Itinerari Italia

Le trote dell'alta Val Trebbia

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 19/09/14

Questo è stato un anno speciale per chi scrive perché ho avuto la possibilità di visitare alcuni posti davvero unici e che mi hanno lasciato il segno. Ho cominciato a Gennaio andando nel leggendario Los Roques in Venezuela, posto assolutamente incredibile per la pesca così come per i panorami e per il clima. Ho pescato bonefish e tarpon a mosca, ho catturato un sacco di pesci e sono stato magnificamente bene con la famiglia Gargantini con cui ho diviso alcuni giorni meravigliosi. A Giungo , sono stato a Yellowknife in Canada, oltre il 63°Nord a pescare lucci con Stefano Vallongo e Sergio Ciarrocca. Ho preso di tutto sfidando zanzare, scogli semi sommersi, eliche che si spaccavano, guide truffaldine ma anche, nuovi amici e un mondo che mi si è schiuso davanti agli occhi. Northern PIke enormi, jerk e flyfishing come se piovesse e un carico di belle emozioni che hanno reso il viaggio unico e forse, irripetibile.

Nel bel mezzo, grazie alla occasionale e voluta conoscenza con GianPaolo Chittolini (Kitto) e il desiderio di girare qualche cosa di nuovo, mi sono ritrovato in una zona a me del tutto sconosciuta; l’Alta val trebbia.

Giuro che fino a Aprile/Maggio non ne avevo mai sentito parlare se non occasionalmente quando qualcuno citava l’Aveto e il Trebbia come fiumi  in cui pescare a mosca trote splendide ma per me, pensare di andare fino li era utopia. Tanti chilometri...troppi.

Poi, decidi su consiglio del Kitto nazionale, di provarci e perché no, di girare anche un filmato per le Fishing Adventures. raramente mi sono cimentato con le trote ma questo è l’anno giusto; ho fatto l’Aniene, quindi Scanno, lo Stura e perché non provare a pescare nel Trebbia. D’altra parte da un paio di anni, quando, quasi battendo a casa sua quello spagnolo professionista della pesca a mosca che mi avevano messo contro per ”The King Fisher” per National Geographic, mi ero reso conto che come moschista, pur con molti limiti, potevo competere decorosamente.

Allora, fermo restando che avremo girato una puntata dedicata allo spinning per non disturbare i sensibili e assai gelosi custodi del moschismo televisivo (lo dico con grande affetto e sportività), avrei comunque dedicato molte ore a lanciare la mia delicata WT3 nella speranza di avere qualche bollata oppure, una potente WT6 per uno streamer serio, serio. Mai e poi mai avrei immaginato di vedermi aprire un mondo fatto di persone meravigliose, sensibili, educate, entusiaste.

Persone a cui vorresti dare tutto perché ti sembra di conoscerle da una vita e non da poche ore.  Persone che ti fanno sentire subito in famiglia, uno di loro che semplicemente abita lontano. Persone che quando gli dici che stai andando a trovarle, ti rispondono che ti aspettano “con gioia”.

E con gioia ti viene voglia di tornare a trovarle perché a Gorreto, ti senti subito a casa tua; perché al Miramonti  (http://www.miramontivaltrebbia.it) ti sembra di esserci stato duemila volte e ogni cosa ti è familiare.

Perché Paolo Salomoni e la sua deliziosa Michela sono perfetti padroni di casa che sanno trasformare una cena in un momento quasi mistico in cui il profumo dei “Testaroli al pesto” (imperdibili) si mescola con quello del coniglio cucinato magistralmente passando per l’assoluto eden che si raggiunge con un “Risotto alla Castelmagno” innaffiato da un scelta di vini semplicemente meravigliosa.

Me ne accorsi sin dalla prima sera quando, dopo una viaggio faticoso, mi sedetti a tavola.

Non avevo i freni della visita di controllo semestrale in cui il mio colesterolo è sempre motivo di forti “polemiche” con i dottori che mi devono dare l’idoneità al mio lavoro per cui mi ero lasciato andare alle tentazioni che il duo “diabolico” (Paolo e Michela) mi avevano offerto.

Mai tentazione fu più bella e in quel momento compresi che ero perso per sempre!

Galeotto di un risotto...! Ma anche di mille altre delizie offerte con quella semplice e genuina voglia di amare il proprio lavoro che è ciò che mi lascia sempre felice ogni volta (e fino ad oggi sono 4..in 4 mesi...) che salgo a Gorreto.

“.....Si vabbè Ripamò..., ti sei messo in testa di fare Masterchef ma la pesca???.....”

Li scopri una altra eccellenza, ovvero Marco Imparato che è il Presidente dell’Alta Val Trebbia che gestisce la riserva di pesca ma che è anche un uomo di Associazione per la Pesca con un ruolo principale nella Fipsas Ligure ma, sopratutto, uno di cui condivido pienamente la visione della pesca.

Il Trebbia è un esempio di come vorrei che venissero gestite le riserve di pesca specifiche in cui si tutelano gli interessi di coloro che vogliono il trofeo da portare a casa e quelli che, in costante aumento, vogliono pescare in un acqua che regali emozioni sotto forma di catture.

Il Trebbia a Gorreto è esattamente tutto questo con il suo tratto aperto alla pesca tradizionale nel rispetto delle generazioni che storicamente sono più vicine alle tecniche classiche a cui si affianca un poderoso “No Kill” in cui sembra per un attimo di essere in quelle mitiche acque da trote di cui vediamo e leggiamo.

Chiaramente, da moschista scelgo il tratto “No Kill” che mi ha sorpreso, io che solitamente pesco in acque con trote da 20 centimetri, con fario e iridee da 3 kg che si sono fatte ingannare da ninfette Pheasant tail oppure Caddis da far pattinare o March Brown o ancora meglio delle splendide Royal Wulff e Coachmann che spesso provocano la reazione che stai cercando.

Si parla e straparla di alloctoni da eliminare, di iridee e salmerini che si pappano tutto e ripuliscono i fiumi ma allora perché...e mi domando perché nel Trebbia ci sono miliardi di vaironi, enormi branchi di barbetti da 10 centimetri e decine di fariotte da 6-8 cm. Ma cakkio, forse loro non sanno che devono sparire perché le irideone che fanno felici i moschisti non dovrebbero esserci?

Il Trebbia è un fiume dall’ambiente protetto in cui l’immissione massiccia di trote non sta provocando nulla di nulla se non portare un indotto economico importante ad una meravigliosa valle che, se non avesse la pesca no mi avrebbe mai visto.

E con me, tantissimi altri che cominciano ad amare la “Valle più bella del mondo” (non lo dico solo io ma, noblesse oblige... Ernest Hemighway...) tanto da diventare dei sostenitori assoluti di questa eccellenza.

Altre ce ne sono in Italia e Marco Imparato è il primo a sostenerlo con ammirazione ma, per me che mi sto affacciando a queste realtà, la Val Trebbia è il battesimo e la sento anche un pochino mia.

Concedetemelo se non altro per i 1200 km (a/r) che mi faccio per raggiungerla e che farei almeno 3 volte al mese se potessi.

Merito di persone speciali, di Paolo, di Michela, di Giannino e di Marco , le eccellenze che stano rendendo questa nuova parte della mia vita di angler e non solo, totalmente entusiasta


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