Itinerari Estero

Los Roques... il paradiso della pesca a 360 ° (parte due di tre)

Di Francesco Gargantini pubblicato il 14/03/13

Pesca a spinning:

Con lo spinning leggero, è possibile insidiare gli stessi pesci sopracitati per la pesca a mosca, con l'aggiunta di barracuda, aguglie (anche oltre al metro di lunghezza), diversi tipi di snapper e cernie di varie dimensioni.

L'attrezzatura che consiglio per questa tecnica è una canna medio-leggera, con potenza di lancio 10-40 grammi ed una lunghezza di 2.40 m. Per quanto riguarda il mulinello, consiglio una misura dai 3000 ai 5000 con una buona frizione e del filo trecciato in bobina da 15-20 libbre, sdoppiato in estremità con un nodo "Bimini Twist", nodo usato in tutto il mondo per la pesca a traina ed infine un finale di un metro di lunghezza di fluoro carbon della misura 0.30. Per chi non vuole prendersi troppi rischi, è consigliato utilizzare un cavo d'acciaio lungo dai 5 ai 10 cm per vincere i denti di barracuda, karite e aguglie.

Come artificiali, direi che sono indispensabili dei piccoli ondulanti argentati dai 10 ai 20 grammi, oppure piccoli minnows da 5-8 cm, l'importante è che siano pesanti in modo da poterli lanciare anche a distanze importanti nel caso le improvvise mangianze si trovino distanti da noi. Un altro consiglio importante è quello di non utilizzare girelle o moschettoni ma solo semplici nodi in quanto le girelle in acqua con i riflessi del sole luccicano attirando aguglie, karite e barracuda che a volte attaccano la stessa girella tagliando addirittura sopra il terminale.

Infine, la pesca a spinning pesante, con grossi popper o artificiali monopezzo, è sicuramente mirata per prede di grosse dimensioni, molto potenti e veloci. In genere, questa tecnica si effettua esclusivamente dalla barca, lanciando in acque profonde. La canna questa volta, dovrà essere sicuramente più potente, così come il mulinello. Io personalmente ho usato una Italcanna, più precisamente la "Agabama" dell’Italcanna, ideata dall' amico Gionata Paolicchi, questa canna si è rivelata, insieme ad un mulinello Shimano Spheros 8000 un accoppiata vincente per salpare in barca pesci interessanti e soprattutto forti. Ovviamente, anche la misura del trecciato va aumentata, 30 libbre e il finale in fluoro carbon dello 0.70.

La "caccia" al permit:

Per insidiare questo pesce tanto ricercato dai pescatori a mosca, bisogno proprio fare come si fa molte volte a caccia, ovvero prima vi è la lunga fase di ricerca della preda, poi l'osservazione del comportamento ed infine finalmente si lancia sull'obbiettivo... Il permit, è un pesce abbastanza raro, sia da vedere che da catturare, ma con la giusta guida, il sogno di questa cattura può diventare realtà!  Una volta localizzato il permit, che può essere solo o in piccoli branchi, il pescatore e la guida scendono silenziosamente dalla barca e si avvicinano ai permit, che sono facilmente riconoscibili grazie alla lunga pinna dorsale che, vista la scarsità di profondità dell'acqua risulta abbondantemente fuori dalla superficie.

Quando il pescatore si trova ad una distanza tale da poter lanciare sul pesce, comincia il momento più emozionante ovvero il lancio e il recupero che prevede una tecnica particolare. E' molto importante, cercare di non perdere mai il permit di vista, ogni qualvolta il pesce si sposta, bisogna seguirlo, sempre facendo meno rumore possibile per riportarsi vicino all'avversario e ricominciare a lanciare con la speranza dello strike!  Una volta agganciato il permit, inizia una fase molto concitata ed emozionante visto che questi pesci, in genere hanno un peso che varia dai 5 ai 15 kg. Il capitano della barca, deve raggiungere il pescatore e la guida che montano rapidamente in barca, in modo da combattere da più in alto possibile sul livello dell'acqua e seguendo l'avversario a colpi di motore.

Nel combattere rimanendo in acqua, si hanno due rischi che sarebbe meglio evitare, il primo è sicuramente che il pesce vada a rifugiarsi dietro qualche corallo provocando un abrasione al filo e la successiva rottura dello stesso, oppure l'altro rischio è quello che fuggendo per paura, ci sbobini oltre alla coda tutto il baking o quasi riducendo di molto le possibilità di salpare il pesce per la foto della vita... Che dire, questa pesca non è di certo facile ma se si insiste qualche giorno per la cattura di questa meraviglia, le fatiche e la pazienza possono venire premiate con un ricordo indelebile e di certo non da tutti.

I tarpon di Grand Roques:

Una delle tecniche di pesca che prediligo in questo paradiso, è sicuramente quella al tarpon dalla barca al porto di Grand Roques. Il momento prediletto per la cattura di questo pesce, sono certamente le ore del tardo pomeriggio, fino al buio completo, intorno alle 19.30. In genere, quando si parla di itinerari di pesca, la zona più pescosa, neanche a farlo apposta, è sempre la più distante rispetto alla posizione di alloggio, a Los Roques no, infatti a soli pochi metri dall'isola di Gran Roque vi sono tarpon con dimensioni veramente da sogno.

