Racconti

Le Anguille a Mazzacchera

Di Damiano Merlini pubblicato il 20/03/12

Alle volte mi capita di postare su qualche forum alcune foto di catture fatte con questa tecnica e la domanda che mi viene spesso fatta è: "ma che cosa è questa mazzacchera?". Molto semplicemente è una delle più antiche tecniche di pesca dedicata alla cattura delle anguille. Un tempo, quando probabilmente si pescava più per fame che per divertimento, era una pesca diffusissima soprattutto in alcune zone d'Italia come Veneto, Piemonte, Toscana e Liguria. Oggi è una delle tante testimonianze della tradizione alieutica del nostro paese che stanno andando perdute.

 Come la maggior parte delle tecniche dei nostri nonni si basa sulla semplicità dei materiali; trova il suo impiego durante le piene dei fiumi, cioè quando praticamente ogni altra tecnica è quasi impraticabile, quindi può rappresentare anche un ottimo diversivo in condizioni avverse.

 Prima ho parlato di semplicità dell’attrezzatura: infatti ci servirà una comunissima canna di bamboo lunga all’incirca 2 metri (quelle per i pomodori, per intenderci); un bilanciere su cui appoggiare la canna, che potremo facilmente autocostruirci inchiodando due tavolette di legno, una che funga da base e l’altra perpendicolare alla prima. Nella parte alta di questa praticheremo un taglio a V che servirà da appoggio alla nostra canna e a posizionarla nel modo corretto durante l’azione di pesca.

Poi abbiamo bisogno di qualche metro di nylon di generose dimensioni (0.45/0.50,) da avvolgere sulla punta della canna e che sarà la nostra lenza (potremo usare anche dello spago, non fa differenza)

Ci servirà poi anche un piombo, magari di quelli di forma piatta per evitare che rotoli con la corrente, che varierà dai 50-60 gr se andremo in piccoli canali o fossi, ai 100-120 gr se invece pescheremo in fiumi con forti correnti o in caso di piene particolarmente violente.

Ultimo accessorio è l’ombrello in cui depositeremo le anguille appena pescate.

In commercio esistono degli ombrelli appositi in rete e con un piccolo bordo nella parte superiore, si trovano anche on line, ma spesso hanno costi esagerati. Potremo ovviare usando un normale ombrello il più possibile capiente e dalle stecche ben robuste. Ovviamente il tessuto di questi mette più a rischio di uscita le nostre prede,soprattutto se di grandi dimensioni; ma per aggirare il problema possiamo lasciare l’ombrello semi aperto, alzando così le pareti e rendendo più difficoltosa la fuga.

 Ora la nostra attrezzatura è completa, ma è arrivato il momento di costruire la mazzacchera vera e propria, che consta in una grossa palla di lombrichi.

Per ottenere buoni risultati con questa tecnica, più che con altre, è necessario conoscere quei piccoli accorgimenti che fanno la differenza tra una buona pescata e un cappotto quasi certo e la scelta della “materia prima” è un punto su cui fare attenzione. I lombrichi perfetti non sono quelli che si trovano in negozio, bensì quelli di campo, che per le loro generose dimensioni si prestano alla perfezione, per non parlare del costo se considerate che per fare una mazzacchera decente sarebbero necessarie almeno 7-8 scatole di vermi.

Vediamo ora che cosa ci occorre per dare vita alla nostra palla di vermi: procuriamoci un ago sui 20 cm, quelli da innesco vanno benissimo (qui dalle mie parti si trovano anche aghi appositi, ma non sono reperibili ovunque) e del filo di cotone, il più resistente possibile.

Con un martello schiacciamo l’estremità senza punta dell’ago, questo ci aiuterà a tenere il filo di cotone ben saldo altrimenti scivolerà sempre. Fissiamo uno spezzone di filo doppio di circa 1,5-2 mt facendo un nodino alle 2 estremità libere, per non correre il rischio che i vermi infilati escano.

