Tecniche

La Salpa, uno degli sparidi meno conosciuto, come si pesca

Di Saverio Rosa pubblicato il 23/01/11

Lo sparide meno conosciuto.

La canna da riva è una disciplina che attira migliaia di appassionati su tutto il territorio nazionale.

Il pescatore che sceglie la bolognese o l’inglese al posto della canna da surf, pianifica le sue battute all’insegna del divertimento, delle attrezzature leggere e dei fili dai diametri sottilissimi.
La lista dei pesci insidiabili, che soddisfino la voglia di divertimento, associata alla soddisfazione di mettere in tavola un pesce gustoso, si riduce drasticamente a 4 miseri rappresentanti: la spigola, il sarago,l’ occhiata e l’
orata…
Basterà un kilo di bigattini associato alla consapevolezza di vedere poche ‘’
affondate’’ del galleggiante e saremo cosi’ pronti ad una battuta che si concretizzerà con delle lunghe attese e grandi speranze.
E se per una volta volessimo riempire la nostra nassa di pesce?…se per una volta volessimo entusiasmarci con numerosi combattimenti…? E se per una volta volessimo far fare gli straordinari al nostro galleggiante che dovrà segnalarci le numerose abboccate… verso quale preda dovremo rivolgere la nostra attenzione?? …la nostra protagonista sarà la salpa!


la salpa

La salpa, nome scientifico Boops Salpa, è un pesce della famiglia degli sparidi… esatto, proprio cosi’; avete capito bene; la salpa appartiene alla stessa ’’stirpe nobile’’ che vede, tra le sue file, grandi nomi come quelli dei saraghi, orate, occhiate, ecc…e come loro si distingue per combattività e pregio delle sue carni.
C’è solo una piccola grande differenza etologica che la distingue dai grandi nomi citati sopra e che la pone un gradino più in alto rispetto ad orate, occhiate e saraghi agli occhi del pescasportivo… Questa differenza sta nel suo comportamento gregario che si mantiene tale anche a pochi metri dalla costa.
La
salpa pascola in branchi molto spesso composti da decine e decine di esemplari che si riuniscono e brucano la flora del litorale costiero non disdegnando scogliere e moli artificiali.
L’attività nutritiva delle salpe si espleta per lo più durante le ore diurne e cessa quasi completamente con il calar delle tenebre. E’ un pesce che tende a cercare riparo notturno all’interno di moletti illuminati che presentino bassi fondali e numerosi nascondigli creati dalle stesse barche all’
ormeggio. Proprio a causa di queste abitudini, non è difficile trovarsi davanti a delle vere e proprie migrazioni di massa di salpe che escono dai moletti alle prime luci dell’alba e vi rientrano subito prima del tramonto. Sarà proprio questa loro abitudine che ci permetterà di sapere con estrema precisione dove andare a cercare le salpe in una precisa ora del giorno…


Dove pescare?

Sceglieremo il nostro spot di pesca prendendo in considerazioni dei porticcioli che, all’imboccatura, abbiano un fondale compreso tra 1 e 5 metri…Se il porticciolo presenterà una scogliera esterna bassa, allora sarà proprio lo spot perfetto per tentare di insidiare i nostri pesci brucatori e, per fare ciò, andreamo a sistemare le nostre attrezzature proprio in prossimità dell’
imboccatura del porticciolo.
Come abbiamo detto poche righe più in alto, dovremo attendere il passo di rientro del branco che, generalmente, tende a stazionare, per gli ultimi pasti serali, nei pressi delle scogliere che si trovano nelle vicinanze degli accessi dei porticcioli. La nostra azione di pesca si concentrerà proprio in questa zona dove il branco attende che la giornata si concluda…


Attrezzature

Per questo tipologia di pesca avremo l’ esigenza di riuscire a localizzare e fermare le salpe in una zona ristretta di mare per poi raggiungerle agilmente con le nostre lenze effettuando lanci lunghi e precisi…E questa azione di pesca ci dovrà risultare possibile anche se il branco si dovesse trovare a diverse decine di metri dalla nostra postazione.
Per fare ciò ci avvarremo di:
-Abbondanti pasturazioni a base di sfarinati dolci lanciati mediante l’
utilizzo di fionde che attireranno e fermeranno le salpe nella zona desiderata
- di canne e galleggianti all’inglese che ci permetteranno lanci lunghi, precisi… pur consentendoci di mantenere diametri di filo sottili.

