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Licenza in mare; una marchetta gigantesca.

Di Roberto Ripamonti pubblicato il 24/09/14

Tuonano i forum, esplodono le polemiche, le voci si rincorrono. Un deputato, tal Nicodemo Oliviero (PD) ha presentato un disegno di legge di 26 articoli di cui 24 sulla pesca professionale e 2 inerenti la pesca sportivo/ricreativa. Il disegno di legge, volto a aiutare i Pro, propone investimenti per circa 10 milioni istituendo, udite, udite, una licenza di pesca in mare con cui noi sportivi dovremmo sovvenzionare i professionisti. Chiaramente la forma é leggermente differente ma, la sostanza é esattamente questa.

Partendo dal presupposto che non voglio che nemmeno un centesimo dei miei soldi cada a finanziare e sovvenzionare che usa il mare per metterci reti, vorrei analizzare meglio questa paradossale situazione. Pagherei volentieri una licenza se questa garantisse controlli, barriere artificiali contro lo strascico, regole ferree contro gli abusi perpetrati dai pescherecci. Allora non fiaterei. Credo di poter rappresentare e parlare anche a nome di molti altri appassionati che in questi giorni mi hanno inondato di chiamate e mail. Imporre un balzello di qualsiasi entità, per poi girarlo verso le casse della pesca professionale, suona gravemente offensivo ed irrispettoso proprio in virtù dei numeri espressi dal censimento voluto dal MIPAAF; circa un milione di appassionati hobbisti. ( Ma non lobbisti ahimé).

Ho sempre sostenuto la bontà del censimento voluto qualche anno fa dall'allora Ministro Galan e sostenuto da parte dell'associazionismo ( FIPSAS, EFSA, Big Game) poiché era il modo per definire la reale consistenza del mondo ricreativo italiano e dare al milione di appassionati, quella dignitá e voce che fino ad oggi sono state assenti. Mai avrei voluto vedere tale censimento bassamente strumentalizzato per infliggere ad una categoria immensa e socialmente trasversale, un balzello a favore di chi vive da decenni grazie a  sostegni governativi.

Ma non voglio parlare di altre categorie, non mi interessa e non ne ho titolo. La pesca ricreativa italiana é un movimento che va molto oltre il milione sancito dal censimento poiché ad esso va aggiunto un  cospicuo numero dedito alla sola pesca in acque interne e alle decine di migliaia di "sbadati" che non sono stati censiti. Tutto ciò genera un indotto fatto da decine di aziende, attività collaterali e molte decine di migliaia di posti di lavoro; in sintesi, é una industria vera e propria e non un manipolo di persone da vessare. Decine di migliaia di posti di lavoro di un settore che non gode di agevolazioni di alcun tipo ed é strozzato dalla crisi economica. Decine di migliaia di posti di lavoro a rischio.

Il relatore del disegno di legge parla di 10 mila professionisti a rischio nei prossimi 6 anni se non verranno introdotti altri aiuti; e il comparto della pesca sportiva che é grande 10 volte tanto ha forse meno dignitá, caro Oliviero?? Ed aggiungo; a chi verrebbe chiesta una licenza di pesca in mare: ai bambini o agli anziani che pescano sui moli? A chi pesca dalla spiaggia  e non prende quasi mai nulla (ma spende comunque un sacco di soldi in benzina, attrezzature ed esche) perché le spiagge sono state distrutte dagli strascichi, dalle reti della piccola pesca professionale e per tutta la stagione estiva é interdetto per via delle ordinanze a tutela della balneazione?  Via, siamo seri..

E chi farebbe i controlli, la Capitaneria che non ha risorse per colpire le illegalità in mare o la Municipale, distogliendo.a da compiti assai più urgenti. Non copriamoci di ridicolo e cerchiamo di essere realisti. La gabella sarebbe indirizzata verso coloro che pescano dalla barca ....come ti sbagli....e qui scatta una riflessione; ma il relatore del disegno di legge ha una lontana idea di quanto già si paghi di accise sul carburante, di tasse di stazionamento e di IVA su attrezzature da diporto e da pesca? E si immagina cosa significherebbe se solo il 5% decidesse di smettere?

Un simile disegno di legge provocherebbe un danno alle casse dello Stato assai maggiore del piccolo ricavo previsto. A chi conviene? A nessuno tranne, forse a coloro che beneficerebbero di soldi altrui. Proviamo solo ad immaginare se semplicemente un centinaio di proprietari di imbarcazioni per la pesca d'altura amatoriale decidessero, come gesto di protesta, di spostare le loro barche in Croazia o Tunisia. In un istante, come avvenuto per la nautica da diporto, si volatizzerebbero centinaia di migliaia di euro di sole accise sul carburante. Al mese, non l'anno, con un danno erariale  di milioni di euro. Tanto, caro Oliviero, paga pantalone...."....paghi mi....". Esiste poi un punto che rende tutta l'operazione assai risibile: al MIPAAF esiste un tavolo permanente sulla pesca di cui fanno parte anche le Associazioni rappresentative della pesca sportiva; sarebbe bastato chiedere( cosa mi risulta non avvenuta), per capire che un simile disegno di legge non ha né capo, né coda.

Non basta affermare che esiste una licenza di pesca in acque interne e una per chi caccia e quindi é lecito estendere il concetto alla pesca in mare. Una simile tesi dimostra come non si conoscano gli enormi problemi delle acque interne dove, nonostante si paghi una licenza non esistono più controlli e fiumi e laghi siano terra di conquista del bracconaggio e di filiere ittiche illegali al punto che i dati indicano un crollo verticale.

Si informi chi ha scritto questo obbrobrio e valuti le conseguenze. Valuti i pro ed i contro. Pensi che sin d'ora, ha fatto arrabbiare una moltitudine di appassionati hobbisti. Credo che queste valutazioni non siano state fatte e questa "cosa" , appare un compitino dettato.Dettato da chi lofaccio pensare a Voi. Caro Oliviero, cI sono cose più serie che non mancare di rispetto ad oltre un milione di hobbisti provando a togliergli altri denari. Ora mi aspetto l'intervento  della FIPO e quindi della Fipsas, con il rammarico di non avere io stesso la possibilità di essere chiamato ad esprimere un parere davanti ad una Commissione e pertanto, costretto vostro malgrado, a scaricare la mia i indignazione laddove mi sia possibile farlo.

Toccherà mettersi in politica......

Ah per la cronaca

ART. 24.

(Pesca non professionale).

1. La pratica di pesca sportiva e ricreativa

a mare è subordinata al possesso

del relativo permesso rilasciato a titolo

oneroso in ragione del tipo di pesca praticato

e degli attrezzi utilizzati.

2. Ai minori di 16 anni, ai soggetti di

età superiore a 65 anni e ai disabili il

permesso è rilasciato a titolo gratuito.

3. I proventi derivanti dal rilascio del

permesso di cui al comma 1 sono destinati

agli interventi di cui all’articolo 2, comma

5-decies, del decreto-legge 29 dicembre

2010, n. 225, convertito, con modificazioni,

dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10.

4. Con decreto del Ministro delle politiche

agricole alimentari e forestali, sono

individuati modalità, termini e procedure

per l’attuazione del presente articolo.


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