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Lucci dalla barca

Di Riccardo Dominici - Foto d'Ornello Dominici e Carlo Grendene pubblicato il 27/11/08

 

E’ ormai un mese, esattamente dal 27 settembre scorso, che sono entrato in possesso della barca pieghevole INSTABOAT, barca che ormai sognavo la notte tanto era il desiderio di averla: ed ecco che il giorno del Meeting della rivista Pescare Carpfishing al Parco del Brenta, Gionata Paolicchi me la porta.

Dopo averla portata a casa io e mio padre avevamo provveduto a sistemarla su due supporti ad una parete del garage, la guardavo ogni giorno, lì appoggiata ai supporti, luccicante con il suoi stabilizzatori neri, snella, leggera, al solo vederla anche fuori dall’acqua intuisci che è uluccina barca pieghevole seria, in alluminio, costruita in Canada, veloce, stabile… agognavo il momento in cui avrei avuto l’occasione di provarla.

Occasione che ben presto venne a concretizzarsi ed, infatti, giovedì sera mio padre mi disse: Se tu sabato dopo la scuola tagli l’erba del giardino, pulisci il trattorino rasa erba e lo ricoveri per l’inverno, metti a posto il caos che hai nello studio, domenica pomeriggio saremo liberi da impegni e così potremmo finalmente varare la “INSTABOAT”.

La prima cosa che gli chiesi fu: possiamo portare con noi il mio compagno di classe Carlo? La risposta fu: porta chi vuoi, l’importante è che abbia il giubbotto salvagente, sulla barca non si sale se si è sprovvisti di giubbotto! Tramite SMS mi metto in contatto con Carlo il quale è entusiasta della proposta.

Nei due giorni seguenti ci mettiamo d’accordo, io tenterò i lucci e lui i boccaloni, e per fare questo vogliamo andare sul lago di San Daniele o di Ragogna che dir si voglia, ma mio padre sulla destinazione non è assolutamente d’accordo, per tutta una serie di motivi, tra cui il fatto che siamo inesperti e che pertanto un lago più piccolo sarebbe più adatto. Optiamo così per un ex cava di argilla, abbastanza grande ma non grandissima, trasformata in bacino di bonifica di una zona paludosa, a pochi chilometri da casa.

C’è un problema però, domenica si passa dall’ora legale all’ora solare, e pertanto avremo un’ora in meno di sole, cosa di non poco conto dal momento in cui non riusciremo ad entrare in pesca prima delle 15 e 30, ma c’è un proverbio che dice: “ Meglio piuttosto, piuttosto che niente”, due ore e mezza di luce non sono tante ma se non si riesce a fare di meglio vanno più che bene.

Sabato pomeriggio faccio tutti i lavori che mio padre mi ha ordinato, preparo l’attrezzatura, scelgo gli artificiali. Sono pronto.

L’indomani alle sette e mezza sono sveglio, è una bellissima giornata di sole, la foschia che copre i campi dietro casa mia si sta dissolvendo, faccio colazione e mi preparo per andare alla partita; il borsone è già pronto, alle nove sono già a Udine, sono il primo ad arrivare. Sono teso e nervoso: è una partita importante per la mia squadra neo promossa al campionato regionale; è la prima volta che giochiamo contro questa squadra pluri campione.

Purtroppo la partita non andrà bene, un po’ perché gli avversari sono obiettivamente più esperti di noi, un po’ lucciperché due nostri difensori si fanno male già nei primi venti minuti, uno dovrà essere portato al pronto soccorso e l’altro rimarrà in campo, ma giocherà in condizioni menomate per tutta la partita. Siamo usciti battuti, ma non umiliati, andrà meglio nel girone di ritorno.

Alle 13 e 40 siamo casa, e mentre mia madre ci prepara il pranzo, io e mio padre carichiamo la barca sul tetto della macchina, operazione resa agevole dall’esiguo peso ed ingombro della stessa, in non più di dieci minuti l’ INSTABOAT è saldamente legata alle barre del tetto.

Alle due e mezza arriva Carlo con suo padre, ha con sé il giubbotto di salvataggio e tutta l’attrezzatura.

Finalmente si parte. Dopo venti minuti siamo sul posto, scarichiamo tutto, barca, canne, zainetti e ci apprestiamo ad aprire la barca. E’ la seconda volta che la apro, la volta precedente fu due giorni dopo averla portata casa. Io e mio padre non ci mettiamo più di cinque minuti ad aprirla ed a metterla in acqua, ci carichiamo l’attrezzatura e poi è volta mia e di Carlo di salirci.

Confesso che sono emozionato, guardo Carlo e vedo che anche lui è abbastanza teso, tensione che si scioglie immediatamente quando constatiamo la sua stabilità, do un colpo di remi e la mia barchetta, è un eufemismo chiamarla “barchetta” sono tre metri e venticinque centimetri di agilità, fila come un fulmine sulle ninfee. Devo agire sui remi per fermarla, cominciamo a lanciare, e solo in quel mentre mi accorgo che ci sono altri pescatori che lanciano da riva. Dove stiamo pescando noi è una zona che è stata sicuramente già battuta, così ci spostiamo su un altro spot irraggiungibile dalla sponda, insistiamo per una mezz’oretta, ma niente da fare. Carlo sente alcune tocche, ma sono dei boccaloni abbastanza piccoli, mi sposto ancora ed indico a Carlo dove lanciare, so per certo che sotto quell’albero c’è un boccalone che supera abbondantemente i tre chili, ci sono alcuni bravi pescatori che da anni gli fanno la posta ma lui si fa beffe di loro ed anche di noi, ogni tanto si fa vedere ma di abboccare neanche parlarne. Ci sarà pure un motivo perché è diventato così grande.