In genere, per questa esperienza da brivido l'uscita con la barca l'abbiamo fissata con la nostra guida di pesca intorno alle 15.00. Prima della partenza, è fondamentale procurarsi un secchio di piccole sardine per la pasturazione, queste si possono pescare utilizzando un rezzaglio a maglie finissime oppure grazie alla mitica Mariza, una signora nativa che per vivere, pesca quasi ogni giorno questi piccoli pesciolini per soddisfare i bisogni dei pescatori e dei "Posaderi" che fanno a gara per accaparrarsi le camaiguene, i primi per la pasturazione in pesca e i secondi, per offrire qualcosa di speciale per cena ai propri ospiti, questi piccoli pesci una volta fritti, sono proprio una squisitezza, sono senza dubbio da provare. Una volta procurato il tutto, si può partire ed uscire quel 100-150 metri dalla costa per poter già calare l'ancora e iniziare a pescare.

L'attrezzatura per la cattura di questi grossi e potenti pesci, deve essere all'altezza e controllata con cura. Ogni minimo errore o difetto potrebbe gravare pesantemente sull'esito dell'uscita. La canna ideale è una 2-3 pezzi da spinning pesante, come l'Agabama, precedentemente citata oppure una canna da fondo con lunghezza massima 3 metri e potenza di lancio 100-300 grammi. Come mulinello si può benissimo stare su un 8000 come grandezza, sempre con buona frizione e capacità di filo.  La scelta di quest'ultimo è molto personale, per chi ama il trecciato consiglio un libbraggio non inferiore alle 30 libbre possibilmente cerato, per gli amanti del nylon invece, direi di imbobinare un monofilo almeno dello 0.45.

La montatura, è molto semplice e presenta un piombo del tipo intercambiabile dai 15 ai 30 grammi, in base alla corrente che varia spesso, una girella robusta per collegare un finale di circa 2 metri dello 0.70 di un buon fluoro carbon, io mi trovo molto bene con il P-Line ed infine un amo 1/0-3/0 circle. L'amo circolare, mi ha garantito di salpare un maggior numero di pesci rispetto all'amo normale in quanto la sua forma curva, fà si che i rischi di slamatura si riducano, infatti, il tarpon durante il combattimento con i suoi molteplici salti, tenta sempre si slamarsi, lasciandoci di conseguenza di stucco.

Una volta gettata e fissata bene l'ancora, si comincia a pasturare con manciate di sardine, in modo da creare una scia di pesciolini che seguiranno la corrente sottostante la barca. A questo, punto caleremo le canne facendo in modo che la nostra lenza e quindi l'amo siano indirizzati a favore di corrente, con la speranza che i tarpon che nuotano sotto la barca in frenesia alimentare, oltre a mangiare le centinaia di sardine di pastura, abbocchino al nostro amo. Per l'innesco, basta infilzare una delle sardine una volta per la testa, è redditizio provare anche con sardine più grandi oppure inneschi a 2-3 sardine.

Nel punto dove si pesca, in genere la profondità varia dagli 8 ai 12 metri, si può scegliere se tenere l'esca vicina al fondo oppure a mezz'acqua in base alla profondità dove nuotano i tarpon in quel preciso momento, l'importante è l'essere sempre pronti ad un abboccata improvvisa e alla conseguente fuga esasperata del pesce. Facendo questo tipo di pesca, oltre al tarpon si possono catturare grosse razze, jack, karite e se si ha fortuna anche qualche grosso pargo. Una volta che abbiamo attirato i grossi tarpon sotto la barca grazie alle sardine di pastura, a chi piace, può provare ad ingannare questi pesci fantastici con la pesca a mosca, con il solito "gummy", in questo modo, abbiamo salpato pesci fino ai 30 Kg. Con la canna da spinning e la sardina, in questi 2 anni, io, mio fratello e mio padre Adriano, al quale questa tecnica di pesca piace particolarmente, abbiamo catturato una razza di quasi 40 Kg, una decina di tarpon dai 20 ai 60 Kg e diversi jack intorno ai 5-6 kg.

Insomma, pesci veramente da urlo, catturare un tarpon è un emozione veramente difficile da spiegare su carta, è un esperienza che va vissuta dal vivo! L'anno scorso, mi ricordo particolarmente 2 combattimenti e cioè, quello con la razza che è durato 2 ore esatte e quello con il tarpon da 50 kg, anch'esso mi ha messo a dura prova per ben 1 ora. Quest'anno, proprio all'ultima uscita di pesca al tarpon, quando ormai era buio, alla canna che controllava mia mamma Erika, anch'essa pescatrice, si è allamato il re dei tarpon, dopo oltre un ora di combattimento al buio, intravediamo, grazie alla luna piena una sagoma ancora più grande di quella dell'anno scorso, avevo il cuore in gola e solo dopo aver salpato il pesce in barca ed essere andati con la barca a tutto gas a riva per le foto di rito, mi sono reso conto della soddisfazione e la fatica che si prova con pesci di queste dimensioni.

Dopo qualche decina di foto, ho deciso di fare il bagno con il tarpon gigante, facendogli riprendere le forze e accompagnandolo lentamente (quasi a braccetto), verso le profondità del mare caraibico. L'attimo in cui il pesce è ripartito, libero in mare non me lo scorderò mai, questa è l'emozione che spero molte persone possano provare.

per info su Los Roques - Francesco Gargantini 0043-664-9389096 - francescogargantini@hotmail.com


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