Sceglieremo una canna inglese del tipo di quelle impiegate per la tecnica della TROTA LAGO A STRISCIO…si tratta di stumenti estremamente maneggievoli e leggeri, ma al tempo stesso potenti che ci permetteranno di lanciare i nostri galleggianti piombati in tutta sicurezza. La misura sarà compresa tra i 3,8 e i
4,3 metri e la potenza di lancio sarà una M o una F.5 (10-20grammi).
Abbineremo un mulinello che disponga di una bobina di un diametro piuttosto grande che permetterà al filo di fuoriuscire facilmente durante la fase di lancio. Il filo da caricare sarà uno 0,15/0,16mm che rappresenta un giusto compromesso tra un buon carico di rottura e un basso attrito in fase di casting. Saranno necessari almeno 80/100metri di monofilo…meglio se un fluorine.
Armeremo le nostre canne con galleggianti all’inglese da 10-20 grammi.


Terminali e montature da salpe

Prima di cominciare a costruire la nostra lenza da salpe, dovremo prendere in considerazioni alcuni aspetti fondamentali del comportamento e dell’
anatomia
di questo pinnuto. Dovrà esser chiaro infatti che, a causa dell’abitudine propria di questo pesce di colpire le nostre lenze con mangiate poco decise, sarà opportuno creare il nostro terminale posizionando non uno ma due ami in pesca… L’aggiunta di un amo ci fornirà una chance in più nel caso in cui il branco tenda ad a ‘’spelluziacare’’ …se al primo attacco la salpa riuscirà a portarci via l’esca senza rimanere all’amo, potremo attendere e confidare in un secondo attacco grazie alla presenza del secondo amo innescato.
Un altro aspetto da tenere presente durante la costruzione della lenza, sarà la particolare dentatura che arma le fauci della salpa…La salpa, essendo un brucatore del fondale, è dotata di un apparato boccale che andrà a recidere facilmente le nostre lenze se queste avranno un diametro inferiore allo 0,17 /0, 20.
Utilizzare un filo di tali dimensioni, ci metterebbe al sicuro da tagli inaspettati, ma, a causa della sua eccessiva visibilità, non ci permetterebbe di effettuare molte catture. La vista di questo sparide è molto acuta, pertanto saremo costretti ad utilizzare diametri sottili 0,10/0,12 per la costruzione del bracciolo ma abbineremo un piccolo ‘’rinforzino’’ proprio in prossimità del punto in cui i denti della salpa allamata andranno ad esercitare abrasione durante le fasi del combattimento. Così facendo riusciremo a  da scongiurare eventuali pericoli di taglio.
La nostra forcella terminale quindi sarà costituita da 2 braccioli dello 0,10
/0,12 di differente lunghezza; 40 e 50cm che presenteranno, in prossimità dell’
amo, un piccolo spezzoncino(2/3cm) di fluoro carbon dello 0,17/0,20. Infine,
2
ami del numero 14 della serie 120N Gamakatsu (gambo lungo) andranno a chiudere la nostra forcella.
Il terminale dovrà essere collegata alla lenza madre, per mezzo di un micro- gancio che ci permetterà di cambiare velocemente la forcella in caso di rottura o usura durante l’azione di pesca. La piombatura sarà costituita da una serie di 5/10 pallini spaccati di piombo sovrastati da una torpilla da 0,75/1,00 grammi.