 Iniziamo ora a infilare i nostri lombrichi per il senso della lunghezza, facendoli scorrere sul filo. Lasceremo circa 10 cm di filo libero sia da un capo che dall’altro perché una volta infilati i vermi dovremo prendere i 2 capi e annodarli assieme in modo da formare una sorta di collana.

Ripetiamo questa operazione con tutti i vermi a nostra disposizione, tenendo presente che più grande sarà la mazzacchera migliore sarà il suo risultato. Una volta ottenute le nostre collane (in linea di massima una buona mazzacchera si ottiene con 6-7 fili di vermi) inizieremo ad avvolgerle una per una attorno alle dita aperte della nostra mano, facendo fare 2-3 giri ad ogni spezzone, ponendoli uno a fianco all'altro. Così facendo otterremo una grossa palla della lunghezza di circa 20/25 cm. A questo punto prederemo il filo della nostra canna, nel quale avremo già inserito il piombo che non necessita di alcun fermo, e legheremo la matassa di vermi con 5-6 nodi semplici. La mazzacchera è completa, ora dobbiamo andare sul fiume. Una volta scelta la nostra postazione srotoleremo il filo per la lunghezza della canna (o anche meno se l’acqua è particolarmente bassa) e adageremo la nostra mazzacchera nell’acqua,

Il filo dovrà restare sempre in tensione, quindi per favorire il corretto posizionamento del filo e della mazzacchera stessa, sarà utile far distendere il filo in acqua per tutta la lunghezza che abbiamo srotolato poi, abbassando la canna, che messo il filo in tensione andrà posizionata con un angolo di circa 30° sul bilanciere, permetteremo alla nostra esca di raggiungere il fondo nel punto preciso rispetto alla lunghezza della nostra canna e quindi avremo il filo perfettamente in tensione senza avere la necessità di srotolarlo o arrotolarlo ogni volta che alzeremo la mazzacchera. Altra operazione da fare è sistemare l’ombrello capovolto per metterci le nostre prede. È bene tenere comunque conto che se l’argine è basso sarà quasi inutile usare l’ombrello, in quanto sarà più rapido issarle direttamente sulla terra ferma.

Come è facile capire la pesca si svolge tutta nel sotto sponda, infatti è in quella zona che le anguille concentrano la loro attività durante le piene. La mangiata è facilmente riconoscibile; infatti vedremo la canna dare degli strattoni, talvolta anche abbastanza violenti. A questo punto arriva forse la parte che richiede maggiore pratica, cioè il salpaggio dell’anguilla. Come avrete visto la mazzacchera non ha ami o ancorette; l’anguilla resterà attaccata alla palla di vermi  e non lascerà la presa se noi la salperemo nel modo corretto, cioè con un movimento costante, né troppo lento né troppo veloce, senza strattoni e senza soste. Una volta arrivati al pelo dell’acqua accelereremo leggermente il movimento per metterla velocemente nell’ombrello o portarla all’asciutto.

In questa fase prestate la massima attenzione perché è sufficiente un leggero abbassamento della canna, un leggero sfioramento dell’anguilla contro l’argine o un'esitazione di qualsiasi genere per perderla sicuramente.

 Indubbiamente il momento migliore per questa pesca è il tramonto o comunque le prime ore della sera. Nel corso degli anni ho avuto modo di osservare che nelle ore di notte fonda durante le piene l'attività delle anguille rallenta, così come, ovviamente, durante le ore diurne.

 E' una pesca semplice e complessa al contempo. Alla grande facilità di realizzazione e delle attrezzature si contrappone la necessità di avere un po' di mano durante l'azione di pesca perchè, provare per credere, le prime volte riuscire a salpare un'anguilla è più complicato di quanto si creda; ma vale la pena non perdere questa tradizione, che al pari di altre, rappresenta uno spaccato della cultura del nostro paese.

 

 

 

 

 

 


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