Tecniche

Le boghe del sabato sera

Di Marco de Biase pubblicato il 21/08/09

Per chi è pugliese come me, la vacanza sul Gargano è un must, anche se risicata e di breve durata. Una perla naturalistica che offre tante possibilità per noi pescatori che prediligiamo la bolognese, il surf casting, il ledgering e la pesca all’inglese. Un ventaglio di tecniche adattabili in ogni location, a partire dalla foce del lago di Lesina fin già a Vieste. E proprio in quest’ultimo incantevole borgo ha avuto luogo la mia prima tappa estiva del 2009, ai primi del mese di Luglio. Con un imprevisto: avevo dimenticato i bigattini a casa. Poco male, per fortuna ero munito di coreano, compagno insostituibile per le mie battute di pesca in mare.

Appena arrivati presso la scogliera di punta S.Francesco, dove sorge l'omonima cattedrale da poco restaurata, mi rendo conto che l’unico divertimento, in un primo weekend di questo fresco luglio appena trascorso, è dedicarmi al pescetto a mezz’acqua. Nel porta canne ho due bolognesi, di sei e sette metri, una canna da spinning e due tre pezzi da ledgering. Una volta sistemato il panchetto, grazie al prezioso aiuto della mia compagna, scorgo qualche pesce che guizza a pelo d’acqua. Boghe? Sugarelli? Occhiate? Una leccia in caccia? Domande che avrebbero trovato risposte di lì a poco. Apro la mia bolognese Tubertini Concept PF, una delle novità del mercato che presenta la cima ad innesto, e realizzo con dovizia di particolari una lenza molto morbida, che cali lentamente e si assesti su una profondità di circa due metri e mezzo: una montatura consigliatami da un esperto pescatore barese che milita a livello nazionale con la Pianeta Maver di Bari, da me soprannominato affettuosamente “lu mostr” per la sua perizia e conoscenza pressoché infinita di montature per la pesca in gara.

 

Esaminiamola assieme nel riquadro a destra: il monofilo in bobina è costituito dall’immancabile 0,16, poi un galleggiante da 2,5 grammi con porta starlight, una torpille da 1 grammo, ed a completare la taratura interviene una spallinata dapprima chiusa, poi aperta man mano che ci si avvicina alla girella. Infine quest’ultima, che fa da connessione al terminale di 20/25 centimetri dello 0,14.

Ha inizio la pesca. E come sempre, all'apertura, parto con una copiosa pasturazione a base di pellets per pesce gatto, dall’odore “orribilante” direbbe Diego Abatantuono, attore comico di spicco con origini proprie legate a Vieste. Il tramonto del venerdì è ancora lontano, si intravedono all’orizzonte alcune nubi che adombrano la bellezza del paesaggio aspro, tipico del Gargano. Alle mie spalle, un bellissimo trabucco, illibato dai segni del tempo. Pare un ragno di legno che tesse la sua tela in mare, alla ricerca di prede nelle profondità della scogliera. Il mare ha poi quel profumo così inebriante, col suo colore azzurro profondo, segno inconfutabile di acque incontaminate che resistono ancora strenuamente alla deturpazione paesaggistica di molti abusivismi del nostro bel paese.



E tra questa melodia marina e l'acutezza dell’azione alieutica, cade vittima dell’agguato la prima boga, simpatica e ballerina. Slamata con cura, è riposta con altrettanta delicatezza in acqua, dato che sono fermamente convinto del catch & release anche in mare. Il combattimento si ripete, stavolta con un esemplare più grosso, altrettanto divertente, che porta spettacolo anche a due giovani turisti tedeschi che si avvicinano per osservarmi. E così per altre quindici, venti, venticinque boghe. Poi arriva l’ora di cena, smontiamo e ci promettiamo di passare un’altra serata così, quella del sabato sera.

La mattina seguente sentiamo che il termine della vacanza si avvicina, quindi si approfitta per andare al mare, fare due passi poi nella vicina Peschici e tornare in pomeriggio presso punta San Francesco, ma dal lato opposto. Il mare è leggermente mosso, c’è un po’ di vento e corrente superficiale, quindi provvedo ad appesantire la piombatura della lenza di un grammo e mezzo. In questo modo non ho problemi a lanciare controvento, dato che Eolo ha deciso di spirare proprio nella direzione opposta a quella di pesca. L’importante è adattarsi, sempre, in qualsiasi condizione.



I raggi del sole accarezzano delicatamente gli occhi, le onde si rincorrono infinite, lasciano quella piccola risacca che fa ben sperare, qualche gabbiano plana sulla superficie del mare per cercare del cibo. Si avvertono anche i cinguettii delle rondini, intervallati dai profumi dei ristoranti che preparano fritti di paranza, gustosi piatti locali e pizze al sapore di mare. La mia compagna Liz si sistema accanto alla mia borsa porta attrezzi ed un piccolo gattino si avvicina e ci scruta con occhio di un’animale un po’ affamato. Poi, si accomoda a pochi passi da noi, in attesa che arrivi qualche bel pesce fresco per cenare degnamente.





Ricomincia il carosello di boghe, una dietro l’altra, attirate dalla ingente pasturazione a base di pellets. La pesca a mezz’acqua sembra vincente, non appena il galleggiante procede in calata, avverto i primi sussulti, poi parte come un razzo. “Vupe” voraci, che aggrediscono il verme coreano e, al momento del recupero, svuotano il contenuto dei loro intestini rendendo i miei vestiti maleodoranti. Per fortuna che c’è l’amuchina nel gilet da pesca!! Questa magica cornice continua fin dopo il crepuscolo, infatti le boghe mangiano anche di notte con lo starlight, una pesca davvero insolita, da febbre del sabato sera. Decidiamo di proseguire fino alle 23, momento in cui la fame fa capolino ed il desiderio di un bel piatto di spaghetti con le vongole è da soddisfare.


Gargano… l’incantevole Vieste… il prossimo anno ho deciso di tornarci. Un altro l'obiettivo: la spigola!

 

 

 

 


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