna lunga: tecnica bolognese (parte due di due)

Di Massimo Zelli pubblicato il 28/05/12

Lancio a monte e canna alta

 Passiamo alla pratica: perché la lenza entri bene in pesca, ed arrivi in diagonale come deve sulla zona pasturata, bisogna lanciare a monte, non v’è altro espediente. Bisogna “anticipare”il tiro di un tot di metri  questi possono essere 3-4  oppure 10 molto dipende dalla corrente ma anche da quanto è corta e pesante la  lenza utilizzata, ci sono degli estremi per cui pescando con lenze leggerissime ma chiuse  su correnti forti il lancio deve essere anticipato di una decina di metri ed anche molto spinto in avanti per fare in modo che il galleggiante cada a monte della lenza e non a valle come un lancio corretto imporrebbe, è un caso limite e va attuato con lenze molto bilanciate e semplici in modo che queste si distendano bene anche se lanciate in questo modo particolare. Scavalcare la piombatura mandando il galleggiante a monte predispone già  la lenza in diagonale ma ne allunga i tempi di entrata in pesca: questo è il motivo per cui a fronte di una presentazione pressoché perfetta e correttamente in trattenuta il lancio va anticipato di parecchi metri. La lenza, generalmente, entra correttamente in pesca 2-3 metri prima di passarci davanti,  se usiamo l’espediente sopra descritto. Per questa ragione, è buona cosa, manovrare la canna in diagonale con la puta verso monte, in modo da iniziare   la trattenuta prima che il galleggiante ci passi davanti. In questo modo, non solo saremo in trattenuta perfetta sulla zona di caduta della nostra pastura, ma avremo la possibilità di trovare qualche furbo “nonno” che spesso si tiene cautamente ai margini, anche spostandosi a monte. Nella pesca sulla distanza la canna deve essere mantenuta il più possibile alta, quel tanto che basta a tenere tutto il filo fuori dall’acqua. Ad onor del vero l’inclinazione della canna cambia durante la passata. Ci accorgeremo con il tempo e la pratica che nella parte iniziale in cui la canna è inclinata verso monte per iniziare la trattenuta questa sarà tenuta piuttosto in basso, mentre quando il galleggiante comincerà a superarci andando verso valle la canna lo seguirà come la lancetta di un orologio, portandosi in verticale a mezzogiorno e restando in quella posizione, a quel punto seguiremo la passata solo concedendo filo con il mulinello. La pasturazione va eseguita lanciando davanti a noi, usando questo sistema di pesca.

C’è qualcuno che pastura a valle  perchè l’entrata in pesca è più semplice e si è già nella parte facile della trattenuta, tuttavia i metri sfruttabili se non si è da soli diventano molti meno, pescando in questo modo non occorre anticipare il tiro, il galleggiante entra già di per se in pesca correttamente per via della pasturazione più lunga.

 Il recupero

 Teniamo sempre in considerazione che un braccio di leva lungo di una 7 o meglio di una 8 metri ha la capacità durante il recupero di forzare il pesce verso l’alto molto più di una canna corta. Per questo motivo onde evitare cocenti slamature dovute al pesce che viene aggallato troppo presto  è opportuno manovrare la canna tenendola inclinata quasi in orizzontale rispetto al suolo. Il filo deve essere sempre a 90° rispetto all’asse dell’impugnatura, in questo modo sfruttiamo al meglio le caratteristiche di elasticità e potenza della canna trasferendo una maggior trazione al pesce e stressando meno il filo poiché possiamo usufruire di tutta l’elasticità della canna.

 Questo  non succede quando l’angolo tra filo in uscita ed impugnatura diventa maggiore di 90 gradi, in questo caso il filo è maggiormente stressata mentre la canna lavora poco. Nella situazione inversa che si verifica in special modo quando siamo con la canna alta ed il pesce quasi in guadino, la canna è molto sollecitata sui pezzi secondo e terzo: la maggior parte delle rotture di una canna con un pesce attaccato si verificano in queste condizioni.

 Attenzione! Una canna che può reggere un finale del 20 in condizioni di uso corretto può cedere anche con un finale del 12 se caricata in modo tale che lo sforzo non passi ai pezzi di maggior diametro ma si scarichi sulla cima soltanto, generalmente cede il sottovetta o il terzo pezzo, più raramente la cima.

Il braccio di leva lungo può essere d’aiuto in quelle occasioni in cui abbiamo la riva ingombra da erbai ed ostacoli. In questo caso e con l’uso di un guadino da 4 metri o da 5 potremmo molto facilmente controllare il pesce aggallandolo fuori, senza che questo debba per forza correre il rischio di  entrare dentro un erbaio piuttosto che dei rami sommersi o altro. (l’uso di un guadino lungo permette di  gradinare il pesce senza andare con la canna oltre i 90° gradi dal suolo…e questo ci permette di forzare di più e stressare meno l’attrezzo, a buon intenditor).

             Lenza semplice

 Tutto ciò di buono che sappiamo sulle lenza e che riguarda le lunghe scalate viene un po’ a cadere quando parliamo di distanze elevate. Quando peschiamo lontano dalla sponda la lenza deve a) essere facile da lanciare, anche forzando perché no b) deve entrare in pesca sempre e comunque. Sembrerà un particolare di minor conto, ma una lenza che si ingarbuglia a 40 metri da riva e che non da segnali di questo ci fa perdere un sacco di tempo, anche se non siamo in gara non è un bel modo di adoperare minuti preziosi.

Torpilla e 5-7 pallini su 70 cm sono quanto serve, i pallini possono essere scalati ma vanno scelti di buona dimensione per ovviare al fatto che ne impieghiamo molti meno che in una spallinata classica.

 Quando appoggiare e come fare il finale sono poi dettagli da affinare sulla preda e sulle caratteristiche della spot ma, in linea di massima, l’imput da ricevere è:  “fare le cose semplici” la pesca a distanza è di per se complicata ed è l’ultimo livello tecnico a cui accede il passatista, fare cose semplici non solo ci facilita il compito ma ci rende più efficaci.

 

Tratto da tratto da I segreti dei pescatori  settembre 2010

 

 


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