Tecniche

L'emozione del Ledgering light

Di Marco de Biase pubblicato il 01/05/12

Sovente capita di girare su Youtube alla ricerca di video sul feeder fishing direttamente in lingua inglese. Questi spezzoni nel tubo hanno sempre il loro fascino, sicuramente dovuto alla maestria con cui gli inglesi spiegano i dettami di una disciplina evoluta, che basa le proprie radici nella pesca a fondo. Imparare qualche trucco è sempre un piacere. Lo è doppiamente quando c'è il gusto di metterlo in pratica per condividerlo con gli altri, dato che nulla è segreto nella pesca e tutto può essere svelato. Il periodo che va da Aprile fino a Giugno inoltrato è il migliore in assoluto per la pesca di carpe e carassi, prede più comuni del ledgering in acqua dolce. Le dighe raggiungono i livelli più alti dell’anno, complici le piogge primaverili e lo scioglimento delle nevi sulle montagne. Non dobbiamo dimenticare l’ondata di maltempo del Febbraio scorso che ha messo in ginocchio tutta l’Italia, da nord a sud. Dopo due mesi si incominciano a vedere gli effetti positivi della neve che smette di solidifcarsi, portando un benefico flusso d’acqua continuo su fiumi e torrenti appenninici.  Le condizioni sono davvero ottimali per tentare l'arte del ledgering, un metodo alternativo alla pesca all’inglese e roubaisienne che dominano le competizioni. Ogni tanto è anche bello riscoprire una pesca forse primordiale, senza l’uso del galleggiante, che regala pregevoli catture e combattimenti all’ultimo sangue.

 

L’approccio leggero alla pesca a fondo. Sono convinto che ogni tecnica abbia diverse sfaccettature. Ci sono quelle tendenti ad aspetti più “specimen” quasi da pescatori palestrati, altre che meritano di esser adattate a esigenze intermedie. Ci sono poi le “light” (non le sottilette, per intenderci! Passatemi la battuta!).  Il bello del ledgering è proprio nel range di impiego: light, medium e heavy. Il pastrocchio di termini inglesi sta a significare "leggerezza", "intermedio" e "pesante". Per il light intendo pasturatori da 10 a 30 grammi (oppure 1 oncia – 28gr), medium qualcosa di più corposo che va dai 30 ai 60 grammi (oppure 2 once – 56 grammi) mentre per heavy considero solo pesche pesanti non praticate negli specchi d’acqua meridionali perché non ce n’è bisogno, sorpassando i 60 grammi. Detto questo, concentriamoci sul ledgering light che nelle ultime settimane continua a regalare emozionanti carnieri in virtù di un’efficacia devastante negli spot più comuni. Per praticarlo occorre una canna da ledgering in tre pezzi da 3,60 metri, con un’azione medio-leggera. In commercio ci sono validi modelli per tutte le tasche a partire dai canonici 50€ per raggiungere anche qualcosa in più della banconota verde. Le differenze ci sono e si vedono nei particolari come l’anellatura, la bilancia tura, la qualità del sughero, il porta mulinello, il carbonio che compone il fusto, gli innesti e la manifattura dei vettini. Ovviamente l’acquisto dev’essere commisurato all’utilizzo che si farà di questi attrezzi nel tempo. Se si tratta di una pesca occasionale potremmo sicuramente acquistare canne non molto costose, mentre se intendiamo esportare il ledgering ad un ambiente marino, praticandolo molto spesso, è bene comprare canne di qualità, per non soffrire eventuali danni causati dalle sollecitazioni in fase di recupero.


La canna da ledgering è molto veloce, bella e dinamica per i suoi tre pezzi  costellati da anelli guidafilo a ponte singolo e doppio che favoriscono la fuoriuscita del monofilo come se fosse in un tunnel. Dispongono di 2 o 3 vettini ad azione intermedia e spetta a noi innestare quello più morbido, dedicato al ledgering light. Passando ai mulinelli, c'è tutt'altro bisogno di muli da soma di grossa taglia...! Mi trovo molto bene con i classici 2500/3000 a bobina larga e recupero lento, capaci di compiere il lavoro egregiamente anche in mare. Imbobineremo uno 0,20 affondante, possibilmente specifico per la pesca a ledgering. Lo shock leader è superfluo coi pasturatori così leggeri, mentre si fa indispensabile per pesi più sostenuti, dai 40/50 grammi in su. Concludiamo parlando di pastura, elemento da non trascurare per la buona riuscita della nostra mattinata a pesca. Le classiche buste da “carpa-carassio fondo” di colore giallo lavorano alla grande, ricche di pastoncino e varie sostanze appettizzanti. Possono essere allungate con un po’ di farina di mais dall’effetto disgregante se vogliamo un composto friabile che si sciolga in poco tempo. Talvolta potremmo testare qualche spruzzata di liquirizia per distinguerle dal solito odore dolciastro oppure tocchi di brasem per stimolare pesce di piccola taglia.