Pastura e tecniche di pasturazione

Vediamo adesso di affrontare l’argomento pastura…argomento che è di notevole importanza quando si decide di pianificare una battuta di pesca alla salpa.
Erroneamente si pensa che la salpa sia attirata esclusivamente da sfarinati a composizione salata all’essenza di formaggio, come quelli utilizzati per la pesca del cefalo. Bisogna dire che questo sparide è sicuramente attratta da questa tipologia di sapori, ma preferisce senza alcuna orma di dubbio, degli sfarinati a composizione dolciastra.
Per procurarci una pastura specifica, quindi dovremo orientarci su sfarinati destinati alle acque interne(in particolare per la pesca alla carpa/carassio), oppure cimentarci in una preparazione’’fai da te’’ utilizzando biscotti finemente triturati, farina di grano duro, semolino, farina da polenta,pane grattugiato ecc… il tutto aromatizzato mediante l’utilizzo di aromi alimentari da dolci(sia liquidi che in polvere) di quelli che si trovano facilmente sugli scaffali di molti supermercati… mescoleremo aroma di arancia e vaniglia.
Sarà
infine consigliato aggiungere alla nostra pastura ‘’fai da te’’ una piccola quantità di disgregante da pasture che troveremo nei migliori negozi di pesca.
Arrivati sul posto provvederemo ad inumidire lo sfarinato facendo in modo che sia possibile lanciarlo con la nostra fionda da pastura, ma senza però renderlo eccessivamente duro. La palla di pastura, arrivata in acqua, dovrà disfarsi nel più breve tempo possibile( meglio se nei primi 50 cm di acqua) per espletare al meglio la sua azione attirante.
 
L’ esca giusta

Le eschè che andremo ad impiegare in questa tecnica dovranno possedere due requisiti fondamentali: dovranno avere una buona resistenza in fase di lancio e dovranno resistere almeno una decina di minuti in acqua senza disfarsi completamente.
Le uniche due tipologie di esche che soddifano tali requisiti e, al tempo stesso, risultano apprezzate dalle salpe sono: il panino a treccia semisintetico PERL e le pastine da innesco delle ditte FIMA o ELLEVI…entrambe le tipologie di esca andranno preventivamente preparate ad arte…ne troppo umide ne troppo secche e, se così sarà risulteranno perfette per le nostre esigenze.

Come capire immediatamente che il branco è arrivato?

Nella pesca della salpa spesso risulta difficoltoso riuscire a capire se e quando il branco di pinnuti si trova nelle vicinanze del nostro galleggiante.
Spesso infatti il pescatore non si accorge di essere circondato da salpe che gli hanno già furbescamente e abilmente sgraffignato l’esca senza che il galleggiante abbia comunicato notizia dell’avvenuta toccata. Proprio per evitare di lasciare inutilmente la lenza in mare priva di esca, dovremo provvedere ad inventarci un semplicissimo stratagemma che ci permetta di sapere che le salpe sono arrivate e stanno mangiando. Nella prima mezzora di pesca provvederemo a lanciare costantemente dei pezzi di pane secco(uno dovrà essere sempre visibile).
Improvvisi guizzi intorno al pane galleggiante ci segnaleranno l’arrivo delle salpe…Capito che le salpe sono arrivate, smetteremo di gettare il pane e continueremo la pasturazione lanciando solo ed esclusivamente lo sfarinato che ha la peculiarità di rimanere nella zona in cui è stato lanciato senza farsi trasportare dalle correnti, di non sfamare il pesce in pastura e di esercitare una notevole attrattivà olfattiva imparagonabile a quella del pane secco galleggiante.

La salpa è buona… ma va pulita subito

Non sarà difficile trovarsi davanti a pescatori che, alla notizia che le carni della salpa possono essere apprezzabili, storcerà la bocca e esprimerà parere contrario. Il luogo comune impone che la salpa, poiché si ciba per lo più di alghe, non vanti carni particolarmente appetitose. Questo è un mito da sfatare.
Ricordiamo che la salpa appartiene agli sparidi… famiglia di pesci notoriamente conosciuti e apprezzati in cucina…Perché allora la salpa si dice che non è buona? Perché molti che hanno provato ha portarla in tavola ne sono rimasti delusi? La risposta è da ricercarsi nell’ errata preparazione del pesce dopo averlo pescato. Una regola fondamentale per mangiare la salpa è eviscerarla in mare e questa operazione deve avvenire prima possibile.
La salpa andrà pulita sul posto…pochi minuti dopo la sua morte….e, affinché il risultato risulti ottimale, dovremo stare molto attenti a provvedere ad eliminare la parete addominale interna che trattiene le interiora del pinnuto. La parete addominale è facilissima da identificare inquanto si presenta come una sottilissima membrana di colore nero intenso che ricopre internamente le cavità interne del pesce.
Levate le interiore,asportata accuratamente la parete, e sciacquato il tutto con acqua di mare, il nostro pesce sarà pronto per soddisfare in tavola anche i palati più esigenti.


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