Insistiamo un po’ ci spostiamo su un banco di ninfee al centro cava, non andiamo oltre per non disturbare l’azione luccidegli altri pescatori, passa il tempo, mio padre mi tiene informato dell’andamento delle partite di calcio, scruto la superficie dell’acqua alla ricerca di cacciate, tutto è piatto non ci sono segni di attività dei predatori. Il sole comincia a scendere sull’orizzonte, ormai sono le cinque passate, le ombre si allungano sull’acqua, ci spostiamo di nuovo, e ci dirigiamo verso un’ansa, vedo Giacomino, bravissimo pescatore, e gli chiedo se ha preso qualcosa, mi fa segno di no, che sta andando in bianco.

Comincio a preoccuparmi, si sta avvicinando l’ora del rientro e non abbiamo preso niente. Ad un certo punto intuisco una cacciata alle mie spalle, a circa una decina di metri da dove stazioniamo, lentamente giro la barca e decido che è ora di cambiare tecnica. Frugo nella borsa dell’attrezzatura alla ricerca di una montatura Drakovich piombata e di uno “shad” in gomma, imitazione scardola.

Con calma faccio la montatura ci metto attenzione, provo il movimento del pesce vicino alla barca, non si muove come vorrei, regolo di nuovo la montatura, riprovo … ecco adesso il pesce scende sul fondo come voglio io.

Comincio a lanciare, sento che lo “shad” tocca il fondo, aspetto un momento e poi do un colpetto di cimino, l’artificiale si alza, recupero un po’ di lenza, e trattengo la discesa, anzi faccio saltellare l’artificiale mentre scende verso il fondo sino a toccarlo. Ripeto l’operazione più volte sino al completo recupero dell’esca. Controllo la montatura, è tutto ok, rilancio e ripeto l’operazione. Al terzo lancio appena toccato il fondo, sbam …. la canna si piega, ferro immediatamente, ….. c’è. Finalmente c’è, finalmente il luccio che volevo ha abboccato.

Comincia il combattimento, la canna che sto usando non è una “mollaciona” anzi, è una canna ad azione “no- angle” di Roberto Cazzola, la Velox Queen che mio padre mi ha regalato tre anni fa in occasione del mio tredicesimo compleanno. Sono tranquillo, so di avere tra le mani una gran canna, un ottimo mulinello, del buon monofilo e che la montatura è fatta a regola d’arte. Se il pesce dovesse slamarsi sarebbe solo ed esclusivamente colpa mia, assecondo le sue sfuriate, lo recupero lentamente e quando è a tre metri dalla barca finalmente lo vedo. Dio mio quanto è bello, lungo, forte tira come un treno ….. l’emozione mi sta stringendo la bocca dello stomaco, mi dico: stai calmo, calma non può andare da nessuna parte, lo porto sotto bordo, e con una presa opercolare lo salpo.lucci

Sono al settimo cielo, è il sesto luccio della mia breve carriera di pescatore, è il più grande, bellissimo. È il primo vero luccio della mia vita, il primo che ho cercato con insistenza dedicandomi per l’ intero pomeriggio alla sua ricerca, senza ricercare nessun altro tipo di pesce. Carlo, il mio compagno di barca, condivide la mia gioia ma non può esimersi dal commentare le caratteristiche, che a suo modo di vedere, ha il mio fondo schiena. Lo slamo, non senza qualche timore, ma i miei gesti sono sicuri e determinati, e in men che non si dica porto a termine l’operazione. È veramente grande, sono emozionato e contento, Carlo mi scatta alcune foto, mi giro verso l’altra sponda e vedo Giacomino che mi fa i complimenti per la bella cattura. Non hò con mè né il metro per misurarlo né la bilancia per pesarlo, stimo la sua lunghezza sui novanta centimetri ed il suo peso oltre i sei chili e mezzo, ma non è molto importante tutto ciò, tutti voi che avrete la bontà di leggermi potrete fare le vostre stime guardando le foto.

Miglior varo non ci poteva essere, alla prima uscita in barca una bella cattura, già fremo in attesa della prossima occasione, i miei compagni di classe si stanno prenotando per le prossime uscite, il “Pado” sarà il primo ma dovrà dotarsi di giubbotto salvagente altrimenti pescherà da riva.

È stata un incredibile pomeriggio. La barca si è comportata benissimo, non mi è neanche sembrato di essere sul pelo dell’ acqua per quanto stabile fosse. Sembrava di essere sulla terra ferma. Su di essa siamo stati comodi, si poteva lanciare tranquillamente stando in piedi, ho recuperato il pesce fino quando era sotto bordo stando in piedi e al momento del salpaggio è bastato che allungassi un braccio per arrivare all’ acqua. Concludendo: una grande comodità e molto sicura. Insomma una signora barca.

Voglio ricordare inoltre l’ obbligo che abbiamo verso noi stessi di usare un buon giubbotto salvagente, perché l’ incidente può sempre capitare e mettere a repentaglio la propria vita non ne vale la pena. Io so nuotare, ma non per questo faccio a meno di indossarlo ogni volta che salgo su qualsiasi tipo di natante, spendiamo o meglio li facciamo spendere ai nostri genitori un sacco di soldi per attrezzature; se qualche decina di euro li investiamo sulla nostra sicurezza saranno i soldi meglio spesi.

Per info sulla barca vedi sito:
http://www.proboats.it/index.php?option=com_content&task=view&id=38


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