Come realizzare la montatura. Tra gli sponsor di Pescareonline vi è la Fishing Italia che distribuisce un modello di anti-tangle in powergum della Middy nato per le nostre esigenze, che risponde al nome di “Attacco feeder anti-tangle”, cliccando su http://fishingitalia.com/store/store/comersus_viewItem.asp?idProduct=3376 . Lo si monta come mostrato in figura, con la girella rivolta verso il basso per l’attacco del terminale. Il sistema Middy è regolabile, infatti sull’ammortizzatore è presente un gommino che si può alzare ed abbassare a seconda del gioco che vogliamo imprimere al pasturatore. Sul moschettone ci attacchiamo un cage feeder oppure un open-end feeder da 15/20/30 grammi a seconda della profondità da raggiungere, commisurandolo con la quantità di pastura da rilasciare. Il terminale corto completa la lenza, attraverso uno spezzone di 30/40 cm dello 0,12 strong seguito da un amo del 12 a gambo corto, filo sottile e gola lunga, ideale per l’innesco di due bigattini ed un chicco di mais. Alcuni lettori si chiederanno come mai un anti-tangle in powergum e non l’astina fluorescente in materiale plastico. Ci sono due motivi che influenzano la nostra scelta. Il primo è nella trasmissione delle abboccate meno diretta con l’anti-tangle plastico. La seconda causa concerne il lancio e la si nota mentre il pasturatore plana sull’acqua. Se lanciamo un feeder colmo di pastura con l’anti-tangle non raggiungeremo mai una precisione chirurgica. Il power-gum si mimetizza con la lenza a livello fisico e non cambia la traiettoria del pasturatore.


Cage feeder o open end feeder?
Altri dubbi che possono sorgere spontanei sono proprio nel pasturatore da abbinare alla montatura. Il cage feeder è una gabbietta metallica che va colmata di pastura prima del lancio senza esagerare nella pressione. Si scioglie molto velocemente per il maggior contatto con l’acqua, pertanto va impiegato in modo ottimale su profondità medie, tra i 2 e 5 metri. Fondali maggiori necessitano uno scioglimento meno pronunciato dello sfarinato ed un open end feeder capita a fagiolo per la minore esposizione della pastura all’acqua. Questo tipo di pasturatori sono sempre disponibili da www.fishingitalia.it , navigando nel sito nella sezione “Speciale Ledgering”.


Carpe, carassi & co.
Gli avversari più comuni del ledgering light sono carassi, carpe, pesci gatto nostrani, grosse scardole e talvolta piccole brèmes (in foto vi è un esemplare del Lago San Giuliano all’Oasi WWF di Matera). Il carassio è veramente simpatico, non si fa pregare e abbocca con continuità sia al bigattino che al verme innescato per intero, a penzoloni. Il pesce gatto è un jolly che non disdegna i bocconi prelibati di mais e bigattini ma l’abboccata non si mostra nella sua competezza. A volte capita di non avvertire le tocche sul cimino perché ingoia l’esca e si adagia sul fondo senza muoversi. Scardole e brèmes sono prede che vivono a mezzo-fondo, tuttavia aggrediscono il bigattino nelle giornate un po’ più calde. All’improvviso ci sorprende la carpa con il suo classico “Sbam”, movimento di forza che ci coglie impreparati. La regina prende il largo e combatte con potenti fughe e testate riconoscibili con l'esperienza. La potenza della canna va a contrasto del pesce imprimendo pompate laterali che lo avvicinano a riva. Durante la fase terminale del combattimento dobbiamo impugnare la canna in modo saldo, portandola verso l’alto per favorire la verso la testa di guadino appoggiata in acqua onde evitare i suoi ultimi colpi di coda.

Conclusione. Assieme, battuta dopo battuta, abbiamo approfondito un modo di vivere il ledgering fuori dalle righe, con attrezzature dai margini ridotti e catture che deliziano i palati raffinati. Più tempo passa e più il ledgering diventa una vera e propria filosofia con molteplici scuole di pensiero. Anno dopo anno ho visto nascere gruppi, associazioni, forum e siti dedicati ad una passione che travolge grandi e piccini contagiati dalla magia delle acque dolci. Il denominatore comune resta la pesca a fondo in una sua versione più avanzata, lungi dall’essere “aspetta e spera”.


A presto cari amici, buon divertimento!

 


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